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Storia della mia vita 11


di Moltoesigente1
25.12.2023    |    1.008    |    1 9.6
"Lui continuò ad accarezzarmi e baciarmi, ma timidamente provò a scendere con la mano verso l’oggetto del suo grande desiderio..."
Continuazione da STORIA DELLA MIA VITA 10

CAPITOLO 11. UNA STRANA AVVENTURA

Le mie inclinazioni sessuali erano rivolte quasi esclusivamente ai transessuali e ai travestiti molto femminili.

Tuttavia, nonostante fossi completamente privo di barba, fossi glabro in tutto il corpo salvo che nelle zone intime, avessi fattezze delicate e comportamenti non da maschio, ero fisicamente un ragazzo.

Non avevo seno e anche il mio sedere, nonostante fosse piccolo, alto, sodo e sporgente come quello di una donna, aveva una conformazione più da maschietto che da ragazza.

Credo fosse questo che attraeva irresistibilmente certi travestiti a volte ridicolmente truccati che non riuscivano a nascondere il fatto di essere comunque dei maschi.

Questi travestiti, infatti, pur desiderando essere posseduti da un uomo, rimanevano sedotti dai ragazzi giovani e freschi con bei culi provocanti. Mi era capitato più volte di essere concupito da persone così, che, comunque, a me non piacevano.

Un pomeriggio ero andato al bar per bere semplicemente un bicchiere d’acqua, perché avevo molta sete.

Seduto a un tavolo c’era un travestito che, nonostante il caldo, indossava una parrucca bionda, era truccatissimo e avvolto in un pareo multicolore. Sembrava una checca un po’ sfatta.

Mentre ero in piedi davanti al bancone indossando i mei slip obiettivamente succinti, notai che mi guardava fisso con la bocca socchiusa e con l’espressione sconvolta. Sembrava respirasse affannosamente e non riuscisse quasi a parlare. Mi sentivo stuzzicato da tutto quell’interesse per il mio corpo. Dopo aver bevuto il mio bicchiere d’acqua, mi diressi verso la cabina per prendere un asciugamano, sculettando davanti a lui.

Mi accorsi che il travestitone mi aveva seguito e la cosa non mi piaceva, anche perché era grasso e per nulla attraente.

Stavo per allontanarmi velocemente, quando lo sentii supplicare:
“Ti prego, ti prego. Non andare via. Non voglio importunarti. Ti prego, permettimi due parole.”

Per pura cortesia non me ne andai. Chiesi semplicemente con un tono un po’ freddo: “Mi dica.”

Era davvero sconvolto. Aveva il viso paonazzo e cercava di nascondere con il pareo la sua parte davanti. Pensai che stesse avendo una erezione così potente che il cazzo gli usciva dagli slip e non voleva mettere le mani lì per aggiustarsi: aveva paura che io, a questo punto, me ne sarei andato senz’altro.

“Scusami tanto e ti prego, ti prego davvero di non adombrarti se ti dico questo, ma…. sei il ragazzo più bello che io abbia mai visto.” Mi sentii lusingato, ma lui non era proprio il tipo che mi suscitava attrazione.

“Ti prego, per favore, concedimi qualche minuto del tuo tempo.” Continuava a usare un tono di supplica e non me la sentii di allontanarmi. D’altra parte, quel suo essere andato completamente fuori di testa per me non mi dispiaceva, anzi.

“Ti chiedo un favore. Permettimi di guardarti per un po’. Io ho una cabina grande qui a destra. Posso collegare un video con un videogioco. Io mi siedo in un angolo e tu giochi, se vuoi. Ti chiedo solo di permettermi di guardarti. Non farò assolutamente nient’altro, te lo giuro. Ti prego, ti supplico, non dirmi di no.”

Sembrava una proposta strana, ma, ovviamente, era chiaro che voleva masturbarsi guardando il mio corpo, mentre io, nel frattempo, mi occupavo di qualcosa.

“Non mi interessano i videogiochi.” Risposi.

Ebbe un moto di delusione. “Come posso fare, allora? Cosa ti può interessare?”

“Non c’è nulla che mi interessi. Comunque, posso stare lì per cinque minuti, ma non di più.” Anche se quella persona non mi piaceva, l’idea di farlo impazzire muovendomi un po’ davanti a lui senza che potesse toccarmi mi intrigava.

Entrammo nella cabina e lui si sedette in un angolo come promesso. Io cominciai a guardare qua e là voltandogli le spalle, in modo che mi vedesse da dietro. Tra l’altro, il mio mini slip si era infilato nel solco delle natiche e il mio culo era praticamente nudo. Mi mossi in modo sinuoso, accentuando le curve. Respirava rumorosamente. Era tutto rosso. Si era messa la mano sotto al pareo e stava facendo quello che avevo immaginato.

Per eccitarlo ancora di più finsi di interessarmi a una cosa più vicina a lui, in modo che la mia schiena e il mio culetto fossero a meno di un metro da lui.

“Perdonami, non ne posso più.” Era davvero fuori di testa e ansimava. “Possiamo rivedere i patti? Posso accarezzarti un po’? Ti scongiuro. Abbi pietà di me.”

Me lo chiedeva in un modo tale che era difficilissimo rifiutare. “Guarda che se mi tocchi in un modo che non voglio, vado subito via.” Minacciai. “Si, si. Assolutamente d’accordo. Grazie. Davvero, grazie.”

Mi sedetti su uno sgabello voltandogli la spalle e lui cominciò ad accarezzarmi in modo dolcissimo la schiena e i fianchi.

Impazziva nel sentire con le mani la forma del mio corpo. Mi accarezzò le braccia, le spalle. Insinuò le mani intorno ai miei fianchi per arrivare a toccare il petto, accarezzandomi tutto davanti.

Nel far questo si era avvicinato tantissimo alla mia schiena e ne sentivo il respiro affannoso. Poter palpare in quel modo un bel ragazzo molto giovane e nudo doveva essere per lui un anticipo di paradiso. Io avevo chiuso gli occhi gustandomi quel tocco. In fondo mi stava sfiorando in un modo che gradivo e che mi dava anche qualche brivido di piacere.

“Ti posso baciare la schiena? Hai una pelle così stupendamente liscia e vellutata che è irresistibile”. Feci un cenno di assenso con il capo e sentii le sue labbra vogliose e lascive che si posavano sul mio corpo, vicino al collo, al centro della schiena, sui fianchi. Erano sensazioni stuzzicanti.

Mi alzai in piedi, rimanendo in quella posizione. Lui continuò ad accarezzarmi e baciarmi, ma timidamente provò a scendere con la mano verso l’oggetto del suo grande desiderio. Dapprima mi sfiorò il gluteo su un fianco. Poi, vedendo che non reagivo, divenne più audace e mi accarezzò a lungo il culo. Passò con la mano anche davanti e sentendo che avevo il cazzo duro prese coraggio.

Con delicatezza cominciò a sfilarmi gli slip portandoli prima a metà coscia e poi facendoli cadere a terra. Ora ero completamente nudo. Mi abbracciò da dietro baciandomi sulle spalle e prendendo con la mano destra il mio cazzo in erezione. Andò in su e in giù dolcemente con le dita scoprendomi e ricoprendomi il glande, mentre sentivo che il suo duro bastone mi premeva dietro da sotto al pareo contro le mie natiche.

Intanto mi sussurrava nell’orecchio paroline dolci e amorose. “Sei un ragazzo stupendo.” ”Non ho mai incontrato nessuno così arrapante come te.” “Sto impazzendo per te.” “Hai un corpo meraviglioso.” “Se ti avessi per me saresti il mio principe.” “Ti adoro.”

Voltandogli la schiena e concentrandomi sul piacere che provavo, avevo un po’ superato il fatto che lui non mi piacesse. D’altra parte, era stato bravo nell’accendere il mio desiderio palpandomi in modo così discreto ed eccitandomi con le sue frasi ardenti.

Ormai la sua audacia aveva superato tutte le inibizioni, perché io lo lasciavo fare. Lasciò cadere il pareo e si tolse velocemente gli slip. Poi mi indusse delicatamente a piegarmi in avanti sul tavolo, si accovacciò dietro di me, mi aprì le natiche e con la lingua cominciò a leccarmi il buchetto del culo. Penetrarmi con la lingua, ovviamente, aumentò ancora, se possibile, la sua eccitazione.

Era bravo a leccare e mi fece diventare il cazzo ancora più duro. Poi, dopo avermi umettato con tanta saliva si risollevò e puntò il suo glande direttamente contro il mio sfintere anale, spingendo delicatamente ma con decisione. Il suo pene entrò senza fatica anche perché non era molto grosso e io gemetti. Allora mi abbracciò da dietro appoggiando il viso sulla mia schiena, mi mise le mani sui seni e cominciò a stringermi i capezzoli. Poi spinse il cazzo sempre più a fondo, in modo da farlo entrare completamente dentro al mio culo fino alle palle.

Io mugolai più volte emettendo sospiri di piacere. Continuò a sussurrarmi appassionatamente frasi d’amore: “Sono pazzo di te.” “Hai il culo più morbido e arrapante del mondo.” “Vedo che il cazzo ti piace proprio tanto e spero che anche il mio ti faccia godere.” “Sono veramente innamorato di te.” “Ho un sogno stupendo: mi vuoi sposare?”

Inculare un bel ragazzo giovane e sodo, oltretutto con il culo facile e tutto da godere, era sicuramente la cosa più bella che potesse capitare al travestitone. Se lo sarebbe ricordato in seguito come il giorno più bello della sua vita.

Mi stantuffava dentro con vigore crescente e in pochi secondi cominciò a stringermi fortissimo fra le braccia, aumentando il ritmo dei colpi dentro il mio culo, mentre io continuavo a mugolare. Alla fine emise gemiti e rantoli rauchi e sentii le contrazioni del suo cazzo mentre scaricava tutto lo sperma dentro di me con un orgasmo intenso. Fu un orgasmo davvero lungo e goduto, forse a causa di tutta la sofferenza che gli avevo inflitto eccitandolo tanto.

Rimase sdraiato su di me per un minuto, poi si sollevò e si sedette. Io trovai dei fazzolettini e cominciai ad asciugarmi lo sperma che mi colava dal buchetto, ruotando su me stesso e aprendo le natiche.

Tamponai il mio sfintere anale con un fazzolettino, osservandolo per vedere quanto era bagnato. In realtà non lo era molto, perché il travestitone non aveva tanto sperma, forse a causa delle cure ormonali. Tuttavia, pensai che qualche altra goccia di seme sarebbe potuta colare fuori bagnandomi gli slip. Infatti, aveva eiaculato dentro abbastanza profondamente, avendo infilato tutto il cazzo dentro al mio culo. Quindi decisi di andare ai lavatoi per sciacquarmi appena uscito di lì.

Raccolsi gli slip e li indossai. Lui disse: “Vai già via? Non stai un po’ qui a parlare con me?”. Sperava di continuare per fare godere anche me. Sicuramente voleva farmi un pompino. Io gli avevo permesso di incularmi perché era stato molto delicato e non era mai scaduto nella volgarità, ma non intendevo andare oltre, perché, come già mi ero più volte detto, non mi piaceva.

“No, risposi. Non posso. Devo tornare al mio ombrellone, perché non vorrei che mi stessero cercando non vedendomi tornare”.

Temevo che nei giorni successivi avrei dovuto fare l’impossibile per evitare di incontrarlo, perché sicuramente avrebbe tentato di avvicinarmi di nuovo. Ma non lo vidi più. Evidentemente aveva terminato la sua vacanza ed era partito.

Seguirà: CAPITOLO 12 - LO STUPRO

Titolo: STORIA DELLA MIA VITA 12
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