tradimenti
La raccolta delle olive
di Ciclistabo
22.10.2024 |
14.853 |
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"- “Qua non ci sono camerieri però”, continuò lei avanzando verso di lui..."
In estate, negli ultimi giorni di ferie nel paese di origine, durante una passeggiata serale in paese con la mia famiglia incontrai Giuseppe, un mio vecchio amico col quale non ci vedevamo da più di 20 anni e la sua famiglia. Chiacchierammo a lungo piacevolmente, ci accordammo per una cena la sera dopo in pizzeria e così ci rivedemmo passando una bellissima serata al termine della quale lui ci invitò a passare una domenica nella loro casa in campagna dove vivevano, ma siccome da lì a qualche giorno saremmo dovuti ripartire, ci toccò rifiutare l'invito. Restammo in contatto sui social dove continuammo a sentirci e, approfittando di un invito ad un matrimonio che ricevemmo, gli dicemmo che saremmo scesi in paese per qualche giorno ad ottobre. - “Ma dai, benissimo!”, esultò lui al telefono quando lo chiamai, “anche se è periodo di raccolta olive, però ci piacerebbe se veniste a pranzo lo stesso”.
- “Volentieri”, rispose Lisa, “ma non è giusto che veniamo solo per pranzare, vi diamo una mano a raccogliere le olive”.
Giuseppe naturalmente accettò la proposta.
La domenica stabilita ci presentiamo nella sua bella casa in campagna. La tenuta è molto grande, c'è una gran bella casa in pietra ed un grande terreno con alberi di ogni tipo. Ad accoglierci è proprio lui che felicissimo ci saluta e ci presenta tutto il resto della famiglia. Oltre alla moglie Lucia ed ai bambini che hanno l'età dei nostri, c'è anche tutta la famiglia. Genitori, cognati, nipoti e cugini, il tutto per una 30ina di persone. Dopo le presentazioni, ci danno delle canne e dei pettini appositi per le olive e ci mettiamo a lavoro anche noi insieme a tutti gli altri. Giuseppe non sta nella pelle, è proprio contentissimo della nostra presenza, sembra un bambino e ci sta sempre attaccato.
Tra un albero e un altro, tra una chiacchiera ed un'altra, il tempo passa, tant'è che verso le 11, tutte le donne vanno in casa a preparare il pranzo mentre noi restiamo lì a lavoro. Dopo 10 minuti però vedo tornare Lisa da noi.
- “Non mi lasciano fare niente di là, piuttosto che stare senza fare nulla almeno dò una mano qui”.
Continuiamo a lavorare, Giuseppe che prima stava sempre arrampicato sugli alberi da quando Lisa era tornata si era messo a raccogliere le olive dal basso, standole sempre vicino, l'occasione per parlarle e non solo. Infatti, seppur me ne stavo dall'altro lato, non potevo non notare lo sguardo rivolto al suo fondoschiena quando lei si abbassava a prendere le olive che erano fuori il telone, quei leggins stretti che indossava davano una bella visione del suo culetto tondo e piccolo. Lisa non era di certo Lucia o le altre donne di quella giornata, più in carne, robuste e dal seno grosso. Lei a confronto era molto più magra, una seconda scarsa ma con un bel culetto sodo. E Giuseppe non era di certo l'unico che la ammirava, ora che le altre donne non c'erano e Lisa era rimasta l'unica donna, guardandomi intorno mi rendevo meglio conto degli sguardi furtivi dei maschietti e casualmente, quasi tutti lavoravano in zona dov'era lei. Ma tra tutti Giuseppe era quello che più le stava accanto anche perché pure Lisa sembrava che certi movimenti li facesse apposta per stuzzicarlo. La vedevo chinarsi facendosi ammirare, così come avevo notato la zip della maglietta che indossava abbassata più del solito, così da farsi sbirciare il seno. Era evidente che si stava divertendo a stuzzicarli, soprattutto appunto con Giuseppe, piegandosi a 90 davanti a lui prima con la scusa di raccogliere le olive e poi con la stessa scusa mettendosi in ginocchio a pochi metri sempre da lui, che quando alzava la testa, dalla posizione in cui mi trovavo, sembrava che fosse pronta per accogliergli il cazzo in bocca. Al solo pensiero mi si era indurito, non osavo immaginare lui come stava in quel momento e vedendolo in viso notavo che era un misto tra l'imbarazzo e la preoccupazione per la mia presenza, difatti alzava lo sguardo di tanto in tanto e mi cercava, per capire se stavo guardando. E io sbirciavo di nascosto senza farmene accorgere da lui e da lei, che Giuseppe gli stesse simpatico l'avevo intuito sin dal primo giorno che l'avevamo incontrato in estate, non si era fatta pregare quando ci avevano invitato a cena la sera dopo e quella sera in pizzeria era più spigliata e socievole del solito.
Nel frattempo si era fatto mezzogiorno passato e finalmente lasciamo gli ulivi per andare a pranzare. A tavola ci troviamo seduti in una lunga tavolata tranne i bimbi in un tavolo a parte. Nel nostro da una parte le donne tutte insieme e dall'altra gli uomini per arrivare a metà tavolata dove ci sediamo io e Lisa, io da una parte e lei dalla parte opposta di fronte, accanto due sedie vuote nelle quali si sarebbero dovuti sedere Giuseppe e Lucia i quali, essendo i padroni di casa, stavano portando a tavola le ultime cose. Caso vuole che Lucia porti l'ultima bottiglia di acqua trovandosi nel mio lato e Giuseppe l'ultima di vino trovandosi nel lato di Lisa.
- “Dai sedetevi che sennò si fredda”, urla l'anziano signore seduto a capotavola e per non perdere altro tempo decidono di non fare il giro e sedersi così come si trovano.
Pranziamo, seduti sfalsati sembra che ci sia stato uno scambio di coppia, peccato che Lucia per quanto possa essere simpatica e gentile, non abbia la stessa malizia di Lisa e probabilmente nemmeno lo stesso interesse. A guardarli dal lato opposto li vedo sempre conversare tra loro come fossero due amanti, anche se Giuseppe ad ogni battuta o risposta mi cerca sempre con lo sguardo. È in imbarazzo totale, Lisa lo stuzzica e lui si trova in uno stato confusionale che non sa come comportarsi, sia per la mia presenza che per quella della moglie che però non sembra accorgersi di nulla, al contrario mio che conosco bene la mia preda. Il pranzo dura più di un'ora, durante il quale Lucia si alza in continuazione, mentre Giuseppe che all'inizio si alzava e le dava una mano, da un certo punto non si alzò più. Succede poi che dopo aver mangiato il dolce, Lucia chiede a Giuseppe di andare a prendere la bottiglia di limoncello e lui non si alza. Glielo ripete una seconda volta e lui che in viso era diventato più rosso, non si alza di nuovo ma anzi chiede alla cognata che era in piedi di prenderlo lei nel frigo. Il dubbio che stava succedendo qualcosa sotto quel tavolo mi viene, lui aveva un'aria persa nel vuoto e mi guardava, la prima cosa che mi venne da pensare è che laggiù, sotto quel tavolo e nascosta dalla lunga tovaglia, una mano furba si stava dando da fare con qualcosa di duro e vispo. Solo dopo 5 minuti si alzò finalmente e non appena lo fece schizzò velocemente dentro casa, come se si fosse liberato da un peso, e anche da qualcos'altro. Mi girai verso Lisa che mi guardava con quell'aria da bambina biricchina, di chi ha commesso la marachella ma che vuole fare credere che non è stata lei, mentre sorseggiava quel suo bicchierino di limoncello e solo quando quasi tutti si furono alzati dalla tavola, anche lei lo fece. La raggiunsi mentre passeggiava da sola per la villa ammirando le piante di rose.
- “Belle e spinose. Attenta a toccarle, potresti pungerti le dita e poi non puoi più usare le mani”, le dissi raggiungendola da dietro.
- “No no, infatti. Anche perché voglio usare la canna adesso”, rispose lei maliziosa.
- “Quella è meglio se la fai usare a chi è più esperto”.
- “Dici? E vabbè. Vuol dire che continuerò a stare sotto, piegata o in ginocchio”.
La guardai, il suo sorriso malizioso diceva tutto, la lasciai andare verso il gruppetto degli altri che si preparavano a continuare il lavoro. Prima di raggiungerli passai dal bagno dal quale stava uscendo Giuseppe che vedendomi si spaventò.
- “We, tutto bene?”, gli chiesi vedendo la sua espressione preoccupata.
- “S..si si”, rispose lui serio e pallido in viso.
- “Complimenti per il pranzo, sono pienissimo. Dopo una mangiata così ci vorrebbe una bella…dormita”, dissi prendendomi una pausa prima di pronunciare la parola “dormita”.
Chiaramente la mia era una battuta detta apposta per far credere un doppio senso. Lui non rispose, ma fece solo un sorriso nervoso.
- “Vado in bagno e sono pronto a ricominciare”, dissi ancora liberandolo.
Quando uscii dal bagno andai verso il gruppetto di lavoratori, presi la mia canna e prima di iniziare mi guardai intorno. Non vidi né Lisa né Giuseppe. Chiesi al cognato dove fosse Giuseppe e mi rispose che era andato a raccogliere le olive in fondo alla campagna che c'era un albero piccolino da fare. La cosa mi puzzava, con la scusa di andare in bagno mi allontanai dal gruppo e andai verso quell'albero che appunto si trovava alla fine del terreno, ben distante e poco visibile. Mentre lo raggiungevo, vedevo Giuseppe di spalle ma non vedevo Lisa. In mente subito l'idea che fosse “coperta” dalla sagoma di Giuseppe e che stavano facendo qualcosa, così iniziai a camminare più delicatamente, evitando di fare rumore e farmi sentire, ma più mi avvicinavo e più non riuscivo a vedere lei. Quando ormai ero ad una decina di metri da lui mi resi conto che Giuseppe stava davvero lavorando da solo. Mi guardai intorno e di Lisa nemmeno l'ombra, proprio quando stavo per chiamarlo e farmi sentire da lui, voltandomi indietro vidi qualcuno avvicinarsi e quel qualcuno mi sembrava proprio Lisa. D'istinto mi venne di raggirare la grande siepe che delimitava il confine col terreno del vicino e di nascondermi dietro, tra le foglie riuscivo a vedere Giuseppe intento a lavorare e con la sua canna scuotere l'ulivo.
- “Che fai, lavori da solo?”, chiese Lisa dandomi la conferma che fosse lei la persona che stava arrivando.
- “Si, c'era questo albero da fare. È piccolino e quindi sono venuto da solo”.
- “Ma in due le cose si fanno meglio, no?”, disse ancora lei facendo intendere anche altro.
Giuseppe la guardò e non rispose. Aveva un'espressione strana.
- “Che c'è? Adesso ti dò fastidio?”, continuò lei.
- “No, ma che dici?”, rispose lui. “Però capisci che non è una cosa di tutti i giorni ricevere una sega sotto il tavolo dove ci sono tutti i parenti e soprattutto con mia moglie e tuo marito di fronte”, continuò.
- “Ti senti in colpa ora? Potevi fermarmi se non volevi. Non ti sentivi in colpa però in estate nel bagno della pizzeria”, protestò lei.
- “No no, anzi. Sono due mesi che ci penso a quel cavolo di cameriere che ci ha interrotti quella sera”, disse Giuseppe sorridendo.
- “Qua non ci sono camerieri però”, continuò lei avanzando verso di lui. “Dove eravamo rimasti quella volta? Ah già, ora ricordo. Ero qui sotto”, disse abbassandosi sulle ginocchia.
Lisa allungò le mani sul pantalone di Giuseppe e slacciò la cintura, abbassò la zip e le mutande, quel tanto che bastava per tirare fuori quel cazzo a quanto pare molto desiderato. Dalla mia posizione non vedevo bene l'espressione del suo viso mentre glielo succhiava ma dall'espressione di Giuseppe si capiva benissimo che ci sapeva fare, non che avessi dubbi a riguardo. La lasciò fare, godendosi quel momento, da come tirava su la testa si capiva che stava godendo tanto. Teneva in una mano la canna per le olive e l'altra appoggiata sulla nuca di lei, aiutandola nei movimenti anche se non ne aveva di certo bisogno. Si guardava intorno ogni tanto, la distanza e gli alberi che coprivano in parte la visuale lo rendeva per un certo verso più tranquillo, era sicuro che stavolta nessuno poteva interrompere quella scena, come era successo nel bagno della pizzeria. Anche in quella situazione l'idea di tradimento a poca distanza dalla moglie, tra l'altro con la donna di quello che era stato il migliore amico d'infanzia, gli dava quel senso di colpa ma allo stesso modo rendeva il tutto più eccitante. Ci mise poco a tornare duro, nonostante la venuta di qualche ora prima sotto quel tavolo, Lisa era così brava e troia in quella situazione. Avrebbe voluto svuotarsi dentro la sua bocca ma lei voleva la sua parte e così si staccò da quel cazzo pronto per essere usato e si rialzò. Bastò uno sguardo, non servivano parole in quel momento, Giuseppe girò di spalle Lisa, la spinse un po' più avanti così da permetterle di appoggiarsi con le mani al tronco dell'ulivo, le abbassò in un colpo leggins e mutandine e la penetrò con un colpo secco. Non serviva di certo prepararla, era già bagnata di suo e poi non voleva andarci piano, aveva voglia di scoparla duramente, farle sentire addosso tutta la sua voglia e renderla cosciente di quanto fosse troia, come se non lo sapesse. La prese con forza, sentivo benissimo i colpi che le stava dando, il battere del suo corpo contro il sedere di lei, l’ansimare di Lisa che si godeva quel trattamento rude ma che le piaceva molto. Si teneva forte al tronco dell'ulivo per non sbilanciarsi in avanti, i colpi erano a volte costanti, ma a volte Giuseppe rallentava per poi darle dei colpi secchi e forti. Dalla mia posizione vedevo benissimo l'espressione di lei, le ero proprio davanti, mi separavano solo quei rami e quelle foglie che mi nascondevano dai loro sguardi. Eppure ad un certo punto mi sembrò che lei mi stesse guardando, per un attimo non abbassò più la testa e lo sguardo verso il basso, ma rimase ferma con la testa dritta, come se lui le stesse tirando i capelli indietro per farle alzare la testa. Almeno quello mi sembrava stesse facendo, ma guardando bene le mani di lui erano sui fianchi di lei, la teneva salda per poter spingere di più. I suoi occhi sembravano avermi notato, la sua espressione però era la stessa, goduriosa e per nulla preoccupata della mia eventuale presenza. “E se si fosse accorta di me realmente?” mi chiesi a quel punto. Sembrava che me lo stesse facendo apposta, d'altronde ero io che avevo tanto insistito per andare a quella cena con quel vecchio amico, ero io che gli avevo raccontato di essermi fatto la ragazzina per la quale lui aveva perso la testa quando eravamo giovani e di non averglielo mai detto. Che mi stesse dando la giusta punizione, a distanza di anni stava pareggiando le cose, lei che, da paladina della giustizia, si stava sacrificando per una giusta causa che poi, tanto sacrificio non era visto come godeva per quel cazzo che le stava riempiendo la figa. Per suo dispiacere però Giuseppe non durò molto, d'altronde era da comprendere poverino, per il trattamento che lei gli aveva riservato anche prima.
- “Ho sete”, gli disse mentre si rivestiva, “mi andresti a prendere dell'acqua in casa?”, chiese Lisa a Giuseppe che fece quanto chiesto.
Andò in casa, prese una bottiglietta e tornò verso il piccolo albero ma non appena si avvicinò rallentò il passo restando sorpreso. Infatti, oltre a Lisa c'ero anche io sotto quell'alberello.
- “Oh, finalmente l'acqua”, disse lei accogliendolo. “Stavo morendo dalla sete”, continuò prendendo la bottiglietta e sorseggiandola davanti a noi.
Giuseppe rimase impietrito, non si aspettava di certo di trovarmi là e non ci stava capendo nulla.
- “Beh ragazzi. Io torno di là, vi lascio lavorare da soli, avete tante cose da raccontarvi voi due”.
Un sorriso dei suoi, un occhiolino evidente e andò via, pienamente soddisfatta per quello appena fatto, lasciandoci da soli.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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