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Estate con nostro padre - il ritorno - I


di met811
06.07.2014    |    21.069    |    2 9.3
"Fabrizio aveva iniziato andando in palestra una dieta proteica che l’aveva portato ad divenire un bel torello grosso..."
Racconto che si aggancia a una serie di racconti letti su questo sito che mi hanno eccitato e mi eccitano ancora molto. (spero piaccia!)

Sono passati due anni dall’estate fantastica passata con nostro padre dal suo compagno Frank. L’estate scorsa io e mio fratello gemello Patrizio non siamo stati con papà. Lui era andato all’estero per lavoro e nostri tempi con i suoi non erano collimati ma quest’anno avevamo organizzato tutto per bene.
A mamma ovviamente non avevamo detto nulla e con papà ci sentivamo sempre tramite whatsapp dove scambiavamo foto reciprocamente.
Mio padre, o meglio nostro padre, oggi ha 47 anni ma un fisico bellissimo forgiato da anni di sport e di palestra. E anche noi, aiutati forse dalla genetica ci siamo messi sotto e abbiamo fatto grandi progressi.

L’ultimo messaggio di papà diceva: “Ragazzi, pronti per partire? Domani finalmente saremo insieme e ci divertiremo per almeno un mese. Ci vediamo a Malpensa quest’anno vacanza all’estero”.

Non sapevamo altro e la cosa ci incuriosiva molto. Preparate due valige con lo stretto necessario, mamma ci allunga all’aeroporto dove rivediamo papà. Che splendore di uomo.
Maglietta attillata sui pettorali, jeans corti al ginocchio e un paio di infradito ai piedi. Non dimostra per nulla la sua età. Ha solo un piccola borsa nella mano.
“Ciao ragazzi, quanto tempo che non ci vediamo, dai che l’aereo è già in pista”

“In pista?? Ma non dobbiamo fare il chek-in? “ risposi io subito.

Mio padre sorrise. “Viaggiamo su un aereo privato non serve il chek-in”
Io e Patrizio ci guardiamo e sorridiamo. L’aereo deve essere della compagnia di Frank il compagno di papà.
Una piccola car ci accompagna di fronte alla scaletta dove ad attenderci c’è un’assistente di volo niente male. Biondo, pizzetto curato e appena accennato e sotto la camicia bianca e il cravattino lascia immaginare un bellissimo fisico.
“Benvenuti a bordo signori Ferro, il tempo è splendido e siamo in orario per la partenza.”

Prense le valigie mie e di mio fratello mentre papà porta la sua borsa direttamente a bordo.
Ad attenderci saliti la scaletta il pilota e il copilota. Il primo un bell’uomo sui sessanta portati bene con due baffi bianchi curati e due occhi azzurri cielo il secondo un uomo di colore anch’esso palestrato ma perfettamente vestito.
Io e Patrizio non possiamo che rimanere ad osservarli mentre e ci stringono la mano.
Nostro padre se ne accorge e subito ci sussurra all’orecchio.
“Frank sceglie personalmente tutto il personale che lavora per lui, deve avere dei canoni… ben precisi!” e ci sorride.

Entriamo nella cabina passeggeri. E il lusso dell’aereo ci lascia di stucco.
La cambina ha 4 poltrone in pelle reclinabili e un tavolo al centro. In un angolo un letto enorme tondo e dall’altro lato un televisore enorme dotato di ogni impianto suono immaginabile e un mobile bar con dentro ogni bevanda possibile.

“Ragazzi, il bagno è laggiù in fondo, è un po’ spartano ma gli architetti hanno privilegiato la cabina come spazi. C’è comunque una doccia e visto il caldo e la sudata io credo che la proverò subito.
Li ci sono asciugamani e i kimoni che tanto piacciono a Frank. Mettetevi comodi ci attendono 5 ore di volo. Arriveremo nell’isola paradisiaca che da poco Frank ha comprato, vedrete che ci divertiremo.”
Nel frattempo non ha perso tempo. Tolta la maglietta, si slaccia i pantaloni rivelando di non portare nessun intimo sotto e a piedi nudi si dirige verso il bagno.

Fabrizio lo ferma.
“Papà, ma ti sei fatto un tatuaggio??” Lo ha notato subito sul bicipite destro. Sono tre lettere alfabetiche incastrate tra loro. Sotto una f e una p sormontate da una grande f sopra. A guardalo da lontano sembra un tribale.

“Eh si ragazzi, mi andava e l’ho fatto, avete capito cos’è? Sono gli amori della mia vita: Fabrizio, Patrizio e Frank.” Poi sorrise imbarazzato. “Spero non vi dispiaccia esser sovrastati da Frank”

Noi sorridemmo. E dopo averlo abbracciati commossi lo lasciammo andare alla doccia.
Nel frattempo ci spogliammo e ci cingemmo i fianchi con l’asciugamano.

Sapevamo che la storia di nostro padre con Frank, andava a gonfie vele lui ce lo diceva sempre, ma vederlo così innamorato ci aveva lasciati un po’ turbati.
Io e Fabrizio consci dall’estate di due anni fa della nostra trovata omosessualità avevamo vissuto le nostre esperienze in segreto senza rivelarlo a nessuno e a parte qualche avventuretta all’università ci sollazzavamo tra noi quando avevamo la possibilità. Fabrizio studiava Ingegneria io Economia e le lezioni, le sessioni non collimavano sempre quindi era da un po’ che non ci vedevamo nudi vicendevolmente.

Il mio corpo si era fatto più definito , il segno dei pettorali era evidente e la tartaruga degli addominali era ben definita. Fabrizio aveva iniziato andando in palestra una dieta proteica che l’aveva portato ad divenire un bel torello grosso.
Ora le differenze tra noi, pur essendo gemelli, si notavano.
Ci sedemmo sulle poltrone, sfogliando delle riviste che trovammo sul tavolo.
Nel frattempo l’aereo era in pista e stava rullando sulla pista.

“PREGHIAMO GLI OSPITI DI ALLACCIARE LECINTURE DI SICUREZZA SOLO PER IL TEMPO DEL DECOLLO”
Una voce gracchiante e con un forte accento straniero ci impose di metter le cinture che trovammo sulla poltrone.

E decollammo.

Le riviste fatte tutte di uomini nudi perfettamente definiti mi avevano messo una certa eccitazione. Nostro padrè usci in quel momento dal bagno. Nudo, e bellissimo. Il mio cazzò non mancò di segnalarmelo.

“Il bagno è libero ragazzi se volete darvi una rinfrescata. Avete ordinato qualcosa da mangiare? “Si distese a pancia sotto sul letto e compose un numero con un telefono collegato alla piccola parete.

“Steve, si portaci qualcosa da mangiare abbiamo fame….” E finendo queste parole ci guardò e sorrise.

Passarono pochi minuti e entrò in cabina l’assistente di volo che ci aveva accolti all’aereo. Era completamente nudo se non per un perizoma di pelle scura al quale era affisso un cartellino con il nome “STEVE” appunto.
Aveva con se un vassoio, di tartine salatini e piccole briosche salate di ogni gusto, forma e genere. Si avvicinò me e a fabrizio porgendoci il vassoio per prendere e Fabrizio presa una tartina con l’altra mano gli palpò il culo di marmo non producendo nel ragazzo nessuna reazione. Solo nostro padre dal letto sorrise.

“Steve lascia pure il vassoio sul tavolo e vieni qui ho urgente bisogno di te ho un leggero prurito e tu sai come fare a farmelo passare” disse il ragazzo che subito obbedì senza fiatare.

Io e Fabrizio non capivamo.

Giunto al letto nostro padre si mise alla pecorina e allargò le chiappe con entrambe le mani. Steve come fosse la cosa più naturale del mondo si lanciò a leccargli il culo provocando da subito gemiti di piacere da parte di nostro padre.
Che guardandoci disse:

“Vedete ragazzi, Steve è bravissimo con la lingua, dovreste provarlo. Il personale è a totale nostra disposizione per tutto, su su non fate i timidi. Mmmm che bello”

Vedere un toro come nostro padre farsi leccare il culo da quel giovane fusto provocò un’immediata reazione ai nostri cazzi che svettarono in aria.
Andammo subito verso il letto. Io misi il cazzo in faccia a mio padre che in pochi secondi l’aveva già ingoiato mentre Fabrizio, scostato il perizoma di Steve si mise a sua volta a leccargli il culo.

“MMMMM come mi è mancato il tuo cazzo figliolo” mio padre ci sapeva davvero fare riusciva ad ingoiarlo tutto nonostante i 21 centrimetri buoni.

“Scopami cazzo” lo disse dopo averlo tolto.
Fabrizio a quel punto fece distendere a pancia in su Steve sul letto e sollevategli le gambe prese a penetrarlo.

Io , ero seduto sul letto. Mio padre giratosi e dandomi la schiena si impalò in un solo colpo. Andava su e giù come un forsennato masturbandosi contemporaneamente”
“Oh siiii….. Steve, ciucciami il cazzo muoviti.” L’ordine di mio padre era stato perentorio e il ragazzo allungato il collo e sotto i colpi nel culo di fabrizio prese senza problemi ad occuparsi della verga di mio padre.

Eravamo tutti aggrovigliati in una massa di corpi nudi e lussuriosi.

L’eccitazione era così alta che gli sborrai direttamente nel culo e lui venne copiosamente nella bocca vogliosa di Steve che non perse nemmeno una goccia.
Fabrizio uscito dal culo dell’assistente di volo, salì in piedi sul letto e dato il cazzo in bocca a nostro padre scaricò dentro di lui cinque o sei schizzi di sborra che quello subito ingoiò.

“Buona” disse leccandosi le labbra” Fabri, puliscimi il culo della sborra di tuo fratello” e quello non se lo fece ripetere due volte leccando tutto come un forsennato. Poi ci abbracciammo tutti e tre limonando vicendevolmente insieme.

Steve si ricompose e avvicinandosi col vassoio al letto disse con un sorriso

“I signori, gradiscono una tartina”

Il viaggio era ancora lungo e quell’estate prometteva davvero bene.
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