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Lui & Lei

l'archivio


di spanio220
04.01.2013    |    6.167    |    3 9.8
"Appena aperta la porta chiusa a chiave mi chiese come avremmo fatto se fossimo rimasti là dentro ed io di rimando le dissi che quello era il piano, restare da..."
Premesso che tutto quel che scrivo è basato su fatti realmente accadutimi negli anni, solo alcuni particolari sono romanzati quel tanto che basta per rendere scorrevole il racconto, i nomi ed i luoghi, forse, sono di pura fantasia ma, non sempre.

Era tutto iniziato con uno scherzo alla collega bigotta e ciarliera dell’ufficio economato. Nel mio ufficio siamo in tre uomini, ci occupiamo dell’archivio ma, essendo abbastanza giovani, la nostra stanza è un po’ il punto di ritrovo per tutto l’ufficio. Abbiamo sempre un po’ di musica scaricata da internet che ascoltiamo, è permesso fumare e soprattutto è un continuo fiorire di battute barzellette e imitazioni che attira gente. Un giorno parlando con la collega che va tutti i giorni a pregare iniziammo a chiederci quali fossero i peccati capitali e poi iniziammo a chiederci l’un l’altro quali fossero i peccati che commettessimo o avessimo commesso. Alla fine il risultato fu che a parte invidia e avarizia in qualche modo li avevamo commessi tutti, ma quello che riscosse maggior successo fu di gran lunga la lussuria. A quel punto la nostra collega si mostrò scandalizzata ma, sotto sotto era anche curiosa e lì scattò lo scherzo. Iniziai a dire che avevo partecipato e partecipavo a qualche orgia e iniziai a descrivere locali che non avevo mai visto, situazioni che non avevo mai vissuto, parlando di mascherine, manette, frustini e materassi avvicinati in gran numero, il colpo finale fu che tutte le persone che frequentavano certi ambienti erano persone di un certo livello e anche una persona che lavorava con noi era del giro. Ovviamente non avrei mai rivelato chi fosse neanche sotto tortura, perché altrimenti non mi avrebbero più accettato ai party. Fortunatamente la cosa finì lì perché avevo esaurito la fantasia, avevo descritto situazioni e ambienti senza mai scendere nel particolare rimanendo sempre nel vago ma, la collega era andata via con un bel po’ di curiosità e decidemmo che una volta acchiappata la preda non ce la saremmo fatta scappare tanto facilmente, nei giorni successivi saremmo tornati sull’argomento senza dare a vedere che la cosa ci interessava più di tanto ma, non doveva assolutamente scemare l’attenzione della nostra amica.
Non ci fu neanche bisogno di continuare a parlarne noi dell’argomento, le sue visite all’interno del nostro ufficio si intensificarono e l’argomento che veniva toccato immancabilmente era la mia partecipazione a queste orge. La descrizione si faceva via più precisa, descrivevo situazioni che leggevo nei racconti del genere, creavo situazioni in ville o castelli con dovizia di particolari, ogni giorno aggiungendo un particolare sempre più intimo, tipo le depilazioni cui si sottoponevano le partecipanti al rito arrivando anche a fornire qualche disegno di fantasia, il migliore fu quello ad albero di natale con tanto di palline pendenti che servivano a stimolare il clitoride. Patrizia (nome di fantasia?) iniziava a mostrarsi sempre più interessata all’argomento e non passava giorno che cambiasse qualcosa nel suo modo di vestire, prima sempre in informi vestiti che la mostravano grassa e sfatta, poi via via vestendosi sempre più in maniera attillata e mettendo in mostra le sue forme più che generose, finchè un giorno notammo che non si vedeva più il segno delle mutande sotto ai pantaloni. Quando glielo facemmo notare, ci rispose che aveva scoperto il perizoma e che si trovava magnificamente, in quel momento scattò la seconda parte del piano. Io le avrei proposto di partecipare, anche come osservatrice, ad una mia serata e poi lei avrebbe deciso se la cosa faceva per lei o meno. La sorpresa era che l’avrei portata in un posto dove avrebbe trovato invece tutto l’ufficio che la prendeva in giro per la sua creduloneria. Continuando di questo passo invece giunse un giorno che c’era necessità di reperire una pratica di qualche tempo prima e che si trovava presso l’archivio sotterraneo del nostro palazzo ed uno di noi doveva scendere insieme a lei essendo una pratica relativa ad un pagamento effettuato ad un fornitore. Le dissi che la pratica era praticamente impossibile da individuare se non dall’occhio esperto di chi l’aveva lavorata, cosa peraltro vera, e quindi avrebbe dovuto accompagnarmi nei sotterranei. Ci accordammo che il giorno dopo avremmo compiuto questa ispezione tra i faldoni accumulati. Al mattino successivo appena preso insieme il caffè scendemmo nel labirinto dell’archivio. Notai subito qualcosa di strano nella sua postura e nel modo di ancheggiare. Mi passò davanti più volte in modo che potessi ammirare il suo culo imperiale fasciato da un paio di fusoux neri che non nascondeva niente, la maglietta che aveva una scollatura inguinale e il solco delle tette bene in mostra. Feci finta di niente, anche perché con quel suo modo di fare altre persone la guardavano e qualsiasi mossa da parte mia avrebbe fatto scattare sospetti. Appena aperta la porta chiusa a chiave mi chiese come avremmo fatto se fossimo rimasti là dentro ed io di rimando le dissi che quello era il piano, restare da solo con lei nel sotterraneo. Così dicendo mi richiusi la porta alle spalle e per sicurezza, le dissi, la chiusi anche a chiave dall’interno. Iniziai a guidarla nel labirinto di pratiche fino ad arrivare verso il fondo della struttura dove avevamo posizionato le scrivanie che servivano per la consultazione dei falconi e la compilazione dei registri di carico e scarico. Aprii n cassetto e tirai fuori una mascherina nera per gli occhi e le dissi che se voleva potevo mostrarle qualcosa rispetto alle mie frequentazioni, se voleva poteva indossare lei la mascherina. Non se lo fece neanche ripetere e si mise la mascherina davanti agli occhi. “Ecco. Adesso sei irriconoscibile” le dissi “ e se vuoi puoi mostrare tutto quel che hai senza che nessuno ti riconosca, il gioco di regola inizia così” Patrizia era un po’ esitante ad andare oltre la mascherina, così dovetti inventare una manovra per farla iniziare quello che mi ero prefisso. Portai una mano verso il suo sedere fasciato dai pantaloni aderentissimi ed inizia una esplorazione con movimento circolare sulle chiappe giunoniche. Non sentii alcun segno di mutandine e glielo dissi e lei molto candidamente mi disse che quel giorno non le aveva indossate. Hai capito la santarellina, si era preparata per la discesa nel labirinto. A questo punto le intimai, come suo superiore, di spogliarsi perché dovevo esaminare che non avesse trafugato documenti riservati. Prima rimase perplessa, poi capito che il tutto era propedeutico a quanto avevamo in mente entrambi, finse di protestarsi innocente ma iniziò col togliere le scarpe, la maglia e i pantaloni rimanendo in reggiseno e calze autoreggenti. Dopo aver osservato quel ben di Dio che si presentava al mio sguardo le intimai di togliere anche il reggiseno perché lì poteva nascondere interi falconi. Tolto anche il reggiseno la feci girare e appoggiare entrambe le mani sulla scrivania allargando le gambe. Iniziai allora a palpeggiare il seno grande e un po’ sceso ma ancora piacevolissimo da toccare, iniziai a sollevarle un po’ e poi passai ai capezzoli che risposero subito inturgidendosi subito, sembravano due bottoncini rosa nel biancore del seno. L’esplorazione per la ricerca di documenti passò poi alla sua fighetta depilata che trovai bagnata e scivolosa, ovviamente per trovare quel che cercavo dopo un’esplorazione alla parte esterna inserii due dita all’interno, Patrizia iniziò a respirare più forte, continuai così con lei di spalle per un po’ di tempo e intanto strofinavo il cazzo ancora nei pantaloni sulle sue natiche, lei continuava a bagnarsi ed ad aumentare il ritmo del respiro finchè iniziò a tremare tutta, stava avendo un primo orgasmo. Non smisi anche quando lei con voce implorante iniziò a dire “Basta, basta….basta non ce la faccio più, erano anni che nessuno mi toccava così, anzi nessuno mi ha mai fatto godere così tanto basta ti prego” Quando capii che stava per cadere a terra smisi con le dita e la feci sedere sulla scrivania ed inizia a leccare tutto quel usciva da quella caverna di piacere, un vero fiume vischioso e appiccicaticcio dal sapore buonissimo e un po’ acquoso. Solleticavo le labbra della fica ed il clitoride con piccoli colpi di lingua dando ogni tanto un piccolo morso a quel clitoride che diventava sempre più rosso e grande, dopo un altro orgasmo squassante mi fermai perché ormai il mio cazzo stava esplodendo nei pantaloni, Mi alzai e con calma inizia a spogliarmi. “Ora tocca a te ricambiare” Lei timidamente iniziò un movimento di mano impacciato, intanto aveva reiniziato a parlare come sempre a ruota libera, solamente stavolta parlava di se stessa e del sesso “Quando ero sposata, mio marito il sabato sera si avvicinava e nel giro di due minuti mi ritrovavo questo suo coso dentro di me, un po’ di su e giù poi lui respirava più forte e mi schizzava dentro, dopo si girava e buonanotte, non ero mai riuscita a provare le sensazioni che ho provato ora, con il mio ex mai mi era capitato quello che mi è successo ora è stata una sensazione sconvolgente” Intanto continuava il suo lavorio con la mano, ad un certo punto le chiesi se avesse mai provato a prenderlo in bocca e per tutta risposta mosse la testa in senso negativo come si vergognasse. Poi aggiunse “Mio marito non me lo ha mai chiesto” con pazienza le dissi che per godere doveva anche far godere e a noi uomini il pompino ci eccita ed è utile per tutto quel che avviene dopo. La feci alzare dalla scrivania e la misi in ginocchio di fronte a me, le dissi di aprire la bocca e di stare attenta ai denti, poi iniziai a penetrarla oralmente, prima piano poi sempre più rapidamente, iniziò a gradire anche questo trattamento, tanto che ad un certo punto lo tirò fuori ed iniziò a leccarlo come un gelato, allora le ripresi la mano e iniziai a farla andare su e giù mentre lo leccava, ci metteva tutto l’impegno possibile, come una scolaretta che deve svolgere un compito alla lavagna, quando istintivamente iniziò anche a succhiarmelo non resistetti più e le dissi “Ora ti schizzo in faccia, attenta a non perdere neanche una goccia” e dopo un altro po’ di succhiate e leccate iniziai a sborrare, le lavai la faccia con quanto sperma avevo accumulato nei coglioni, e lei continuava leccare la cappella e tutto il resto. Con un dito iniziai a raccogliere quello che era sparso sulle guance, sul resto del viso e sulla mascherina, piano piano glielo portai alle labbra, lei prima esitante poi con sempre più libidine ripuliva ogni volta il dito che infilavo in bocca finchè non si ritrovò a spompinare anche il dito. Ad un certo punto mi guardò e mi disse “Che bello ho goduto di nuovo, non è che sarò un po’ puttana, come quelle che frequenti in quelle ville?” “Ma no è che sei femmina, e le femmine devono godere”(continua)
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