tradimenti
Scatti Riservati Cap.06 - Ammaliante

23.06.2025 |
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"«Sei sicuro che questo abbia solo diciotto anni?»
Gerini non risponde subito..."
Il sole colpisce la superficie del mare con riflessi taglienti, mentre lo yacht di Martini riprende la navigazione lenta verso sud. Marco e Maddie sono in cabina. I capelli di lei sono ancora umidi, raccolti in un asciugamano bianco. Marco ha appena chiuso la porta a chiave.La boccetta di crema solare è sul tavolo. Maddie la prende, svita il tappo e ne estrae il fondo nascosto. All'interno, una chiavetta USB. Marco apre il portatile, la inserisce. Si apre un singolo file criptato, protetto da una password. Maddie digita in silenzio: "RoggiaMad2025".
Il file si sblocca. Appare un PDF con il logo dei servizi segreti italiani. Titolo: Obiettivo: Identificazione potenziale rete.
Marco scrolla la pagina. Dentro ci sono 17 profili con foto, età, nazionalità e nota operativa. Alcuni volti sono familiari. Altri meno.
Maddie si china su di lui. "Lei... la diplomatica tedesca. Si è fatta scopare dalle venete, l'hanno raccontato ieri."
"E lui... cazzo, è Rade. Quello della moglie e del bull."
"Ok. Ce li hanno messi nella lista. Questo significa che sono sospetti. Ma non è detto che siano colpevoli."
"Già. Tocca a noi capirlo."
Si guardano. Il gioco è ricominciato.
"Allora, da chi iniziamo?" chiede Marco, passandosi una mano tra i capelli.
Maddie sorride. "Dalla colazione. Studiamo i movimenti. Poi ci dividiamo. Io punto sulla tedesca. Tu su Rade."
"Devo fare di nuovo il fotografo ufficiale?"
"Esatto. E magari fare domande da dietro l'obiettivo."
La colazione viene servita sul ponte centrale, a buffet. Frutta tropicale tagliata in geometrie perfette, croissant fragranti, yogurt, pancake, caffè e spremute. Il personale di bordo si muove silenzioso, sorridente, con una precisione quasi inquietante.
Marco e Maddie si presentano con abiti casual ma impeccabili. Lei in abito bianco corto e sandali dorati, lui in lino beige, macchina fotografica sempre al collo. Scelgono un tavolino appartato, ma con visuale ampia sul buffet e sulle zone di passaggio.
«Ecco la tedesca,» sussurra Maddie, indicando con la forchetta una donna elegante, sui quaranta, capelli biondi raccolti in uno chignon perfetto, un completo di lino azzurro e occhiali scuri. «Ambasciata a Berlino, secondo il file. Ha passato la serata con le due venete e ora fa colazione con Martini.»
«Fa squadra con lui?» chiede Marco.
«Oppure lo tiene d’occhio. O lo frega. Tocca scoprirlo.»
Poco dopo si avvicina Rade. Ha una camicia floreale aperta sul petto villoso e i soliti Ray-Ban specchiati. Sorriso cordiale, odore di dopobarba forte e un’andatura da uomo soddisfatto. Quando incrocia lo sguardo di Marco, alza un bicchiere di succo in segno di saluto.
«Tu pensi a lui,» sussurra Maddie. «Io proverò a osservare meglio la tedesca. Magari la intercetto a metà mattina.»
«Come ci muoviamo?» domanda Marco, mentre si riempie il piatto.
«Io farò la solita MadSex, provo a farla parlare con le ragazze. Tu offrigli una sessione fotografica privata. Magari vuole ricordi del suo piccolo harem.»
Marco annuisce. Raccoglie le posate. Guarda Maddie. Si scambiano uno sguardo veloce, complice. Poi si siedono a consumare la colazione
Passata un’ora il ponte inferiore dello yacht è più tranquillo rispetto ai giorni precedenti. Dopo giorni di eccessi, alcuni ospiti sembrano preferire una quiete apparente, quasi sospetta. Marco e Maddie si aggirano tra le aree comuni con l’aria distratta di chi osserva solo per abitudine.
Seduta su una chaise longue, la diplomatica tedesca — capelli biondo miele raccolti, occhiali da sole squadrati, corpo tonico e pelle dorata — legge un libro in francese, sorseggiando un cocktail con una cannuccia nera. Le due modelle di Treviso le si sono avvicinate poco prima. Ridono, parlano a bassa voce. Una delle due si sporge e le sussurra qualcosa all’orecchio. La donna non sorride, ma annuisce con lentezza.
«Non si lasciano più» mormora Maddie, mimando un click con l’indice. «C'è feeling fisico, ma anche chimica sociale. Questa donna non è solo una puttana diplomatica… è qualcuno abituato a comandare.»
Marco intanto osserva un altro gruppo, più defilato. Rade è seduto su uno sgabello in zona bar. Non c’è traccia di Lidia o Ivan. È solo, lo sguardo perso tra le onde. Sorseggia vodka pura. Ogni tanto tira fuori il telefono, poi lo rimette via. Un’ombra attraversa il suo volto.
«Rade sembra giù di tono» commenta Marco. «Potrei agganciarlo. Forse la moglie lo ha umiliato più del solito.»
«Potrebbe essere il momento giusto per offrirgli… comprensione maschile» ironizza Maddie. «Io continuo a lavorare sul trio trevigiano-tedesco. Sono curiose. E io posso diventare molto… stimolante.»
Si dividono. Marco prende due bicchieri dal bar e si avvicina a Rade, facendo finta di sbagliare direzione. «Oh, scusa, volevo sedermi qui…»
Rade lo guarda. Ci mette un secondo a riconoscerlo. Poi fa un mezzo sorriso stanco. «Markus Roggia. Il voyeur ufficiale del decadimento occidentale.»
Marco ride. «Il mio portfolio ringrazia. Ti va da bere?»
Rade accetta. Bevono insieme. Marco resta vago, cerca di lasciar parlare l’altro. Funziona. Rade è stanco, visibilmente provato. Parla della moglie, di Ivan, del fatto che sta diventando solo uno spettatore pagante della propria vita.
«Tutti pensano che i soldi comprino tutto. Ma nessuno ti dice cosa succede quando il tuo ruolo è solo quello dell’uomo che paga per farsi togliere la dignità.»
Marco lo ascolta, sincero. Gli fa qualche domanda. Accenna ai suoi progetti futuri. Rade si apre ancora di più.
Rade accende una sigaretta e guarda il mare. «Sai qual è la cosa peggiore, Markus? Non è il vedere mia moglie scopata da un altro… è che inizio a pensare che a lei non serva più nemmeno la scusa. Non è più per eccitarmi. È perché le piace e basta.»
Marco annuisce, restando in ascolto. «Hai mai pensato di tirartene fuori?»
«E tornare a cosa? Alla solitudine? Alla noia? Al senso di fallimento? No, almeno così… mi illudo che sia una scelta.» Rade butta fuori il fumo lentamente. «E poi… in questo mondo, Markus, non esci mai del tutto. Ti succhia dentro. I soldi, il sesso, il potere. Sono come sabbie mobili.»
Marco lascia che le parole affondino. Poi cambia tono, più confidenziale. «Ti andrebbe un servizio fotografico diverso? Qualcosa solo per te, per raccontare chi sei. Non chi fai finta di essere.»
Rade lo guarda di lato, gli occhi socchiusi. «Mi stai offrendo un modo per esistere davvero?»
«Forse solo un modo per guardarti senza vergogna.»
«È difficile dopo tanto tempo riuscire a guardarsi senza vergogna. Quel che è fatto è fatto, non esiste ritorno e il passato non si può cancellare.»
«Ma si può sempre redimersi, non sarà forse abbastanza a ripulire la coscienza. Ma non puoi affidare ad altri la tua redenzione, ti devi muovere in prima persona. Poi se hai contribuito a creare qualcosa, per te è più facile capire come distruggerla.»
Lo slavo lo guarda di traverso con occhio diffidente «Mi sembra che tu sia troppo informato per essere solo un fotografo curioso.»
Marco sorride e scuote la testa «oh no, io non so proprio nulla, ma ho alle spalle abbastanza sostegno da poter tendere la mano ad un uomo in difficoltà che vuole scappare dal suo passato.»
Un lungo silenzio.
Poi Rade annuisce piano. «Sei bravo, Markus. Pericolosamente bravo.»
Marco gli sorride. «Solo un uomo con una macchina fotografica.»
«Una macchina… puntata addosso può essere più crudele di una pistola.»
«Dipende da chi la impugna.»
Rade spegne la sigaretta, si alza. «Ti farò sapere. Intanto… tieni gli occhi aperti. Su questa barca non tutti sono quelli che sembrano.»
Si allontana, lasciando Marco con il bicchiere mezzo pieno e uno sguardo che ora brucia più del sole.
-Base operativa, Forte dei Marmi. Due settimane prima-
Una stanza neutra, illuminata da luci bianche. Arredi minimalisti. Un tavolo in vetro, tre sedie. Marco siede con le mani sul piano, lo sguardo curioso ma teso. Davanti a lui, un uomo sui cinquant’anni, elegante, barba curata, occhi attenti: lo psicologo comportamentale dei servizi.
Alla parete, in piedi con le braccia conserte, Gerini osserva in silenzio.
Lo psicologo sfoglia alcune schede, poi le poggia sul tavolo. «Allora, Marco. L’obiettivo non è manipolare. L’obiettivo è orientare. Le persone raccontano ciò che vogliono dire. Tu devi portarli, senza forzarli, a dirti ciò che non vogliono.»
Marco annuisce. «Come si fa?»
«Domande aperte, silenzi strategici, conferme non verbali. La gente ha bisogno di sentirsi capita. E quando sente che l’ascolti… apre le porte da sola.»
Inizia l’esercitazione. Il dottore finge di essere un uomo d’affari straniero, Marco il fotografo curioso ma gentile.
«Allora, Markus… come trovi questa crociera?»
«Interessante. Sai, io fotografo la pelle. Ma spesso mi chiedo cosa ci sia sotto. Tu, ad esempio, sembri uno che ha visto molto. Qual è il tuo segreto per restare così in controllo?»
Lo psicologo si interrompe. «Bravo. Non lo hai attaccato. Gli hai fatto un complimento, poi hai insinuato un dubbio, e gli hai offerto una scusa per rispondere. Sei naturale.»
Marco sorride. Gerini continua a fissarlo in silenzio, come se stesse osservando un oggetto raro.
Passano ad altre simulazioni: lusinga, confronto, provocazione controllata. Marco è rapido, fluido, mai sopra le righe. Il tono è sempre quello giusto. Coinvolgente. Pulito.
Alla fine dell’ora, lo psicologo chiude la cartellina e si volta verso Gerini.
«È pericolosamente ammaliante…» dice, ancora col tono basso della sorpresa. «Sei sicuro che questo abbia solo diciotto anni?»
Gerini non risponde subito. Guarda Marco che sistema la sedia prima di uscire.
Poi sorride. «No. Non ne sono sicuro affatto.»
Continua nella sezione “Lesbo”…
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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