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Tristina? Era


di spanio220
30.09.2022    |    219    |    1 9.2
"Quando fui per venire glielo dissi e feci per sfilarmi, ma lei con le gambe mi trattenne e mi disse che tanto prendeva la pillola di venirle dentro..."
“E come faccio a spiegarti chi è Serena? Te la ricordi la signora Tilda? Quella che abitava di fronte a zia? Quella che quando usciva e noi giocavamo sul pianerottolo, ci guardava e ci diceva, ma co tutto er posto che c’è propio qua dovete gioca’?” “Si e allora?” “Serena è una della nipoti e da qualche anno abita al posto della nonna” “Ah ma Tristina” “Bravo, proprio lei, ma non è Tristina per niente, adesso!” Perché, che è successo?” “Devi sapere che io Serena non l’ho mai considerata, sempre in giro con le buste della spesa, infagottata con le tute, i cappottini, si simpatica, quando prendevo l’ascensore con lei una battuta, un sorriso, ma finiva lì. Poi il marito, sempre con la farcia incazzata a malapena salutava quando lo incontravi per le scale o per strada, sempre a curare la macchina che non prende mai, ogni tanto scende da casa accende il motore resta lì qualche minuto e poi chiude e risale, sapessi le volte che ho chiesto se andava via per i parcheggio, ora conosco la macchina e passo oltre, in ultimo le due figlie, due profittatrici, la madre le andava a prendere a scuola e loro le mollavano subito lo zaino alle volte tutte e due e lei che arrancava sotto il peso dei libri, insomma una che non consideravi proprio” “E allora?” “Da quando sto in pensione sai che sto un po’ di più a casa, e quest’estate col caldo che ha fatto spesso rimanevo solo con le mutande, tanto i ragazzi vivono per conto loro, mia moglie è abituata a trovarmi così quando torna dal lavoro. Un giorno verso le due del pomeriggio sento suonare forte alla porta, mi sono alzato dal divano e come una furia sono andato ad aprire senza curarmi di come fossi vestito. Apro e mi trovo Serena di fronte, anche lei con una canottierina e un paio di pantaloncini corti. Lei mi ha guardato e mi chiesto scusa per la scampanellata, ma aveva un problema, le pioveva in casa e non sapeva come rintracciare il mio dirimpettaio che le abita sopra. Io mi sono scusato per l’abbigliamento, ma intanto non riuscivo a toglierle gli occhi di dosso, belle gambe magre, con una caviglia degna di una parigina e che cosce poi belle abbronzate affusolate al punto giusto ed il seno poi? Almeno un terza abbondante e si intravedevano i capezzoli che spingevano sulla canottiera essendo anche lei in tenuta casalinga. La ho invitata ad entrare per offrirle almeno qualcosa di rinfrescante onde scusarmi per i miei modi bruschi nell’aprire la porta. Dopo un attimo di riflessione, guardando anche lei i miei boxer ha accettato, < Solo un attimo però>. Mi sono infilato un paio di pantaloncini ed ho iniziato a preparare una bibita ed intanto ho iniziato a chiederle come stesse, come andava, cosa facevano le figlie, le solite banalità da ascensore, nel frattempo non riuscivo a spostare lo sguardo da quel seno superbo nonostante gli oltre quarant’anni ancora splendidamente all’in su come quello di una ragazzina Seduti abbiamo iniziato una piacevole chiacchierata e dopo aver esaurito le banalità siamo entrati un po’ in confidenza, mi ha confessato che pensavo fossi meno simpatico, anzi le mettevo un po’ soggezione visto che mi vedeva estate ed inverno sempre con dei completi, la cravatta, sempre impeccabile, però una cosa la aveva colpita, la scia di profumo che lasciavo nell’ascensore, un profumo che lei adorava al punto da regalarlo anche al marito che l’aveva lasciato sulla mensola ancora intatto. Se le piaceva tanto perché non chiedere al marito di metterlo, magari non nelle mie quantità, ma almeno un po’, così tento per farle piacere. Uno sbuffo ed un sospiro dissero molto più delle parole che seguirono. Andai di la e mi misi il profumo che le piaceva tanto, in bermuda, zoccoli, torso nudo e con il profumo che le piaceva. Chiuse gli occhi ed iniziò a respirare col naso aspirando l’aroma. < Se vuoi vengo più vicino, così lo senti meglio ad un suo cenno di assenso mi avvicinai con il collo alle sue narici, sembrava sull’orlo di un orgasmo tanto inspirava. Le dissi però, che se continuava così non mi avrebbe lasciato indifferente ed io non ero il marito, a me una volta ogni tanto non mi sarebbe bastata, quindi o la finivamo lì oppure…… lei scelse oppure, girò la testa in modo che avessi la sua bocca a portata di labbra e la dischiuse un pochino, io, che non sono mai stato di legno mi avvicinai e iniziai un lento e lungo bacio, appena le toccai le spalle scoperte sentii un brivido che le correva ovunque, così facendo la feci alzare dalla sedia dove era ancora seduta e la strinsi a me. Sentii subito la durezza dei capezzoli sul mio torace, non resistetti più di un minuto ed inizia un lento massaggio su tutto il seno soffermandomi a stringerle i capezzoli. Lei non sapeva che fare, un po’ mi abbracciava, un po’ lasciava le braccia lungo i fianchi, finchè non mi decisi e le tolsi la canottiere per poter leccare e mordere il seno. Incredibile come stava su da solo e come appena sfioravo il capezzolo con la bocca le venisse la pelle d’oca su tutto il corpo. Intanto il mio gingillo si era indurito come poche volte in vita mia e glielo strusciavo sulla pancia con ancora in mezzo i nostri indumenti. Un attimo e fummo entrambi nudi, Vederla così nuda ed indifesa davanti a me mi fece riflettere un attimo su quello che stavamo per fare, glielo dissi e le dissi anche che poi niente sarebbe stato come prima, se volevamo potevamo ancora, seppur con rammarico, fermarci. Impugnò il mio pene ed inizio un lento su e giù, a questo punto tutto era lecito. In fondo eravamo due adulti, consapevoli e consenzienti, eravamo entrambi sposati, ma quello era un particolare trascurabile. Con il medio scesi verso la sua fessurina che occhieggiava da una peluria castano chiara e sentii un bagnaticcio come poche volte mi era capitato in vita mia, iniziai un lento strusciamento esterno per poi inserire con decisione il dito all’interno di quella caverna del piacere, dopo qualche minuto così, sentendo il respiro di Serena aumentare di ritmo e di intensità, smisi con il dito e piano piano mi avvicinai con la bocca, un profumo di lavanda mi colpi le narici ed iniziai un lento passaggio con la lingua, prima esterno, poi sempre più giù fino ad effettuare una penetrazione con la lingua. Il respiro aumentava sempre più ed allargando un po’ le grandi labbra vidi il bottoncino dello special che stava fuoriuscendo. Lo presi tra le labbra e iniziai un titillamento con la lingua, neanche a dirlo inizio dopo pochissimo a tremare e a scuotere la testa di qua e di là sempre più bagnata vuoi per la mia saliva vuoi per il suo godere. Era arrivato il momento, potevo andare oltre, la misi con il culo sul tavolo ed iniziai una penetrazione prima lenta poi a scatti, poi di nuovo lenta poi veloce alternando i movimenti a seconda di come volevo. Lei seguiva il ritmo con continui movimenti della testa e con un gorgoglio che le usciva dalla bocca con continuità. Quando fui per venire glielo dissi e feci per sfilarmi, ma lei con le gambe mi trattenne e mi disse che tanto prendeva la pillola di venirle dentro. Iniziai a schizzare tutto il piacere che avevo provato e che avevo dentro, due tre quattro schizzi potenti e a seguire un fiume che sembrava non finire mai. Quando tutto fu terminato rimasi dentro di lei e la guardai, sorrideva felice e mi abbracciava e cercava di baciarmi riuscendo a baciare solamente le braccia che aveva vicine. Disse che non aveva mai provato sensazioni così sconvolgenti, non che avesse avuto chissà quanti uomini, anzi solo il marito, ma non era mai riuscita ad avere un godimento simile neanche nei primi periodi di matrimonio. Ora sapeva cosa provava mia moglie quando sentiva i rumori provenire dalla nostra finestra e perché facesse quei versi. Le risposi che i versi erano i miei, mia moglie è una silenziosa, si morde le labbra pur di non far uscire un fiato, quindi quello che sentiva ero io. Al che rise forte e fece uscire il mio pisello da dentro di lei, un fiume bianco seguì lo stappamento e ne finì un bel po’ sul tavolo. Si avvicinò, mi abbracciò, mi baciò ovunque potesse arrivare con le labbra, poi guardò l’ora e dovendo rientrare il marito di lì a non molto mi salutò dicendomi ed io di rimando , hai capito adeeso perché non è più Tristina? Ormai sono più di tre mesi che appena possibile ci aiutiamo a passare il tempo”
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