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Lui & Lei

L'Assassina di Fatture


di Ludmillainarte
15.01.2025    |    298    |    6 9.7
"Il gioco di Giada non era finito, ma aveva preso una piega decisamente più intrigante..."
Nella vita di una donna sicura di sé, non c'è spazio per la mediocrità. Giada De Angelis, quarant'anni portati con orgoglio e una carriera costruita a colpi di scelte audaci, incarnava questo principio in ogni dettaglio. Dirigeva un'azienda che portava il suo nome con la determinazione di chi non accetta compromessi, eccetto uno: la contabilità.

“Le fatture sono la morte dell’anima,” diceva spesso alle sue amiche, il tono a metà tra il serio e l’ironico. E così, quando il peso di quel lavoro ingrato si fece insostenibile, decise di affidarsi a un nuovo talento. Ma non un talento qualsiasi: per quel ruolo serviva qualcuno che fosse più di un semplice contabile.

Il casting durò mesi, e Giada si godette ogni momento di quella selezione. Dopo tutto, la sua azienda meritava il meglio. I candidati dovevano dimostrare non solo competenza tecnica, ma anche fascino e intelligenza. Qualcuno che sapesse tenere testa a lei, Miss De Angelis, o come avrebbe preteso di essere chiamata, semplicemente Miss o Dea.

Alla fine, fu Marco a spuntarla. Trent’anni, originario della provincia di Milano, un ragazzo con il sorriso pronto e uno sguardo che brillava di una luce maliziosa. Durante il colloquio finale, si era concesso una battuta che avrebbe potuto costargli il posto: “Sono pronto a tutto, Miss. Anche a salvare l'azienda da un’insurrezione di fatture ribelli.” Giada rise, una risata piena e contagiosa, e il lavoro fu suo.

Ma il giovane non sapeva cosa lo aspettava. La sua nuova padrona non era semplicemente esigente; era un'artista della provocazione. Gli uffici erano il suo palcoscenico, e Marco la pedina perfetta per il gioco che aveva in mente.

La prima settimana iniziò in modo relativamente tranquillo. Marco si dimostrò rapido nell’apprendimento e impeccabile nei modi, ma presto Giada decise che era il momento di testare davvero il suo nuovo acquisto. Un lunedì mattina, si presentò in ufficio indossando un tailleur nero dal taglio impeccabile, reso volutamente provocante da un top di seta scarlatta che lasciava intuire più di quanto nascondesse.

“Marco, abbiamo un’emergenza. Nel mio ufficio, subito,” ordinò, senza concedergli nemmeno il tempo di rispondere. Quando lui entrò, con la cartellina delle fatture stretta tra le mani, la trovò seduta sulla scrivania, un piede elegantemente accavallato sull’altro, le scarpe a tacco alto che luccicavano alla luce del sole filtrata dalla finestra.

“Le serve qualcosa, Miss?” chiese Marco, cercando di mantenere un tono professionale mentre il cuore gli martellava nel petto.

“Certo. C’è un errore in questa fattura. Lo corregga subito.” E mentre gli passava il foglio, la sua mano sfiorò deliberatamente quella di lui, lasciandolo in preda a un’onda di calore che gli colorò le guance.

Le provocazioni continuarono nei giorni seguenti. Foto e video arrivavano sul telefono di Marco con l’etichetta di “urgenze”: un paio di gambe accavallate, un dettaglio di un rossetto che lei avrebbe voluto testare, un messaggio vocale in cui il tono basso e vellutato di Giada spiegava qualche dettaglio amministrativo. Ogni volta, Marco si trovava combattuto tra il professionista che cercava di essere e l'uomo che non poteva fare a meno di notare quanto fosse irresistibile la sua Miss.

Eppure, in mezzo a quella danza di seduzione e disciplina, c’era qualcosa di più. Marco, con la sua mente brillante, iniziò a comprendere che il gioco di Giada era anche una sfida: voleva vedere se lui era davvero all’altezza. E giorno dopo giorno, si impegnava a dimostrarle che non solo era capace di reggere il confronto, ma che forse, un giorno, sarebbe riuscito anche a stupirla.

Un venerdì sera, Giada decise che era il momento di alzare la posta. Rimasta sola in ufficio con Marco, lo convocò di nuovo con una scusa banale: un file urgente da sistemare per una riunione del lunedì. Quando Marco entrò nel suo ufficio, trovò la luce soffusa e un profumo di fiori e ambra nell’aria. Giada lo attendeva in piedi, appoggiata alla scrivania, indossando un abito lungo velluto nero con uno spacco vertiginoso che rivelava una gamba sinuosa, fasciata da sottilissime calze di seta, come se stesse per andare a teatro e fosse rimasta per un'imprevisto da sistemare.

“Marco, chiudi la porta,” disse con un tono che non ammetteva repliche.

“Certo, Miss,” rispose lui, un filo di esitazione nella voce mentre eseguiva l’ordine.

“Sai, ho pensato che fosse giusto premiarti per l’impegno che hai dimostrato finora. Ma prima voglio vedere se hai davvero tutto quello che serve per questo ruolo.”
Marco la fissò, incapace di staccare gli occhi da lei, mentre sentiva il cuore accelerare. “E come posso dimostrarlo, Miss?” chiese, il tono incerto ma con un’ombra di sfida.
Giada sorrise, un sorriso che prometteva segreti e tentazioni. Fece un passo verso di lui, abbastanza vicino da lasciargli percepire il calore del suo corpo. Poi, con un gesto lento, gli allentò la cravatta, mantenendo il contatto visivo. “Semplice,” sussurrò. “Lascia che te lo mostri io.”

La tensione nell'aria diventò palpabile. Giada si avvicinò ancora di più, sfiorando con delicatezza il colletto della camicia di Marco, che si trovò incapace di distogliere lo sguardo dai suoi occhi intensi. Con movimenti lenti e calibrati, lei lo spinse gentilmente verso la scrivania, obbligandolo a sedersi sul bordo.

Il suo tocco era deciso e pieno di intenzione. Le dita di Giada scivolarono lungo la linea del suo viso, tracciando un sentiero che Marco trovava impossibile da ignorare. Quando finalmente le loro labbra si incontrarono, fu un’esplosione di passione trattenuta troppo a lungo. Il bacio era profondo, una danza di desiderio reciproco che bruciava ogni dubbio o esitazione.

Le mani di Marco trovarono il coraggio di esplorare, seguendo le curve dell’abito di Giada mentre lei si premeva contro di lui, facendosi strada tra le sue gambe. Ogni movimento studiato per accendere la scintilla del momento. Giada, con la maestria di chi sa esattamente cosa vuole, lo spinse a lasciarsi andare a un gioco di provocazione e controllo che pareva orchestrato fin nei minimi dettagli.
“Sei sicuro di essere pronto a tutto questo, Marco?” mormorò lei, la voce roca e carica di malizia, mentre le sue labbra si spostavano lungo il collo di lui.
“Assolutamente, Miss,” rispose lui, senza un’ombra di esitazione.

Il gioco di Giada non era finito, ma aveva preso una piega decisamente più intrigante. E Marco, con la sua determinazione e il suo spirito vivace, era pronto a vedere dove li avrebbe condotti quella nuova dinamica.

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