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Relazione trans


di rasss
13.09.2018    |    16.931    |    16 9.7
"Mi incitava, accarezzandomi i capelli e tirandomi leggermente a sé..."
Che incredibile dea, pensavo tra me e me: sono un uomo decisamente fortunato.
Il suo perfetto fondoschiena contornato da quel microscopico perizoma mi faceva impazzire. Si intravvedevano le parti più chiare del suo corpo, non abbronzate a causa del costume sicuramente più largo utilizzato in spiaggia per proteggere quel meraviglioso tesoro che aveva tra le gambe.
I suoi seni sodi e perfetti, restavano turgidi sotto le mie mani vogliose che li avviluppavano e stringevano.
Mentre la possedevo da dietro, ansimando e spingendo lentamente il mio cazzo nel suo culo di burro, osservavo le sue lunghe ciglia, il suo naso perfetto e le sue meravigliose labbra socchiuse mentre emettevano gemiti di piacere ad ogni mio movimento.
Mi avvicinai al suo orecchio e, mentre il mio olfatto veniva inebriato di quel suo odore leggero di mirra, le sussurrai che l’amavo.
Se avesse voluto, sarei stato suo per sempre.
Poi, le dissi di girarsi. Avevo voglia di farle un pompino.
Quando la ebbi di fronte, il suo cazzo imponente svettava turgido e scappellato tra le cosce matide di sudore.
Mi sorrise e mi disse che anche lei mi amava. Poi non vidi più il suo viso, perché, con la felicità che mi traboccava dal cuore per quello che mi aveva detto, mi tuffai a bocca aperta verso il suo ventre. Desideravo ciucciarglielo finché era ancora duro e pulsante.
Mentre con la testa mi muovevo su e giù lungo il suo cazzo, avvertivo la ruvidità e le notevoli dimensioni di quel palo sotto le mie labbra. Percepivo le vene contrarsi e le sue dimensioni aumentare ogni volta che, con ingordigia, mi spingevo più giù, fino quasi al pube.
Non importava che rimanessi senza fiato. Mi piaceva avere la bocca piena fino a sentirmi soffocare.
Lei lo sapeva e ne andava pazza. Mi incitava, accarezzandomi i capelli e tirandomi leggermente a sé.
Dopo un tempo indefinito, mi bloccò la testa e mi disse dolcemente: “ora basta, voglio venirti nel culo”.
Mi fece girare e mettere a pecora. Con il torso e il viso poggiato sul letto tenevo il culo più alto possibile, affinché il buco si dilatasse e le facilitassi una comoda penetrazione.
Mi lubrificò lo sfintere a lungo, dapprima con la lingua insalivata, poi con il gel. Sentivo le sue dita penetrarmi per spingerlo in profondità. Era evidente che aveva in mente di incularmi con foga e voleva che provassi il minor dolore possibile. Come se me ne importasse! - pensai. Amavo farmi sfondare il culo da lei, ma apprezzavo comunque la sua premura.
Ad un tratto avvertii la sua enorme cappella bollente farsi strada tra le mie chiappe. La affondò nel culo lentamente e senza fermarsi mai. Tutto in una volta, come piaceva a me.
Dalla mia bocca fuoriusciva solo un sibilo di goduria. Quando le sue palle toccarono le mie, si chinò su di me e dopo un tempo interminabile in cui sentivo il suo alito umido e profumato di piscio vicino al mio orecchio destro, mi disse che aveva una voglia incredibile di me e che se fosse stato per lei mi avrebbe inculato così forte che non sarei mai più riuscito a contrarre i muscoli dell’ano.
Prima che potessi dire qualsiasi cosa, iniziò una penetrazione selvaggia. La sua era una dichiarazione d’intenti, io dovevo solo subire la sua voglia. Il mio culo era più umido che mai. Mentre mi sfondava, mi sentivo pieno ed appagato. Essere scopato mi piaceva, ma aspettavo con ansia che mi sborrasse nel culo. Volevo sentirmi invadere tutto da quel viscido calore. Volevo che quel piacere liquido che lei custodiva nel suo corpo, passasse a me.
Mentre ero preda dei suoi colpi, afferrò il mio cazzo scappellato e si prese cura di lui con le mani. Bagnava il suo palmo di saliva e mi segava dolcemente.
Quando le scosse elettriche iniziarono a percorrermi la schiena e i miei gemiti diventarono parole biascicate prive di senso, mi baciò a lungo e, mentre mi guardava con occhi pieni di piacere, mi inondò il culo di sborra. Sentivo il cazzo contrarsi e la quantità di calore aumentare così come la pressione sulla mia prostata.
Ero sul punto di svenire dal piacere. Tutto era ovattato e perfetto. Pregavo che non finisse mai e le chiesi di pisciarmi nel culo.
Mentre mi chiamava “troia sodomita”, mi giurò che prima o poi avrebbe coinvolto qualcun altro nei nostri amplessi.
Voleva vedermi ingoiare la sborra di un uomo, mentre la sua mi colava dalle chiappe e altra ancora mi veniva spruzzata addosso, ovunque.
Più che la penetrazione, fu l’immaginare quello che aveva detto e le sue parole oscene ad eccitarmi. Mentre le pronunciava con quella sua voce profonda e suadente, le riversai il mio succo sul palmo della mano, che non aveva mai smesso di segarmi.
Mi mostrò il seme, avvicinandomi la mano - che ne era sudicia - al viso. Poi la leccò e mi baciò a lungo.
Restai in trance mentre le lingue intrise di sborra si univano con dolcezza e l’odore selvatico che veniva dalla sua bocca mi portava in un’altra dimensione.
Quando il suo cazzo oramai molle sgusciò via dal mio culo, ci distendemmo sul letto.
Mentre, abbracciandola, la guardavo negli occhi pensavo - meravigliandomi come la prima volta che avevamo fatto l’amore - di quanto fosse bella e sensuale.
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