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Pendolarismo vivace


di MIIITIIICO2
01.07.2011    |    22.851    |    0 8.7
"Ormai voleva una cosa sola e di certo non sarei stato io a fermarla in quel momento, fossi matto… cosi iniziò a succhiare sempre più forte maneggiandolo ed..."
Da quando mi sono trasferito dalla città alla periferia, a circa un’ora e mezza di dove abitavo prima, mi sono trasformato in uno dei tanti pendolari che usufruiscono del servizio treni nazionale per raggiungere il posto di lavoro, anche perché utilizzare l’auto è impensabile, visto i costi e il tempo che ci si metterebbe. Certo i nostri treni a volte fanno le bizze con gli orari, d’estate sono bollenti e spesso senza aria condizionata, ma quando alla fine del mese si tirano le somme, un po’ di sudore perso è sempre meglio di un portafoglio vuoto.
Si sente spesso parlare di storie o conoscenze nate sui treni, dovute per lo più ad uno scambio di battute a seguito di un disservizio che costringe molti di noi ad aspettare invano un treno e che ci porta a brontolare spesso con gli addetti ai lavori.
E’ proprio a seguito di uno di questi momenti poco piacevoli che conobbi un po’ meglio lei; dico un po’ meglio perché prima la vedevo quasi tutti i giorni ma semplicemente come collega di viaggio e niente più, magari anche solo di sfuggita mentre passava per cercare un posto libero mentre io mi ero già accomodato o viceversa.
Sta di fatto che tra una lamentela e l’altra quel fatidico giorno ci parlammo anche; lei solare e allegra, anche nell’arrabbiatura, con quegli occhi azzurri e i capelli corti neri. Avvolta nella sua camicia elegante e aderente a righe azzurre e bianche, indossata sopra un paio di pantaloni bianchi stretti alla caviglia e con un sandalo infradito argentato. Proprio il tipo di abbigliamento che mi piace su una donna elegante come lei è.
E’ molto piacevole parlare e discutere con lei, abbiamo molti cose in comune e questo ha portato a cercarci tutte le sere sul treno per viaggiare insieme e conoscerci meglio, ma mai avrei potuto immaginare che questa conoscenza reciproca potesse portare ben oltre che una semplice amicizia viaggiante. Infatti una delle tante sere successive passate insieme, nella stanchezza generale lavorativa e nella noia del lungo viaggio che ci stava portando a casa, il nostro dialogo e discorso si è indirizzato verso l’argomento sesso e piacere, fortunati di essere quasi da soli sul treno, perché la maggior parte della gente era già scesa molto prima e pochi arrivavano fino al capolinea, così nessuno poteva sentire le semiporcate che ci stavamo confessando.
Proprio durante il discorso arrivato ad un livello molto interessante, lei mi guarda e mi dice “per esempio, se ora io strusciassi il mio piede cosi, tra le tue gambe e raggiungessi il tuo pene accarezzandolo, come reagiresti?” ed intanto saliva piano piano… un groppo in gola mi sopraggiunse e un po’ sbalordito e sorpreso, ma molto interessato ed eccitato dalla situazione le risposi la prima cosa che mi venne in mente:
“beh,… una donna non andrebbe mai contraddetta, se non ce n’è bisogno… ti lascio fare, non vorrei che ti infastidisse che ti fermo. Però per par condicio non è giusto che sia solo io a beneficiare di questo piacere… vieni qui accanto!” e senza farselo dire due volte si alzò dal suo posto di fronte a me e si accomodò al mio fianco.
Sostituì il suo piede con la sua mano iniziando a massaggiarmelo dolcemente, mentre le nostre bocche si incontrarono quasi automaticamente. Di contro anche la mia mano andò alla ricerca del suo pube. Ci fermammo un attimo, ci guardammo intorno e vedemmo che gli unici due passeggeri del vagone stavano preparandosi a scendere, cosi aspettammo di essere soli per riprendere il reciproco “discorso”.
Una volta soli, lei mi slacciò rapidamente la cintura, mi sbottonò i jeans e affondò la sua mano dentro le mie mutande. I discorsi precedenti e sentirlo cosi duro stretto nei jeans l’avevano eccitata all’inverosimile… iniziò il suo massaggio diretto., lo accarezzavo delicatamente alternando a strofinate poderose. Non le manca certo l’esperienza nella masturbazione maschile ed io ne stavo traendo beneficio. Quando pensavo che si limitasse solamente a menarmelo un po’ senza farmi raggiungere l’orgasmo, con mia più totale sorpresa, ma non chiedevo altro sinceramente, abbassò il suo viso tra le mie gambe e liberandolo dalle mutande iniziò a succhiarmelo avidamente. Non avrei mai pensato, dalle prime volte che ci siamo conosciuti, che era cosi assatanata di sesso. Sapeva come fare alla grande… lo leccava tutto, faceva uscire la punta e la baciava, la avvolgeva tra le labbra e con la mano lo massaggiava amabilmente. I suoi movimenti erano lenti e dolci, la sua lingua lavorava bene. Fortuna che non c’era nessuno e il controllore era già passato, altrimenti sarebbe stata una figura barbina.
Ormai voleva una cosa sola e di certo non sarei stato io a fermarla in quel momento, fossi matto… cosi iniziò a succhiare sempre più forte maneggiandolo ed accompagnando le sue labbra con la sua mano. Su e giù, io ormai ero perso, ci sa fare la ragazza! Fortuna che la nostra fermata è il capolinea, altrimenti chissà dove rischiavamo di finire con il treno. Ancora su e giù la sua bocca sul mio cazzo, la sua mano salda intorno a lui… sento che manca poco e lei lo capisce cosi aumenta il suo movimento serrando bene le sue labbra. Non vuole perdere neppure una goccia a quanto parte… ferma le sue labbra ed inizia a muovere solo la mano, su e giù, vuole sentire il liquido entrarle dentro a schizzi… muove rapida la mano, sente i miei gemiti ed il mio respiro aumentare fino a quando non sente un flotto caldo di sborra sbattergli sul palato, cosi muove ancora la mano fino a spremere ogni ml del mio sperma dentro la sua gola… mi guarda, alza gli occhi azzurri e mi strizza l’occhio, che porca! Si toglie dal mio cazzo e chiude le labbra… butta giù tutto e mi sussurra “cavolo, eri bello pieno!! Ma ora sei vuoto!”. Io ancora eccitato dal lavoro ricevuto non rispondo altro se non un “eh già!” quasi inebetito…
Il treno iniziò a rallentare arrivato a destinazione, la nostra città… ci ricomponemmo, lei si pulì bene, io anche e mi risistemai… scendemmo dal treno, ci salutammo con due baci e lei mi disse “salutami tua moglie” e di contro le risposi “e tu salutami tuo marito, a domani”.

Da quella sera non c’è più stata occasione di replicare in quel modo perché mai più rimasti soli, ma se dovesse accadere vi terrò aggiornato.
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