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Come diventai Amico di Famiglia (bull x chi preferisce)


di ilmassaggiatore1
06.01.2014    |    8.115    |    0 9.2
"Sì, “stessa spiaggia stesso mare”, stesso lido, stesso ombrellone ed ovviamente stessa comitiva di vacanzieri..."
Premetto due cose:
1 che il termine bull non mi piace e non mi si confà. Preferirei Amico di Famiglia.
2 gli stessi racconti li trovate publicati nella mia pagina sul sito LMO, non sono copiati e sono autobiografici, tutto vero tranne i nomi, per ovvi motivi sostituiti.
IL PRIMO
Ormai da tre anni ci si trovava nello stesso luogo di villeggiatura. Sì, “stessa spiaggia stesso mare”, stesso lido, stesso ombrellone ed ovviamente stessa comitiva di vacanzieri. Quelle conoscenze estive che spesso con qualcuno diventano amicizia. Insomma ci si ritrova con le novità di un anno, coppie che scoppiano e single che si accoppiano, lavoro, carriera, ecc.. Quel anno (estate 2001) successe anche che una coppia si allargò e nacque un triangolo. Arrivai a Cesenatico poco prima della mezzanotte con la mia “Tenerona”, che non era la mia donna bensì la mia moto, un SuperTenerè, veloce doccia e subito a letto. Il mattino seguente scendo in spiaggia, accolto con entusiasmo dal resto della comitiva. Dopo i saluti ed i convenevoli di rito mi sistemo (all’ombra) sul telo nel mezzo del cerchio dei miei amici prontamente formatosi intorno a me per sentire ed a loro volta raccontarmi le novità dell’anno andato. Solite battute ed allusioni sul fisico, pancetta, maniglie dell’amore, tette più o meno cadenti e via così. Un oretta di chiacchiere ed il gruppo si assottigliò, chi per il bagno chi per la partita a volley chi per altro, restammo in cinque. - Rita, l’intellettuale del gruppo, “Blindata” sospetta frigida o lesbo - Luisa, una bella gnocca detta “portaerei” perchè tra le sue cosce eravamo atterrati tutti - Jenny l’antipatichina (ma quell’anno mi era sembrata subito più sopportabile) - Luca, un simpatico architetto marito di Jenny - io, un wild-wolf “battitore libero” fisioterapeuta Rita e Luca ed io sotto l’ombrellone, Luca con i cruciverba, io e Rita con due libri. Luisa e Jenny sui lettini a rosolarsi al sole. Passano si e no 10 minuti che quel puttanone di Luisa punta un fustone e parte per il bagnasciuga, liberatosi il lettino decido che è arrivato il momento di cancellare un po’ di bianco dalla mia pelle tiro fuori l’olio solare e mi siedo sul lettino di Luisa cominciando a cospargermi il corpo. Jenny gira la testa, vede che ho l’olio sulle mani e rivolta a Luca: “Tesoro mi passeresti un po’ d’olio sulla schiena?” Luca: “Ma daiiii! Poi con le mani unte come faccio il cruci?” Jenny a me: “Paolo se ti aiuto sulla schiena, poi ricambieresti?” Senza aspettare risposta era già in piedi alle mie spalle con il flacone sulle mani. Nel girarsi e tirarsi su, mi puntò le sue tettine sode con i capezzoli puntati in alto proprio sotto al naso. Già era bastato solo questo a provocare un rapido movimento roto-erettivo nel mio costume. Quando poi nel mettersi cavalcioni dietro me (come in moto) mi sfiorò la schiena con i capezzoli, il mio fratellino stava uscendo dal costume a prendere aria. Finito di passarmi l’olio sul dietro si stese a pancia sotto nel suo lettino ed arcuando la schiena mise in evidenza un culetto che sembrava dire “mordimi”. “Allora???” M’inginocchiai a fianco al suo lettino e cominciai a cospargerle la schiena con l’olio solare stendendolo con dovizia su ogni centimetro quadro di pelle esposto al sole. Nel passare sulle spalle all’attaccatura del collo sentivo i suoi muscoli rilassarsi e diventare meno rigidi (è il mio lavoro), così usai entrambi le mani e con i pollici massaggiavo i muscoli del collo sulla nuca. La sentivo rilassarsi e sciogliersi sotto le mie mani che scendevano lungo le vertebre sino al bacino. A quel punto cambiai posizione e lato del lettino mettendomi tra Jenny e l’ombrellone dando uno sguardo a Luca che imperterrito continuava il suo cruciverba, però non mi sfuggì uno scintillio negli occhi di Rita. Rapidamente ripresi a carezzare Jenny dalla nuca alle caviglie passando per tutto quello che c’era in mezzo. Ad un certo punto Jenny allargò un braccio quel tanto che gli strusciassi sopra ad ogni mio movimento, un cazzo ormai di marmo. Quando ritornavo a lavorarla sulle spalle, nuca e retro orecchio, sempre ad occhi chiusi tirava fuori la punta della lingua e si umettava le labbra. Non capivo più da quanto stavo carezzandola, ad un certo punto capii che avevo fatto male a cambiare posizione, adesso non potevo controllare Luca anche se ogni tanto lo sentivo chiedere qualche definizione a Rita. Alcune risposte le sapevo, ma per la paura che la mia voce tradisse qualcosa mi ero imposto il silenzio. Decisi che era arrivato il momento di smettere. Appena mi fermai e staccai le mani da Jenny, questa mi pressò il braccio sul randello e mugolando: “Continua! Per favore non smettere! Sto godendo come una maiala, sono venuta già tre volte” Cazzo! Un rapido sguardo al telo sul lettino e mi resi conto che era vero. Sembrava se la fosse fatta addosso! Le sussurrai: “Se continuo e tu continui ad accarezzarmi col braccio vengo anch’io. Quì succede un casino con tuo marito!” Detto questo mi alzai e spalle all’ombrellone mi diressi in acqua per spegnere “l’animo”. Tornando su Rita mi fa: “Ma non dovevi prendere il sole?” “Puttana!” pensai fra me e me, “farti i cazzi tuoi,no?”. “Oggi è il primo giorno, mi basta quello che ho preso passando l’olio a Jenny” prontamente risposi. “Adesso doccia ed un boccone” Mentre mi avviavo alle docce, Jenny: “Mi offri un panino?” Senza neanche voltarmi per non incontrare ne lo sguardo di Luca ne di Rita: “Volentieri! Vieni?” Dopo neanche un minuto, prendendomi sottobraccio, Jenny: “Si volentieri verrei ancora!” Bastò quella frase che ero già in tiro di nuovo. Ridendo ci infilammo nella doccia chiusa. Stavo ancora chiudendo la porta che mi sfilò il costume ed in ginocchio si infilò l’asta lentamente in bocca insalivandola a dovere con movimenti rotatori della lingua, non resistetti oltre, esplosi in un eruzione che le straripò fuori dalle labbra, mentre con la lingua raccoglieva ogni più piccola goccia. Non ancora pago, la misi a pecora con le mani poggiate al muro, inginocchiatomi le feci un lento frullato di lingua, assaporando il profumo ed il gustoso nettare delle sue precedenti venute. Non fece in tempo a gorgogliare: “Sto veeeee....!” che letteralmente mi lavò il viso con la sua eiaculata. Mai vista una cosa del genere. “Mai successo prima” mi confidò scusandosi. “Macchè scuse, sei fantastica!” Replicai. Bastò quel profumo ed il sapore di quel nettare che ero di nuovo in tiro. Mi sedetti per terra e Jenny iniziò un favoloso interminabile smorza-candela frontale lasciandomi deliziare dei sui capezzolini all’insù. Si lasciava cadere di colpo quasi ad impalarsi. La guidavo nella risalita, stringendogli le natiche, con una lentezza esasperante quasi a farle misurare la lunghezza del pene. Quando sentivo l’aria sul glande allargavo le mani e lei giù di colpo mugolando e slinguandomi come una serpe. “Che bello, che bello quanto mi piaci, quanto ti sento!!!” “Come mi riempi! Mmmmmhhh...” “Mi fai sentire femmina, voglio essere il tuo troione!” “Si solo per te” “A Luca non la do più! Da questo momento è solo tua!” “Lui non mi fa godere, viene subito, appena lo tocco. Certe volte non riesce neanche ad entrare” Povero Luca, pensai, eiaculazione precoce. “Dai scopami così” avvinghiata a me sussurrava nel mio orecchio: “Promettimi che mi scoperai sempre ogni volta che sarà possibile. Ti sento, ti sento che cappella dura che hai!!!! Sto venendo ancora amore mio” Ma già sentivo le sue contrazioni e tutto il suo liquido caldo fuoriuscito, che mi stava bagnando l’inguine e mi colava tra le natiche. Esplosi come un idrante. “Siiiiiiiiiii.... riempimi riempimi.... così aaaaah!” Mi slinguava ed accarezzava mentre l’abbracciavo, mi venne un lampo di lucidità. Da quanto eravamo li dentro?!? A fatica cercammo di rialzarci, un piatto doccia è circa 75x75cm e starci seduto con lei sopra, per terra vi lascio immaginare le mie articolazioni in che condizione erano. Facemmo una veloce doccia, cercando di non riaccendere i fuochi. Socchiusi la porta e misi fuori il naso, bene non c’era nessuno in attesa, i bagnanti erano tutti nelle docce aperte, meglio così. Guadagnammo il bar del lido ordinando subito a casaccio 4 panini e coca. Da li potevo vedere l’ombrellone, sembrava tutto tranquillo, anche perchè era tornato qualcun’altro del gruppo. Ma il mio pensiero era sempre lo stesso: “Da quanto manchevamo?” Tornammo all’ombrellone che stavano organizzando un falò in spiaggia per la serata, c’era un po’ di caciara. Rita immersa nel suo libro, sollevò lo sguardo, un sopraciglio inarcato, i suoi occhi sembravano quelli di un gatto in pieno sole, aveva uno strano sorriso! Luca: “Quadrupede palmato, quattro lettere, cerv... no sono cinque” Rita: “Prova alce, che dovrebbe starti bene” Infilai la mano nella mia sacca e tirai fuori l’orologio, erano le 13:30, un rapido conto.... Cazzo!!!! Quasi due ore!!! Per l’intero pomeriggio non ebbi il coraggio di guardare Luca, mi sentivo profondamente in colpa, era un bravo ragazzo per di più un amico, mi sembrava di avergli rubato qualcosa. Giocai a scopone scientifico in coppia con Luisa contro due ragazzi, nuove conoscenze che volevano farsi Luisa. Il troione, invece, con la scusa di farmi i segni sotto il tavolo, praticamente mi masturbò tutto il pomeriggio con i piedi. In previsione della nottata, verso le 17:00 decisi di ritirarmi in albergo a riposarmi. Feci una doccia fredda e mi buttai sul letto. Mi risvegliai tardi per la cena, scesi nel salone da pranzo mi soffermai a cercare con lo sguardo dove sedermi, sentii una mano che mi palpava il culo e la voce di Rita alle mie spalle: “Anch’io ho fatto tardi, vieni sediamoci insieme” e poi mentre mi spingeva verso un tavolo d’angolo, sottovoce: “Bel figone domani lo passi anche a me l’olio solare, vero?” Ci sedemmo uno fronte l’altra, Rita era la tipica professoressa in vacanza, capelli rossi a caschetto, occhiali grandi, jeans, lacoste sbottonata, scarpe basse senza calze, un accenno di lentigini, due labbra gonfie ma proporzionate e poi due tette che da come spingevano nella polo sembravano due air-bag in procinto di aprirsi. Tra una portata e l’altra cercai di tenere la conversazione su argomenti generali. Il suo sguardo felino della mattina e l’accenno all’olio solare mi convinsero che aveva capito cos’era successo tra me e Jenny. Stavo in campana ed aspettavo. Approfittando del tavolo d’angolo e della tovaglia lunga, si sfilò una scarpa e cominciò a stuzzicarmi sul polpaccio interno, continuava a mangiare come se non stesse succedendo niente, ma i sui occhi erano due fessure e sembrava leggermi il pensiero. Stavo cominciando a sentirmi a disagio anche se le carezze sotto il tavolo mi stavano eccitando non poco. Ad un certo punto mi spara: “Sai, anch’io so andare a cavallo, non mi dispiacerebbe battere la sella un giorno di questi” “So che c’è da queste parti un buon stallone da cavalcare, mi faresti compagnia?” Il miei occhi erano inchiodati dal suo sguardo, ma il mio cervello era libero. Se Rita in mattinata aveva intuito, Jenny nel pomeriggio sicuramente aveva cantato ed i miei polpacci, imprigionandole il piede, avevano confermato. “Stanotte c’è il falò in spiaggia, perchè non farla sulla spiaggia la cavalcata” Le proposi. “Fantastico non chiedo di meglio, sei proprio un tesoro!” ...... segue .....il resto della serata ed il seguito della storia con Jenny e Luca la prossima volta. “ilmassaggiatore”
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