Racconti Erotici > tradimenti > L'immorale - Storia di tradimenti e di bugie
tradimenti

L'immorale - Storia di tradimenti e di bugie


di SatiroeMilf
16.05.2019    |    10.411    |    3 7.6
"Ora!- Kram dovette concentrarsi molto per non restare indietro..."
Il fatto stesso di amare
è talvolta più importante
di chi o come ami.
Anonimo innamorato.

1
Kram riagganciò il telefono soddisfatto: lei, la sua compagna, lo credeva a una cena di lavoro, una di quelle dove fingi di divertirti mentre in realtà vorresti essere da tutt'altra parte.
Quindi si alzò, tirò lo sciacquone ed abbottonandosi i pantaloni uscì dal bagno. In fondo al corridoio, terza porta a sinistra, supina sul letto in camicia da notte trasparente e perizoma nero c'era l'altra, attraente come non l'aveva mai vista, e per di più disposta a concedersi, interamente, a lui solo.
-Come mai ci hai messo così tanto?- gli chiese con sguardo languido e voce profonda.
-Beh, vedi, non riuscivo a tirar giù la lampo dei pantaloni...- rispose lui tra il serio e il faceto.
-Vieni qua che ti do una mano...- gli disse ammiccante e mentre lui, avvicinatosi al letto, la lasciava fare, sentendo inevitabilmente l'erezione montare, si abbandonò al pensiero che la sua donna, quella "ufficiale" e perciò vera, lo credeva al lavoro, e sotto le coperte del loro letto, sognante, col cuore e la mente gli stava vicino, mentre l'altra, sveglia e ardente di desiderio di fronte a lui, aveva già preso il suo sesso tra le labbra e con dolcezza aveva iniziato a leccarlo.
Si sentiva un verme, un traditore, un fedifrago, ancora di più per il fatto che Charlot, colei che ora gli stava succhiando l'anima, era la sorella di Mag, la stessa donna che non era capace di appagarlo, moralmente e sessualmente, l’altra metà di una relazione che lui, con ottusa ostinatezza, si ostinava a voler mantenere in piedi.
Ma Ciò non faceva altro che rinvigorire il suo lubridio, facendogli montare ancora di più il sangue alla testa, fino a fargli esplodere il suo piacere nella bocca di colei che, ignara, credeva di accogliere un nettare destinato, almeno per quella sera, a lei sola.
-Ehi, quanto ardore, stasera! Non hai lasciato nemmeno che ti slacciassi i pantaloni.- gli disse guardandolo dal basso verso l'alto, mentre un rivolo biancastro le colava morbidamente dall'angolo sinistro delle labbra, donandole un'espressione al tempo stesso infantile e maliziosa.
Lui si chinò verso di lei, occhi negli occhi, e le diede un bacio, non senza leccare quel rivoletto capriccioso; il suo seme, assurto alla bocca di Charlot, aveva un sapore decisamente forte, che gli ricordava un po' quello del succo d'ananas con una spruzzatina di limone, decisamente diverso da quello che assaggiava dalla bocca di Mag, quelle poche volte che lei glielo concedeva, almeno.
Mag era la "sua" Mag, quella ufficiale, quella vera. Mag era la compagna della sua vita. Era l'affetto, la stabilità, la sicurezza -talvolta anche noiosa- di una vita che ha una sua direzione ben precisa, che procede, lenta ed incessante, sempre uguale a se stessa, sempre sicura di quello che vuole e di come fare per ottenerlo. Mag era il dovere, Mag era la piattezza e allo stesso tempo la monotonia di una vita fatta di punti esclamativi, dove non c'era spazio per l’incertezza e la sorpresa, dove tutto era già dato sapientemente per scontato: in anni di convivenza, di ricordi da condividere ce n’erano tanti, e molti di essi erano diventati ormai rifugio dal tran tran e dalla vita quotidiana. Tutti quegli anni di convivenza non avevano emancipato molto quella coppia dal punto di vista sessuale; anzi, si sarebbe detto che col passar del tempo, fatto salvo l'ardore iniziale, tutto era stato rinchiuso in dei canovacci ben consolidati e sempre uguali: la posizione del missionario -poche le varianti- di tanto in tanto una fellatio, raramente la sodomia -e sempre con tanta sofferenza da parte di lei- ed ecco che in Kram si era fatto strada il sospetto, impronunciabile eppure sempre presente, di essere impotente, di non provare più gioia in una sessualità che sembrava non appagarlo, a parte rari momenti di erezione che si risolvevano in pochi minuti di preliminari e una decina di spinte pelviche.
Ed ora pensava al suo fiorellino: Mag la dolce che lo stringeva, che lo baciava, che si accontentava anche di una castità forzosa, pur di averlo vicino, pur di sentirsi stringere dalle sue forti braccia, pur di essere protetta dal suo uomo, quell'uomo che lei sentiva solo suo e dal quale traeva un senso di indicibile sicurezza e protezione. E scorreva con la mente quegli interminabili momenti in cui la sua piccola desiderosa d'affetto lo baciava e lo leccava, percorrendo con la sua esile lingua centimetro per centimetro tutto il suo corpo, nella segreta speranza che "il miracolo", ossia il risveglio, seppur fugace, del desiderio del suo uomo per lei, si ripetesse.
E mentre queste immagini si affollavano nella sua mente, i suoi occhi gli trasmettevano altre immagini: quelle di una stanza in penombra, quelle delle sue mani che stringevano i glutei turgidi e sodi di una giovane donna dalla pelle di pesca che, esile e sensuale, col sesso madido incastrato nel suo rinnovato vigore, le mani poggiate sulle sue spalle, si lasciava cadere sul suo inguine in fiamme, per poi risalire e di nuovo cadere, come in una danza solenne e maestosa.
Nella frenesia della danza, con l'orgasmo che si faceva strada e col ritmo che incessante aumentava la sua corsa come un fiume in piena in una notte di tempesta, lui si rese conto di aver perso i sensi, e la ragione, di essere diventato un tutt'uno con questo essere che lo stava possedendo e che per ciò stesso era suo come lui lo era di lei e che nessun altro al mondo c'era, né mai c'era stato. Così ragionando prese a spingere più e più forte, guidando con le mani i movimenti di lei su di lui, e spingendo sempre più in profondità il sesso nel suo, quasi volesse arrivare a toccarle l'anima, fino a raggiungere, insieme, un'estasi magica e profonda, che li lasciò incapaci di reagire per un tempo che a loro parve infinito: lei si accasciò su di lui e lui le cinse con una mano la schiena e con l'altra il solco fra le natiche sode. Domani sarebbe stato un altro giorno…
2
Kram s’immerse nell'aria fredda del mattino accendendosi una sigaretta e pensando a quello che era accaduto la notte precedente: diamine, aveva promesso a Mag che sarebbe tornato presto, e invece si era svegliato alle sei con il cazzo ancora nella fica di Charlot, che aveva approfittato della involontaria erezione mattutina per spremergli ancora qualche goccia di piacere.
Già presagiva la burrasca che di lì a poco ci sarebbe stata e mentalmente passava in rassegna tutte le possibili scuse che avrebbe potuto inventare. Tra i mille pensieri che si affollavano nella mente, talvolta discordanti, uno solo rimaneva fisso e immutabile: negare, negare sempre, negare anche l'evidenza, se fosse stato necessario.
Con questa certezza girò la chiave nella toppa ed entrò in casa. Un invitante odore di caffè caldo gli invase le narici avvolgendo i suoi sensi in un dolce torpore: era questo che in fondo amava della sua vita con Mag, il fatto che in qualunque posto si trovasse, lui con lei, quello lui avrebbe definito "casa".
La trovò intenta ai fornelli, a preparare la colazione, con indosso l'aria arruffata del mattino che se non aveva certo nulla a che vedere con la mise delle grandi occasioni, provocò a Kram una stretta al cuore.
-Ah, sei qui- gli disse lei senza nemmeno voltarsi.
-Eh, si; purtroppo abbiamo avuto un contrattempo e alla fine la ditta ci ha pagato il pernottamento in albergo- rispose lui avvicinandosi a lei cingendole la vita.
Lei fece per scostarsi, in modo stizzito. Evidentemente non aveva per niente mandato giù l'accaduto.
-Dai, non fare così- prese lui -Era già tardi quando il capo ha dato l'ok per il pernottamento ed ho preferito non chiamarti per non svegliarti. Tanto più che alle sei mi sono alzato e mi sono rimesso in viaggio. Nel mentre aveva preso a scostarle i lunghi capelli color oro e a baciarle dolcemente il collo come piaceva molto a lei. Mag si lasciava fare. Sapeva che il suo amante in questo era bravissimo e sapeva anche che talvolta lui ne approfittava, soprattutto quando aveva da farsi perdonare qualcosa.
Ma quando le labbra lasciarono il posto alla lingua, che malandrina si intrufolava nel suo orecchio e quando nel solco delle natiche iniziò a percepire chiaramente la sua erezione, sentendo anche che di lì a poco avrebbe perso il controllo, spense i fornelli e sdegnosamente, con una gomitata, lo staccò da sé, si girò e urlandogli contro lo apostrofò: -Cazzo, Kram, ti ho aspettato sveglia tutta la notte. Una cazzo di telefonata me la potevi pur fare! Uno squillo, un messaggio, almeno... Tanto più che ti presenti ora, con questa scusa del cazzo e questo sorrisino da ebete e pretendi che io ti creda. Ma vaffanculo Kram!- Ed imprecando lo lasciò solo in cucina e si diresse in camera da letto.
Kram rimase interdetto. Una reazione così non se la aspettava, non dalla sua Mag, almeno, sempre disposta, in nome di quell'Amore forte e profondo in cui credeva, talvolta ostinatamente, a passare sopra a molte cose. Presentì che la situazione si stava facendo critica e la seguì in camera da letto, dove la trovò a fare le valigie sul letto intatto.
Si fermò sull'arco della porta, indeciso su come comportarsi. -Dai, Amore, ragiona, ti prego. Ho sbagliato, lo ammetto, ma se l’ho fatto è stato solo per eccessiva premura nei tuoi confronti, solo perché ti amo troppo…-
-No Kram, questa non te la perdono. Mi hai stufata col tuo fare libertino e strafottente. Me ne vado, hai capito? Me ne vado: d'ora in poi potrai portarti le tue puttane direttamente a casa piuttosto che arrangiarti da loro!-.
Kram si sentì punto nell'orgoglio. D'accordo, era un fedifrago, un traditore, ma il fatto che questo lo pensasse anche lei era inammissibile: Mag doveva crederlo innamorato e fedele, perché il solo fatto che lei lo pensasse, bastava a far sì che lui un po' si sentisse tale.
La prese per un braccio, lasciando cadere a terra una pila d’intimo plissettato che si sparse disordinatamente ai piedi del letto, la strinse a sé con veemenza e agitandole l'indice in faccia le disse con fare risoluto: -Ascoltami bene, signorina. Per tua norma e regola io non frequento nessuna puttana, e non tollero assolutamente che tu mi venga a dire quello che devo o non devo fare, visto che sgobbo dalla mattina alla sera, e talvolta anche oltre, per mandare avanti questa baracca. Il fatto che io lavori gomito a gomito con delle belle donne, che tra l'altro, al contrario di te, sanno bene come comportarsi con i loro uomini, non ti autorizza a pensare che io scopi con loro. E se anche fosse vorrebbe dire che in fondo loro hanno qualcosa che tu non riesci a immaginare nemmeno lontanamente!-.
Pronunciò quest'ultima frase in modo perentorio, quasi con sdegno, e nel mentre si sentiva l'uomo più fedele del mondo, e sentiva lei, Mag, la sua unica e vera donna, alla quale non avrebbe permesso per nulla al mondo di oltrepassare la soglia di quella casa, distruggendo così un Amore il cui fuoco, d'un tratto, sentì divampare profondamente anche dentro di sé.
-Sei uno stronzo, un puttaniere! Tu non hai mai creduto in me. Mi hai sempre usata quando ti faceva comodo, ma mi hai sempre trattata come una bambina, come un essere inferiore e non alla tua altezza. Ti odio, ti odio!- gli urlò contro Mag agitando le braccia cercando di svincolarsi dalla sua stretta.
Kram la lasciò ed ella, singhiozzando, gli diede le spalle, trafficando nell'armadio con fare convulso nel prendere gli ultimi capi di biancheria. Kram le si avvicinò da dietro con passo felpato e le cinse il grembo con le mani, poggiando delicatamente il capo sulla sua spalla destra e prese a sussurrarle nell'orecchio. -Scusami tesoro mio, non volevo farti del male, credimi. Lo ammetto, a volte sono talmente pieno di me stesso da non accorgermi che ci sei tu al mio fianco tanto bisognosa di cure e di affetto. Ti prego, dai, dammi un'altra opportunità. Cerca di perdonarmi se puoi; cambierò, stavolta sul serio- E mentre le sussurrava le sue scuse nell'orecchio, le carezzava con una mano la pancia mentre con l'altra prese lentamente a salire verso il seno sinistro, che sapeva il più sensibile.
-Non possiamo buttare tutti questi per i nostri errori. Siamo due persone adulte e consenzienti; vedrai che parlando riusciremo a risolvere i problemi che ci sono tra noi-, le diceva mentre la mano destra prese a insinuarsi sotto l'elastico delle mutandine e la destra prendeva d'assalto la coppa del reggiseno.
Le morse delicatamente il lobo dell'orecchio, leccandolo con quella sua lingua che recava ancora tracce della saliva di Charlot, e riprese a sussurrarle dolcemente: -Dai tesoro, lo sai meglio di me che il nostro è un grande Amore, qualcosa più grande persino di noi due e non possiamo rischiare di sciuparlo per la nostra stupidità.
Sottolineò la parola "stupidità" con una stretta dolce ma decisa al capezzolo destro, che teneva tra l'indice e il medio, e accarezzandole dolcemente le piccole labbra, all'ingresso della vagina, senza sfiorare minimamente il clitoride. Sentiva che l'eccitazione di lei stava per arrivare, che ben presto copiosi umori le avrebbero lambito il sesso e che allora sarebbe stata in suo potere.
Accostò l'inguine al suo sedere, onde farle percepire la sua erezione e riprese, in tono remissivo: -Hai ragione, sai, sono stato proprio uno stronzo; dovevo chiamarti e se non l’ho fatto, è perché avevo paura di una tua reazione.- Col palmo della mano poggiato sul pube, le grandi labbra di lei strette tra l'indice e il medio, che iniziavano a divenire viepiù scivolose per la spropositata quantità di umori che lei aveva preso a grondare, la spingeva verso l'erezione che prepotente svettava attraverso la stoffa dei pantaloni, intuendo con le falangi il clitoride che timidamente iniziava a gonfiarsi da sotto il cappuccio di carne che lo avvolgeva.
Le leccò ancora una volta l'orecchio e respirando affannosamente le disse: -Mi fai paura quando ti arrabbi, lo sai. Io ti amo e non ti voglio sentire arrabbiata. Promettimi che non ti arrabbi più con me, dai, dai.-.
Accompagnava ogni incitazione con una spinta pelvica e una stretta al sesso di lei. Ora sentiva distintamente il clitoride gonfio sotto le dita e le labbra scivolare perfettamente al suo tocco sapiente. -Tesoro Amami, ti prego!- le urlò quasi nell'orecchio con un rantolo mentre scostava le grandi labbra ormai allagate infilandovi il medio, in modo da stimolare con la prima falange il clitoride e con l'ultima l'imbocco della vagina, cosa che, lo sapeva bene ormai, la mandava in orbita.
Intanto lei, perduta nell'abbraccio del suo uomo, non sapeva che fare, non sapeva che dire, e si perdeva nella stretta rassicurante e protettiva di lui, che le stava donando tanto calore, come non faceva ormai da molto tempo. Questo era il momento che lui stava attendendo. Le sfilò d'un tratto la mano dal capezzolo, la fece girare ed infilandole stavolta un secondo dito tra le pieghe del sesso la baciò appassionatamente d'un bacio profondo e affamato, dolce e sensuale. Un bacio impetuoso che le stava scavando l'anima, unitamente a quelle due dita che le tormentavano il clitoride facendole perdere completamente i sensi in un deliquio di passione.
E mentre la lingua di Kram lottava con quella di Mag, la quale spesso soccombeva sotto gli incessanti fendenti che lui le infliggeva, e le dita di Kram duellavano col clitoride di Mag, gonfio di piacere fin quasi a scoppiare, il respiro di lei si faceva più corto e affannoso, e Kram con la mano dietro la schiena la stringeva forte a sé, sincronizzando il suo respiro suo, sentendo i capezzoli di lei, durissimi, spingere contro il suo torace.
Fu così che Kram, sentendo che oramai la sua preda era cotta a puntino, con uno strattone spinse Mag sul letto, e mentre lei col viso in fiamme e sguardo interrogativo lo fissava, in men che non si dica sfilò il cazzo teso dalle mutande e in un sol colpo lo infilò nelle intimità di lei, facendola trasalire per la sorpresa. Ebbe così inizio la corsa verso un tormentato orgasmo, nella quale i due contendenti -Mag supina a cosce dischiuse, Kram seduto con una gamba piegata a V sul letto e una che toccava terra a sostenere il ritmo delle stoccate- gareggiavano onde far valere ognuno le sue ragioni, in uno scontro di anime, oltre che di corpi, che s’intrecciavano.
Kram prese a guardare Mag fisso negli occhi, tenendole saldamente la caviglia sinistra in modo che la gamba, piegata leggermente, seguisse il ritmo delle sue stoccate, mentre con la destra si sosteneva al ginocchio di Mag, che per ciò stesso era costretta in una posa oscenamente aperta che non faceva altro che accendere ulteriormente i sensi del suo amante. Le stoccate si facevano a ogni colpo più profonde, precise, alla ricerca di quel punto fatidico, nascosto nel ventre di Mag, che la avrebbe portata a capitolare, esplodendo la sua volontà in un orgasmo sconquassante e liberatorio che avrebbe fatto cedere, una volta per tutte, le sue velleità.
Un colpo, poi un altro, poi un altro ancora. Il tronco del cazzo di lui che lambiva le sue intimità, la punta di quel cazzo che prepotente le esplorava il sesso, erano divenuti i protagonisti incontrastati di quella scena.
-Dimmi che d'ora in poi ti comporterai bene! Dimmi che d'ora in poi non farai più queste scenate da vecchia sgualdrina tradita!- Le gridò Kram sottolineando ogni frase con un colpo particolarmente sostenuto in cui strusciava il suo pube col clitoride gonfio di Mag.
-Tu sei mia, mia sola e solo mia! E non ne devi dubitare. Mai!- le urlò ancora Kram, dopo di che estrasse completamente il cazzo teso dal sesso di Mag, sì che il suo vertice lucido le puntasse minacciosamente contro, per poi infilarlo di nuovo dentro, senza preavviso e con forza.
Mag ebbe un sussulto, nel quale quel colpo le si ripercosse fino al cervello. Kram ripeté la manovra, lasciando Mag con un profondo senso di vuoto al basso ventre, e di nuovo le infilò il cazzo teso nel sesso dischiuso, provocando in lei una nuova, profonda scossa, che la lasciò senza fiato.
A cazzo fermo, ben piantato in fica, Kram prese a spingere sempre più la radice del cazzo verso l'alto strusciando oscenamente il suo pube contro quello di lei, stimolando con la base del cazzo il clitoride congestionato. Si chinò su di lei per rendere più agevole l'operazione e proseguì dicendo: -Allora, tesoro mio, mi prometti che d'ora in poi cercherai di comportarti bene e di fare la brava bambina?-. Il tono dolce e melenso non lasciava dubbi sulla risposta che Kram si aspettava, e fu così che Mag, intrecciate le sue gambe snelle ai fianchi del suo amante, in modo da guadagnare una certa mobilità ed avvinghiare il sesso ancora di più al suo, gli rispose trasognata: -Si tesoro, tutto quello che vuoi. Sì; ti amo; ti amo. Ti sento dentro di me. Tu sei in me ed io in te. Io sono solo tua e tu sei solo mio. E' vero che sei solo mio? Che io sono l'unica donna della tua vita?- E mentre parlava, ansimante per la fatica, Mag aveva ripreso a cavalcare -benché si trovasse sotto- il cazzo del suo amante, in modo da stimolare, con una maestria tanto consumata quanto inconsapevole, quel punto tanto sensibile che si trovava a pochi centimetri dall'imbocco del suo sesso e che le donava vere e proprie ondate di piacere quando carezzato amabilmente dal glande del suo uomo.
Kram si rese conto di quello che la sua donna stava facendo, e di dove voleva arrivare con quelle parole. Si puntellò sulle ginocchia per facilitarle l'operazione -d'ora in poi avrebbe dovuto essere solo cazzo per lei- le prese la testa con una mano e le infilò appassionatamente la lingua in bocca, mentre la donna, succhiandola avidamente, continuava a dimenarsi alla ricerca del proprio piacere.
-Dimmi che questo cazzo è solo mio, unicamente e solamente mio! Dimmelo Kram! Dimmi che sono l'unica donna della tua vita. Ti prego tesoro mio. Amore!-, gli urlò staccandosi dalla sua stretta mentre furiosamente continuava a trafiggersi il ventre infiammato sul suo cazzo rovente.
Ecco. Era così che Kram avrebbe voluto la sua Mag. Sempre. Era questa la Mag che lui voleva. Pronta a battersi per lui. Pronta a imporre prima a lui stesso e poi ad altri, la sua volontà. Avrebbe giurato che se fosse stata così, sempre, lui mai e poi mai sarebbe riuscito a sfiorare un'altra donna. Nemmeno a guardarla. Ma così non era. Sapeva che, passata la tempesta, Mag sarebbe ritornata quella di sempre; che sarebbe ritornata la sua compagna di sempre, razionale, con i piedi per terra e uno spiccato senso del dovere, pronta anche a sacrificarsi per una stabilità e un equilibrio che ella riteneva fondamentale in un rapporto di coppia.
Kram si sentì incredibilmente triste e solo, ed ebbe voglia di terminare al più presto quella che per lui era diventata oramai una farsa. -Certo, tesoro: tu sei l'unica donna della mia vita, e non esisterebbe per me amore, se non ci fossi tu...-, mentì spudoratamente, prendendo ad assecondare i movimenti di lei col suo cazzo, onde accelerare l'orgasmo. Kram le strinse forte le natiche bianche tra le mani, sincronizzando così le sue stoccate ai movimenti ritmici che lui infliggeva al suo corpo, stimolando a ogni sferzata gli anfratti più sensibili della sua vagina congestionata fino a che, accortosi che l'orgasmo di lei era prossimo, si concentrò per eiacularle in vagina tutto il suo disprezzo, cosa che, ne era certo, lei avrebbe preso per un gesto di indicibile amore.
-Sto per venire Kram... ti prego godiamo insieme, Amore. Insieme! Ah, si tu dentro di me ed io dentro di te. Che bello Amore. Si ecco, si dai...-
“Ultimo atto. Signori, si va in scena!” Pensò Kram e le ansimò in un orecchio: -Tesoro mio, amore mio, tu sei mia ed io sono tuo e ora saremo una sola cosa! Vieni amore mio. Insieme a me. Adesso. Ora!-
Kram dovette concentrarsi molto per non restare indietro. Quando iniziò a sentire gli spasmi dell'orgasmo che invadevano la fica di Mag, ripercuotendosi attorno al suo cazzo, Kram dovette concentrarsi molto per spruzzarle in grembo quel po' di sborra che avrebbe decretato la fine della commedia.
Pensò allora a Charlot, a quando appena poche ore prima aveva aperto gli occhi e si era trovato il suo corpo maestoso e fiero impalato sul suo cazzo, alla sua fica calda che lo accoglieva in un abbraccio morbido e caldo, quasi fosse una bocca che con dolcezza gli lambiva l'uccello fino a farlo sborrare fiotti di sperma in un orgasmo delirante. Fu così che venne, sussurrando con gli occhi chiusi e la bocca impastata parole che Mag credé rivolte a lei, sentendosi la donna più felice del mondo: -Amore mio, fica mia. Ti godo dentro…-.
3
Un forte odore di sesso, misto a sudore, permea la camera da letto illuminata dal primo sole del mattino. Due corpi, avvinghiati, giacciono l'uno sull'altro ancora ansimanti per le fatiche d'amore sostenute. L'uno soddisfatto, felice, per aver ritrovato quell'amore che credeva perduto; l'altro triste, affranto, per aver perduto quell'amore che, per pochi istanti, credeva di aver ritrovato.
Il silenzio surreale di quella scena, cadenzato dal ritmo regolare dei loro respiri, viene rotto dal trillo del cellulare di Kram.
Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore. Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Votazione dei Lettori: 7.6
Ti è piaciuto??? SI NO


Commenti per L'immorale - Storia di tradimenti e di bugie:

Altri Racconti Erotici in tradimenti:



Sex Extra


® Annunci69.it è un marchio registrato. Tutti i diritti sono riservati e vietate le riproduzioni senza esplicito consenso.

Condizioni del Servizio. | Privacy. | Regolamento della Community | Segnalazioni