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Alice. La figliastra


di ilmassaggiatore1
08.08.2017    |    29.384    |    5 9.6
"Luisa mi stava sempre attaccata a ciucciarmi il cazzo, cosa che le piaceva da impazzire e sapeva farlo bene, mi confidò che a scuola la chiamavano “bocca di..."
Alice. La figliastra
Come sempre i miei racconti sono di vita reale, unica fantasia i nomi.
La prima volta, che la vidi fu in occasione di un rendez-vous in Autogrill, per riaccompagnare a casa la madre dopo un week-end di sesso furioso.
Stavo cominciando una storia con la madre Luisa, vedova del padre dei due figli, risposata con un poliziotto (minidotato) dal quale stava divorziando perchè, coglionamente, l'unica volta che la tradì, si fece scoprire.
Si sentirono al cellulare, visto che Alice era in giro col suo ragazzo, decisero di risparmiarmi un po' di strada, fu così che ci demmo appuntamento in Autogrill.
Solo che ci fu un equivoco tra madre e figlia, sbagliammo autogrill, quindi tra proseguire al casello successivo e tornare indietro sino a dove eravamo, per Ale ed il ragazzo si fece tardi e non scesero neanche dalla macchina.
Luisa salì al volo, ci salutammo attraverso il finestrino con un lungo intreccio di lingue mentre non riuscivo a staccare gli occhi dalle stupende tette di questa strafiga bionda con occhi azzurri e bocca alla Meg Ryan, in mini inguinale che lasciava intravedere il pacco di figa a stento contenuto da un perizoma rosa.
Quando Luisa fini di succhiarmi la lingua fece le presentazioni.
La sua stretta di mano indugiò quel secondo in più che permise un reciproco scambio di ormoni, quando ripartirono, Alice mi lanciò un sorriso accompagnato da uno sguardo che sottindendeva: “Tanto ti scoperò anche io...” da procurarmi una poderosa erezione, nonostante la madre mi avesse completamente svuotato durante il week-end.
Il fine settimana successivo mi invitarono a casa loro, con la scusa che il figlio era fuori per lavoro e non sarebbe rientrato.
Successe così che Luisa oltre al cuore e le gambe, mi aprì la porta della sua camera da letto, di fronte a quella della figlia, separate solo dalla porta del bagno in fondo al corridoio, la camera del figlio dalla parte opposta separata da un grande salotto. La casa era grande, con un ampio giardino, al piano terra la cucina/soggiorno, un salottino per la TV ed una bella tavernetta e doppio servizio.
Sino a che non mi trasferii definitivamente a casa loro, tutti i fine settimana ero da loro, quando invece il figlio era a casa, passavo a prendere Luisa ed andevamo a trascorrerli fuori.
Luisa mi stava sempre attaccata a ciucciarmi il cazzo, cosa che le piaceva da impazzire e sapeva farlo bene, mi confidò che a scuola la chiamavano “bocca di rosa” e pur arrivando illibata alle prime nozze, si era fatta un esperienza, il pompino era la sua passione. Purtroppo aveva una fame arretrata con il secondo marito che oltre ad essere mini, soffriva pure il solletico anche al cazzetto.
Dicevo, mi aprì la porta del cuore, lo scrigno tra le gambe e la porta della camera da letto, per sdebitarmi le aprii la porta del culo e le insegnai a goderne.
Il guaio, (o la fortuna) fu che Luisa veniva sempre in maniera molto rumorosa, Alice non poteva non sentirci, le due camere erano separate solo da un metro di corridoio e da due porte a vetri, ma se stava bene a lei...
“Veeeeeeeeeeeeengo, così così, dai sfondami, fammi sentire troia.”
“Huhuuhhh come è grossa, nel culoooooo, nel culo dai dai infilami il cappellone sino in fondo, goooooodo, aprimi come una scrofa, riempimi tutta, fammi un cristere di sborrrraaaa. Ve-e-e-e-ngoooooo.”
Quando eravamo solo noi tre, Ali girava sempre per casa con una canottierina all'ombelico e minislip, si divertiva a sculettarmi davanti facendo ballonzolare i due meloni con i capezzoli che sembravano bucare la canottiera ed il culo che sembrava dire: “mordimi”.
Si divertiva a tenermi sempre in “tiro” e non distoglieva mai lo sguardo dal mio pacco, neanche in presenza della madre.
Più di una volta successe che mentre ero sul divano a guardare la TV lei arrivava, si sedeva sulla poltrona di fronte, tirava su i piedi poggiando i talloni sulla seduta e cominciava ad allargare le gambe e stringerle, masturbandosi già col movimento.
Una volta mentre Luisa stava facendo la doccia, vidi che dopo un po' gli slip cominciavano a macchiarsi ed i capezzoli sembrava volessero bucare la canottiera, la maccchia si allargò di più, lei infilo una mano negli slip , la ritrasse, si lecco due dita e reinfilò la mano dentro, poi si alzò e mi portò le due dita sotto al naso, le afferai la mano e le succhiai le dita, dandole un giro di lingua.
Poi mi alzai ed andai in cucina, non volevo tradire la fiducia di Luisa, Alice mi seguì e mi mise all'angolo dandomi le spalle mi strusciava il culo sulla clava, mi fece una sega paurosa con le natiche sopra i pantaloncini mentre la stavo mungendo la leccavo sul collo. Le pizzicai un capezzolo da sopra la canottiera, ansimò e cominciò a tremare, le sfuggi un: “ghodddooo...mhh maiale”, infilai la mano sotto lo slip, sguazzava tra i suoi umori, la ritrassi grondante e filante del suo piacere e me la leccai a lungo mentre lei continuava a segarmi con le natiche.
Stavo reinfilandole la mano negli slip quando sentimmo finire lo scroscio della doccia, ebbe il tempo di infilarmi la lingua in un orecchio mentre mi sussurrava: “Queta bestia deve essere anche mia” mentre mi stringeva il palo “Cazzo quant'è grosso, non ce la faccio con una mano sola...”
“Tesoooro...” cinguettò Luisa da sopra, “vieni a darmi la crema?”
“Ecco... vai” disse Ali dopo avermi piantato la lingua in gola, “portale la crema e attento a non perderla per la scala...” in effetti, mi stavano esplodendo le palle tanto erano cariche.
La trovai già sul letto a pancia sotto, gambe leggermente divaricate e culo sporgente in alto con un cuscino sotto il bacino.
Resistetti dall'infilzarla subito e cominciai a massaggiarla a dovere, dietro e davanti, anche se mi faceva male il cazzo da quanto era duro.
I mugolii di Luisa durante il massaggio contribuirono ad indurirlo ancor di più, mi sdraiai accanto a lei che lesta lo imboccò come sapeva fare lei, per un pompino Reale, mentre le sgrillettavo la figona gonfia, gli versai in gola tanta di quella sborra che non riuscì a degluttirla tutta, le straripava dai bordi della bocca colandole sul mento e sulla mia pancia, la ripulì tutta.
Volevo bene a Luisa, mi impegnai al massimo per non tradirla proprio con la figlia e vi garantisco non fu affatto facile resistere ai suoi attacchi.
Contatti casuali innocenti (che di innocente non avevano niente), sfregamenti col culo sul cazzo, strusciamenti di capezzolo sul mio braccio, piedino sotto la tavola a pranzo (a volte vera e propria masturbazione), non perdeva occasione per farmelo rizzare, il che avveniva con facilità perchè in effetti la troietta mi intrigava parecchio.
Quando capitava che restavamo soli in casa ero sempre sotto attacco, una venerdi sera aspettavamo Luisa che rientrasse dal lavoro per cena, ero in giardino sul dondolo, era estate avevo un paio di boxer, lei uscì di casa con un pareo attorcigliato al collo che le masturbava i capezzoloni, mi si sedette in grembo dandomi le spalle coprendo col pareo anche le mie gambe.
“Adesso sei mio, ti servo l'aperitivo” e mi sorrise mentre cominciava a strusciarsi avanti ed indietro, “Sotto sono completamente nuda” immediatamente l'amico scattò sull'attenti “Sento che gradisci maiale, stai fermo che ti voglio masturbare” d'istinto mi sporsi in avanti sulla seduta del dondolo, infilai le mani sotto il pareo ed andai a cercare i capezzoli, sfiorandoli.
“Mmmmhhh Paolo riesci a farmi venire solo sfiorandomi, mmmmhm... ormai sei un chiodo fisso, mi masturbo tutte le notti pensando al tuo cazzo e sentendo le porcate che fate tu e quella vacca di mia mamma”
Continuando a sfregarsi con più lena “lo voglio dentro questo cazzone, sogno che mi riempi e mi apri anche il culo vergine, senti come sto sbrodando al solo pensiero”. Spostai le mani dalle tette, con una gli piantai due dita dentro la figa depilata che scivolarono come ci fosse olio, l'altra si fermo a cercare il clitoride, bello duro, che strinsi e mi venne letteralmente in mano tremando di piacere, anche lei si fermò a godersi l'orgasmo.
“Vengooooo, vengo come una maiala, la tua maiala, voglio essere anche io la tua scrofa” e riprese a masturbarmi il cazzo con la figa da sopra i boxer.
Le chiesi bruciapelo: “Ma scusa Ali, il tuo ragazzo non ti scopa?” “Certo, ma vuoi mettere il tuo cazzone, è grande almeno il doppio del suo...”, “Scopami Paolo, ti prego, prometto che mia mamma non lo verrà a sapere mai, lo sento che ti faccio voglia, ti si rizza solo a guardarmi, tu non lo fai solo per rispetto della VACCA MADRE e per questo ti ammiro, ma allo stesso tempo ti desidero da morire”
A quel punto si alzò, si girò e mi sali a cavallo di fronte, cominciammo a limonare di brutto, incuranti del vicinato, le strizzavo le tette e leccavo i capezzoli facendola godere altre due volte, lei mi slinguava il collo, dentro le orecchie, mi leccava la faccia ansimando.
Ci distolse lo scatto dell'apri cancello, lei si sedette veloce sul dondolo ed io appena mi resi conto delle condizioni dei miei boxer (sembrava mi fossi pisciato addosso) schizzai dentro casa per cambiarmi.
Purtroppo arrivò il giorno che capitolai, con l'inganno, cedetti...
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