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Sottomissione (cap 1)


di met811
06.01.2015    |    32.679    |    8 8.4
"” Prese un sottovaso da una pianta grassa li sul bancone, dono di qualche mia ex, e vi versò dentro il vino di uno dei due calici e lo mise per terra..."
Eccomi qui guardo l’orologio che ho al polso con enorme impazienza. Non vedo l’ora passi l’ultimo quarto d’ora di questo 29 dicembre.
Voglio andare a casa e sentirmi libero di essere il Luca che ho scelto di essere ormai da quasi un anno.
Ho 33 anni, sono biondo e ho i capelli un po’ lunghi curati. Ho un fisico possente e sono completamente depilato.
Mi guardo l’avambraccio e la mano, non c’era un pelo. Proprio come vuole lui. Si lui. Colui che mi ha fatto diventare ciò che in fondo sono sempre stato e mi fa essere libero con me stesso.
In quel tempo che manca alla fine del lavoro ripenso a tutti i cambiamenti avvenuti nella mia vita in maniera miracolosa nell’ultimo anno.
Laureato, un lavoro in banca e una casa in centro città. Un buon giro di amici e un buon giro di figa ma insoddisfatto di tutto almeno fino a gennaio dello scorso anno.
Da sempre facevo sport ma da qualche anno mi ero lanciato nel mondo della palestra, si sa il fisico scolpito ha sempre il suo fascino, ottenendo ottimi risultati. Il mio metro e novanta di altezza si intonava ottimamente con tutti i muscoli che stavano via via sempre più affiorando.
Li ho conosciuto Andrea. Dal principio non c’ho fatto troppo caso. Era uno dei tanti istruttori gradassi e pompati che popolano le palestre ma il suo sguardo giorno dopo giorno si faceva sempre più insistente fino a che mentre facevo la panca un giorno si è avvicinato e mi ha detto con fare deciso.
“Ti va di bere qualcosa stasera? Stacco alle 22”
Io non avendoci parlato mai prima sono rimasto allibito e imbambolato. Ho lasciato cadere i pesi e ho detto un semplice: “Va bene… dove?”
E lui, certo della mia risposta ha detto: “A casa tua. Alle 22.30 sono da te”.
Il mio sguardo deve aver fatto trasparire il mio imbarazzo e il suo piglio deciso non ha lasciato spazio a ripensamenti.
Sapeva dove abitavo, sapeva che gli avrei risposto di si al suoi invito e sapeva non avrei esitato. Ma cosa mi succedeva?
Andrea è più basso di me ed è molto più giovane. Ha sui 23 anni. Ha un fisico molto muscoloso e definito, è rasato in testa e una mascella prominente.
Quella sera, uscito dalla palestra mi avviai verso casa. Non avevo fame quindi, bevuti gli integratori per i miei muscoli mi feci una doccia impaziente di ricevere Andrea.
L’ora fatidica non arrivava mai.
Avevo indossato una tuta e una magliettina, non volevo sembrare il solito bancario sofisticato.
Suonarono al citofono. “Quarto piano” risposi.
Di li a poco entrò dalla soglia Andrea.
“Ciao” disse. Si tolse la giacca. Aveva ancora su la divisa della palestra. Nonostante il freddo aveva addosso solo una t-shirt.
“Allora è qui che abiti” disse girando per la stanza. “Camera matrimoniale, studio,bagno, sala e cucina… e un piccolo ripostiglio” risposi io mostrando il mio piccolo regno.
“Bene, che mi offri?” rispose con un sorriso allusivo. Io lo accompagnai al bancone della cucina e gli mostrai una bottiglia di ottimo vino rosso.
Lui annuì senza proferire parola e rimanendo in piedi. Presi due calici e stappata la bottiglia cominciai a versare nel primo e nel secondo bicchiere. Il mio imbarazzo era papabile ma tutto si fece chiaro da subito. Andrea era uno che andava subito al sodo.
“Il calice per me va bene ma non per te.” Prese un sottovaso da una pianta grassa li sul bancone, dono di qualche mia ex, e vi versò dentro il vino di uno dei due calici e lo mise per terra.
“Ecco tu da li devi bere”. Io lo guardai allibito e incredulo.
Sorrise con un ghigno.
“Io sono quello che vuoi e cerchi. Sta a te affidarti. Se bevi da li sarai mio. Annullerai la tua vita per me e ubbidirai a ogni mio volere come uno schiavo deve al suo padrone. Senza se e senza ma e godrai, stai sicuro che godrai ad esserlo e non potrai più farne a meno. Se ti rifiuti, esco da dove sono entrato e non sentirai più parlare di me. Non ci saremo mai conosciuti”

Le sue parole risuonano ancora chiare nella mia mente. Non so cosa succedette nella mia testa. Lo fissai. Potevo in poco sbatterlo fuori di casa e terminare li immediatamente la cosa ma invece, mi chinai al suolo. Mi inginocchiai ai suoi piedi e bevvi il vino lappandolo come un cane dal sottovaso.
Lui rise di gusto.
Lo guardai ora dal basso verso l’alto. Aveva in mano il calice col vino rosso e rideva di avermi sottomesso con pochi gesti.
Il rumore negli uffici vicini mi fece trasalire dai miei pensieri.
Non potevo fare tardi. Sistemai la giacca e indossai il cappotto. Presi la ventiquattrore e passato il badge mi avviai a passo spedito verso casa. “Buona serata direttore” mi quasi urlò l’impiegata allo sportello. Io feci un gesto con la mano.
In dieci minuti sarei arrivato a casa. Con le chiavi entra rapido nel mio appartamento, nel mio ex appartamento, dovrei dire. Andrea, il padrone da due mesi aveva preteso che glielo intestassi. Era suo e io ero l’ospite ora.
“Era ora arrivassi cazzo, devi preparare la cena muoviti”. Andrea per mantenere il suo fisico statuario mangiava a tutte le ore e io ero colui che ormai lo serviva e mi piaceva da matti farlo.
Senza fiatare mi diressi a quella che ormai da dieci mesi era la mia nuova camera, il mio ex ripostiglio. Largo un metro per due vi era tutto quello che mi serviva.
Mi spogliai della camicia, della cravatta e li ripiegai. Mi sarebbero serviti la settimana successiva rientrato al lavoro. Nudo, indossai un piccolo perizoma di pelle che conteneva a stento il mio cazzo di ventidue centimetri, un collare di cuoio al collo e due polsiere con i gangi. Legai i capelli con una leggera coda dietro le orecchie e mi diressi svelto dal mio padrone inginocchiandomi di fronte a lui.
Era li, disteso sul divano che guardava la tv, in slip e maglietta fumando una sigaretta.
Ero suo e lui lo sapeva.
Andrea mi voleva informa e mi aveva obbligato ad intensificare gli allenamenti in palestra dove mi seguiva costantemente e senza dare nell’occhio.
Con i suoi consigli e gli integratori giusti il mio fisico si era notevolmente sviluppato e ora mi sarei tranquillamente definito palestrato. Mi aveva voluto depilato e ogni settimana l’estetista toglieva su di me ogni pelo superfluo. Lui i peli li aveva ma lui era il maschio dominante io il suo schiavo.
“Coraggio fai quello che sai fare meglio che devo rilassarmi. Stasera ho il turno serale in palestra cazzo”
Mi avvicinai a lui sempre a carponi e inizia a baciargli i piedi leccandoli a tratti con la lingua. Il padrone amava lo facessi si rilassava e a volte mi premiava per il mio impegno.
“Non li ho lavati oggi, spero tu gradisca” Io annuii con la testa, mugolando lievemente. Il film era ricominciato e l’attenzione del padrone era tornata alla televisione. Non mi importava. Volevo solo soddisfarlo.
Si tastava il pacco. Il mio padrone aveva voglia. Bastò un suo gesto. Estrasse il suo cazzo dagli slip e mi sorrise.
Era barzotto mi fiondai a ciucciarlo. Sapeva di lui. In pochi secondi si indurì nella mia bocca. La mia erezione, non poteva essere contenuta a lungo dal microscopico perizoma e lui se ne accorse.
“Cazzo, fai? Ti ecciti troia? Ho voglia che diventi il mio cane.. procedi”
Il mio padrone amava i giochi di ruolo. Lasciai perdere il suo cazzo e mi diressi alla mia camera. Sulle mensole di quello che un tempo era il mio armadio porta scope vi erano tutti i giochi del mio padrone. Presi il grosso plug con la coda finale in silicone nero, era quello che voleva. Era di dimensioni eccessive e la prima volta avevo faticato molto a prenderlo ma ora mi produceva solo piacere.
Lo leccai ben bene e scostato di poco il perizoma lo infilai tutto nel mio culo in un solo colpo. Tornai scodinzolante dal mio signore conscio di averci messo troppo tempo.
Si era messo nudo.
Arrivato sotto il divano a quattro zampe mi accuccia come un bravo cane in attesa degli ordini del padrone.
Lui continuando a guardare la televisione prese ad accarezzarmi la schiena, la testa e la coda che ad ogni sussulto provocava in me un piacere immenso.
“leccami tutto schiavo”.
Iniziai ad eseguire l’ordine e a leccarlo tutto, sentivo l’odore forte della sua pelle. Lui poteva chiedermi ogni cosa e io l’avrei fatta.
Mai avrei pensato nella mia vita di trovarmi a vivere una situazione così eppure era ciò che mi faceva stare bene e non potevo più farne a meno.
Arrivai al suo cazzo e lo guardai in viso continuando a leccarlo, i suoi occhi non si distraevano dalla televisione, aveva sistemato la casa come meglio aveva creduto e io avevo da subito eseguito ogni suo ordine senza mai fiatare, solo una volta mi ero tirato indietro ma avevo imparato la lezione.
“Bevi” mi disse. I suoi ordini erano chiari eppure non era di molte parole.
Presi in bocca il suo cazzo barzotto appena in tempo, un getto di urina mi colpì la gola e iniziai a dissetarmi del mio padrone. Quello era il premio del momento.
Succhiai tutto fino all’ultima goccia e lo ripulii con attenzione.
Lui con un colpo deciso mi estrasse il plug dal culo e inserite tre dita constatò quanto fossi aperto.
Il mio ano era abituato a tutto ormai e il dolore aveva lasciato da tempo spazio solo a piacere. Alle volte quando dormivo ai piedi del letto dove il mio padrone riposava, senza che sentisse, accovacciato mi procuravo piacere inserendo dentro tutta la mia mano.
Quel lavoro di esplorazione piaceva anche a lui. Il suo cazzo avvolto dalla mia bocca si stava ingrossando in maniera esponenziale.
Iniziò a sculacciarmi con forza. Le sue mani dure mi procuravano dolore ma allo stesso tempo piacere.
Si sedette sul divano e mi fece girare a pecora e iniziò a scoparmi con foga e lussuria insultandomi.
Con una mano, continuando a stantuffarmi mi estrasse il cazzo dal perizoma e con pochi colpi mi fece venire sul pavimento.
Lui impiego ancora qualche tempo prima di eiaculare nel mio culo. Estrasse il cazzo e vi inserì la mano estraendo la sua sborra calda con le dita e come al solito me la diede da leccare insieme al suo cazzo.
“pulisci per terra con la lingua e prepara da mangiare mi sembra che per oggi tu ti sia divertito fin troppo. Vedrai che a capodanno ci divertiremo ancora di più”
Rindossato il perizoma leccai tutta la mia sborra che era finita sul pavimento e facendo un cenno col capo mi diressi alla cucina per soddisfare ancora una volta il mio padrone.


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