tradimenti
Il treno dei desideri

30.05.2025 |
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"Dopo qualche altro colpo forte e profondo urlai -Vengo..."
IL TRENO DEI DESIDERI
Sono Paolo, ho 45 anni, sono felicemente sposato con Silvia e abbiamo una bella bambina. Mi occupo di edilizia, quindi seguo vari cantieri per l'azienda in cui lavoro. Questi solitamente si trovano tutti nella regione in cui vivo, la Lombardia, ma qualche volta mi capita di dover andare fuori regione. Il mio lavoro mi piace, sono anche apprezzato dai dipendenti perché se c'è bisogno di dare una mano non esito a unirmi a loro a fare il cemento od altro.
Questa storia si svolge nel mese di luglio, un luglio caldo e afoso. Ero stato chiamato a seguire la costruzione di un centro commerciale in Puglia, dato che i lavori erano in ritardo.
Dopo 15 giorni dove tutti avevamo lavorato anche sabato e domenica eravamo riusciti a riportarci in pari con le scadenze. Gli operai avevano giustamente bisogno di riposo, quindi decisi di concedere loro il weekend mentre io me ne sarei tornato a casa, ormai la mia presenza li non era più necessaria.
Mi mancava la mia famiglia e mi mancava mia moglie. Per giorni non avevo pensato al sesso, cosa strana per me, ma arrivavo a sera distrutto e l'unica cosa che volevo era dormire.
Adesso però non vedevo l'ora di stare con Silvia.
Presi il treno dalla Puglia il venerdì nel tardo pomeriggio. Il treno era pieno di persone ma riuscii a trovare un posto vicino al finestrino e sedermi. Sul sedile di fianco al mio si sedette poi un signore sulla settantina con un bastone, davanti a me un altro signore anziano a davanti al signore col bastone una giovane ragazza.
Sono un uomo sposato ma pur sempre un uomo, e naturalmente non rimase indifferente.
Era una ragazza molto giovane, sui 19/20 anni, capelli castani scuri lisci e lunghi, abbronzata, non molto alta e con poco seno, difatti notai che sotto la canotta non indossava il reggiseno. Degli shorts di jeans e delle infradito rosa fluo – con dei deliziosi piedini con smalto bianco – completavano il suo outfit.
Io indossavo una camicia e dei bermuda di lino e delle sneakers.
Ora vi aspetterete che da buon maschio italiano mi sia messo a chiacchierare e corteggiare la ragazza. Ebbene...no.
Dopo qualche occhiata peraltro non ricambiata da lei che si divideva tra il telefono e un libro, il sonno e la stanchezza, uniti al movimento del treno sui binari presero il sopravvento.
Dopo aver notato che il libro che la ragazza leggeva era in spagnolo e sul retro della copertina era apposto un timbro che recitava “CRAI Biblioteca de Filosofia, Geografia i Història – Barcelona” mi addormentai!
Mi svegliai che la sera era ormai scesa, il vagone del treno ormai mezzo vuoto. I due signori anziani erano probabilmente scesi prima e la ragazza era ancora assorta nel suo telefono, l'unica differenza è che adesso aveva pure le cuffiette nelle orecchie.
Dopo qualche minuto che impiegai per svegliarmi del tutto, arrivammo in una stazione e nel vagone restammo solo io e la ragazza.
Il mio telefono squillò. Era Silvia. Iniziammo a parlare del più o del meno. La ragazza mi sorrise divertita e così io mi alzai per non disturbarla e perché non mi andava che ascoltasse.
Chiusi la telefonata dicendole di non aspettarmi alzata ma di farsi trovare nuda a letto e dopo un pit stop in bagno tornai al mio posto.
La situazione era cambiata improvvisamente.
La mia “compagna” di viaggio aveva tolto le infradito e appoggiato i piedini sul sedile di fronte a lei. Mi scusai, lei sollevò i piedi e appena mi sedetti li rimise sul sedile.
Provai a guardare fuori dal finestrino, a leggere qualcosa sul telefono, ma niente, i miei occhi cadevano sempre li.
Doveva essere un 37, un 37 e mezzo, con dita corte e sottili, dei piedi ben curati.
Mia moglie Silvia ha un 38, anche lei ha dei piedi molto belli e curati, ma questi...emanavano un senso di freschezza e morbidezza che cominciarono a fare effetto. Iniziai a guardarli come se la ragazza non ci fosse e la cosa, unita a giorni e giorni di astinenza, non tardò a tramutarsi in una possente e repentina erezione. A quel punto mi ricordai che quei piedi erano della ragazza e, quando alzai il viso, la trovai che rideva divertita, coprendosi la bocca con la mano. Il respiro mi si fermò. Guardai tra le mie gambe. Non sono un superdotato, direi di essere nella norma, ma i miei pantaloni di lino non nascondevano nulla, la mia eccitazione era totalmente visibile.
-Te molan? - mi disse tra varie risatine, indicando con gli occhi e il movimento del capo i suoi piedi.
Non afferrai quello che diceva, ma era abbastanza chiaro, o almeno speravo, che mi stesse chiedendo se mi piacevano i suoi piedi.
Non potevo certo mentire, ma cercai di non apparire almeno come un maniaco arrapato.
-Ehm...sì, sono belli... - feci una imbarazzatissima pausa – tu...sei molto carina – conclusi indicandola.
Lei continuava a ridere divertita. Almeno non aveva minacciato di denunciarmi al capotreno pensai.
Quando la vidi togliere i piedi dal sedile di fronte a lei e rimettere le infradito pensai che avrebbe, comprensibilmente cambiato posto, e ne fui tutto sommato quasi felice. Invece...
Scivolò sul sedile davanti al mio, si tolse nuovamente le infradito e sorridendomi mi disse -Te mola tocarlos? - appoggiandomeli sulle ginocchia.
Imbarazzato, come non mi succedeva da anni, riuscii solo a balbettare un –scusa ma non ti capisco...no intiendo - .
Lei si rimise a ridere e mostrandomi le mani e indicando i suoi piedini provò a spiegarsi – Tocar.e..?
Questa volta fui io a scoppiare in una imbarazzata risata. Lo so, sono sposato e potevo essere suo padre, ma avrei voluto vedere voi al mio posto.
Un po' titubante, e ancora incredulo, presi il suo piedino destro nella mano e inizia un lento massaggio.
-Clara... - disse indicandosi e dall'espressione tradì un certo apprezzamento per il mio massaggio.
-Paolo... - risposi, la voce arrochita dal desiderio che ormai scoppiava dentro me.
Guardavo quel piede, trattenendomi dal non portarlo alla bocca per baciarlo, leccarlo e succhiarlo quando...sentii l'altro piedino posarsi proprio sulla mia erezione.
Un brivido mi percorse furioso, accompagnato dalle risatine di Clara.
Clara iniziò addirittura a strusciare tutta la pianta del piede tormentandomi e strappandomi dei mugugni.
-Oh cazzo... - esclamai facendola divertire ancora di più.
Mi godevo quel massaggio continuando a massaggiare il suo piedino destro, arrivando ormai ad accarezzarle il polpaccio.
-Ostia!- esclamò all'improvviso, ritirando i suoi piedi da me per inforcare di nuovo le infradito, alzarsi in piedi e mettersi a rovistare nello zaino che aveva sistemato nel portabagagli sopra i sedili.
-El máquina! - insistette, ma io, oltre a non capire lo spagnolo, ero talmente imbambolato che non riuscivo a capirla - controlador ...billetes ...tickets!-.
-Cazzo, il controllore?- esclamai, provocando altre sue risate.
Fortunatamente lo aveva visto arrivare da lontano!
Oltre al biglietto, tolse dallo zaino una felpa e la buttò sulle mie gambe, per coprire pietosamente la mia erezione.
Si sedette ancora ridendo. Io avevo un biglietto digitale, così per fortuna, non dovetti alzarmi.
Il capotreno arrivò, controllò i nostri biglietti ma... non era nato ieri. Mi squadrò più volte, facendomi sentire a disagio.
Fortunatamente passò oltre, e io continuai a seguirlo con lo sguardo finché non lo vidi sparire.
Clara continuava a ridere.
Questa volta io la guardai negli occhi, serio e deciso.
Senza smettere di sorridere, si guardò velocemente in giro, e si mise a sedere al mio fianco.
La sua manina si appoggiò delicatamente tra le mie gambe, sfiorando e constatando tutta la mia eccitazione. Io sospiravo e quando la sua mano si infilò nei miei pantaloncini l'unica cosa che mi uscì dalle labbra fu -Sei matta...-
Intanto Clara aveva impugnato il mio pene e muoveva piano la sua mano su e giù lentamente, provocandomi grande piacere. La fissai negli occhi, lei rispose al mio sguardo e, con l'altra mano, mi accarezzò la fede al dito, prima di scoppiare a ridere fragorosamente. Invece di farmi sentire in colpa, quel suo gesto, non chiedetemi perché, aumentò ancora di più la mia eccitazione.
Non capivo più nulla, avrei voluto prenderla e possederla all'istante ma mi trattenevo, conscio di essere su un mezzo pubblico.
Il movimento della sua mano non si arrestava e così non ci volle molto prima che quel andirivieni portasse il mio pene fuori dai pantaloni.
Per un attimo si fece seria e lo osservò, come se apprezzasse quello che vedeva.
Ripeto, ho dimensione normali. A posteriori come spiegazione mi sono dato il fatto che forse non aveva mai visto il pene di un uomo maturo e la cosa l'avesse colpita.
Senza preavviso, si abbassò su di me. La cascata dei suoi capelli si rovesciò sulle mie gambe mentre sentivo i suoi baci spandersi sull'asta.
Dalla gola mi uscì un suono roco, non potevo credere a quello che mi stava capitando.
Clara non perse tempo e iniziò a succhiare con una certa maestria la mia cappella vogliosa.
Chiusi gli occhi appoggiando la schiena e la testa al sedile, trattenendomi dal fare esplodere il mio piacere. Ero troppo eccitato e da troppo in astinenza.
-Ferma ferma... - la implorai, sollevando il suo grazioso viso – se continui...vengo...-.
Si rialzò sempre sorridendomi. Le accarezzai dolcemente il viso, cercando di respirare.
Clara si alzò e guardandomi si incamminò in direzione bagno, voltandosi a guardare verso di me ancora un paio di volte.
Senza nemmeno pensarci, e dopo essermi sistemato alla belle meglio la seguì quasi correndo, raggiungendola proprio davanti alla porta del bagno.
La spinsi dentro, contro il lavandino, e chiusi la porta.
La cinsi da dietro, baciandole il collo, piegandomi, vista la notevole differenza tra di noi ( io sono 1 metro e 90 e lei era poco più di 1 metro e 60 centimetri).
Sbottonai i suoi shorts e li tirai verso il basso trascinando con loro ile mutandine, un semplice perizoma in microfibra viola.
Mi inginocchiai dietro di lei, baciando quel piccolo ma tondo sedere, mordendolo e leccandolo, per poi posare e passare brevemente la mia lingua su entrambe le sue dolci fessure.
-Peccato non potermi dilungare- pensai tra me.
Clara sospirava e gemeva, impaziente.
Mi rialzai e, abbassati i pantaloni assieme ai boxer, misi una delle mie grandi mani sulla sua schiena per farla abbassare un po', formando un 90° quasi perfetto.
La mie erezione era furiosa, e dopo averle strofinato la punta sul suo fiore per un paio di volte, la penetrai all'improvviso e senza riguardi.
Clara gemeva, inarcando la schiena e afferrandosi al lavandino.
Io tenendola per i fianchi andavo avanti e indietro dentro lei furiosamente.
Speravo che il rumore del treno sui binari attenuasse i suoi gemiti e il ciac-ciac del mio corpo che sbatteva su di lei.
Tra i suoi "¡Dios mío!" e "No pares..." e a quel ritmo non potevamo certo durare molto, e non potevamo nemmeno permettercelo.
La sentii tremare sotto le mie mani, sentivo il suo respiro farsi sempre più pesante e veloce, capivo che stava per raggiungere l'orgasmo.
Spostai una mano dal fianco e la portai sulla sua spalla per penetrarla ancora più a fondo. Ero arrivato anche io al limite.
-Sí, sí, síííí... Dios mío.. Ay, qué bueno..- mormorava, finché esplose in un intenso orgasmo -Ya voy... Sí, sí, síííí – urlò mugolando mentre io mi fermai dentro lei, baciandole il collo, sentendola tremare sotto di me.
Vedere il suo viso sconvolto nello specchio davanti al lavandino mi portò vicino al punto di non ritorno.
Dopo qualche altro colpo forte e profondo urlai -Vengo...- con voce bassa e affannata.
Feci appena in tempo ad uscire e a spargere il mio copioso piacere sulla parte bassa della sua schiena.
Restammo qualche secondo così, sudati, ansimanti, guardandoci negli occhi dallo specchio.
Era stato un sesso quasi animale, un tipo di piacere che non provavo da molto tempo.
La aiutai a ripulirsi un po', mentre Clara era ora tornata a sorridere come prima. Io uscii dal bagno e fortunatamente vidi che nessuno era nei paraggi. Andai al mio posto incredulo per quello che era successo.
Pensai a Silvia e mi sentii in colpa.
Dopo qualche minuto Clara tornò e prese lo zaino dal portabagagli.
-Me hace falta la mochila ...- disse ridendo, con quel suo sorriso fresco e spontaneo.
Intuii che avesse bisogno di qualcosa per pulirsi e la osservai mentre tornava verso il bagno.
I minuti passavano e Clara non tornava. Stavo per alzarmi ed andare a sincerarmi che stesse bene quando arrivammo in una stazione.
Mentre continuavo a guardare verso il corridoio, un movimento sulla banchina della stazione attirò la mia attenzione.
Era Clara!
Mi salutava con la mano, sorridendo.
Mi alzai in piedi abbassando il finestrino.
-Clara...ma...dove vai?- le gridai.
-Eres lo mejor, gracias!- mi rispose divertita.
Il treno si mosse, ripartendo, mentre Clara mi mandava baci e faceva il gesto del cuore con le mani, sempre sorridendo.
In pochi istanti sparì dalla mia vista.
Dopo qualche ora arrivai a destinazione.
Tornai a casa, trovai Silvia nuda a letto, come le avevo chiesto, ma l'incontro con Clara non mi aveva certo appagato, anzi, mi aveva donato una carica in più.
Silvia ne fu contenta ma allo stesso modo sorpresa, ma riuscii a cavarmela con la scusa della lontananza e dell'astinenza.
Fu la prima e unica volta che tradii Silvia.
Se mai lo scoprisse ne sarebbe distrutta e mi lascerebbe.
Ogni tanto però penso a Clara, al nostro incontro, e ogni volta mi ritrovo con le stesse sensazioni provate su quel treno.
Clara, sicuramente non leggerai mai questo racconto ma volevo dirti quello che non ho avuto tempo ne modo di dirti quel giorno: grazie, anzi, "Muchas gracias" !!!
Fine
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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