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Quasi incestuoso Natale


di mezzasuora
10.11.2011    |    40.148    |    5 9.0
"“Vuoi anche un machete? Sai chi è quella donna?”, mi domandò..."
Entrai nell’ufficio di Roberto, l'avvocato amico di mio padre, un secondo papà per tutti noi, con la stessa velocità di un fulmine. Lui era solo davanti a un faldone. Mi guardò incuriosita.
“Bella, cosa ci fai qui?”, mi chiese sollevando gli occhiali.
Fissai quell’uomo che conoscevo da anni, da quando le nostre famiglie passavano le domeniche al golf club.
“Ho scoperto mio marito a scopare con un’altra donna a casa nostra, voglio la separazione immediata. Voglio il divorzio. Voglio la vedovanza!”, dissi tutto d’un fiato.
“Vuoi anche un machete? Sai chi è quella donna?”, mi domandò.
“Mi a suocera”, risposi.
“Cazzo”, rispose il buon Roberto avvicinandosi a me. Sentivo il suo dopobarba inebriante (Dior) a distanza. Se dovessi descriverlo, userei due parole: Babbo Natale (come quello della coca cola, ma con la barba più corta). Indossava un completo blu scuro e una camicia bianca. La cravatta era slacciata sul collo. Roberto mi si avvicinò e mi diede un bacio sulla guancia. Sentii la sua mano appoggiarsi alle mie natiche o fu solo un’impressione?
“Siediti e raccontami”, mi disse e io iniziai a raccontare. Stavo pensando alla sua palpeggiata sul mio sedere (me l’ero sognato? Aveva sbagliato lui a poggiare la mano?mah…) con non poco piacere, quando lui si alzò. Mi si avvicinò e infilò la sua mano nella mia camicetta. Lo lasciai fare e, quando iniziò a giocherellare col mio capezzolo, mi eccitai in modo impressionante. Sentivo il suo respiro profondo e, non potendolo vedere perché era posto dietro di me, lo immaginai molto eccitato, con un’erezione enorme.
“Non ti preoccupare, adesso puoi vendicarti con un uomo che potrebbe essere tuo padre. Io adesso ti consolo…”, mi disse e mi si parò davanti. Mi misi in piedi di fronte a lui e Roberto mi scivolò dietro. Iniziò a sbottonarmi i pantaloni e li lasciò cadere a terra. Mi tolsi le scarpe e rimasi con indosso solo la camicia e il golfino.
“Mettiti appoggiata alla mia scrivania. Appoggia le braccia e non pensare più a nulla, solo più al piacere”, mi sussurrò. Sentii una strana sensazione al basso ventre, un desiderio primordiale che reclamava lussuria. Sentii la sua lingua calda e umida tra le natiche, fino a raggiungere il mio ano. Non si può descrivere la sensazione! Con un dito iniziò a titillarmi il clitoride e, quando lo infilò nella mia vagina, non resistetti: iniziai a mugugnare!
“Girati, fammi vedere la tua bella patatina depilata”, disse e mi girai. Roberto iniziò a leccarla con voracità. Sentivo la sua saliva scendere tra le mie gambe, le sue mani afferravano le mie natiche. Infilò un dito nel mio ano, procurandomi un piacere immenso. Lo sentii frugare con la mano libera sulla scrivania dietro di me e mi ritrovai in un battibaleno prima uno poi due evidenziatori infilati nel sedere.
“Ti prego, scopami”, chiesi.
Roberto si allontanò da me (che l’avessi offeso?), afferrò il portafoglio e tirò fuori un preservativo. Si calò i pantaloni e gli slip e mi mostrò la sua erezione fantastica. Io ho visto (e preso) 29 peni in tutta la mia vita, ma perfetto come il suo, mai!
Si sedette sul divano e mi disse:”Vieni qui a farti coccolare dallo zio Roberto!”. Mi misi a cavalcioni del suo bestione e lui con un colpo deciso mi infilò la sua verga. Iniziai a muovermi, avanti, indietro, avanti, indietro, mentre Roberto leccava i miei capezzoli e, di tanto in tanto, mi strizzava con forza le natiche. Sentii sopraggiungere l’orgasmo e cercai di bloccarlo, orientando i miei pensieri verso soggetti diversi dal sesso, ma invana: venni gridando di piacere.
Continuai a cavalcare Roberto, sussurrandogli quanto mi piacesse essere impalata da lui. Lo sentii irrigidirsi e lui venne. Mi guardò soddisfatto e mi chiese di fargli vedere la mia figa bella dilatata. Appoggiai la mia gamba alla testiera del divano e lui ammirò la mia voragine. Avvicinò la sua bocca e la leccò con voracità. Non so come riuscimmo a coricarci sul divano (vista la mole di Roberto e le dimensioni ridotte del sofà), ognuno con i genitali dell’altro di fronte al viso. Leccare un pene enorme è facile, prenderlo tutto in bocca difficile. Gli pulii bene con la lingua l’asta e i testicoli dai miei umori, mentre lui continuava a ripassare la sua lingua sul mio clitoride, lappando come un cane l’acqua. Sentii il suo pene irrigidirsi e gli chiesi se aveva un altro preservativo per scopare di nuovo.
“No, non ne ho più. Ma se mi fai una sega…”, mi disse e io iniziai a masturbarlo e spompinarlo. Con la mano destra mi strofinavo il clitoride. Roberto eiaculò sulle mie tette, poi mi disse di girarmi e di portargli il culetto ad altezza del suo volto.
“Gli evidenziatori sono entrati dentro”, disse e io sussultai. Con estrema delicatezza, infilò due dita nel mio ano e sfilò prima uno poi l’altro. Li avvicinò al suo naso e sussurrò: ”Mmmh, goloso”. Si infilò gli evidenziatori nella tasca dei pantaloni poggiati sulla sedia e ci rivestimmo. Quando fui vestita, gli chiesi:
“E ora? Cosa faccio con Marcello?”
“Ora è tardi. Vieni domani mattina che ne riparliamo.”, mi disse accompagnandomi alla porta e controllando la presenza degli evidenziatori in tasca.


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