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Lui, il mio maschio.


di Titti
30.07.2017    |    18.864    |    20 9.8
"Feci un lungo sospiro di resa, lui l’aveva capito che mi stava dominando, lui l’aveva capito”Ti piace?”..."
Trascorsi la mia adolescenza con mio padre.Mia madre era scappata con un altro fregandosene di me e cosi ci trovammo io e lui. Era un ufficiale dell’esercito ed ebbi un’educazione severa,senza sentimenti e a tratti insopportabile.Lui voleva forgiarmi ed era deluso del mio comportamento, avrebbe voluto un figlio che seguisse le sue orme, ma io ero diverso e lui non lo accettava. Mi ritrovai cosi con un carattere insicuro e debole,l’esatto contrario dei suoi propositi .
A vent’anni me ne andai di casa ,lontano in una grande città.
A Milano trovai una camera in condivisione con uno studente e poco dopo anche un lavoro come commesso in un negozio di alta moda per uomo.
Naturalmente i primi tempi furono duri, ma il lavoro mi piaceva e imparai velocemente a trattare con i clienti ricchi e facoltosi che frequentavano il negozio.
Riuscii a trovare un monolocale tutto per me e mi trasferii con piacere ,ero finalmente indipendente.
Cosi cominciai ad esser me stesso o meglio dire me stessa.
Iniziai a curare il mio corpo con la depilazione completa, l’uso di creme per nutrire e ammorbidire la pelle, manicure , sopracciglia assottigliate e sempre in privato, nel mio monolocale mi vestivo da donna provando un ‘immenso piacere .
Il desiderio di avere un uomo che potesse davvero farmi sentire femmina si faceva sempre più forte.
Quanti sogni,quanti sospiri al solo pensiero!
Fu un giorno di giugno che un cliente abituale,mentre l’assistevo all’acquisto di una giacca estiva, dopo una serie di complimenti mi chiese se volevo trascorrere il weekend nella sua villa con piscina sul lago Maggiore.
“Ti porto in motoscafo , mi farebbe molto piacere se tu venissi”.
Che dire, arrossii e balbettai un timido si.
Lo accompagnai alla porta e mi salutò con una battuta che mi lasciò di stucco : ”Ricordati di portare il bikini!”. Lui si chiamava Michele, era un imprenditore immobiliare sui cinquant’anni, rubusto e sportivo ,eternamente abbronzato.
Arrivò il giorno , mi passò a prendere con un bmw, e sorrise aprendomi la portiera.
Arrivammo alla villa, dire stupenda è poco : un prato all’inglese, vista sul lago e una bellissima piscina.
”Ti piace? Fai come a casa tua”.
Mi portò nella camera e mi disse che mi aspettava a bordo piscina per un aperitivo.
Mi spogliai,mi spalmai una crema solare e indossai un paio di pantaloncini bianchi.
Lui era sdraiato sul lettino sotto il gazebo, mi accomodai nell’altro lettino e sorseggiammo un fresco coctkail.
“Senti, in negozio ti ho osservato, i tuoi modi affettati e femminili mi avevano positivamente colpito e vedendoti ora in costume con questa pelle liscia e depilata ne ho la conferma , tu sei una potenziale donna, non te ne devi vergognare.” Io non dissi altro che : “Si ha ragione”, il mio carattere debole faceva la sua parte .Mi sorrise,mi porse un pacchettino : “E’ un tanga,un piccolo regalo per questa stupenda ragazza, su vai a mettertelo”.
Ubbidii e andai a metterlo ,ritornai imbarazzata e col cuore in gola, quel filo tra i glutei mi dava strane sensazioni.
Mi guardò,mi fece fare un giro su me stessa approvando con un fischio .
Facemmo il bagno in piscina, nel salire salendo la scaletta lui mi aiutò da dietro toccandomi le natiche: ”Dai culetto d’oro,sali!”.
Ci mettemmo al sole e quando mi girai a pancia in giù lui cominciò a spalmarmi la crema.
Avevo i brividi,due mani esperte che mi accarezzavano.
Insistette sul mio culetto,facendomi tremare.
”Hai davvero un bel corpo sai?”.
Mi baciò il collo e un suo dito scostò il filo del costume per stimolare il mio buchino.
Feci un lungo sospiro di resa, lui l’aveva capito che mi stava dominando,lui l’aveva capito”Ti piace?”.
Sospirai.
Mi fece voltare e prese il viso tra le mani e mi baciò mescolando la sua lingua alla mia.
Trascorremmo una bella giornata facendo un bel giro in motoscafo e apprezzando le meraviglie di quel lago.
Ritornammo alla villa al tramonto.
“Stasera cena a base di pesce, però, tu cara femminuccia ,dovrai essere elegante, ho qui tutto quel che occorre per la mia Milli".
Aveva deciso il mio nome e le sue parole mi lusingavano.
Aprii l’armadio della mia camera e ci trovai vestiti femminili molto belli : nei cassetti l’intimo , sulla base alcune scarpe col tacco a spillo e due parrucche,oltre ad un cofanetto con tutto l’occorrente per il trucco.
Michele non aveva lasciato nulla al caso,avevo predisposto tutto secondo i suoi piani.
Mi ci volle parecchio tempo per prepararmi.
Alla fine scelsi reggicalze e calze nere perizoma dello stesso colore una mini rossa con camicetta dello stesso colore, scarpe argentate con tacco 15 ,mi andavano un po’ larghe,ma erano bellissime,per ultimo
una parrucca a caschetto nera.
La fase più impegnativa fu il trucco, ma alla fine il risultato era ottimo.
Misi orecchini , collana di perle e un buon profumo.
Mi rimirai nello specchio ,mi sentivo davvero una donna e tremavo per l’emozione.
All’ora di cena scesi come lui mi aveva detto di fare, mi guardò mentre ancheggiavo sui tacchi e sorrise soddisfatto :”Benvenuta mia Milli”.
Mi prese la mano e la baciò.
Suonarono al cancello,era la cena a base di pesce che aveva ordinato in un ristorante del posto.
Mangiai lentamente e con garbo, come una vera damigella e poi lo champagne era una delizia, la testa mi girava un po’.Finimmo col dolce e lui aprii un’altra bottiglia,che sorseggiammo mentre mi raccontava episodi della sua vita.La finimmo a bordo piscina con la luna che ci teneva compagnia.
Ad un certo punto mi disse: “Dai Milli ora andiamo in camera mia che ti renderò donna”.
Ubbidii e lo seguii tenemdogli la mano mentre salivamo le scale.
In camera si spogliò nudo , la vista di quell’uomo robusto e del suo membro turgido e svettante mi inebriò.
Mi tolse solo la gonna e mi fece mettere alla pecorina, mi mise la lingua nel buchetto e cominciò a leccarlo, lo leccò a lungo,io ansimavo e sentivo la voglia crescere nelle mie viscere, “Devi avere voglia Milli, devi sentire talmente voglia da chiedermi di possederti".
Continuò a leccarmi e con una mano mi masturbava lentamente.
Non resistevo più davvero e sussurrai :”Ho voglia del tuo cazzo Michele,dammelo ti prego!”
Mi girò finalmente e seduta a bordo letto ricevetti il suo dono.
"Comincia dalle palle,leccale bene con calma".
Ubbidii sopraffatta dal desiderio.
Aveva due palle grosse e pelose da toro.
”Bene cosi”.
Finalmente lo ricevetti in bocca :un dolce e aspro sapore di maschio.
Mi prese la testa con le mani e mi scopò con colpi lenti e profondi.
Che belle sensazioni,mi sentivo ribollire.
Mi fece stendere di schiena ,mi prese le caviglie e mi alzò le gambe allargandole,mi stava prendendo come una femmina.
Sentii la punta del suo cazzo indugiare sul mio buchetto sino a penetrare lentamente,sfilandolo e rimettendolo. C’era un po’ di dolore,ma ero preparata
.Quando affondò completamente lanciai un urletto e mi morsi un labbro.
Rimase fermo dentro di me, era furbo,sadico,aspettava che fossi io a muovermi.
Infatti fu cosi.
Cominciai a muovere il bacino lentamente per non sentire troppo dolore.
Lui si limitava a tenerm,i stretto i fianchi.
Aumentai il movimento quando cominciai ad avvertire piacere, fu un crescendo.
Ansimavo e a quel punto fu lui a prender l’iniziava aumentando la forza dei colpi.
”T’inculo Milli ,t’inculo “ disse con voce strozzata.
“Dimmi che ti piace,che vuoi esser la mia puttana,dimmelo”.
"Siii ,mi piace , sono la tua puttana,la tua zoccola”.
Sentii esplodere il mio orgasmo mentre lui continuava a penetrarmi.
E continuò anche dopo, fino a che con un colpo poderoso venne nella mia pancia,sussultammo per cinque minuti,avvinghiati in quella morsa carnale.
Quando si sfilò da me,mi sentii rilassata vuota e capii in quell’istante come era bello esser donna, avere un maschio che ti soddisfa.
Rimanemmo in silenzio per un tempo infinito fino a che mi baciò e condusse la mia mano sul suo cazzo,era di nuovo duro e sentii un immenso desiderio di esser di nuovo sua.
Era vero quello che mi aveva detto sul motoscafo : ”Quando l’avrai provato,non potrai più farne a meno”.
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