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Lui & Lei

Cosa faccio ?


di Ludmillainarte
17.12.2024    |    361    |    11 9.3
"Ormai, l’unico pensiero era tornare a casa..."
Era stata una giornata strana, di quelle che iniziano con un messaggio inaspettato e finiscono con una cena organizzata all'ultimo minuto. Lui e lei si erano scritti solo per gioco, scambiandosi qualche foto e battute superficiali. Niente di serio, ma abbastanza per accendere la curiosità. Lui, in foto, appariva un ragazzo interessante: bel fisico, scolpito dalla palestra, capelli rasati, occhi azzurri, e sguardo solare. Lei, dal canto suo, si era mostrata con naturalezza, scegliendo uno scatto semplice, un sorriso genuino.
Quando arrivò davanti al locale, appena girato l'angolo, un ristorante raccolto con luci soffuse e un ingresso accogliente, lo vide. O meglio, vide una versione di lui: non quella della foto, bensì quella che il tempo aveva segnato. Quindici anni di differenza tra l'immagine digitale e la realtà. Il sorriso allegro c’era ancora, ma soffocato da una postura appesantita e capelli brizzolati.
“Ciao,” esordì lui, con un sorriso che voleva essere disinvolto ma non riusciva a cancellare l’evidenza.
Lei, sorpresa e un po' delusa, esitò prima di rispondere: “Ciao. Non mi aspettavo… beh…”
“Che fossi così affascinante dal vivo?” tentò di scherzare.
Lei sorrise debolmente. “Entriamo che qui fuori si gela.”
Lo seguì quindi all’interno. Aveva scelto di restare. In fondo, pensò, un uomo non è solo una foto: magari aveva una conversazione brillante, un fascino che compensava qualche annetto in più.
Si accomodarono a un tavolino vicino alla finestra. La sala era semplice, ma l’atmosfera piacevole: profumo di cibo, voci basse e un palco in fondo dove, più tardi, avrebbero suonato musica dal vivo. Lui ordinò subito un bicchiere di vino e poi passarono al menù principale.

“Quindi, dimmi un po’ di te,” chiese lei, cercando di prendere in mano la situazione.

Ma la risposta fu lunga, noiosa, un monologo senza fine su lavoro, la sua terra natia e vecchie avventure di gioventù. Lei annuiva, fingendo interesse, mentre la mente vagava altrove. Guardava l’orologio, chiedendosi quando sarebbe arrivato il momento di alzarsi. Sperava almeno in una svolta galante, ma anche qui rimase delusa.
Arrivò il conto. Lui, con nonchalance, propose di dividerlo.
“Non preoccuparti, ci penso io,” disse lui, ma aggiunse subito dopo: “Scherzo, meglio fare alla romana, ormai le donne sono indipendenti, giusto?”
Se normalmente la cosa sarebbe stata ovvia, con gli amici è sempre così, la serata maliziosa forse avrebbe preferito qualche coccola in più, ma a quel punto era evidente che la sintonia non era scattata.
Lei tirò fuori la carta senza discutere. Ormai, l’unico pensiero era tornare a casa.
La accompagnò alla macchina. Lui sembrava ancora speranzoso, come se la serata non fosse ancora conclusa.
“Un caffè da qualche parte?” propose.
Lei sorrise educatamente, scuotendo la testa. “Grazie, ma è tardi. Meglio di no.”
Lui rimase fermo mentre lei risaliva in macchina, salutandolo con un gesto frettoloso.
……..
Poco dopo mentre Lei era ferma al semaforo, la città avvolta nella quiete notturna, guardò lo schermo del telefono, ancora aperto sulla chat con un ragazzo più giovane appena conosciuto. Un messaggio scambiato quella mattina le tornò in mente:
"Oggi finisco tardi, verso mezzanotte. Chissà, magari ci sentiamo. Ti va?"
Lei aveva risposto con un generico "Vediamo, magari." Nessuna promessa, solo una possibilità.
Ora, mentre il semaforo era ancora rosso, si lasciò trasportare dalla fantasia. Che cosa sarebbe successo se lui l’avesse scritto in quel momento? Un messaggio improvviso, un’invitante chiamata.
Immaginò il telefono vibrare:
"Sei ancora sveglia? Ci vediamo?"
Lei avrebbe risposto d’impulso: "Dimmi dove."
Avrebbero concordato un luogo appartato, ai margini della città. Una strada buia, solo il bagliore dei fari. L’avrebbe visto uscire dalla sua macchina, giovane, vitale, con quello sguardo che brucia. Lui avrebbe aperto la portiera posteriore senza dire una parola, e lei l’avrebbe seguito, sentendo il cuore battere forte.
Sui sedili posteriori, il mondo si sarebbe fermato. Nessun futuro, nessun passato, solo il momento. Un incontro intenso, bruciante, come se non ci fosse un domani. Le mani di lui, le labbra, il respiro affannato. Una passione che non lasciava spazio a nulla di razionale. Gemiti animali ed istintivi. La tempesta prima della quiete.
E poi, il silenzio.
Si sarebbero salutati senza promesse, senza parole superflue. Ognuno sarebbe risalito sulla propria macchina, riprendendo la strada verso la vita di sempre, come se niente fosse successo.
“BEEEEEP!”
Il suono di un clacson la riportò alla realtà. Il semaforo era verde. Accese il motore e ripartì, il cuore ancora accelerato per quel sogno che sembrava così reale.

Arrivò sotto casa. Prima di scendere, gettò un ultimo sguardo al cellulare.
Un messaggio nuovo. Lui.
"Sei ancora sveglia? Ci vediamo?"
Rimase a fissare lo schermo per un lungo momento. Un sorriso incerto le incurvò le labbra.

Ed ora che faccio?

“La vita è come una scatola di cioccolatini, non sai mai quello che ti capita. “ cit.
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