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orge

l'orto 4


di spanio220
14.03.2024    |    34    |    0 8.0
"Vederne due così vicini e sapere che potevo essere vista, fece scattare qualcosa in me ed allungai entrambe la mani verso quei cazzi sorreggendomi..."
Breve riassunto per chi non avesse avuto occasione di leggere i capitoli precedenti. La mia vicina di casa al mare, Silvana, un’arzilla signora di 82 anni, mentre stavo coltivando la mia verdurine, mi ha invitato a casa sua per raccontarmi la parte piccante della sua vita. La storia si è rivelata interessante, e non faccio molta fatica ad immaginare lei in queste situazioni, perché nonostante un viso solcato da innumerevoli rughe, il corpo è rimasto tonico, con un seno prosperoso ed un culetto a mandolino anche se un po’ sceso ed una faccetta impertinente che lascia immaginare di tutto Siamo rimasti a casa sua con me che ho il cazzo durissimo, ma che devo orinare.

“Non c’è problema, posso usare il tuo bagno? Credo di metterci poco, anche se i tuoi racconti me lo hanno fatto diventare durissimo” “Qualche anno fa avrei risolto in un baleno, ma ora. Un favore lascia la porta aperta, non perché voglia sbirciare, ma il rumore di un uomo che piscia mi ha sempre eccitato ed ancora adesso mi piace” “Va bene, ma tu non spiare” Risatina da parte sua “Lo sai che non ti facevo così, come dire, disinibita?” “Non ti tenere, dì pure troia” Insomma andai in bagno e cercai di farla centrando il pozzetto del water, quello dove stazione l’acqua producendo uno scroscio degno di nota. Tornato in salotto vidi la sua faccia soddisfatta e ricominciò a raccontare della sua vita. “Grazie, mi ha fatto piacere ascoltare di nuovo un uomo che urina in casa mia. Ma basta con queste malinconie, dove eravamo? Ah si, la prima serata con gli amici di Giorgio. Il mattino dopo ci svegliammo un po’ tardi, anche per recuperare un po’ di energie, uscimmo dalla nostra casa e trovammo la colazione pronta sul tavolo con un biglietto “Noi siamo al mare, raggiungeteci….se volete, ………altrimenti veniamo noi” Giorgio mi propose invece una visita ai templi di Paestum ed io, che non li avevo mai visitati acconsentii. Entrati che fummo iniziammo a visitare i ruderi, finché mi volle mostrare un angolo poco noto degli scavi. Mi disse che in quel punto nascosto si trovava il tempio di Dioniso, e si mormorava che in quel punto si sentissero ancora le vibrazioni dei riti che si svolgevano in quel luogo. Dicendo questo infilò una mano nei miei pantaloncini fino ad arrivare alla mia fica e iniziò un lento dentro fuori con un dito, mi tirò giù i pantaloni ed il costume ed iniziò ad alternare le dita con la lingua, poi allargò le grandi labbra e mentre leccava mi inseriva dita ovunque, sembrava avesse dieci mani e cento dita, non capivo più niente, le colonne in lontananza giravano all’impazzata, quando alla fine schizzai tutto il mio piacere, un getto al quale ancora non mi ero abituata che finì in gran parte sul suo viso e sulla mano. Ripreso fiato volli ricambiare e così com’ero con il costume alle caviglie gli tirai fuori l’uccello ed iniziai un pompino sontuoso con tanto di risucchio. Quando stava per venire mi staccò e piegata come stavo mi piantò all’interno della bernarda quel suo favoloso attrezzo. Ogni centimetro che entrava sentivo le pareti allargarsi e tirarsi, un po’ bruciava anche, si vede che le sollecitazioni della sera precedente avevano lasciato un po’ di segno, ma il piacere superava notevolmente qualsiasi fastidio, mi pompò così a novanta gradi per un po’ di tempo e si sentiva il rumore dell’aria che usciva della vagina con un rumore simile ad un peto, finché si tirò fuori e con un rantolo soffocato mi inondò le natiche e la schiena di sperma. Appena ci fummo ripresi ci ricomponemmo alla bell’e meglio ed uscimmo da quel rifugio provvisorio. Uscendo passammo davanti al box di sorveglianza e dagli sguardi dei custodi capimmo che qualcosa avevano intuito, poi vedemmo dei monitor ed uno di questi inquadrava proprio quella porzione di parco che noi avevamo usato. Uno dei custodi ci salutò dicendoci “Dotto', quando volete siete sempre gradito” Io diventai di mille colori, non sapevo dove nascondere la faccia, mentre Giorgio con la sua aria spavalda rispose “Grazie, non mancherà occasione” e ce ne andammo verso la spiaggia dove i nostri amici ci stavano aspettando. Appena arrivammo iniziarono battute e risatine su come erano le colonne, e se avevamo trovato la porta giusta e amenità del genere, finché Nadia non se ne usci coi riti dionisiaci e allora compresi che la visita ai templi era cosa che tutti avevano in qualche maniera provato. Mi rilassai e mi stesi a prendere il sole, come il giorno rima con il pezzo sopra del costume poggiato alla sdraio. Sdraiata al sole, mi beavo di tutto quel che era accaduto la sera precedente e poco prima, facevo i confronti con la vita che conducevo fino a poco tempo prima e mi chiedevo come avessi fatto fino ad allora, la vita di prima mi sembrava monca, finalmente stavo scoprendo un’altra faccia della sessualità. Persa nei mie pensieri mi addormentai e dopo un po’ mi svegliai con una necessità di orinare in maniera impellente. Chiesi se ci fosse un bagno, ma la spiaggia ne era sprovvista, in mare non volevo andare quindi chiesi alle mie amiche se ci fosse un posto riparato, mi risposero che a circa cento metri c’era un grippo di arbusti e che anche loro alle volte lo utilizzavano, però essendo l’unico punto riparato era sempre pieno di guardoni, che stavano lì intorno sperando di vedere qualcuna che faceva pipì ed alle volte chiedevano anche di poter partecipare. Vabbè che vabbè, però a tutto c’era un limite, la mia esitazione fece dire a Giorgio che volendo mi avrebbe accompagnata e a dar man forte a lui intervenne anche Piero che si offrì come ulteriore scorta, avendo anche lui un’urgenza. Rincuorata dalla presenza di due uomini mi infilai un camicione, sempre senza reggiseno, e mi avviai seguita dai due. Arrivata dove mi era stato indicato trovai un gruppo di canne ed un sentierino che passava in mezzo, lo imboccai decisa, vista anche l’urgenza, ed arrivai ad uno spiazzo libero dalle canne, calai gli slip, ma quando feci per accucciarmi mi accorsi che si sarebbero riempiti di sabbia, quindi me li tolsi, tirato su il camicione mi accucciai e iniziai a far uscire la pipì, nel frattempo anche i due che mi accompagnavano avevano estratto dai costumi i loro arnesi che erano diventati barzotti appena avevo iniziato ad armeggiare col costume. Vederne due così vicini e sapere che potevo essere vista, fece scattare qualcosa in me ed allungai entrambe la mani verso quei cazzi sorreggendomi. Senza perdere tempo Giorgio infilò il suo pisello nella mia bocca, mentre Piero mi mise a quattro zampe ed iniziò una leccata di fica e culo. Leccare ed essere leccata, attiva e passiva, in e yang, mi sentivo in paradiso, non capivo più cos’era che leccassi e chi mi stava leccando. Ad un certo punto Piero si sdraiò sulla sabbia e mi mise a smorzacandela sul suo cazzo ed intanto aveva iniziato a tirarmi i capezzoli prima piano poi sempre più forte fino a farmi quasi male, strinsi un po’ i denti e diedi un morsetto a Giorgio che subito ritirò il suo flauto. Mi disse “Sei una bimba cattiva, bisogna educarti”mi diede due sonore sculacciate e si posizionò all’altezza del mio forellino posteriore. Un po’ la saliva che avevo lasciato io sul suo attrezzo un po’ la saliva che aveva messo Piero, entrò tutto insieme non feci in tempo a sentire l’ano che si apriva che già le palle sbattevano sulle natiche. “Due in buca” sentimmo distintamente queste parole venire dal fitto del canneto, ci fermammo e Giorgio che era l’unico in grado di muoversi rapidamente quasi urlò “Chi è? Fatti vedere!” Uscirono due ragazzi sui vent’anni, con fisici ben definiti, ma non palestratissimi e con i cazzi in mano già in tiro, era evidente che quello che avevano visto li aveva eccitati. “Facevate i guardoni? Non siete capaci di trovare una ragazza?” Giorgio aveva assunto il tono autoritario che aveva come direttore. I ragazzi era evidente che si trovassero in difficoltà, nonostante la situazione, ossia Piero sdraiato che teneva ancora il suo arnese nella mia fica, io con il culo all’aria e Giorgio con il suo pisello in erezione che urlava nei loro confronti che a loro volta erano nudi. Passata la paura, iniziai piano piano a ridere prima con una risatina molto contenuta poi agitandomi sempre più, mi agitavo e il pene di Piero si muoveva con me provocandomi brividi continui. Ormai non sapevo più se stavo godendo o ridendo, tutte e due le cose insieme. La mia risata sciolse la tensione che si era creata, dei due ragazzi il più sfacciato se ne uscì dicendo “Se non diamo fastidio, voi continuate pure, noi rimaniamo qui a guardare” Ci demmo un’occhiata e demmo il nostro consenso, io nel frattempo avevo continuato a tenere ben stretto l’arnese di Piero in me. I due si misero davanti a me e iniziarono a menarselo, attrezzi non eccezionali, ma sempre altri due cazzi erano. Giorgio riprese da dove aveva lasciato mi bagno di nuovo l’ano e mi penetrò direttamente, si vedeva che avere pubblico lo eccitava ancora di più perchè ci dava dentro come un indemoniato, sentivo il suo affare arrivare quasi fino ad uscire per poi ripiombarmi dentro come una saetta. Intanto Piero impossibilitato a muoversi, schiacciato com’era si godeva i movimenti che produceva l’inculata. Ad un certo punto, non so che mi prese, feci cenno ai due di avvicinarsi. Iniziai a masturbarli io avvicinando di tanto in tanto la bocca ora all’uno ora all’altro. Si notava che era la prima volta che venivano coinvolti in una cosa del genere, fino a quel momento solo seghe guardando gli altri scopare. Quando capii che il più taciturno stava per venire me lo ficcò tutto in bocca ed iniziai a lavorarlo con la lingua sul frenulo finché non sentii che ansimava e dopo pochi istanti mi riempì la bocca. Non smetteva più di schizzare, ne ingoiai un bel quantitativo, ma un filino iniziò a colare dalle labbra, nel frattempo l’altro si avvicinò anche lui per schizzarmi in bocca, ma non riuscì ad arrivare ed iniziò a riempirmi la faccia finendo anche sul pisello del suo amico e addosso a Piero che, in un reazione a catena iniziò anche lui ad eiaculare, per ultimo toccò a Giorgio che, essendo venuto poco prima, depositò nel mio intestino solamente un pochino di sperma. Quando si sfilarono dai miei buchi sembravo una statua di cera che si squagliava al sole, tra il caldo e quindi il sudore e tutto lo sperma che avevo ricevuto ero quasi irriconoscibile. Con un grazie i ragazzi si allontanarono dandosi di gomito l’un l’altro senza neanche dire il loro nome, non che avesse importanza, ma piena del loro seme. I miei due accompagnatori ripresero fiato poi ci rivestimmo e tornammo verso il nostro gruppetto, io feci subito un bagno al mare con tutto il camicione che mi ero reinfilato per togliere di dosso tutti i residui. Erano passate quasi due ore e in quel momento capii che la zoccola che era in me era finalmente uscita allo scoperto, lo ero ma non lo sapevo e sono convinta che ogni donna abbia in se una troia, ma la reprime in continuazione per paura di esser giudicata, ma se trova il momento giusto e le persone giusta se la gode molto di più”
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