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Il mio primo tradimento: continua 6° cap.


di martan
29.09.2012    |    10.587    |    3 9.3
"Gli dissi che anche senza venire mi era piaciuto moltissimo e che ora volevo tenerla a riposo per una mezz’ora prima di ricominciare l’ultima battaglia di..."
Il terzo ritorno e la seconda volta in albergo
Passò circa un mese e lui tornò. Nell’attesa ci eravamo sentiti spesso e quel sentirci serviva per ricaricare la molla erotica che la nostra relazione ci suscitava. L’appuntamento era per il mattino, all’ora di inizio delle lezioni. Io mi feci trovare nei pressi della fermata del tram, il mezzo pubblico che dovevo prendere normalmente, ché se qualcuno mi avesse vista avrei potuto dire che avevo preso un passaggio dopo aver perso il tram. Lui venne puntuale e ci avviammo velocemente verso lo stesso albergo della prima volta. Appena salita in auto non avevamo potuto salutarci come si doveva per due amanti che non si vedevano da un mese. Ma dopo esserci allontanati abbastanza lui cominciò a carezzarmi e presa la mia mano se la portò sul cazzo facendomi sentire come era già duro e facendomi immaginare cosa mi aspettava quella mattina. Arrivammo all’albergo e salimmo subito in camera. Come due ossessi ci spogliammo a vicenda e mentre gli indumenti venivano via e i corpi restavano scoperti erano le nostre mani a coprirli e percorrerli con la smania di sentire il calore di due corpi in fiamme. Non ancora completamente nudi eravamo già nel letto e ci rotolavamo una sull’altro in un corpo a corpo che esaltava i sensi e portava la nostra eccitazione all’acme. Senti sul mio corpo quel suo cazzo duro e umido che aveva estremo bisogno di trovare una tana calda e accogliente in cui affondare. Io non aspettavo altro che di farmi riempire da quel suo cazzo ed in uno dei momenti della lotta in cui mi ritrovai sotto di lui, allargai le mie cosce invitandolo ad entrare senza indugiare ancora. Appena fu dentro di me mi aggrappai a lui con le gambe e lo tenni stretto. Lui prese a dare colpi col bacino per farmi sentire tutto il suo desiderio, mentre io mi avvinghiavo sempre di più a lui, quasi a rispondere colpo su colpo ai suoi assalti. Un ritmo lento si alternava a uno veloce e le nostre bocche, con lingue affamate, non riuscivano a staccarsi che per un momento, giusto il tempo di riprendere fiato, e poi di nuovo aperte una sull’altra. Le mani non stavano mai ferme sempre alla ricerca di un pezzo di corpo da afferrare, stringere, carezzare, senza tregua. Lui sopra di me, in quei primi affondi della giornata, scaricava la lunga attesa che aveva preceduto questo incontro, ed io sotto di lui altrettanto impaziente ero soddisfatta da tutto quell’ardore e gli intimavo di non fermarsi. Il mio corpo, giovane, sodo e disponibile, aveva bisogno della sua collaudata esperienza. La lussuria che si sprigionava dai nostri amplessi era travolgente e non riuscivamo a controllarci. Quella prima liberatoria chiavata andò avanti per una quindicina di minuti per poi esplodere in un orgasmo intensissimo che raggiungemmo quasi insieme. Lui prese a succhiarmi un capezzolo mentre mi sbatteva, forte e veloce, il suo cazzo nella fica, ed io a quel punto raggiunsi il massimo dell’eccitazione. Sussultammo a lungo insieme per il piacere provato e dopo giacemmo al caldo, stretti in un abbraccio intenso, per diverso tempo.
L’inculata
Dopo un pò che stavamo abbracciati in silenzio lui mi chiese se durante la sua assenza avessi fatto l’amore con il mio fidanzato. Gli risposi che era una domanda superflua in quanto sapeva già la risposta anche se a volte tra lo scherzoso e il serio, mi chiedeva di astenermi dai rapporti sessuali. Io volevo bene al mio fidanzato come prima e vivevamo i nostri momenti di intimità con passione e la nostra vita non era affatto cambiata da quando avevo conosciuto lui. Non gli raccontavo molti particolari ma ero abbastanza esplicita al riguardo, e se lui mi chiedeva che avessi fatto il giorno precedente gli rispondevo secco quello che era successo, se avevo chiavato nella fica piuttosto che in bocca, se avevamo fatto qualche altro gioco piuttosto che prenderlo in culo. Fece la parte del geloso come quando ci sentivamo al telefono e continuando su questo verso mi domandò come mai l’altra volta in albergo non volli prenderlo in culo. Capì dove voleva andare a parare e gli spiegai che l’altra volta non avevo voglia di un rapporto anale e che noi donne, quando si tratta di dare il culo dobbiamo sentirci a nostro agio. Chiedendomi se quel giorno ero a mio agio e senza attendere la risposta prese proprio a carezzarmi il culo. Stringeva i miei glutei senza farmi male e intanto cominciavo a sentire il suo cazzo che si gonfiava. Avevo ormai capito che era venuto il momento di prenderlo in culo. Gli chiesi di prepararlo bene in modo da non sentire dolore. Lui sorrise con quel suo sorriso tipico, come a voler sottolineare un suo pensiero, scontato, di chi sapeva già che quel giorno gli avrei dato il mio culo. Andò a prendere dalla giacca una confezione di plastica. Aveva portato del burro e per precauzione l’aveva messo in un contenitore di plastica. Infatti al mattino dopo avermi presa alla fermata del tram, ripassò a casa dei genitori, dove alloggiava quando ritornava da Rimini, probabilmente per prendere il contenitore col burro, dopo essersi assicurato che ero andata all’appuntamento. Mi chiese di rimettermi gli stivali che indossavo al mattino e di inginocchiarmi a terra con la pancia appoggiata sul letto in modo da mostrargli il culo scoperto. Era ancora vivo l’eco dell’ultimo tango a Parigi di qualche anno prima e anche lui voleva incularmi lubrificandomi il buco del culo con il burro come aveva fatto Brando con la Schneider. Cominciò a carezzarmi e a baciarmi la schiena scendendo fino ai glutei che mordicchiava teneramente, mi infilava le dita nella fica per sentire se ero pronta a farmi imbottire il culo. Quando infatti mi ritenne pronta perché la sentì umida, prese un po’ di burro dal contenitore e delicatamente iniziò a lubrificarmi l’ano. Dopo avermi infilato le dita unte di burro ed aver lubrificato anche internamente mi chiese di tenere le chiappe divaricate con le mie mani e tolte le dita appoggiò la sua cappella sul buchetto. Tenne fermo il suo cazzo, che tendeva a scivolare, con una mano, e lentamente si spinse dentro di me. Sentì un po’ di bruciore iniziale, come al solito, ma il burro sciolto dal calore del corpo facilitava la penetrazione. Dopo una manciata di secondi l’aveva già infilato per metà, poi si fermò un po’ per farmi abituare alla dilatazione. Cominciai a mugulare nel sentirmi lentamente riempire da suo cazzo e allora lui prese ad entrare ancora di più ed in breve me lo infilò tutto dentro facendomi sentire le palle che si appoggiavano sulla fica. Il mio buchetto si era oramai abituato alla sua dimensione e lui sentendo che il cazzo scivolava facile prese a stantuffare nel mio culo sfogando tutto il suo desiderio. A volte dava dei colpi che mi schiacciavano sul letto alternate a soste profonde, chiedendomi se mi piaceva sentirlo tutto dentro. Alla mia risposta affermativa mi infilò una mano sotto il corpo ed arrivò alla fica. Prese a carezzarmi la clitoride ed accentuò i suoi colpi nel mio culo facendomi sobbalzare sul letto. Dal canto mio lo imploravo contemporaneamente sia di fare piano che di riempirmi tutta e farmi sentire le palle che sbattevano sulla fica, sia di fermarsi che di continuare ancora con quei colpi possenti. Queste frasi sconnesse e i miei continui lamenti di piacere lo portarono ben presto ad una eccitazione tale che dopo una decina di minuti cominciò a sborrarmi in culo. Tolse le dita dalla fica e mi afferrò con entrambe le mani i fianchi. Diede gli ultimi colpi con molta intensità, tenendosi ai miei fianchi, e mentre cominciai a sentire le pulsazioni del suo cazzo nel mio culo e i suoi mugugni di godimento, sentì un fiume di sborra allagarmi l’intestino. Stette su di me tutto il tempo necessario a calmare i battiti del cuore ed il respiro, mentre il suo cazzo diventava più moscio. Poi lo sfilò completamente e mentre lui si abbatté sul letto io corsi in bagno per far scorrere parte di quella sborra. Dopo ci lavammo abbondantemente per toglier l’unto lasciato dal burro e, vista l’ora, ordinammo da mangiare in camera.
La minetta e il 69
Durante tutto il tempo del pranzo ci stuzzicammo con allusioni e toccatine ed appena finito di mangiare eravamo già pronti per una nuova battaglia. Stavamo seduti in mezzo al letto ed avevamo finito di fumare quando lui, a quel punto, prese la mia mano e se la portò sul suo cazzo. Ebbi modo di constatare che non era al massimo dell’eccitazione e glielo feci notare scherzosamente. Lui mi disse che mi avrebbe fatto un regalo e mi chiese di stendermi sulla schiena e allargare le cosce. Cominciò a baciarmi e leccarmi continuando a carezzarmi con le mani. Non tralasciando nessuna parte del corpo con la lingua e le labbra scese dal collo, passando per i seni e poi sulla pancia. Leccava e baciava senza fermarsi e alla fine arrivò all’inguine e si fermò davanti alla mia fica restando in estasi. Iniziò a baciarmela e delicatamente la leccava. Passava quella lingua tra le pieghe della mia fica, prendendo la clitoride tra le labbra e succhiandola avidamente. Infilava la sua lingua dentro la mia fica appena lavata e ancora con pochi succhi. Tornava a penetrarmi con la lingua, come se mi chiavasse per farmi godere e per assaporare i miei umori che cominciavano ad uscire copiosi. Il piacere che mi procurava era a volte era così intenso da farmi venire brividi di piacere, costringendomi a stringere le cosce per fermare il suo lavorio di lingua. Volendo ricambiargli quel godimento che mi stava donando con tanto impegno, cercai di girarmi per arrivare a prendere il suo cazzo per leccarlo e succhiarlo come stava facendo lui con la mia fica. Lui ne fu contento ed in breve ci trovammo una sull’altro con le bocche sui rispettivi genitali in un intenso sessantanove. Io imboccavo il pene ormai turgido e lo succhiavo con piacere, lui passava quella lingua dovunque nella mia fica e quando arrivava alla clitoride succhiava a sua volta, strappandomi gemiti di piacere. Continuammo per molti minuti questi giochetti così piacevoli e stimolanti e ad un tratto lui smise di leccarmi. Lo senti gemere ed irrigidirsi e mi accorsi che stava venendomi in bocca. Il suo cazzo pulsava e i fiotti di sperma mi riempivano la bocca che tenevo chiusa e stretta sulla sua cappella. Dopo l’eiaculazione lui voleva riprendere a leccarmi la fica ma io lo fermai per sputare lo sperma che tenevo in bocca e che non riuscivo ad ingoiare. Gli dissi che anche senza venire mi era piaciuto moltissimo e che ora volevo tenerla a riposo per una mezz’ora prima di ricominciare l’ultima battaglia di quella giornata.
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