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Come diventai bull parte 2a


di ilmassaggiatore1
06.01.2014    |    4.389    |    0 9.8
"Rita ruppe il silenzio “Allora, come la batto la sella?” “Da vera amazzone, non c’è che dire, te lo sai gustare il cazzo..."
“ilmassaggiatore” Cercai di condurre il dopo cena con Rita in molto convenzionale. Quattro passi al lungomare, gelato, altri quattro passi, sosta davanti qualche vetrina, pur essendo con Rita (che stranamente, voleva essere scopata) avevo bisogno di riflettere su quanto accaduto durante la mattinata con Jenny. Tra l’altro dovevo organizzarmi in fretta, poiché tra poco ci saremmo dovuti ritrovare tutti in spiaggia. Anch’io volevo scoparmi Rita, erano due anni che ci provavo e stasera quasi me la metteva nel piatto. D’altro canto non volevo che Jenny la vedesse civettare con me, non sapevo come l’avrebbe presa. Mi rendevo conto che volevo continuare la storia iniziata in mattinata. Jenny mi intrigava parecchio. La mia attività cerebrale fu alleggerita proprio da Rita, prendendomi sottobraccio davanti una vetrina dove era riflessa la nostra immagine: “Luca e Jenny ci raggiungeranno più tardi, stasera sono andati a cena da alcuni conoscenti” e si appoggiò al mio braccio con tutta la morbida consistenza di un suo seno. Vedevo nell’immagine specchiata sul vetro i suoi capezzoli, non avendo il reggiseno e strusciando sul tessuto sembravano bucare la polo. Mi girai verso di lei prendendola per i fianchi l’attirai a me in modo che potesse sentire bene l’effetto che mi faceva in quel momento. Per tutta risposta mi piantò la lingua in bocca abbracciandomi e strusciò la passerotta sul mio cetriolo. Da dietro le sue lentiggini mi sussurrò: “Dai andiamo in spiaggia, non vedo l‘ora di montare a cavallo” In spiaggia il fuoco era già acceso, la luna si specchiava sulle onde e gli amici in cerchio cantavano sugli accordi di due chitarre. Salutammo con un cenno della mano per non disturbare, tolte le scarpe ci avviammo scalzi sul bagnasciuga con i piedi a mollo. A quei tempi in riviera non era come oggi, si poteva ancora accedere a qualunque ora in spiaggia, oggi non è consigliabile, c’è il coprifuoco. Allontanatici un po’ dagli amici, Rita si sfilò la polo restando con i soli jeans, aveva un seno stupendo, ad ogni passo sobbalzava pur essendo marmoreo (come constatai di lì a poco). La lasciai camminare sino ad un moscone di salvataggio (quello cercavo, ha un solo sedile ed il piano intero), l’afferrai da dietro per la cintola dei jeans per placcarla, le mie mani si riempirono delle sue tette, le sfiorai i capezzoli con i polpastrelli, una mano scivolo dentro i jeans, s’infilo negli slip e si soffermò ad accarezzarle il vello pubico. A quel punto con le labbra le sfiorai la nuca dietro l’orecchio, il mio cazzo dritto piantato nel solco delle sue natiche. “Lo voglio subito! Non resisto più lo voglio cosa aspetti?” La mia mano scese quel tanto che bastava per trovare il clitoride, sporgente e duro, sì era pronta, già lubrificata. La feci stendere sul moscone, le sfilai i jeans e gli slip insieme, spalancò le cosce per ricevermi, “Fottimi, fottimi sfondami” mentre anch’io mi levavo i bermuda ebbi un lampo sadico. Avrebbe aspettato: “Sono due anni che aspetto, adesso lo decido io quando dartelo” pensai. Mi tuffai tra le sue cosce larghe spalancandole le labbra ed iniziai a leccarla lentamente, interno labbra, ogni tanto un affondo per poi soffermarmi sul clitoride insalivandolo e succhiandolo per poi titillarlo di lingua. “Bastardo... mi stai.... facendo morire....mmmhh” ansimava sempre più, stava venendo, apriva e chiudeva le gambe in maniera disordinata, il respiro accelerato. Ma non mollavo, muoveva il bacino convulsamente (mi fece anche male ad un labbro) per non perdere la presa l’afferrai per le natiche, le penetravo con la lingua e col naso la masturbavo sul clito. Mi cinse con le gambe le spalle e mi tirò a se, tornai a succhiarle il clito, mentre con due dita la penetrai come a volerla tenere ferma. Pensai che se mi fossi fermato in quel momento avrebbe potuto uccidermi. Mugolava frasi incomprensibili e senza senso. Il respiro era diventato un ansimare continuo era sul punto di esplodere, io avevo il cazzo che mi doleva tanto era diventato duro, estrassi le due dita fradice e con delicatezza puntai il medio al buchino posteriore iniziando a premere ruotandolo come lo stessi avvitando, quando fu dentro sino alla radice le mordicchiai con le labbra il clitoride l’ultima cosa che sentii fu: “Ecco....mi! Bast.....ard...” poi nulla. Le sue cosce si strinsero sulla mia testa come in una morsa otturandomi le orecchie, le sue dita tra i miei capelli quasi li strappava. Lentamente illanguidendosi allentò la presa permettendomi di rialzarmi (le mie ginocchia sino allora sulla sabbia ringraziarono) e stendermi fianco a lei, la carezzavo sui capezzoli mentre leccava dalla mia faccia tutti i suoi umori, con una mano aggrappata alla mia fava “Sei semplicemente meraviglioso!” “Ci credo che quella smorfiosetta di Jenny ha perso la testa” “Adesso lo voglio e me lo prendo!” “Non hai scampo!” Si accovacciò sopra di me, come fanno di solito le femmine per far pipì per terra, guidando il mio glande tra le grandi labbra e giocando di gambe cominciò il movimento sali-scendi. Al chiaro di luna mi sembrava proprio un fantino sulle staffe, stava conducendo lei il gioco. In pratica si stava scopando ad un ritmo lento, quasi esasperante. Tre su e giù corti, come a gustarsi l’anellino del glande, ed uno lungo e lento sino alla base del pene quindi con un movimento rotatorio del bacino strisciava il clito sul mio inguine, per risalire sempre con estrema lentezza e contraendo i muscoli vaginali. Mi stava proprio gustando e me lo confermò: “Me lo voglio gustare proprio bene questo bel cazzone!” mi stava gestendo alla grande, mi piaceva. Mentre le sfioravo i capezzoli e le carezzavo l’interno cosce la sentivo fremere, ogni tanto, quando era tutta impalata si fermava per non farmi venire. “Ti sento che mi spingi dentro in alto, mi stai sfondando, cerca di resistere e non fare scherzi, non venirmi dentro!!!!” Vedevo il riflesso della luna sul mio cazzo lucido lubrificato dai suoi umori, lei era una visione celestiale con le mani sulle sue ginocchia, in perfetto equilibrio. Però sbaglio la misura di un su e giù, si scappellò fuori con un rumore di bottiglia stappata. Il suo nettare gocciolò sulla mia pancia quando ne approfittò per girarsi sempre nella stessa posizione, ma dandomi la schiena. Mentre si autoripenetrava: “Allora? Stallone, la batto bene la sella?” replicai: “Semplicemente DIVINA!” Da Gran Troia!” A quelle parole accelerò, diede due sue giù veloci e violenti, tirò avanti le gambe sedendosi letteralmente su di me, strinse le cosce e venne contraendo in maniera frenetica i muscoli vaginali: “Siiiiiiiiiiiiiiiiii! oddddiiiiiio ggggggoooodo.... vengo! vengo! vengo! “ gorgogliò “Tu no, tu no! resissssti ne voglio ancora!” Per fortuna nel buttare indietro la testa mi artigliò i fianchi con le unghie ed il dolore mi trattenne dal godere con lei. L’aiutai a distendersi di schiena su di me, la carezzai sui fianchi, sui seni, sul viso, la sbaciucchiavo sulla nuca. No volevo si “raffreddasse”, mio fratello reclamava a gran voce la sua parte. Riuscimmo a fatica, a girarci sul fianco destro entrambi, sentivo la sua vagina ancora stringersi intorno a me. Volevo godere anch’io, mi faceva male. Iniziai a stantuffarla quasi con violenza “Si si si sfondami così dai più forte, più forte..... sei uno stallone stupendo, sfondami sfondami...”, i nostri corpi sobbalzavano sul moscone, “vieni fuori, vieni fuori, mi raccomando!”. “Stai tranquilla, si!” mentre la tranquillizzavo mi venne un lampo perverso, lo tirai fuori quel tanto che bastava, glielo strisciai due o tre volte tra le grandi labbra ed il solco delle natiche, inumidendole il buchino posteriore, la terza volta l’afferrai per i fianchi, deciso spinsi e mi fermai senza ritrarmi. Il glande era dentro. Rita: “Hhaaaaai!!! Che male!!! “ ed io immobile continuavo a carezzarla, ma mantenevo la pressione sul buchino, “Si dai sfondami anche li! Fai piano è la prima volta” si rese conto che non aveva scampo. Sollevò leggermente la gamba sinistra ed ancora condusse lei la danza spingendo indietro lentamente, ma si immobilizzò dopo un po’. Ero dentro a metà. Anch’io mi fermai carezzandola su tutto il corpo, presi fiato e ritardai ancora, mi insalivai due dita e cercai di bagnarla attorno al buco, sentivo che non avrei resistito ancora per molto. Diedi un colpo di reni e mi fermai di nuovo, la mia mano le sfiorò un capezzolo, sembrava di ferro. “aahhiiiiiia!!!! Che dolore!!!” ma ormai ero tutto dentro. Rita gradiva non ostante il dolore, si ritraeva piano piano di un po’ e poi dava una spinta indietro, la mia mano cercò il suo clitoride, lo strisciai col polpastrello inumidito, mugolò di nuovo, mi ritrassi a metà ed iniziai a pistonarla di brutto, dovevo venire, non ce la facevo più. Dopo due o tre botte: “Siiii adesso mi piace, dai più forte, più forte, sfondami tutta anche li, fammi sentire quanto sono puttana e troia, spaccami il culo, stallone” “Riempimi tutta così, spaccami spaccami” A sentirla aumentai il ritmo, ad ogni colpo strisciavamo sul fondo di legno del moscone avvicinandoci sempre più al bordo rischiando di cadere giù. “Tieni troia, puttana, prenditelo tutto, sono due anni che aspetto” sentivo l’eruzione vulcanica che stava montando dentro di me. Rita me lo strinse dentro come in una morsa “Mio dio come ti sento, sento la cappella che mi striscia, sto venendo ancora, ammmore sei divino ed io un gran puttanone, adesso anche rotto in culo ma è bellissimo! Ti amo Paolo” Le riversai dentro una quantità tale di roba che traboccò fuori a fiotti “Siiiiiiiiiiii! Ti sento dentro, com’è caldo, sei nella mia pancia amore amoooore”. Amore un par di ciufoli, pensai. “Amore”, “ti amo”, la Prof. aveva capito male. Per me, era solo Sesso con la ESSE maiuscola e basta. Restammo un po’ immobili in silenzio carezzandoci a vicenda, la luna fece capolino da dietro una nuvoletta illuminando i nostri corpi. Il cazzo lentamente si afflosciò scivolando fuori, finimmo di allagarci. Rita ruppe il silenzio “Allora, come la batto la sella?” “Da vera amazzone, non c’è che dire, te lo sai gustare il cazzo.” “E tu lo sai servire magistralmente! Se permetti ne gradisco ancora un po’” chinandosi cominciò a leccare ciò che ormai era più pelle che carne quasi volesse ripulirlo. Era in una condizione tale che riusciva con facilità a farlo sparire tutto in bocca e con la lingua che roteava se lo passava da una parte all’altra della bocca, poi cominciò a succhiarlo come una cannuccia. Da defunto che era diede segno di vita con un sussulto ed in breve fu di nuovo forma. Rita ora riusciva ad ingoiarne solo poco più di metà. Se ne liberò qual tanto che bastava per dirmi di sedermi sul bordo del moscone e si inginocchiò sulla sabbia come avevo fatto con lei, se lo strisciava sulle tette, sulle labbra, gli occhi le orecchie, il collo, il tutto intercalando slinguate e distribuendo saliva “Senti com’è bello duro di nuovo, sei proprio uno stallone da monta” così dicendo se lo strinse tra le tette ed iniziò una spagnola magistrale. Con bacio in punta. Dopo cinque minuti di quel trattamento si attaccò a sanguisuga sino a che non sentì il pulsare del mio glande, allora mise le labbra a cuore e si scopò in bocca sino a che non le spinsi la testa sino a farglielo sparire tutto dentro, ebbi l’impressione di toccarle le tonsille. Con 5 o 6 contrazioni le scaricai in gola la ricompensa per il suo lavoro. Ebbe un mezzo conato di vomito, ma non ne perse neanche una goccia. Si rialzò e mi abbracciò stringendo il mio viso in mezzo al seno, poi cominciò ad accarezzarmelo sempre con le tette, i suoi capezzoli mi accarezzavano gli occhi, le labbra, le guance. Non c’era dubbio che non sapesse come eccitare un uomo. E che avesse un bel po’ di voglie arretrate. Altro che frigida o lesbica, la Rita, dietro la facciata di integerrima professoressa, era un femmina normalissima con una gran voglia di cazzo. Ero di nuovo sull’attenti, ma.... La nostra eccitazione scemò di colpo all’esplosione di uno scrosciante interminabile applauso. “Bene! Bravi, bravi! Bis! Bis!” “Continuate, ci siamo persi il primo tempo” Una era la voce di Luisa. Avevamo avuto un pubblico, sei persone erano sedute sulle sdraio dell’ultima fila di ombrelloni prima del bagnasciuga. Diedi un bacio (casto) a Rita, “Grazie, è stato bello, sei stata fantastica, spero di replicare, ma in privato”, ricambiando il bacio: “Grazie a te, stallone, mi hai fatto godere come mai abbia potuto sino ad oggi, piacerebbe anche a me, ma credo tu abbia altro da fare nei prossimi giorni” ??? Raccattai i jeans di Rita ed i miei bermuda sgrullandoli dalla sabbia, ricomposti, ma sempre a dorso nudo entrambi ci dirigemmo verso il gruppo e loro verso noi. Luca, Jenny, Andrea, Paola (i nuovi amici), Luisa ed il palestrato rimorchiato in mattinata. “Eccezionale” esordì Andrea “potreste girare un film porno. Io sono Andrea, Paola mia moglie”. Nello stringermi la mano, Paola indugiò un po’ più del normale, fissandomi negli occhi, ne approfittai per una leggera carezza col pollice sul dorso della sua, non si ritrasse. “Complimenti, per la prestazione” fui io a mollare la presa. Luisa: “Mi offro come comparsa, potremmo fare qualcosa a tre o a quattro” si zittì appena incrociò il mio sguardo. Non osavo guardare in faccia Jenny e Luca, mi accorsi che stava dirigendosi deciso dritto verso di me. Mi prese per un braccio tirandomi in disparte “Ci siamo” pensai, stringendomi la mano: “Complimenti un vero toro da monta” ed abbassando il tono di voce: “è stato un piacere vedere all’opera il toro che si è scelta la mia mogliettina, sono certo che saprai farne la tua vacca!” “Sai ne ha una gran voglia” me ne sono accorto pensai. A momenti mi si piegano le ginocchia, “ti assicuro che il piacere è stato tutto mio” replicai. Luca sorrise, guardai Jenny, era raggiante vedevo brillarle gli occhi sotto i raggi della luna. Mi venne incontro e mi prese sottobraccio, ci accodammo agli altri incamminatisi in direzione del falò dove ci aspettava il resto della combriccola. Camminando, Jenny lasciò il braccio e mi cinse la vita, alzai il mio braccio sulla sua spalla, mi carezzo il torace con le guance ed i capelli, un brivido partì dalla nuca e percorse tutta la spina dorsale. Cazzo, stavo cominciando a sentire qualcosa per quella ragazza. “Sai, tutto il pomeriggio non ho fatto che pensare ad oggi, Paolo mi sei entrato anche dentro l’anima, questa sera ho preso Luca e gli ho raccontato tutto!” “Si me ne sono accorto. Non sembra l’abbia presa poi tanto male” “E’ felice, non credeva alle sue orecchie, poi quando gli ho detto che eri tu ha detto: – Ottima scelta amore mio è il più serio del gruppo – non sei contento?” “Altrochè!!!, poi vi godete la mia scopata con Rita, che figura!” “Amore mio, io non sono gelosa, sono due anni che vedo ci provi, ero certa che ci saresti riuscito, Rita è una donna intelligente non poteva lasciarsi andare che col migliore sulla piazza” “Oggi le ho raccontato tutto quello che abbiamo fatto nella doccia, dovevi vedere come si leccava le labbra, ero certa che l’avresti trombata e devo ammettere, da quel che ho visto, l’hai fatto veramente alla grande” “Paolo, sei un uomo meraviglioso, oggi mi hai fatto sentire veramente femmina, ti ripeto che mi sei entrato dentro, da te non voglio altro che l’amicizia che già ci lega da tanti anni e quello che non riesce a darmi Luca, il sesso, promettimi che continuerai a fottermi, torello mio.” La baciai, la sua lingua mi saettò dentro, non potevo rifiutare una simile offerta, la strinsi a me, le sfiorai l’orecchio con le labbra e “e tu promettimi che la terrai in caldo solo per me” “Tesoro ormai ho giurato a Luca che da oggi, lui potrà solo guardarla!” La baciai di nuovo, poi ci affrettammo a raggiungere il resto del gruppo. Giunti al fuoco, giravano già i panini con salciccia. Mi accovacciai per terra, vicino ad Andrea e Paola, sia per approfondire la conoscenza, che per evitare che Jenny si lasciasse andare in qualche slancio che avrebbe potuto tradire qualcosa. In fondo solo Rita era a conoscenza della storia che stava nascendo con Jenny, tutti gli altri avevano capito (alcuni visto) che quel anno sarebbe stata Rita la mia partner estiva. Ci tenevo a non sputtanare Luca, è una pasta d’uomo, tanto intelligente ed innamoratissimo, aveva capito che se non riusciva a dare il cazzo a sua moglie, era giusto che Lei non se ne privasse e se doveva cercarselo altrove era meglio con un amico che con uno sconosciuto. L’indomani, tarda mattinata (dovevo recuperare un po’ di forze, ero quasi cinquantenne) ne parlammo insieme tutti e tre. Concordammo che per salvare le apparenze, durante tutte le vacanze di giorno avremmo mantenuto i normali rapporti di amicizia ormai consolidata, loro la coppia, io il vecchio amico. La sera e la notte, Jenny la mia Donna io il suo Uomo. Il problema in Hotel si risolse semplicemente col trasferimento di Luca nella mia singola ed io nella loro matrimoniale. Quei venti giorni trascorsero così, di notte e buona parte della mattinata, sesso sfrenato con Jenny, più glie ne davo più ne voleva. Di giorno, come nulla fosse, con tutta la comitiva. Ebbi altri due fugaci, quanto gratificanti incontri con Rita, ed approfondii la conoscenza con Andrea e Paola, sono di Milano quindi, come avvenne, avremmo potuto frequentarci anche in inverno. Oggi, con Jenny e Luca invece continuiamo ad incontrarci da loro (purtroppo) solo ogni due o tre settimane per il week-end, in autunno ed in primavera spesso mi raggiunge solo Jenny per degli indimenticabili week-end in moto. Ogni tanto, quando è libera, una veloce corsa in moto sino a Pavia dove Rita mi aspetta sempre a cosce larghe per dei pomeriggi di fuoco (adesso prende la pillola, sborrata libera). Paola...... bhè anche questa è un’altra storia, ma non posso raccontarvi tutto in una volta. “ilmassaggiatore”
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