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Lui & Lei

Fottuto ritardo


di Adelmo-RM67
09.12.2015    |    961    |    0 6.0
"Mi sedetti sul suo bel culo e la spalmai ancora la schiena di olio..."
Ero in ritardo, in un fottuto ritardo e io odio arrivare in ritardo. Suonai il campanello esitando timoroso, vibrando come una corda di violino, inzuppato fino al midollo grazie all'improvviso temporale che ha messo k.o. la centralina della mia macchina lasciandomi a piedi. La porta si aprì e il suo sguardo era severo. Mi aspettava per la cena. Lei cenò, io no. Fece cadere l'accappatoio a terra e si distese prona sul lettino ansiosa di sentire le mie mani scioglierle le tensioni. Mi spogliai anch'io ma mi tenni maglietta e pantaloni e iniziai a massaggiarla i piedi, i polpacci, le cosce, i fianchi, la schiena, le braccia e il collo. Un lavoro lento che desse i suoi frutti, quando si girò i suoi capezzoli e il suo clitoride svettavano in cerca di attenzioni. Ripresi a massaggiala, dai piedi alle braccia, evitando scrupolosamente le zone sensibili. Mi prese a parolacce e si rigirò indispettita. Senza che se ne accorgesse mi denudai anch'io, mi misi davanti a lei e le ripresi a massaggiare la schiena, avvicinando il più possibile il mio membro al suo viso. Non tardò molto la sua reazione. Iniziò a leccarmelo come un gatto fa con i latte nella ciotola e poi lo accolse nella sua bocca calda e appassionata. Mi sedetti sul suo bel culo e la spalmai ancora la schiena di olio. Con le mani spaziavo dalla schiena ai suoi seni mentre con il cazzo mi facevo largo nel suo bel solco del sedere. Più mi strusciavo più mi arrapavo, più mi arrapavo più mi sentiva, più mi sentiva e più inarcava il corpo cercando di accogliere quel corpo che aveva tanta voglia di farsi sentire. Fu un tutt'uno, come mi alzai un poco in piedi lei me la mostrò in tutto il suo roseo invito e subito le indirizzai la cappella avida dei suoi umori. Glie lo diedi un po alla volta, variando la velocità d'immersione, sentendola nei suoi centimetri. Come tirò su il busto puntando le mani, liberò le sue mammelle facendole dondolare come frutti al vento. Non era facile non afferrarle e spremere quelle punte sensibili, ricordo infantile di caldo cibo. Eravamo unti e bisunti, vibravamo ad ogni movimento, ad ogni affondo, ad ogni presa, variazione di velocità o movimento. Al che avvenne l'inevitabile. Il mio amico in piena erezione, sguazzava nei copiosi umori di lei , talmente tanti che sguisciò via. Volli fare lo splendido, le mie mani erano ancora occupate a palpeggiare le rotondità superiori, con un colpo d'anca provai a ritrovare la via perduta, ma trovai qualcos'altro . Lei ululò come la lupa romana, ma era un ululato di piacere, brutta porca, ed io grugnì come un cinghiale in calore. Se fatto bene, il sesso anale è ben apprezzato dalle due parti, da chi lo prende e da chi lo da, e io godendo come un matto sborravo nel suo intestino. Purtroppo mi lascia far prendere la mano e non aspettai il suo orgasmo. Dopo un veloce bidet mi ripresentai al suo cospetto, mi attendeva questa volta con le gambe aperte. Le scrissi con la punta della lingua sul clito tutto l'alfabeto, i nomi delle sue amiche e conoscenti, e quando arrivai alla O di Veronica venne schiacciandomi la testa tra le sue cosce. La povera ansimava con il fiatone, le sue 2 bocce salivano e scendevano come boe in mare agitato e le sue braccia pendevano dal lettino inermi. Io invece, inebriato dal profumo della sua vulva mi ero quasi del tutto ripreso e volevo riprendere a stantuffare quella rosa che al momento si stava richiudendo. Fui un lampo. Le alzai le gambe e mi sedetti davanti a lei che non capiva le mie intenzioni. Quando risentì la punta del cazzo nella sua fica, capì che volevo di più. Con una mossa felina si divincolò dalla posizione che avevo preso, mi diede uno spintone facendomi stendere e me lo prese in bocca. Il gioco adesso era passato a lei. Con bocca - lingua lo fece resuscitare con giochini che ancora non conoscevo. Come sentii la cappella allargarsi e indurirsi s'interruppe e ci si sedette sopra, dolcemente e profondamente. Sapeva far lavorare i muscoli della sua patata. Me lo senti trastullare come poco prima nella sua bocca, roteava, me lo spostava a destra, a sinistra , davanti e indietro e all'improvviso si alzò e se lo ficcò dietro. Lei emise un lamento di godimento profondo che s'immischiò al mio sentendo tutti i recettori del glande che venivano strusciati e presi in una presa da togliere il respiro. Venni poco dopo, ancora nel suo buco nero, svuotandomi di tutte le speme e le forze rimaste.
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