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Voglio le tue palle in bocca.


di Mesx
17.06.2025    |    5.858    |    5 9.8
"Sentii la sua lingua invadere la mia bocca..."
"Voglio le tue palle in bocca".
E' con questo messaggio che è iniziato il mio rapporto malato con M, la mia collega 10 anni più grande di me.
Lavoro in un ufficio di un paese, lontano dalla ressa e nel pieno della quotidianità e del "vedere sempre le stesse facce".
Sono l'unico al mio sportello, mi occupo e gestisco tutto io. Questo mi permette di regolare i miei tempi, le mie pause e tutto quanto fintanto che sto negli orari e negli obiettivi che vengono imposti dall'azienda.
Tuttavia, la mia quiete è stata interrotta per 6 lunghi mesi dove, per un solo giorno alla settimana, sono stato forzato a dover coprire il buco lasciato da una collega in maternità nella sede principale.
Io come altri eh, nessun torto o nessun dispetto mirato, ma sicuramente per una persona abituata ormai da tempo a lavorare in solitudine (anche se a contatto con la gente) è stato sicuramente uno smacco.
La nuova routine, volente o nolente, fu un nuovo peso da gestire.
Colsi tuttavia l'occasione con la mia migliore positività. Pensai tra me e me che fosse un'ottima occasione per conoscere coloro che lavorano sempre in sede centrale e che, per un motivo o per l'altro, sento quotidianamente.
Ma se c'è una regola che viene sempre (e purtroppo aggiungerei) rispettata è che lavorare con altra gente porta inevitabilmente ad avere simpatie ed antipatie...la mia situazione non fu diversa.
Fu tra le molteplici colleghe antipatiche che feci la conoscenza di colei che chiameremo semplicemente M.
Mi ci volle un po' prima di "notarla" a dirla tutta, era la collega che tendeva a stare in disparte o a chiacchierare con poche persone con le quali era più affiatata, ma fu nell'arco degli ultimi mesi che ci ritrovammo più spesso a lavorare spalla a spalla e pertanto a parlare e conoscerci.
Dove M non brillava come alcune delle ragazze più giovani, indubbiamente il suo modo di fare e il suo carattere erano interessanti e la facevano spiccare nel mezzo del gruppo.
Non tirerò ancora per le lunghe la faccenda, ma da una simpatia ed una risata si passò molto in fretta alle battute, ai piccoli "sfottò" e a quegli sguardi complici di due persone che nel profondo sanno di piacersi.
Ma qui ovviamente subentrò la ragione.
Io in una relazione avviata, lei sposata da diversi anni e con due figlie.
Divertente fare i giochi di sguardi e mangiarsi con gli occhi, ma chiaramente il limite da non oltrepassare era marcato da una linea spessa quanto la fede che portava sul dito.
Quindi come due strateghi su un campo di battaglia iniziarono le domande generiche ma chiaramente con un secondo fine.
"Come va con la tua ragazza?"
"Ma quindi state insieme da poco?"
"Come va a casa? Le bambine?"
"Da quanti anni è che sei sposata con tuo marito?"
E via dicendo.
Una guerra non fredda, gelida. Polare oserei dire.
Ma se c'è una cosa che la storia ci ha insegnato è che le guerre si smuovono con una mossa inaspettata ed improvvisa...ed è esattamente ciò che la mia "rivale" fece.

Ero appena rientrato a casa da lavoro come ogni venerdì, dopo esserci visti e stuzzicati su quella famosa soglia del "sai che non sono disponibile ma vorrei esserlo".
Sento il telefono vibrare, un messaggio.
Il numero di telefono ormai ce lo eravamo scambiati da un po', ma nessuno dei due aveva mai iniziato una conversazione.
Fu li che M lanciò il suo attacco.

"Voglio le tue palle in bocca".
Rilessi il messaggio per sicurezza almeno 4 volte. La frase era sempre quella e lo spazio interpretativo era inesistente.
"Ti hanno preso il telefono e ti stanno facendo un brutto scherzo?" Risposi evasivamente.
Le pensai tutte prima della sua risposta, in quel frangente di secondi ebbi anche il timore che fosse una mossa del marito perché magari lei era stata sconsiderata a casa e aveva detto qualcosa di troppo.
"No, nessuno scherzo, hai capito bene."
Risposi con delle faccine che ridevano, ma in realtà ero sbiancato.
"Sono seria, voglio succhiarti le palle e poi il cazzo."
"M sei impazzita per caso? Poi qui su Whatsapp..."
La sua risposta fu cruda.
"No, semplicemente sono stufa dei giochetti e poi tra qualche settimana non ti vedrò più."
Lavorando entrambi in sedi al di fuori della città e perlopiù ai poli opposti di essa sarebbe effettivamente stato difficile vedersi senza un appuntamento mirato...e lo sapevamo entrambi.
"E quindi cosa vorresti fare? Io sono fidanzato e tu sei sposata." Misi tutta la mia buona volontà nel fermare quello che era un disastro preannunciato che si stava dirigendo verso di me a velocità Mach 3.
"Senti, ho 41 anni e scopo con lo stesso uomo da 20. Sono sempre stata una brava compagna, una brava moglie ed una brava madre. Io non so esattamente come sia possibile che tu mi faccia sentire così, ma da quando abbiamo iniziato a parlarci più seriamente e a provocarci io mi sento totalmente rincoglionita. E' un errore? Si, ma voglio farlo ugualmente. Quando ti vedo sento il mio corpo scaldarsi e quando torno a casa sei fisso nei miei pensieri. Mi sono toccata già diverse volte pensandoti."
Io ero incredulo, ma rileggere quelle parole solleticava la mia mente e mi faceva indurire il cazzo nelle mutande.
D'altronde sarei un bugiardo se dicessi che non mi ero fatto qualche sega pensandola anche io.
Decisi di sferrare una contromossa potente, una che non lasciasse spazio ai dubbi.
"Allora se questo è davvero ciò che vuoi venerdì prossimo siediti di fianco a me e dimmelo a voce ciò che desideri fare."
Una mossa di congelamento, gli ormoni sono una brutta bestia e la posta in gioco era troppo alta.
Avevamo una settimana davanti e in questo modo lei avrebbe avuto tutto il tempo di riflettere sulla mossa azzardata che stava facendo.
Dentro di me pensai che avrebbe cambiato idea una volta scesi gli ormoni, sarebbe stato più che normale, il famoso "senno di poi".
Il venerdì giunse più celere che mai.
Dopo l'attività principale di sportello M si sedette al mio fianco, si guardò intorno per far si di non essere vittima di occhi indiscreti e lo disse con voce ferma e calda.
"Voglio le tue palle in bocca."
Il mio cuore sussultò.
I nostri sguardi si incrociarono, il desiderio che ardeva nei suoi occhi era indescrivibile.
Rimase quell'attimo in silenzio e continuò con lo stesso tono:
"Oggi la responsabile non c'è. Se andiamo in bagno lo faccio oggi stesso, giuro su quanto è vero che amo le mie figlie."
Il desiderio era diventato troppo forte, la presi per mano e ci dirigemmo verso il bagno, passando per vie traverse per evitare di essere visti da altre colleghe.
Varcammo la soglia, accendemmo la luce, chiudemmo la porta dietro di noi.
Mi attaccò contro il muro, baciandomi intensamente. Sentii la sua lingua invadere la mia bocca.
"M..."
Le sue mani scorrevano sul mio corpo e io feci lo stesso con le mie, toccando le sue curve. La mia lingua ora si intrecciava con la sua.
Il limite era stato oltrepassato, ora potevo stringere quelle tette così ben fatte e afferrare il suo culo un po' grosso da mamma che ha sfornato due figlie.
La sue mani, inizialmente posizionate sul mio petto scivolarono giù, verso la patta dei jeans.
La violenza nei movimenti con cui si impegnò ad aprirli trasmetteva tutta la voglia con cui mi desiderava.
Quando ci riuscì si abbassò, avida.
I boxer non ebbero scampo e il mio membro duro faceva già capolino dall'elastico.
Rimosso l'ultimo ostacolo rimase ferma un attimo ad ammirare il mio cazzo, bagnato di umori al solo pensiero di entrare nella sua bocca.
"E' proprio bello e grosso come lo immaginavo."
Dopodiché le parole del messaggio divennero realtà.
La sua lingua, rovente, si poggiò delicatamente sulle mie palle.
La mia mancanza di preparazione a questa evenienza era evidente anche dalla mia rasatura in ricrescita.
Ma non le importò.
Dalle dolci leccate ai colpi di lingua piena ad arrivare quasi fino al perineo...Dai piccoli baci quasi premurosi all'intero scroto risucchiato nella sua bocca e bagnato della sua saliva.
Non avevo parole, solo ansimate a bocca coperta.
Continuò per un po' e nel mentre la sua mano delicatamente faceva su e giù sull'asta a scoprire la cappella.
"Dimmi ciò che vuoi, perché so che lo vuoi."
La sua autorevolezza mi mandava in visibilio, ma era mio dovere risponderle a tono, così la presi dal mento e replicai guardandola negli occhi:
"Allora succhiamelo, fammi vedere di cosa sei capace, mammina."
Sorrise, soddisfatta e perversa.
La sua bocca accogliente avvolse il mio cazzo e non si fermò fino a quando non raggiunse la base.
Sussultai e per un attimo pensai fosse game over, tra l'eccitazione e la sua abilità era difficile non sborrarle in gola.
Feci appello a tutta la mia stoicità e afferrai i suoi capelli a caschetto saldamente, spingendomi quanto più a fondo possibile, trattenendola.
Mi strinse la gamba, le stava mancando l'aria...la feci penare ancora qualche istante e poi mollai la presa. Soddisfatta si sfilò con la bocca grondante di saliva e lo sguardo eccitato.
"Menomale che ho l'eyeliner waterproof..."
La sua mano non mi concedeva riposo, se avesse continuato così l'avrei inondata del mio bianco nettare senza accortezza alcuna. Concentrando l'ultimo barlume di ragione esclamai:
"Non ci resta molto tempo, tra poco si chiederanno dove siamo..." Le accarezzai il viso.
Il suo sguardo si fece supplichevole.
"Che palle per, avrei tanto voluto sentirti dentro di me..." la sua mano lenta continuava a fare su e giù.
"Lo so..." giocai la mia carta. "La prossima volta, ok?"
Il suo sguardo si accese di malsana speranza.
"Però non posso farti tornare in ufficio così" dando un colpetto al cazzo per verificarne la turgidità.
"Hai ragione..." misi la mano dietro la sua nuca, spingendola a succhiare ancora.
Sentivo la sua foga mischiata ai suoi gemiti di piacere, sapeva di star per ricevere la ricompensa del suo duro lavoro.
"Sei pronta mammina?"
Mi spinsi dentro la sua bocca, scopandola e smisi di porre resistenza, lasciandomi semplicemente andare.
La sborra salì impetuosa e la sentii schizzare nella sua bocca con forza.
Lei cercò di accoglierla tutta, ma non ci riuscì e una abbondante parte colò ai bordi della sua bocca.
Mi lanciò un ultimo seducente sguardo prima di buttare giù quello che non era colato.
"...Buona."
Quell'unica parola mi fece sussultare, se ci fosse stato più tempo gliene avrei data ancora per soddisfare il suo appetito.
Ci ricomponemmo in maniera celere e lei si accorse che, nonostante il prodotto resistente, il trucco si era sbavato.
"Toccherà dire alle altre che hai vomitato" le dissi scherzosamente.
"Eh si...di certo non posso dire la verità..." si avvicinò, abbracciandomi "ovvero che mi stavo soffocando col tuo bellissimo cazzo..." fece una risatina prima di baciarmi.
"M lo sai che siamo nella merda, vero?"
"Ci penseremo poi...ora andiamo."

Tornammo alla nostra attività lavorativa ed effettivamente utilizzammo la scusa dell'aver rimesso per giustificare l'assenza prolungata e il trucco sbavato.
Mancava poco meno di un'ora all'uscita e cercammo di fare finta di nulla quanto più possibile.
Ma dopo essere usciti e rientrati ognuno a casa propria fu il mio turno di farle vibrare il telefono:

"Voglio la tua figa sulla mia faccia."

Uno ad uno, palla al centro.

Ci vediamo al prossimo racconto.
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