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Lui & Lei

Rapita dagli Alieni


di mezzasuora
05.04.2012    |    15.853    |    1 8.0
"Ma in ospedale, in una sala operatoria ti mettono nuda sul lettino? Magari mi sono rotta un piede e ‘sti medici sporcaccioni stanno studiando ogni mio..."
“Oh cazzo! Cosa mi sta succedendo, cosa mi state facendo?”, dico, ma dalla mia bocca non esce nessuna parola.

“Cazzooooo!”, grido, ma non pronuncio alcun suono.

Sono nuda, su un letto di metallo, presumo acciaio. Non ho freddo. Anzi, sto decisamente bene. Sono sola in un’ enorme stanza illuminata da dei neon. La luce mi acceca, riesco a vedere e sentire. Cosa mi è successo? Cerco di fare mente locale delle mie ultime ore. O minuti.

Allora, ero in auto. Questo lo ricordo con chiarezza. Stavo guidando verso casa dopo 8 ore di lezione all’università. I miei ragazzi sono da mia suocera. Li ho lasciati dai nonni perché domani devo andare a donare il sangue. Quindi fino alle 14 non avrò a che fare con under 24. Se la mia mente non mi gioca brutti scherzi, sto bene. Sono un po’ tesa, in ansia, impaurita. Forse sono in ospedale? Stavo guidando pensando alla lezione dell’indomani, laboratorio dalle 14 alle 16 e fisica quantistica dalle 16 alle 18. Poi quella luce. I cristalli della macchina bianchi, il veicolo illuminato a giorno… E non vedevo più la strada, solo quella luce abbagliante. Ho scalato la marcia, frenato e infine fermato la macchina. Un autoarticolato? Poi non ricordo nulla.

Possibile che mi sia fatta così male in un incidente? Ora, quanto antidolorifico mi hanno somministrato? Non riesco nemmeno a muovere le mani, le braccia, le gambe… ma riesco a sentire. Il freddo del metallo, il tepore dell’ambiente… Ok, sono in un ospedale. Se sono cosciente, ecchecazzo, vuol dire che sto bene. Cerco di sollevare la testa. Niente. Bloccata. Muovendo gli occhi, riesco a scorgere i miei capezzoli (ho una bella sesta, quindi i miei capezzoloni sono ben visibili). Ma in ospedale, in una sala operatoria ti mettono nuda sul lettino? Magari mi sono rotta un piede e ‘sti medici sporcaccioni stanno studiando ogni mio dettaglio anatomico… Mi riprometto di contattare il mio avvocato. Domani mattina. O domani pomeriggio.

Ad un tratto sento un rumore metallico. Delle ombre si avvicinano al mio lettino. Occristo! Non sono medici. Sono strane creature. Alieni. O è uno scherzo o sono nella merda. Hanno la testa ovoidale, gli occhi a mandorla, non hanno né naso né bocca. Sono grigio verdi. La loro pelle è opaca, sembra carta vetro. Il lettino si inclina di 45 gradi in avanti. Riesco a vedere meglio le loro sagome. Cazzo, non sono individui mascherati. Sono creature aliene o giocatori dell’NBA. Superano in statura i 2 metri. Hanno lunghe gambe magre e alle mani solo 3 enormi dita. Di fronte a me ho tre di questi individui. Non emettono alcun suono. Che comunichino telepaticamente? Voglio gridare, ma, nonostante io spalanchi la bocca, non mi esce nessun suono.

Uno dei tizi avvicina il suo dito. E’ lungo circa 30-35 cm ed ha una specie di boccia di 5 cm di diametro sull’ultima falange. Sembra un pene enorme, ma, mentre la visione di un bel fallo potrebbe allettarmi, quella specie di cetriolo mi fa rabbrividire. Lo avvicina al mio capezzolo destro. Avverto una leggera scarica sulla pelle. Scende con in suo dito sull’areola e alla base del seno. E’ una sensazione meravigliosa. I miei capezzoli diventano lunghi e duri. Possibile che mi sia eccitata così?

L’alieno prosegue. Con il dito scende a sfiorare il mio addome, risale su fino all’incavo dell’ascella. Le piccole scosse sono piacevoli ed eccitanti. L’alieno sfiora il mio collo e appoggia la sua tonda falange sulle mie labbra. Ora riesco a sentire l’odore della sua pelle. Ricorda quello della plastica e, per un attimo, continuo ad aggrapparmi all’idea che sia tutta finzione.

Non è possibile. Io sono estremamente realista, credo solo nella scienza e in ciò che è tangibile. Gli UFO sono irreali, frutto della fantasia di qualche mentecatto che non sapeva come dimostrare l’esistenza di un dio e si è appellato alla creatività e all’ingegno.

Il dito sfiora le mie orecchie, accarezza dolcemente i capelli. Mi sembra di essere accarezzata da una madre. E’ un gesto materno, nella sua semplicità tenero. Poi scende giù. L’alieno tocca il mio sterno, appoggia il dito sul mio ombelico e va a sfiorare il mio pube. Accarezza dolcemente le grandi labbra. Io sono eccitata e impaurita da morire allo stesso tempo. La punta del dito si appoggia al mio clitoride. Resta ferma per qualche minuto emettendo leggere scariche elettriche. Sento venir meno i sensi. Poi l’alieno infila il dito nella mia vagina. Lo sento muovere, prima avanti, poi indietro. Poi destra e sinistra. Sta esplorando? Sento i miei umori colare lungo le mie gambe. L’alieno tocca il liquido gelatinoso e se lo porta vicino agli occhi. Per un attimo ha un barlume, le sue pupille si illuminano come di piacere. Continua a penetrarmi con il suo dito e tiene il secondo appoggiato al mio clitoride. Nel frattempo, arriva un secondo alieno. Si china e infila un suo dito nel mio ano. Mi sento colma: ho un dito alieno nel culo, uno nella figa e uno sul clitoride. Sento giungere un orgasmo, ma, mentre cerco di divaricare le labbra, un altro dito di un altro alieno mi viene infilato in bocca. Inizio a succhiarlo, ma il piacere, il desiderio e l’incapacità di trattenermi ulteriormente mi portano rapidamente all’orgasmo. I miei umori colano copiosi lungo le gambe, sulle mani degli alieni, mentre io continuo a contorcermi per il piacere.

Gli alieni mi guardano, ma non si allontanano. Anzi. Le loro dita continuano a esplorare il mio corpo. Continuo ad avere un dito nell’ano, che ora si muove su e giù, uno nella vagina che mi sembra enorme, uno contro il clitoride e uno in bocca. Le piccole scariche elettriche continue sono la cosa più sensazionale che abbia mai provato. Se raggiungo un altro orgasmo così intenso, il mio cuore probabilmente non reggerà. Un altro alieno, il quarto, si avvicina e mi pizzica con le sue dita i capezzoli. Ok, ora so di non poter resistere più. Sto godendo follemente.

Se dovessi morire ora, si, sarebbe un modo piacevole di lasciare la terra. O forse l’ho già lasciata? E se fossi già morta? Ma allora passare a miglior vita non è solo un modo di dire? Cerco di deviare i miei pensieri verso qualche concetto di razionale.

Apro gli occhi e poi li richiudo. La luce è ancora troppo abbagliante.

Sto per venire. Il mio corpo si irrigidisce, poi mi sento esplodere dentro tutto il piacere trattenuto per quei pochi (non sono sicura che si tratti di minuti, ore, giorni o anni) minuti. Mi sento esausta, priva di forze. Ma gli alieni non hanno ancora allontanato le loro mani dai miei antri.

E io dovrei passare di qui all’eternità raggiungendo orgasmi? Rischio di morire anche da morta!

Ad un tratto gli alieni si allontanano. Tolgono le loro dita dal mio corpo. Sinceramente sono dispiaciuta. Vedo arrivare un altro alieno. Ha una specie di chip su un dito. Cristo, cosa vuole farmi? Si avvicina. Appoggia un dito ad altezza della mia scapola. Vedo che la pelle si lacera e si apre una ferita che cola sangue. Oddio, qui mi ammazzano, è l’unico pensiero che mi balena in mente. L’alieno ci appoggia il chip e poi, sfiorando i lembi di derma con il suo dito, si richiude. Come per magia. Sono terrorizzata. Cosa mi hanno combinato?

E poi il buio.

Non so cosa mi è successo.

Sento l’asfalto sotto il mio corpo, il freddo mi penetra fino alle ossa. Allungo una mano e afferro un ciuffo d’erba. Sento un rumore avvicinarsi. E’ un’auto. Poi la voce di un uomo e, infine la sirena di un'ambulanza. O della polizia.

Poi il buio.

Sono in un letto di ospedale. Mio marito è al mio fianco. Ho perso molto sangue. Ho un livido al altezza della scapola. Li sento bisbigliare. Ora sto bene, sono tranquilla. Posso azzardare e dire che sono a casa. Tra umani.

Il sonno mi assale.

E poi il buio.
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