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Il mio primo tradimento: continua 3° cap.


di martan
29.08.2012    |    19.881    |    9 9.4
"Mentre le mie pulsazioni andavano scemando sentì anche lui mormorare di piacere e ci abbandonammo abbracciati in preda a sussulti di goduria..."
Il secondo ritorno e la prima volta in albergo
Al suo ritorno non lavoravo più in quella ditta e fu per noi una gran fortuna. Ormai la lontananza accresceva solo il desiderio. Io frequentavo un corso universitario e quando lui mi avverti che era tornato per restare alcuni giorni, organizzammo l’incontro. Il mattino dopo scesi alla solita ora per andare all’università e mi feci venire a prendere alla fermata del tram per non perdere tempo prezioso. Mi disse che mi avrebbe portato in un albergo a ore sul Vesuvio. Per me era la prima volta che ci andavo con un uomo perché col mio fidanzato non ne avevamo la necessità. Gli dissi che avevo paura di dare il mio documento per la registrazione, ma lui mi rassicurò dicendo che avrebbe evitato di farmi registrare. Ero molto emozionata per la novità che stavo vivendo e questo lo rivelava sia un batticuore che provai durante il tragitto e sia la fica che si inumidiva con spasmi di desiderio. Lui se ne accorse di tutte e due le cose perché ad un certo punto del percorso mi mise una mano sul seno e senti i miei battiti. Provò un certo compiacimento e quando la mano scese in mezzo alle cosce, accorgendosi delle mutandine bagnate non fece mistero della sua soddisfazione nel provocare tale effetto. Arrivati all’albergo io aspettai in auto che lui prendesse la camera e le chiavi e solo dopo scesi anche io e salimmo subito in camera. Una camera abbastanza spoglia, una finestra che dava sul panorama esterno, un armadio a due ante in legno di noce, una sedia e due comodini, il bagno di fianco alla finestra ed un letto in legno con spalliera a mezza altezza. La stanza era ben riscaldata, per fortuna, visto che era Gennaio inoltrato. Appena fummo entrati mi abbracciò e cominciò a baciarmi con passione. Contemporaneamente prese a spogliarmi e dopo pochi secondi rimasi in slip e reggiseno mentre lui aveva appena tolto il cappotto. Mi rifugiai sotto le lenzuola e lui fini di spogliarsi per raggiungermi nel letto. Tutta l’attesa per quell’appuntamento ci aveva procurato una forte tensione, evidente nei nostri gesti poiché non riuscivamo a stare calmi. Infatti appena fummo nel letto, lui già completamente nudo, senti il suo cazzo tra le mani bagnato e scivoloso e presi a carezzarlo, lui mi tolse il reggiseno e lo slip e nel carezzarmi le cosce e la fica mi infilo due dita dentro e cominciò a titillarmi. Dal canto mio gli segavo il cazzo e lo sentivo sempre più duro e scivoloso. Dopo appena qualche minuto di queste manovre, lui mi sali sopra ed io allargai le cosce per farlo accomodare nella fica. Prese a pomparmi prima piano e poi sempre più forte ed io mi avvinghiavo alle sue gambe cercando di frenare la sua foga. Lui si fermava qualche secondo e poi riprendeva a sbattere il suo bastone dentro di me, quasi a volermi sfondare. Gli sussurrai che avevo sentito la mancanza della sua calda sborra nella fica e gli chiesi di provvedere. Appena terminai la frase lui cominciò a emettere un suono profondo e prese a sussultare di piacere. Senti che veniva e lo strinsi più forte abbracciandolo con le mani e le gambe. Pur non raggiungendo anche io l’orgasmo, la chiavata cosi intensa mi era piaciuta molto. Lo feci calmare mettendoci sul fianco e tenendomi il suo cazzo nella fica. Restammo così parecchi minuti, sussurrandoci frasi dolci e complimenti erotici. Fortunatamente avevamo parecchie ore a disposizione per ricompensare la lunga attesa ed il luogo era adatto per dare libero sfogo ai nostri desideri. Eravamo pur sempre amanti.
A quella chiavata liberatoria seguì la solita sigaretta e poi riprendemmo. Lui iniziò a succhiarmi i capezzoli, a carezzarmi per tutto il corpo, a mordicchiare i lobi e le labbra. Mi infilava la lingua in bocca e le sue dita scorrevano facile dentro la vagina. Avevo ancora i suoi umori in abbondanza tanto che fummo costretti ad asciugarci con dei fazzoletti di carta. Ma non servì a molto poiché quel gioco di lingua a e di mani cominciò a produrre i suoi effetti. Dopo un po’ si mise disteso e mi fece salire sopra di lui a cavalcioni. Seduta sul suo corpo scivolai verso il pube e senti subito la mazza dura in mezzo alle cosce. Mi sollevai un poco per portarla in avanti e la vidi svettare davanti alla mia pancia. La presi con una mano e la carezzai amorevolmente. Adesso ero io la padrona di quel cazzo e con avidità me lo infilai nella fica e mi ci sedetti sopra facendomelo arrivare fino all’utero. Mi muovevo a mio piacimento rigirandomi quel cazzo dentro e cavalcavo per sentirmelo dove procurava più piacere. Mi fermavo un poco per offrirgli i miei seni da succhiare e i capezzoli da mordere perché così la mia eccitazione aumentava. Riprendevo a cavalcare e ad oscillare il bacino fino a schiacciargli le palle, tanto me lo facevo entrare dentro la fica. Le sue mani mi afferravano ora i glutei, per allargarmi la vagina, ora le spalle, per infilarmi più forte sul suo bastone. Dopo diversi minuti di questa battaglia cominciai a sentire l’orgasmo che montava e presi a muovermi più velocemente avvertendolo che stavo per venire e dopo qualche secondo gridai con voce rauca tutto il mio godimento. Mentre le mie pulsazioni andavano scemando sentì anche lui mormorare di piacere e ci abbandonammo abbracciati in preda a sussulti di goduria. Ci appisolammo spossati da quella sfuriata erotica, ma per non più di mezz’ora. Il giorno era ancora giovane e la nostra passione non era sazia.
Continua
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