Gay & Bisex

Rapito


di shinigami83ge
27.05.2014    |    26.079    |    5 9.4
"Cosa cazzo vuoi farmi?” Con la mente offuscata dall’agitazione inizio ad indietreggiare verso la cucina, devo trovare un coltello, un arma, qualunque cosa..."
(Storia di fantasia. Temi: BDSM, costrizione, dominazione, master/slave, umiliazione. Sia che tu sia iscritto o no se vuoi puoi condividere con me i tuoi pensieri attraverso l’indirizzo mail: [email protected], non chiedete cose assurde. Segui anche il mio blog su tumblr: http://shinigami83ge.tumblr.com/ e vedi le foto che ispirano i miei personaggi. BUONA LETTURA)
Finalmente torno a casa dopo una lunga giornata di lavoro ed una veloce scappatina al bar per bere qualcosa con gli amici. Sono davvero stanco e non vedo l’ora di farmi una doccia e ancora nudo buttarmi a letto.
Tiro fuori le chiavi dalla tasca e apro la porta, stranamente mi basta fare mezzo giro per aprirla. Mi sembra strano non aver chiuso la porta a chiave uscendo di casa questa mattina, ma è un periodo piuttosto carico di impegni e a volte ci convinciamo di aver già fatto cose solo perché fanno parte di una routine più che collaudata.
Entro e noto subito che la luce in cucina è accesa, questa seconda stranezza inizia a preoccuparmi, forse qualcuno è entrato in casa. Subito l’adrenalina mi manda i battiti alle stelle, è una situazione inaspettata che non so come gestire. Lascio la porta aperta, chiunque sia in casa mi ha per forza sentito arrivare, ma almeno ho una via di fuga garantita. In cuor mio so che la soluzione più saggia sarebbe uscire e chiamare la polizia, ma se invece non fosse nulla sarebbe una bella figura di merda. Agitato e con il cuore in gola mi avvicino alla cucina, le orecchie tese a cogliere ogni più piccolo rumore che possa segnalarmi la presenza di un estraneo in casa.
Giunto sulla soglia della cucina mi ferm; non sento alcun rumore e facendomi coraggio entro nella stanza: è vuota.
Stanco come se avessi appena corso una maratona tiro un sospiro di sollievo ed inizio a sorridere di me stesso come uno scemo. Eppure mi sembra come se qualcosa sia fuori posto, ma non riesco a cogliere cosa.
Cerco di ricostruire mentalmente quel che ho fatto questa mattina quando improvvisamente sento uno violento SBAM.
Ancora un po’ teso per prima faccio un salto di paura, poi ripenso alla porta di ingresso che avevo lasciato aperto e che probabilmente ha sbattuto per via di qualche corrente d’aria.
Tranquillo torno nel corridoio per andare a chiudere con la cricca e con sorpresa vedo un estraneo che sta chiudendo la porta a chiave.
La prima cosa che mi salta all’occhio è il suo fisico robusto massiccio e benché sia non molto più alto di me, in confronto al mio corpo sembra un armadio a 4 ante.
A giudicare dall’aspetto deve avere fra i trenta e i quarant’anni. Capelli rasati, pizzetto, occhi neri. Indossa un paio di stilavi di cuoio nero, dei jeans ed una maglietta a mezze maniche piuttosto aderente, che lascia intravedere tutta la potenza dei suoi muscoli ed un grosso tatuaggio tribale che partendo dalla sua mano destra sale su fino all’inizio del collo.
Dato l’ultimo giro alla porta, toglie la chiave dalla serratura e guardandomi fisso negli occhi con espressione soddisfatta ed un sorrisetto sadico la infila in tasca.
“cosa vuoi? chi cazzo sei? cosa ci fai qui?” lo tempesto di domande di nuovo carico di adrenalina nel sangue
“mi sto appropriando di qualcosa che è mio”
“cosa dici? Non capisco”
“mi hai già rotto il cazzo con le tue domande” dice con voce scazzata “il discorso è molto semplice, il tuo miglior amico è un tossico e per saldare il suo debito con me ti ha venduto; mi ha garantito che sei uno schiavo umile e servizievole una volta educato”
“non ci credo, Andrea non farebbe mai una cosa del genere”
“pensa quello che vuoi, ciò che conta è che adesso sei una cosa mia” ed inizia ad avvicinarsi verso di me
“no, aspetta… fermo.. cosa cazzo vuoi farmi?”
Con la mente offuscata dall’agitazione inizio ad indietreggiare verso la cucina, devo trovare un coltello, un arma, qualunque cosa per difendermi.
L’uomo avanza lentamente, sembra divertito dalla mia agitazione. Approfittando del vantaggio che ho su di lui corro in cucina, apro il cassetto delle posate e…
Vuoto, il cassetto è completamente vuoto. Sempre più in preda al panico apro anche la lavastoviglie, ma pure lì nulla. Non ci sono coltelli, ne piatti, ne bicchieri, ne bottiglie di vetro, la mia cucina è praticamente vuota ed ora capisco quella sensazione di prima.
L’uomo si affaccia alla soglia della cucina
“sono in casa tua da questa mattina appena sei uscito, posso assicurarti che non troverai nulla da poter usare come arma. Devo ammettere che l’espressione di paura sul tuo volto mi sta eccitando da matti” dice tastandosi vistosamente il pacco
“tu sei pazzo… lasciami andare”
Senza riflettere provo a scaraventarmi sull’uomo per cercare si buttarlo a terra, ma la sua prestanza fisica è ben più alta della mia e quasi fossi fatto di carta, afferrandomi per la maglietta mi scaraventa per terra nel corridoi di ingresso.
Sbatto la testa contro il muro e dolorante rimango disteso sul pavimento mentre l’uomo divertito si avvicina a me.
“direi che possiamo incominciare a giocare”
Ancora stordito sento lo sconosciuto accucciarsi vicino a me e prima di capire cosa stia cercando di fare mi ritrovo senza scarpe.
“lasciami” mi lamento, sperando possa sortire qualche effetto, ma incurante delle mie parole l’uomo afferra le mie gambe e tenendole ben strette inizia a slacciarmi la cintura dei pantaloni.
Mentre mi riprendo dall’urto provo a scalciare e ad impedirgli di aprire i miei pantaloni, ma la stretta del suo braccio sulle mie gambe e la forza delle sue grosse mani fanno di me poco più di un bambino al suo confronto.
Aperto il bottone e la cerniera dei pantaloni si alza in piedi e afferrando i miei jeans dal fondo inizia a tirare sfilandomeli con prepotenza e lasciandomi lì per terra in mutande.
Libero dalla sua presa mi alzo in piedi e di istinto vado verso la porta di ingresso, ma è chiusa a chiave, non posso uscire, entro allora nel salotto di fianco e provo a chiudere la porta, ma la mano dell’uomo blocca la porta. Provo a spingere con tutto il corpo, se riesco a chiuderlo fuori avrò almeno il tempo sufficiente a chiamare aiuto, ma è troppo forte e spalancando la porta mi scaraventa nuovamente per terra.
“bravo, mi piace così. Scappa, corri, disperarti vedrai che alla fine ti piacerà”
Gattonando in preda al panico cerco di allontanarmi da lui, ma in breve mi raggiunge e quasi fossi un insetto mi schiaccia sul pavimento posandomi il suo grosso piede sulla schiena.
“dove credi di andare facendo così? Se vuoi scappare devi metterci più impegno”
Mi mette quindi il suo piede sinistro davanti alla faccia e con tono perentorio mi ordina “avanti troia, leccami gli stivali”
Osservo lo stivale di cuoio nero all’altezza della mia bocca, a giudicare dalla dimensione deve portare almeno un 45 di piede. Lo fisso, incredulo dell’ordine appena ricevuto e resto fermo
“ti ho detto di leccare troia” grida con tono arrabbiato e facendo leva sulla mia schiena
Con il cervello in tilt per la paura tiro fuori la lingua e con la punta inizio a toccare il suo stivale.
Scandendo bene le parole, quasi parlasse con uno stupito mi ribadisce “ti – ho – detto- di – leccare”
La punta delle mia lingua inizia quindi a scorrere lentamente sulla punta del suo stivale lasciando un piccola chiazza di saliva
L’uomo mi libera la schiena dal sul piede, si china su di me e afferrandomi con violenza per i capelli mi solleva la testa da terra e parlandomi a pochi centimetri dalla faccia ribadisce con tono innervosito
“cosa non ti è chiaro nelle parole: lecca il mio stivale?”
Tenendomi quindi sempre per i capelli mi preme la faccia contro il suo stivale facendomi male. Subito con le mani cerco di liberarmi della sua stretta, di aggrapparmi alla sua gamba nell’ultimo strenue tentativo di allontanarmi da lui, poi rassegnato all’inevitabile tiro fuori la lingua e la passo sul suo stivale e subito la sua presa si allenta un po’ permettendomi di respirare di nuovo normalmente.
“ecco troia,è così che si lecca lo stivale del tuo nuovo Padrone”
Il sapore acre della pelle mi invade la bocca e la gola, ma è meno peggio di quel che pensassi e continuo lasciando lunghe scie di salive sul cuoio nero.
Lasciandomi lì per terra a leccare il suo stivale l’uomo si alza di nuovo in piedi ed eccitato dalla mia soggiogazione inizia a massaggiarsi vistosamente il pacco.
“sei proprio brava lo sai? Direi che ti meriti un premio” abbassa la zip e tirato fuori il cazzo inizia a pisciarmi in testa. D’istinto, sentendo il gusto dell’urina mi blocco, ma una pedata sulla schiena mi ricorda che ormai non sono più io a decidere cosa posso o non posso fare.
“chi cazzo ti ha detto di fermarti troia” e chiudendo gli occhi riprendo a leccare il suo stivale, mentre lui divertito punta il getto della sua urina sulla mia bocca costringendomi a bere e a sentirne il sapore.
“vedo che finalmente stai iniziando a capire chi è che comanda qui”
Leccata dopo leccata il mio aguzzino si svuota la vescica su di me. Mi sento vuoto ed umiliato, ma spaventato continuo a leccare la sua scarpa.
Quando anche l’ultima goccia di urina ha fatto capolino sulla mia lingua spero che il peggio sia finito, ma mi sbaglio, l’uomo si mette sopra di me e senza preavviso mi afferra la maglietta e la strappa.
Spaventato da quella sua nuova azione di violenza cerco di proteggermi, ma senza troppi complimenti il mio rapitore fa a brandelli la mia maglia e me la sfila a forza di dosso, poi afferra le mie braccia e piegandole dietro la mia schiena le lega saldamente usando ciò che resta dei miei stracci, infine, facendo leva sui miei polsi mi mette in ginocchio davanti a lui
“ed ora vediamo di divertirci per bene”
Con la sua grossa mano sinistra mi schiaccia quindi la faccia contro il suo cazzo e nel mentre con la destra inizia a slacciarsi i pantaloni.
Liberi da ogni sostegno lascia scivolare le braghe fino all’altezza delle ginocchia e portando la mia testa con se si siede pesantemente sul divano.
“allora ti piace l’odore del cazzo del tuo Padrone troia? Ti piace vero?” dice con u tono ringhioso fra il cattivo e l’eccitato mentre continua a strusciarmi a forza la faccia contro il suo cazzo che piano piano si è inturgidito iniziando ad assumere dimensioni considerevoli.
“Avanti troia, apri la bocca e succhia”
L’idea di succhiare il cazzo di quell’uomo, o meglio, un cazzo in generale, mi disgusta non l’ho mai fatto prima e non voglio cominciare certamente adesso l’unica cosa che riesco a fare è serrare ulteriormente le labbra.
“ti ho detto di aprire la bocca troia”
E un forte ceffone mi arriva sulla testa
“avanti, apri quella cazzo di bocca” mi incita di nuovo mentre un nuovo ceffone mi stordisce.
Con la mano sinistra mi afferra nuovamente per i capelli e con la destra si afferra il cazzo tenendolo ben puntato contro la mia bocca
“stammi bene a sentire troia, o succhi di tua iniziativa o ti assicuro che dopo averti tolto i denti ti farò succhiare comunque”
L’espressione dell’uomo mi fa capire che non scherza e spaventato a morte ubbidiente apro la bocca e chiudo gli occhi.
Facendo leva sulla mia nuca l’uomo mi spinge verso il suo cazzo e con forza me lo spinge in gola provocandomi i conati.
“avanti troia succhia e vedi di non fare scherzi o ti assicuro che è l’ultima cosa che fai”
Seppur non ancora completamente duro il suo cazzo è già sufficientemente lungo e grosso da soffocarmi andando in profondità nella mia gola.
L’uomo mi schiaccia la testa in mezzo alle sue gambe facendo leva con entrambi le mani, quasi a volermi infilare in gola non solo il suo palo enorme ma anche i suoi coglioni, infine mi libera dalla presa e io subito mi ritraggo tossendo e riprendendo fiato con le lacrime agli occhi.
“allora ti è piaciuto troia? Perché qui mica abbiamo ancora finito” e subito la mia bocca è di nuovo piena del suo cazzo. Più eccitato dalla violenza che sta esercitando su di me che dal mio finto pompino in breve il suo cazzo si mostra in tutta la sua maestosità diventando duro come un palo di acciaio.
Facendo leva sulla mia testa l’uomo mi scopa la bocca a suo piacimento dandomi il suo ritmo.
“avanti succhia troia, che è sta roba?”
Incitato dalle parole dell’uomo cerco piano piano di abituarmi a quel movimento e a succhiare veramente.
“aaaaah sì.. così.. brava troia” più il mio pompino migliora più quello sconosciuto, che vuole lo identifichi come Padrone, si rilassa dandomi la possibilità di gestire la situazione e limitare il soffocamento e i conati.
In breve il Padrone mi lascia completamente libero di fare e prendo conoscenza che per la prima volta nella mia vita sto facendo un pompino ad un uomo.
Continuo a succhiare ed in breve mi abituo completamente al gusto del suo cazzo e alle dimensioni della sua cappella e del suo palo in generale provocandogli spasmi di piacere che mi appagano mentalmente in un modo strano che non mi sarei mai aspettato.
“non penserai per caso di riuscire a farmi sborrare così troia, prima devo sfondarti il culo”
Quella frase scuota nuovamente la pace apparente che ero riuscito a ritrovare succhiando il suo cazzo.
L’uno si alza dal divano e sollevandomi di peso mi mette in ginocchio sul divano e piegandomi contro lo schienale mi mette a novanta.
“no aspetta ti prego, io non l’ho mai preso e…” inizio a piagnucolare in preda alla paura
Ma l’uomo sembra non curarsi minimamente delle mie parole e sputandomi sul buchetto inizia a strusciarmi tra le chiappe il suo grosso cazzo.
“vedrai, adesso ti sfondo per bene e ti farò gridare e godere come la troia che sei”
D’istinto inizio a stringere il culo per la paura, mentre l’uomo sputa nuovamente per lubrificarmi almeno un poco poi lentamente inizia a spingere.
Sento male e provo ad appormi, ma il suo cazzo è durissimo, sembra quasi stia usando una sbraga di ferro e lentamente sfonda le mie difese iniziando ad entrare
“no.. ti prego esci.. fa male”
Ma l’uomo continua a spingere e ad un certo punto, quasi avesse raggiunto un punto di non ritorno scivola con tutta la sua asta dentro di me.
“aaaah… esci.. ti prego esci.. fa male è fastidioso” imploro io
Ma il mio Padrone mi da un forte schiaffo sulle chiappe e afferrandomi per il bacino inizia a muoversi dentro di me
Il dolore è forte, ma costretto a quella dilatazione forzata lentamente il mio ano inizia a dilatarsi e a rilassarsi agevolando la penetrazione: ormai quell’uomo grande e grosso mi ha sfondato e mi ha trasformato nella sua troia scopandomi il culo.
Via via il suo movimento diventa sempre più rapido, violento e selvaggio e quello che prima era dolore lentamente diventa un calore con ondate di piacere e senza poterlo controllare ho un’erezione anche io.
Mi scopa in quel modo selvaggio per almeno quindici minuti, poi improvvisamente esce dal mio culo e mettendomi a sedere sul divano si mette a cavalcioni sopra di me sovrastandomi completamente con la sua stazza e prima di capire cosa vuol fare mi ritrovo nuovamente il suo glande in bocca mentre si sega.
Pochi istanti ed inizia a sborrare. I primi schizzi mi finiscono direttamente in gola e mi trovo costretto ad ingoiarli, gli altri invece, nella foga della sega, mi finiscono in parte in bocca e in parte in faccia.
Il porco era così eccitato da inondarmi con almeno 8 schizzi di sborra calda e densa.
Provo a sputare quella che ho in bocca, ma prima di poterlo fare mi ficca di nuovo il suo cazzo il bocca e lo fa diventare mollo nella mia gola facendomi bere tutto il suo seme.
Dopo aver deglutito anche l’ultimo boccone di sborra il mio Padrone si solleva da me e si ricompone, mentre io rimango lì stremato ed incredulo di ciò che è appena successo e notando che i miei boxer sono vistosamente macchiati della mia prima sborrata dopo essere stato scopato da un uomo.
Penso che tutto sia finito, ma mi sbaglio.
Finito di tirarsi su i pantaloni il Padrone torna da me e sfilandomi le mutande me le infila a forza in bocca, poi tornando nel corridoio e recuperando la cintura dei miei pantaloni mi lega anche le gambe.
“bene, così non può venirti in mente di scappare devo andare in macchina a prendere delle cose”
E ignorandomi completamente apre la porta di casa ed esce.
Cerco di liberarmi, ma i nodi che ha fatto sono troppo stretti e nel quart’ora a mia disposizione l’unico risultato che alla fine ho ottenuto è stato cadere dal divano al pavimento.
Il mio Padrone torna da me munito di un grosso borsone lo apre ed inizia a tirare fuori le sue cose svelandomi finalmente i suoi intenti.
“bene, adesso sei il mio schiavo”
E trasformato in un giocattolo mi ritrovo ad indossare un collare, delle cavigliere e delle polsiere di cuoio minute di asole per immobilizzarmi meglio e un plug a forma di coda che mi impedisce di stare seduto.
Il mio Padrone non sembra intenzionato ad uscire dalla mia casa.
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