Prime Esperienze

L'orto


di spanio220
14.11.2023    |    114    |    1 9.0
"Infatti si fermò sul cancello del mio orto ed iniziò a guardare tutte le piante che avevo messo a dimora..."
“Buongiorno, come va?” ed io di rimando “Buongiorno, continuo a preparare il terreno per piantare ortaggi invernali” “Certo che ancora c’hai i pomodori” “Embè col caldo che ha fatto finora, hanno continuato a crescere” La mia vicina di casa al mare, era scesa come tutti i giorni per fare due passi, ma oggi sembrava avesse voglia di andare oltre i soliti saluti. Infatti si fermò sul cancello del mio orto ed iniziò a guardare tutte le piante che avevo messo a dimora. “Che cosa hai piantato?” “Un po’ di verdure invernali, broccoli, finocchi, insalate, spinaci, insomma ‘sta roba così”. La mia vicina, Silvana, ha circa ottant’anni ben portati, per carità, ma sempre ottanta sono, due tette che devono essere state importanti, un bel culo a mandolino, un po’ sceso, ma da giovane deve aver fatto girare più di qualcuno, la cosa che mi ha sempre colpito però è il suo musetto impertinente, che se non ci fossero tutte quelle rughe, oserei dire impunito e impertinente. Iniziammo così a parlare del più e del meno, rispetto alla sua scelta di vivere tutto l’anno in quel posto, sì tranquillo, ma desolato durante l’inverno. Nel nostro condominio era da sola, e non aveva troppe occasioni per scambiare due chiacchiere. Iniziò poi a parlare della sua vita precedente, sia coll’ex marito sia con il compagno. Il marito, aveva un negozio di parrucchiere, tra i più affermati in zona Collina Fleming, quindi col gotha della borghesia ricca romana, che era appassionato giocatore di tennis e quando facevano delle convention di parrucchieri andava solo se c’era anche un torneo di tennis, e lui pensava solo al tennis, e si comportava “come gli atleti, in astinenza completa, che poi non è vero neanche per niente” e io subito di rimando “e tu che ne sai? Lo hai sentito in giro” “Lo so, lo so”. Poi iniziò a parlare del compagno che aveva avuto dopo il marito, morto da qualche anno, ma col quale si era rifatta di tutto quello che non aveva fatto prima “TUTTO hai capito?” e giù un sorrisetto. “Avevamo il camper e dove ci andava ci fermavamo, abbiamo fatto su e giù per l’Italia almeno cinque volte” “Bello il camper” “Noi cercavamo sempre posti un po’riparati, dove non c’era nessuno, ma la mattina trovavi sempre altri due tre camper fermi vicino, e con qualcuno facevi amicizia, con qualcuno ti organizzavi” io che avevo iniziato a comprendere qualcosa, finsi di fare l’ingenuo “Bhe certo che girare in più camper insieme è molto più sicuro” “Si sarà pure sicuro, ma di sicuro e molto più divertente” “In che senso?” “ In tutti i sensi” poi proseguì “Quando finisci con l’orto vieni su da me che ci facciamo un caffè e ti racconto un po’ della vita che ho fatto con il povero Giorgio, oggi mi va di raccontar a qualcuno e tu mi sembri uno che le cose se le tiene per se” e io subito “Volendo ho già finito, l’acqua l’ho date, raccogliere ho raccolto, possiamo chiacchierare anche subito” . Detto fatto, un breve passaggio a casa mia, una doccia, indossati abiti puliti, mi presentai a casa sua che è di fronte alla mia sullo stesso pianerottolo, ossia siamo solo noi due in quella palazzina. Non so perché, ma quel giorno ero predisposto ad ascoltare, al massimo avrei finto un impegno e sarei andato via, ma una vocina dentro mi diceva che mi sarei divertito, al massimo avrebbe attaccato la solita solfa contro l’amministratore e la sua indolenza.
Appena entrato mi fece accomodare in una poltrona comodissima e mi offrì un ottimo caffè, si sedette anche lei e riprese l’argomento che aveva lasciato a metà “Devi sapere che quando ero giovane ero molto carina, mi venivano dietro un sacco di ragazzi, ma io niente avevo il mio Filippo, che poi avrei sposato e non vedevo altri. Vuoi per il bel negozio, vuoi per il suo modo di fare, vuoi che era sempre profumato mi aveva catturato, tanto che lo sposai. All’inizio, ero piuttosto sprovveduta, tutto sembrava andare per il meglio, al lavoro dal martedì alla domenica. Poi il lunedì a pranzo fuori e, anche all’inizio facevamo all’amore, una volta con lui sopra ed io sotto, cinque, dieci minuti lui infilava il suo cosino dentro si muoveva un po’ e poi finiva lì, fatto sta che rimasi incinta. Da allora per tutta la gravidanza neanche più quella volta a settimana perché lui diceva che poteva far male al bambino. Non che mi facesse mancare niente di materiale, ma io ero sempre più nervosa e insoddisfatta, finché iniziai a parlare con una delle sue clienti più giovani e sbarazzine, alla quale dissi che da quando ero rimasta incinta lui era molto delicato, neanche mi sfiorava, lei mi guardò e scoppiò a ridere come una matta. Alla fine tra una risatina e l’altra mi disse che Filippo aveva un’amante e già che c’era mi disse anche il nome di quest’amante: Giovanni!! Mio marito era, come dite oggi? Omosessuale ed io servivo solo a mascherare la cosa, anche se il parrucchiere fru fru andava per la maggiore. Attesi un po’e, dopo il parto, lo affrontai sbattendogli in faccia la cruda realtà. Lui non cercò neanche di negare, mi supplicò di perdonarlo, ma la sua natura era quella e lui non potava farci niente, se volevo mi avrebbe concesso il divorzio con tutti i soldi che volevo purché la cosa restasse fra noi. Avremmo detto che non ci trovavamo come carattere. Mi fece quasi pena, ma erano gli anni ‘70, io avevo necessità di avere un reddito mio per provvedere a me e a Laura. Fu un vero signore, mi lasciò la casa, mi versò i contributi in modo che potessi percepire un seppur minima pensione e mi accordò un milione al mese per me e la bambina. Fatto ciò inizia una vita nuova per me e mia figlia, non cercavo uomini, anche se ero una bella signora di quasi trent’anni, magrolina, ma con tutte le cose al posto giusto, un bel seno, un bel sederino, una bocca che ravvivavo sempre con un bel rossetto, sempre ben vestita. Ricevevo complimenti in ogni posto dove andassi, ma non ci facevo caso. Finché un giorno dovetti andare in banca per sistemare alcune questioni coi soldi che avevo sul conto. Era arrivato un nuovo direttore che voleva conoscere i vari clienti onde proporgli degli investimenti che avrebbero potuto fruttare discreti guadagni. Si presentò, un bell’uomo alt, imponente, con un profumo seducente, vestito impeccabilmente con un bel vestito grigio scuro camicia bianca e cravatta rosa. Quando si presentò mi affascinò la voce, bassa potente di chi è abituato a comandare, sui quarantacinque anni. Iniziò subito a farmi i complimenti dicendo che ero la cliente più bella che avesse incontrato in tutta la sua carriera in banca, anzi in tutta la sua vita. Che dire? Fui subito attratta da quella persona che continuavo a chiamare signor direttore, lui si spazientì e con un sorriso radioso mi disse che sperava che presto lo avrei chiamato con il suo nome,Giorgio. Senza perdere tempo mi disse che voleva prendere un caffè con me al di fuori della banca, anzi vista l’ora sperava non avessi altri impegni che saremmo andati a pranzo insieme. Rimasi imbambolata, perché di uomini me ne giravano intorno tanti, ma uno come lui mai. Gli risposi di si, lui alzò il telefono e disse alla segretaria di annullare tutti gli appuntamenti del pomeriggio che aveva un impegno improrogabile. Uscendo mi fece salire in macchine e iniziò a dirigersi verso il mare. In macchina mi raccontò che anche lui era separato poiché aveva trovato la moglie a letto col suo migliore amico, ma la cosa che lo aveva fatto alterare era che non era informato della cosa, poiché se lo avesse saputo per tempo le cose sarebbe state diverse, poi mi chiese come mai io fossi separata, e raccontai a lui le mie disavventure con Filippo e lui si fece una bella risata. Con la sua auto sportiva in un baleno arrivammo a Fregene, un ristorantino dove lo conoscevano tutti ed il proprietario, Piero, si complimentò con lui per l’accompagnatrice, mi presentò come la sua nuova fidanzata. Nonostante fosse ancora fresco mangiammo su una bellissima terrazza affacciata sul mare, il proprietario portò tutto lui senza avere bisogno di comande, crudi di pesce e di verdure vino come se piovesse, tutto squisito, ancora oggi dopo tanti anni ancora ricordo quasi tutto, Finito di pranzare una passeggiata sulla sabbia e lì mi abbracciò e baciò per la prima volta. Non so quanto tempo era che non mi toccava un uomo e mentre ci baciavamo sentii subito premere qualcosa di importante contro la mia pancia. Dopo un po’ di tempo che eravamo persi in noi mi disse che se volevo lui aveva una casetta lì vicino e se volevo…….. certo che volevo!!! Non vedevo l’ora. In pochi minuti fummo nella sua villetta, entrammo baciandoci e neanche chiuse la porta che ci ritrovammo entrambi nudi, perché chi ha detto che solo gli uomini vogliono scopare? Anch’io sentivo la mancanza di un cazzo che mi entrasse dentro, mi mancavano anche le scopatine veloci di Filippo il piglianculo. Mi mise sul letto ed iniziò prima a leccarmi i capezzoli facendomi rabbrividire, poi piano piano scese sempre più giù, ma non andò subito in buca, mi leccò l’inguine vicino alle grandi labbra, poi l’interno delle cosce, l’incavo del ginocchio poi lentamente risalì ed iniziò ad allargare la mia micina partendo da dietro, sembrava che stesse pitturando tante volte passava, poi all’improvviso salì fino all’inizio dello spacco vaginale ed iniziò a dare dei colpi con le labbra e la lingua sullo stesso punto ed io sentivo una cosa muoversi, una cosa che neanche conoscevo, brividi continui e più insisteva più sentivo un bagnaticcio che colava, che pian pianino arrivava fino al culo finché ad un certo punto tutta la stanza iniziò a girare e un’ esplosione di fuochi artificiali mi si fece davanti. Il primo orgasmo della mia vita, bello, lungo intenso un momento indimenticabile, che non avevo mai provato prima in quella maniera, rimasi senza fiato e lui non smetteva di leccare finché non gli presi la testa e l’allontanai, perché no resistevo più. Intanto vedevo il suo cazzo che era lì a portata di mano e con la mano inizia a prenderlo ed a fare su e giù, su e giù come in trance, dopo poco mi staccò la mano e venne a mettersi a poca distanza dal mio viso, fu naturale tirare fuori la lingua ed iniziare a leccarlo come un gelato. Un pisello così fino allora non lo avevo mai visto e poi da così vicino, bello, più di venti centimetri, largo, con una cappella rosea tendente al rosso, me lo infilò in bocca, prima solo la punta poi tutto il resto, e iniziò a scoparmi la bocca. Queste cose non le avevo mai fatte, però capii subito che con i denti gli avrei fatto male, quindi mettevo saliva e labbra muovendo per quel che potevo la lingua. Ad un dato momento smise di andare avanti e indietro nella mia bocca e lo tirò fuori, dicendo che ora avrebbe provveduto a scoparmi in tutti i modi possibili, infatti iniziò a farlo entrare nella mia fica e poco alla volta mi sentii piena come mai mi era capitato, era un’altra musica, poi si girò sempre senza uscire e iniziò uno smorzacandela facendomi all’inizio fare con le sue braccia su e giù, una volta preso il ritmo iniziai io a salire scendere. Mi sentivo sempre più piena di cazzo e di voglia di gridare il mio piacere al mondo. In ultimo mi girò a quattro zampe ed iniziò a stantuffare sempre più veloce, ora sì che lo sentivo tutto dentro e come mi piaceva il rumore della sua pancia che sbatteva contro le mie chiappe sode, con un dito massaggiava il mio buchetto posteriore all’esterno, anche questo per me era una novità, ma tanto piacevole. Continuavo a sentire il bagnato che aumentava, tanto che pensai di essermela fatta sotto, mi vergognavo un po’, ma poi il piacere sovrastava ogni remora. All’improvviso sentii Giorgio aumentare la profondità delle spinte e, all’improvviso uscire, poggiare il cazzo sulla schiena e ansimare schizzandomi addosso litri di sborra, vidi uno schizzo che mi cadde davanti. A questo punto volli fare una cosa che avevo sempre desiderato fare, ma con Filippo non mi era concessa, mi girai e glielo ripresi in bocca. Adesso era ancora più buono, leccai tutto quello che mi capitava davanti. Quello fu il primo atto di una serie di repliche, quando arrivò il buio avevamo scopato non so più neanche io quante volte, ero venuta ogni volta almeno tre o quattro volte, alla fine non avevo più neanche la forza di alzarmi, mi sentivo la fica gonfia e slabbrata, perché dopo un iniziale dolore per il calibro dell’arnese di Giorgio, mi ero abituata e mi piaceva. Alla fine mi disse che per il fine settimana, dovevo tenermi libera che mi avrebbe portato a fare un giro con il suo camper. E da qui è iniziata tutta la storia della mia nuova vita” Così dicendo Silvana si è alzata dal divano e mi ha detto “Ci facciamo due spaghetti? Che dopo mangiato ti voglio raccontare il seguito”
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