Racconti Erotici > Lui & Lei > La trasferta
Lui & Lei

La trasferta


di Ludmillainarte
13.05.2025    |    2.026    |    4 10.0
"I suoi gemiti diventano un inno al piacere..."
Una trasferta, un uomo e una punizione. Sensuale, ovvio.
Una cittadina di mare dall’altra parte della nazione, una chat bollente e un uomo che ha saputo accendere ogni singola terminazione del mio piacere.
Ecco, questo potrebbe benissimo essere l’incipit di un nuovo racconto. Perché lui, A. per gli amici, è un uomo sulla quarantina con il fascino vintage degli attori anni ’50, tipo Clark Gable in versione meno ingessata e più... maneggevole.
Fisico curato (anche sotto i vestiti, confermo), sguardo deciso e quella sicurezza da “so quello che faccio” che può tanto conquistarti quanto irritarti. E infatti…
Ha iniziato malissimo: mi ha fatta aspettare.
E no, non si fa.
Non si fa aspettare una signora. Mai. Soprattutto se lei è arrivata in ritardo con un treno sgangherato ed è comunque lì da quaranta minuti a contare le losanghe del piazzale della stazione.
Avrei potuto andarmene, certo. Avrei potuto bloccarlo, archiviarlo sotto “ennesimo cazzone digitale”, e tornare alla mia vita.
Ma la curiosità è femmina, e io modestamente lo nacqui. (semi-cit.)
Per fortuna. Perché sì, c’è stato un dopo.
E che dopo.
Quando finalmente ci siamo incontrati, c'è voluto un po' per sincronizzarci. Come se dovessimo abituarci l’uno all’altro: i gesti, le pause, il tono della voce. Sì, ci eravamo già conosciuti in chat, ma dal vivo ogni dettaglio ha un altro peso. Il modo in cui inclini la testa, il sorriso che spunta sotto i baffi, le mani che si muovono senza fretta.
La tensione cresceva come un soufflé ben riuscito.
Arrivati in hotel — ormai mezzanotte e qualcosa — la stanchezza avrebbe potuto prendere il sopravvento. Invece, ho deciso che era giunto il momento di presentargli lei.
La mia alter ego notturna: Dea Ludmilla.
Doccia bollente, pelle che profuma di gelsomino e desiderio. Indosso la mia armatura: sottoveste in georgette e pizzo nero, tacchi vertiginosi, rossetto cremisi, frustino e una maschera da coniglietta dark che lascia intravedere solo gli occhi e la bocca.
Lui mi guarda e deglutisce, visibilmente eccitato. Ma non l’avrà subito. Non dopo il ritardo.
Lo faccio sedere sul bordo del letto, lo guardo dritto negli occhi mentre gli sollevo i polsi. Prendo un paio di collant — quelli che avevo nello zaino, mai sottovalutare l’arte dell’improvvisazione — e glieli lego ai polsi. La seta scivola sulla pelle e diventa il nostro piccolo segreto. Ora è mio. Immobilizzato quanto basta per concentrarsi su tutto il resto.
Giochi di sguardi, baci rubati e sapientemente restituiti, il frustino che accarezza e stuzzica, creando quella tensione perfetta che ti fa desiderare di più.
Comincio con baci lenti e profondi, poi passo a carezze più decise, fino a colpirlo leggermente con il frustino. Un colpetto sul petto, uno sull’interno coscia. Lui sussulta, ma non dice una parola. I suoi occhi sono fissi nei miei: c’è fiducia, ma soprattutto c’è desiderio.
Le punte del frustino danzano sulla sua pelle, lo risvegliano e lo stuzzicano. Il dolore è lieve, ma sufficiente a esaltare ogni altro senso.
Poi, tolgo tutto. Tranne il preservativo, ovviamente. E lì, inizio a cavalcarlo con lentezza. La mia intimità lo accoglie con una stretta calda, come se lo volesse risucchiare dentro di me. I suoi polsi sono ancora legati, le sue mani tremano per la voglia di toccarmi, ma non può.
Lo guardo godere del piacere che gli concedo a rate, e questo mi eccita ancora di più. Mi muovo avanti e indietro, circolare, profonda. I suoi gemiti diventano un inno al piacere. E poi lo sento cedere, arrendersi, esplodere.
Sciolgo i collant, lo bacio come se potessi succhiargli via l’anima.
Ma era solo il primo round.
Tolta la maschera, pensavamo fosse giunta l’ora di dormire. Pensavamo.
Perché il mio malandrino aveva altri piani. E che piani.
Una scopata epica — sì, lo dico senza giri di parole — di quelle che fanno tremare i vetri e finire le lenzuola in lavatrice (a 90°, ovviamente).
Non so quante volte sono venuta. Dopo un po' ho perso il conto.
Ma non era solo la quantità: era l’intensità. Quella roba potente, travolgente, da orgasmo con squirt annesso che ti fa dimenticare il tuo nome, la stanza d’albergo e qualsiasi altra cosa che non sia di più.
È una droga, quel tipo di piacere. Lo vuoi ancora e ancora, e quando arriva ti sembra di volare. Tre metri sopra il cielo, ma senza bisogno di Federico Moccia
All’alba, esausti e sudati, ci siamo finalmente addormentati.
E la mattina?
Altro che sonno. Con tre ore di sonno in corpo mi sentivo più energica di una ventenne dopo una lezione di Zumba.
Che sia questa la nuova cura per la stanchezza?
Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore. Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Voto dei Lettori:
10.0
Ti è piaciuto??? SI NO

Commenti per La trasferta :

Altri Racconti Erotici in Lui & Lei:




® Annunci69.it è un marchio registrato. Tutti i diritti sono riservati e vietate le riproduzioni senza esplicito consenso.

Condizioni del Servizio. | Privacy. | Regolamento della Community | Segnalazioni