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"Facciamo come nei porno?"


di Membro VIP di Annunci69.it evapetra
31.07.2016    |    14.593    |    3 9.4
"La prima volta era un po' in imbarazzo..."
Aveva vent'anni quando ci siamo incontrati.
Era di servizio militare nella mia città.
Ci siamo conosciuti su un social network e, durante l’anno della sua formazione, ci siamo visti con regolarità.

Alto 190, biondo, bel viso, era il classico napoletano con ascendenti normanni, aveva un corpo atletico e definito, frutto dell’età, degli allenamenti, che doveva fare per lavoro, e della boxe che praticava con regolarità. In mezzo alle gambe aveva una dotazione più che notevole della quale non si vantava assolutamente.
Il cazzo era grosso e lungo, ben definito, con una cappella ben disegnata e peli pubici ricci che lo contornavano.

La prima volta era un po' in imbarazzo.
La timidezza unita però alla curiosità tipica dell’età e agli ormoni sempre su di giri creavano un mix che lo rendevano sexy e eccitante.

La prima volta è entrato da me ed era un po' “ingessato”, per lui si trattava di una nuova esperienza. Ho cercato quindi di metterlo a suo agio.
Si è spogliato e si è sdraiato sul letto. Il suo cazzone non era in balìa della perplessità, pregustava già quello che sarebbe successo. Era infatti già barzotto e pronto a giochi mai sperimentati prima ma che, evidentemente, sapeva che lo avrebbero soddisfatto.
Ho cominciato a prenderlo in bocca e l’ho succhiato molto lentamente. L’imbarazzo e la novità possono infatti giocare brutti scherzi e non volevo che godesse subito, volevo fargli capire che questo sarebbe stato l’aperitivo, sarebbero seguiti pasti molto più sostanziosi.

Ho giocato con la mia lingua assaporando ogni centimetro di quell’asta, lo scorrevo dalla cappella alle palle, grosse e piene, per poi risalire, sfiorando appena la sua cappella che si ingrossava e induriva sempre di più.
Lui si godeva il momento, mi ha messo la sua mani sulla mia testa per guidare i miei movimenti, una tattica per gestire la situazione evitando di godere prima del dovuto.

Mentre succhiavo lo guardavo, vedevo suo corpo rilassato, era davvero eccitante. Un corpo giovane, che si stava definendo.
Guardavo il suo viso; da “grande” diventerà sicuramente un bell’uomo, pensavo, perché i suoi lineamenti regolari, le labbra carnose unite ad una espressione ancora da “scugnizzo” erano i giusti ingredienti per creare un maschio partenopeo di successo, almeno verso le donne, biologiche o no.

Mentre lo immaginavo militare di carriera, la mia lingua continuava il suo lavoro e la mia bocca succhiava e aspirava quel palo che non aveva dato segnali di cedimento.
Ha cambiato posizione, mi ha sdraiata sul letto e ha iniziato a stantuffare la mia gola.
Lo sentivo affondare e quasi mi soffocava, io guidavo i suoi movimenti con le mie mani sulle sue chiappe.
Mi accorsi così che il culo era sodo, non grande, ma fatto molto bene.
Ad un certo punto la pressione è aumentata, ho capito che non ce la faceva più, che i suoi vent'anni, la curiosità, l’imbarazzo, la novità, l’eccitazione stavano per colpire.

“Sto arrivando”, l’ha tirato fuori dalla bocca, si è allontanato mostrandomi quel totem con tutto il suo vigore e ho visto un’eruzione come il Vesuvio nei tempi antichi.
Il getto è stato così potente da scavalcarmi tutta e arrivare oltre la mia testa, colpendo la testata del letto. “Cazzo, scusa” ha detto lui, in ginocchio sul letto, con il cazzo ancora duro che goccialava, “ma figurati” gli ho risposto.
“Stavo carico” ha replicato e una risata reciproca ha sciolto definitivamente l’imbarazzo.

L’antipasto era stato servito, gli era evidentemente piaciuto perché decise di tornare per i pasti completi.
I suoi messaggi arrivavano spesso il sabato, mattino o pomeriggio, perché solitamente non era di servizio. “Sto libero, ci vediamo?” “Vengo?” “Sono disponibile, vengo?”, “ Ci sei? Ora puoi?”.

Arrivava, spesso in tuta, si spogliava e si metteva a letto. Ormai si sentiva a casa.
Quando toglieva i pantaloni mostrava gli slip pieni di carne fresca, e, quando li toglieva il suo paccone era già duro, pronto a soddisfare la mia bocca e il mio culo.

Lo ricordo sul letto, che si trastullava la cappella mentre io finivo di prepararmi. Finita la nostra scopata, andava in bagno e si lavava, ormai sapeva dove trovare l’asciugamano e il bagnoschiuma, mi ha poi confidato che da me poteva usare un bagno vero, in cui rilassarsi e lavarsi in tranquillità, a differenza di quanto accadeva in caserma.

Ogni volta voleva sperimentare qualcosa di diverso.
Le sue fantasie venivano anticipate nei messaggi che mi inviava mentre era di servizio, solitamente nei turni notturni. In particolare voleva mettere in pratica alcune fantasie che aveva visto nei film porno.

La cosa mi piaceva parecchio, lo immaginavo nella camerata, davanti a video hard, mentre il suo cazzone si induriva e la sua mente pensava a ciò che avrebbe fatto con me.
Ero il suo gioco erotico, sapeva che con me avrebbe potuto mettere in pratica quanto vedeva nei porno.
Nelle camerate, lui e i suoi compagni si saranno divertiti a vedere pornazzi, lui però li guardava con un occhio diverso, a differenza dei suoi commilitoni, che si saranno segati nei cessi della caserma, immaginando di avere a disposizione troie pronti a soddisfarli, lui sapeva che quelle fantasie le avrebbe messe in pratica, aveva la sua troia personale.
La cosa non mi offendeva, anzi.

“Quando ci vediamo vorrei fare una cosa”, mi scriveva, “dimmi” rispondevo incuriosita, “vorrei sborrarti in faccia mentre sei in ginocchio davanti a me, come fanno nei porno”.
Ecco la prima fantasia, chissà quante seghe si era fatto immaginando di riversare il suo succo caldo un faccia a chi si era scopato.
Non tutte amano questa pratica, può risultare umiliante e, proprio per questo, ai maschi piace, si sentono padroni della donna che segnano con il loro succo, come se marchiassero il territorio. “Mi preparo ad essere inondata allora” gli avevo risposto.

Quando è arrivato, come al solito si è spogliato, questa volta però non si è sdraiato, è rimasto in piedi.
Ho capito. Voleva che mi inginocchiassi subito.
L’ho accontento, in ginocchio ho preso il cazzo, già barzotto, e ho cominciato a succhiare, a leccare l’asta, alternando e sincronizzando i movimenti della bocca, della lingua e delle mani. Alzavo lo sguardo e incrociavo il suo che mi fissava, gli piaceva vedere il suo cazzone sparire nella mia bocca, sentivo i suoi peli pubici sul mio viso, il suo odore di maschio eccitato mi inebriava e mi faceva aumentare il ritmo della succhiata.

A lui non bastava solo che glielo succhiassi. Il mio culo gli piaceva. Racconterò poi le fantasie “da porno” che gli ispirava il mio culo.
Adesso è tempo di descrivere la sborrata in faccia.
Dopo avermi scopata, mi ha rimesso in ginocchio, questa volta sul letto, lui si è messo in piedi. Mi tenevo ai suoi polpacci perché sul letto la stabilità non era delle migliori, anche in virtù dei colpi che assestava e che mi facevano sobbalzare ad ogni affondo.
La sua asta riempiva la mia bocca e arrivava fino in gola, ho imparato, con il tempo, a prenderlo fino in fondo, con lui però,viste le dimensioni, faticavo un po'.
Lui guidava la mia testa sul suo pube, il mio naso era schiacciato contro i suoi peli ricci e si inebriava del suo inconfondibile odore.
“Sto arrivando, guardami”, il momento era giunto.
Ho alzato il mio sguardo verso di lui, i nostri occhi si sono incrociati, ho visto il godimento dipinto sul suo viso, mentre una nuova eruzione mi riempiva la faccia, un getto potente, diritto sulla guancia, fu il primo colpo, il rumore della sua crema, gettata da tutta la potenza dei suoi vent'anni, contro la mia pelle fu pari ad uno schiocco di dita, ne seguì un secondo, e un terzo e non so quanti altri, si stava divertendo a coprirmi tutta la faccia di crema; mi sentivo completamente lavata, sentivo il calore del succo appena fatto.
Se è vero che fa bene alla pelle, beh mi ha fatto un trattamento completo di ringiovanimento facciale!
Come d’abitudine, è andato in bagno, si è lavato, si è vestito, abbiamo fatto due chiacchiere e se ne è andato, pronto a tornare per soddisfare un’altra fantasia “da porno”.

Fantasia che non si fece aspettare. Questa volta l’oggetto era il mio culo. Nei messaggi me l’aveva anticipata e, quando tornò, la mettemmo in pratica.

Iniziavo sempre dal pompino, perché mi piaceva sentire crescere, ancora di più, l’asta nella mia bocca.
Questa volta succhiavo con la testa appoggiata al suo ventre, il suo cazzo entrava così tutto in bocca, lo potevo vedere e vedevo le sue gambe muscolose, aveva praticato calcio da ragazzino e adesso invece si cimentava con la boxe, e i suoi piedi 46, ben curati e proporzionati.
Quel giorno non guidò la mia testa sul suo cazzo perché le sue dita erano impegnate a fare altro. La fantasia oggi era il culo. Giocava con il mio buco, bagnava le dita e ne infilava una o due, nel mentre mi stringeva le chiappe e me le schiaffeggiava, facendomi capire, con questo linguaggio non verbale, che cosa volesse.

Il pompino fu più breve del solito perché dovevamo fare altro.
Mi mise a novanta, mi leccò il buco, si fece mettere il preservativo, e iniziò a montarmi.
Il suo cazzo entrava e usciva senza difficoltà, l’eccitazione, la sua saliva, i suoi movimenti lo avevano lubrificato.

Non mi diede tregua, mi fece sdraiare e continuò a penetrarmi, sentivo il suo corpo sul mio e la sua bocca sul mio collo, i colpi erano sicuri e precisi, aveva 20 anni sì, ma a scopare era esperto! Senza uscire ci girammo, lui rimase sotto e io sopra di lui, il suo cazzo continuava a penetrarmi, le sue gambe spingevano e regolavano i movimenti, ero sdraiata su di lui, la sua bocca sempre sul mio collo, il suo respiro eccitato guidava i movimenti.

Quella volta, complice anche la posizione, iniziò a segarmi, il mio cazzo era duro e lui si divertiva a stringerlo.

Non uscì nemmeno quando mi rimise a pancia sotto per continuare ad assestare i suoi colpi. Mi fece girare, le mie gambe erano adesso sulle sue spalle, lo spingevo verso di me premendo sulle sue chiappe, il suo respiro era sempre più eccitato, la sua bocca vicina alla mia, le labbra si sfiorarono, in un attimo la sua lingua si fece varco nella mia bocca, il suo cazzo mi stava scopando il culo, la sua lingua la bocca.

Ma non erano queste le fantasie da porno.

Buttò un cuscino a terra, “Mettiti fuori dal letto, con la testa su quel cuscino, alza le gambe verso di me, voglio scoparti così”; ecco la fantasia, pensai.
Io mi misi tra la parete e il letto, la testa sul cuscino, il bacino sul letto, lui non aspettava altro, entrò con un colpo solo, era sopra di me, il cazzo dentro mentre il suo corpo lo vedevo sulla mia testa.
Pensavo che così volesse venire ma non era questo che voleva, o non era ancora pronto, o voleva ancora godere.

Mi rifece alzare, senza uscire mi tirò verso di lui, lui intanto si sdraiava sul letto, adesso ero io sopra di lui, cavalcavo quel cazzo che sentivo in gola.
Mi fece abbassare, eravamo adesso messi quasi a tenaglia, io avevo steso le mie gambe verso di lui e lui verso di me, i suoi piedoni 46 erano adesso in faccia, mi stava sottomettendo.
La pressione aumentò, i colpi si fecero più violenti, il respiro più profondo.

Ad un certo punto sentii i suoi piedi premere ancora di più, “arrivo cazzo”, ecco la fantasia stava per compiersi, sborrò riempiendo il preservativo.
Quando tirò fuori il cazzo, tirò fuori anche il preservativo pieno e colmo di crema calda.

Ci vedemmo regolarmente in quell’anno, i porno lo ispiravano e con me li metteva in pratica.

Un giorno mi arrivò un suo sms “mi trasferisco e non torno più, ci vediamo oggi?”; il concorso di cui mi parlava lo aveva vinto. Sarebbe andato in un’altra città per iniziare la sua carriera.

L’ultima volta non fu un addio, ma un arrivederci..chissà, forse un giorno ci ritroveremo perché ci sono ancora tante cose da fare, “come nei porno”.
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