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Lui & Lei

La via dell'Oregon


di SatiroeMilf
25.05.2019    |    2.793    |    2 7.5
"Fu proprio mentre era lì, sforzandosi onde liberare il suo intestino che scorse da lontano una capigliatura bruna intrecciata di piume e di perline colorate..."
Non è come nasci, ma come muori,
che rivela a che popolo appartieni.
Alce Nero

1
La vita è dura nel selvaggio West. Ancora più dura se, costretto a fuggire dal vecchio continente dopo aver lasciato parecchi conti in sospeso, sei al seguito di una carovana che attraversa l'Oregon, alla ricerca della Terra Promessa, quella dove iniziare una nuova vita e rifarti, possibilmente, una nuova identità. Questo, più o meno, doveva pensare il nostro Bruce, dopo un mese passato in sella guidando i carri per quelle vie desertiche e spopolate, dove la monotonia era spezzata solamente dall'ululato triste del coyote e dal gracchiare malinconico della civetta.
Era una vita dura, certamente, ma era anche il suo salvacondotto verso l'impunità, dove non avrebbe più avuto gendarmi alle costole né questurini alle calcagna.
Ma di strada da fare ce n'era ancora tanta, e c'era da sbrigarsi, maledizione, che l'inverno era alle porte e si rischiava di rimanere bloccati nei pressi di Julesburg per altri tre mesi, quel tanto che bastava affinché qualche sbirro da strapazzo gli mettesse il sale sulla coda, facendo sfumare tutti i suoi piani, concludendoli magari con una bella cravatta di canapa attorno al collo.
Proprio mentre era assorto in questi cupi pensieri, il capo carovaniere diede l'alt, dando l'ordine di preparare il campo per la notte che sarebbe sopraggiunta di lì a breve. Bruce ne approfittò per espletare i suoi bisogni fisiologici nella prateria che di lì a due passi si stendeva a perdita d'occhio. Dissellò il suo cavallo, lo fissò alla meglio a uno dei carri, e con fare noncurante si allontanò dalla carovana. Arrivato nel posto che dovette giudicare abbastanza riparato, si slacciò il pesante cinturone che raccoglieva oltre alle sue colt una buona dose di munizioni e, slacciatosi i pantaloni, si calò sui talloni cercando di concentrarsi.
Fu proprio mentre era lì, sforzandosi onde liberare il suo intestino che scorse da lontano una capigliatura bruna intrecciata di piume e di perline colorate che si allontanava. Doveva appartenere certamente a una donna indiana, pensò Bruce, tant'è che aguzzando la vista scorse chiaramente altri due piccoli indiani, certamente bambini, che chiassosi le giravano attorno, e un infante, che sembrava appeso alle sue spalle per mezzo di una strana imbracatura.
Non c'era tempo da perdere e l'occasione andava sfruttata: questi indiani sono dei selvaggi, e il fatto di aver trovato una delle loro donne, da sola, era una buona occasione per sfogare quegli istinti che in un mese di viaggio erano ormai alle stelle. Bruce era di maniere spicce, uso a far pesare prima gli istinti che il cervello, e non ci deve parere strano che non gli passò nemmeno per la testa il sospetto che lì vicino dovessero esserci altri indiani, e che probabilmente tra di essi ce ne dovevano essere anche di maschi, adulti, ed armati fino ai denti i quali certamente gliela avrebbero fatta pagare se solo avesse osato mettere in pratica quello che stava pensando.
Fu così che, incosciente, si allacciò alla bell'e meglio le brache e col cazzo già in tiro, senza nemmeno raccogliere le colt, si fiondò verso l'indiana, che dovette scorgerlo, visto che un istante dopo prese ad accelerare l'andatura, incitando i pargoli nel suo dialetto straniero. Bruce prese ad imprecare mentalmente dopo che, presa una buca, quasi non cascò a terra, fino a che, raggiunta la donna, l'afferrò per il collo, facendola rovinare a terra e sciogliendo l'imbracatura che reggeva l'infante. Intanto che i due ragazzini, più grandicelli, si erano dati alla fuga ed il piccolo si profondeva in un pianto dirotto, Bruce fece girare la donna, incrociandone lo sguardo terrorizzato, e tenendola saldamente per il collo con una mano, con l'altra le sfilò la pezzuola di pelle di daino che le ricopriva il sesso ed in un sol colpo le infilò il cazzo dentro, a forza e con tutto il disprezzo possibile per quella "selvaggia" che giaceva sotto di lei.
Coda Macchiata -questo il nome della giovane- sentì una fitta dolorosa al basso ventre, ben diversa da quella che dovette provare quando fu deflorata dal suo uomo, Schiena Alta, il giorno che fu data a lui come seconda moglie. Intanto il ritmo dell'uomo su di lei si faceva via via più forte. L'uomo spingeva e spingeva e le provocava dei dolori terribili, accentuati dal fatto che il suo sesso non era per niente lubrificato. E mentre il cazzo dell'uomo incalzava, sprezzante, dentro di lei, e quella morsa tenace al collo le faceva mancare il respiro, le vennero in mente le parole di un'anziana del villaggio, Colei Che Vede Nel Buio, la quale consigliava alle giovani donne in età da marito, quando, una volta sposate, nelle notti d'inverno il loro uomo si fosse accostato a loro nel buio del tipì, per scaldarsi e godere della moglie, nel caso che il loro sesso non fosse ben lubrificato, di sforzarsi ed emettere un getto di urina, allo scopo di lubrificare il canale e rendere l'inserzione più facile.
Fu così che Coda Macchiata, con uno sforzo indicibile, prese ad urinare quel poco che bastava per lenire il dolore e trovare un po' di sollievo alla sofferenza che le si stava infliggendo.
Perso nel lubridio per l’atrocità che stava compiendo, Bruce stantuffava sempre più forte quella fica asciutta e impaurita quando una sensazione di calore gli pervase il pube e lo scroto, e gli sembrò che l'antro che stava bersagliando di stoccate si facesse più stretto ed al tempo stesso più viscoso, facilitandone la penetrazione ed al tempo stesso accentuandone il piacere.
-Ti piace, vero, cagna- la apostrofò con la bava alla bocca e gli occhi fuori dalle orbite, mentre con la mano libera le tormentava un capezzolo gonfio di quel latte che sarebbe altrimenti servito a sfamare il suo bambino e forse anche altri, più sfortunati, della stessa tribù.
Mentre il cazzo dell'uomo stantuffava imperterrito, il dolore diminuiva sensibilmente, e Coda Macchiata prese a raccomandarsi al Grande Spirito, intonando una di quelle nenie che le avevano insegnato da piccola, pregando di essere accolta nel cielo delle mille tende quando, di lì a poco, sicuramente avrebbe oltrepassato la soglia del regno delle ombre.
-Sei una troia, un animale da monta, ti sto sfondando la fica e tu stai gemendo come una puttana- le urlò negli occhi Bruce, scambiando le sue preghiere per gemiti di piacere.
Coda Macchiata non capiva quello che l'uomo le urlava contro, ma si rese conto dal tono che il suo orgasmo era prossimo e con esso la fine delle sue sofferenze.
Accrebbe il ritmo delle preghiere e nel contempo l'uomo, perso ormai nel delirio dei sensi, incrementò il ritmo e la potenza dei colpi.
-Ora ti riempio di sborra! Cagna, baldracca. Ah, Ahhrghh.- furono le ultime parole, incomprensibili a lei, che Coda Macchiata poté udire prima che l'uomo si accasciasse su di lei e diversi fiotti di sperma le si riversassero nell'utero.
Poi, quando le contrazioni finirono -la stretta al collo era ormai allentata e l'uomo giaceva con la testa rivolta su di un fianco- osò alzare il capo e con sua enorme sorpresa intravide un tomahawk con i colori del suo clan conficcato nella schiena del suo stupratore: era il tomahawk di Tashunka Uitko, suo cognato, che era accorso lì avvertito da Orso Che Dorme e Lingua Tagliente, i due bambini che erano con lei quando era stata assalita.
2
Dieci anni dopo. Alle falde delle Colline Nere, nei pressi della Torre dell'Orso, la tribù dei Lakota è in fermento per la preparazione del campo in attesa dell'inverno ormai alle porte. Mentre la prateria prende a colorarsi di bianco, i cervi e i daini appaiono sempre più raramente e la temperatura sensibilmente si abbassa, tutti gli adulti del villaggio si danno da fare per sistemare le riserve di pemmicam che serviranno a sfamare la tribù per tutto l'inverno, ad innalzare i tipì che serviranno per le singole famiglie oltre che per le riunioni dei vari clan, ed organizzare l'accampamento, mentre i bambini festosi schiamazzano tutt'intorno, sgridati ogni tanto da qualche vecchia, ma mai troppo severamente.
Tra questi bambini ve n’è uno, dai capelli piuttosto chiari, quasi castani, e dalla carnagione quasi pallida, -ben diversa dalla tinta di cuoio antico degli altri Lakota- che si distingue da tutti per la sua esuberanza, sempre pronto ad intrufolarsi di nascosto nei tipì dei vecchi, col rischio di prenderle di santa ragione, per ascoltare i loro discorsi o anche le loro storie.
Questo ragazzo, per il quale sua madre Coda Macchiata si dà tanta pena, lamentandosi spesso con il suo secondo marito, Tashunka Uitko per tutte le preoccupazioni che le dà questo suo figlio esuberante e sconsiderato, sarà un giorno Cavallo Pazzo, il nemico giurato dell'invasore bianco.

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