Gay & Bisex
Affittacamere, quinta settimana B

21.04.2025 |
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"Si vede anche la mia schiena, ma non la faccia, grazie a Dio..."
Credo di essermi addormentato un attimo. Quando mi risveglio sono ancora steso sul divano. Mi porto una mano dietro. Il culetto è bagnato, dai miei umori e dallo sperma di Carlo che corre ancora dentro di me. Saggio il buchetto. È un po’ indolenzito forse, ma non sento dolore.Mi stiracchio e un’ombra incombe su di me.
Alzo gli occhi e vedo Carlo tutto nudo. Il suo pisello è moscio, ma fa la sua figura anche così.
Ha una tazza in mano e me la porge, mi metto a sedere, sento qualcosa colare tra le chiappe. Lui se ne accorge “Non ti preoccupare, ho coperto il divano con un telo apposta! Immaginavo che ci sarebbe stato sperma dovunque oggi!”
Assaggio il te che mi ha offerto, è buono e zuccherato.
Lui si siede accanto a me, il suo corpo caldo, grande, scolpito sfiora il mio, piccolo e magro. Mi accarezza un pettorale e giocherella con un mio capezzolo: “Hai un bel corpicino, con un po’ di palestra potresti essere da urlo” commenta.
“Non mi piace la palestra, non mi piace fare fatica” rispondo.
Lui ridacchia “Ti limiterai alla ginnastica da camera, ora che non sei più un verginello ne farai un sacco!”
Bevo un sorso di te, non so cosa rispondere. Effettivamente oggi ho fatto sesso completo con un uomo. Non sono più vergine, anche se non era quella la verginità che pensavo avrei perso a diciannove anni.
Lui deve cogliere il mio turbamento, perché mi prende una guancia con la mano e mi attira a sé baciandomi.
“Mmm sai di cazzo! Andiamo a fare una doccetta?”
Arrossisco come sempre e mi lascio condurre nel bagno.
Lui apre l’acqua della doccia e poi mi abbraccia, mi bacia, mi accarezza tutto.
Sento le mani circondarmi le chiappe, separarle, un dito scende lungo il solco. Mi aggrappo a lui, lasciandolo fare, lasciando che mi massaggi il buchetto impastato ancora di umori e sborra.
Poi l’acqua pare calda e lui mi manda in doccia.
Entra subito dopo di me e mi abbraccia da dietro. Sento il suo cazzone irrigidirsi contro i miei glutei. O cazzo, di già?
Ma lui mi stringe, mi bacia il collo, mi accarezza tutto il petto e la pancia, strusciando lentamente quell’arnese sempre più bollente: “Ah Lorenzino, sei proprio il mio genere, senti come mi si rizza solo a sfiorarti?”
Non posso nascondere che quelle parole mi facciano sentire orgoglioso mentre struscio piano su di lui.
Carlo spegne l’acqua e mi mette in mano il sapone e io inizio a passarlo sul suo corpo.
Oddio che esperienza bella. Finalmente con quella scusa posso esplorare ogni centimetro di quel corpo scuro e statuario, il collo lungo, le spalle possenti e larghe, le clavicole, il pettorale disegnato ma non gonfio, i capezzoli scuri, subito duri quando gli passo sopra la mano. E poi quella tartaruga di perfetti quadrati che scendono oltre l’ombelico, i fianchi magri e sodi.
Ignoro il cazzone che svetta come sempre turgido e gli insapono le cosce dure, i polpacci ben disegnati. I piedi. Poi lo volto e passo alla schiena ampia, liscia possente. Le chiappe tonde e sode e infine lo abbraccio da dietro e gli impugno il cazzo premendomi contro di lui. Ho la soddisfazione di strappargli un gemito, mentre stringo quell’asta e la pulisco, strusciandomi su di lui, la faccia poggiata al centro della sua schiena. Resto così per un po’, con una mano segnandolo piano, con l’altra massaggiandogli i coglioni o il ventre o un capezzolo e premendo il mio pisello duro contro di lui.
Poi si volta e mi bacia mentre i nostri cazzi si sfiorano. Cerco di raccoglierli assieme, di segarli e stringerli l’uno all’altro.
Intanto Carlo prende il sapone, mi passa la sua mano grande e calda sul collo, sulle spalle e poi sul petto. So che gli piacciono i miei capezzoli, infatti ci si sofferma a lungo, titillandoli, premendoli col pollice, pizzicandoli e strappandomi gemiti costanti.
Mi insapona la pancia, i fianchi, scende anche lui veloce sulle gambe. Il cazzo non ha bisogno, a forza di segarlo col suo, sono entrambi avvolti in densa schiuma di marsiglia.
Poi mi abbraccia e le sue mani corrono sulla schiena, sul sedere. Insapona le chiappe, poi inizia a strusciare il solco facendomi miagolare. Infine sento due dita scivolare nel buco.
Mi strappa un gemito. Non me lo aspettavo. Con un braccio mi tiene stretto a sé, con la testa accanto alla mia, con l’altro mi allarga il buco: “Senti che buchetto! Sei come burro Lorenzino. Eppure sei anche stretto. Potrei passare giornate intere qui dentro!” mi sussurra all’orecchio, mentre mi insapona il retto, immagino con un sapone di ottima qualità perché non sento alcun bruciore e io mi afferro ai nostri piselli.
Si ferma, afferra la doccia, apre l’acqua, aspetta che sia calda, regola il getto e mi fa sussultare dirigendo il soffione contro il mio buchetto. Ha concentrato l’acqua perché esca con più pressione da pochi fori centrali. Ne sento un poca entrarmi dentro, come quando mi sono lavato prima di venire qui. Poi rimette la doccia normale e la aggancia alla parete. L’acqua calda ci travolge, lava via il sapone, lui mi stringe e mi bacia coi cazzi che pulsano nelle mie mani.
Mi godo quel misto di eccitazione e relax dettato dall’acqua calda, dai sospiri, poi lui chiude la doccia e usciamo. Prende un telo e me lo avvolge addosso, mi abbraccia, mi friziona con l’asciugamano per asciugarmi. Infine prende un telo per sé e si asciuga.
Mi prende per mano e torniamo in salotto. La casa è calda, si può stare nudi senza problemi, nonostante il freddo dell’autunno inoltrato che si vede avvolgere la città, guardando dalle finestre.
Il mio sguardo cade su una pendola. Le quattro e mezza. È già un’ora e mezza che sono qui.
Sul tappeto davanti al divano vedo il mio perizoma, lui lo raccoglie, lo porta al naso e ispira: “Lo hai tenuto troppo poco, sa di sapone!” dice gettandolo sulla poltrona.
Ci sediamo uno accanto all’altro, lui mi passa un braccio attorno alle spalle e mi attira a sé. Mi appoggio a suo corpo caldo, le mie mani si muovono da sole accarezzandolo.
Lui prende il cellulare, smanetta un attimo e poi mi mostra una foto: “Guarda come sei bello!” mi dice.
Guardo sullo schermo la foto scattata prima. Si vede il mio culetto bianco, la sua mano che lo divarica leggermente e il mio buchetto oscenamente aperto, come una “o”, contornato di schiuma, mentre il suo pisello, ancora avvolto di umori e sperma, poggia sulla mia chiappa mentre si ammoscia. Si vede anche la mia schiena, ma non la faccia, grazie a Dio.
“Dovresti cancellarla” sussurro.
Lui ride “Non ci penso nemmeno! Andrà dritta nella mia collezione degli sverginati! Sarà una delle mie preferite!”
Vorrei protestare, ma lui mi schiocca un bacio in bocca, poi gentilmente mi spinge verso il basso: “Su Lorenzo, è ora di pagare l’affitto!” mi sussurra. La sua mano mi conduce tra le sue gambe.
“Credevo di avere già pagato!” protesto con poca convinzione, mentre la punta del suo cazzo mi sfiora le labbra.
“Chi è la mia nuova troietta?” domanda. Come in un flash ricordo quel momento, prima, quando in balia delle sue spinte mi ha fatto quella stessa domanda e io preso dall’eccitazione ho risposto che ero io.
Il suo pisello preme sulle mie labbra, una goccia di precum lo bagna in punta.
Lo afferro con una mano, scappellandolo totalmente “Io” sussurro.
Lui spinge leggermente il cazzo, le mie labbra si schiudono ad accoglierlo: “Appunto, allora fai la brava troietta e paga la tua settimana!” mi dice accarezzandomi la testa.
E io obbedisco. Il cazzo è grosso e pulsante, così sul fianco faccio fatica a metterlo in bocca senza graffiarlo coi denti, devo concentrarmi. La sua mano scivola sulla mia schiena, arriva ad una chiappa, l’accarezza, poi si infila nel solco.
Mi sorprendo io stesso di sentirlo umido.
“Hey cucciolo, fammi un bel sorriso!” mi dice.
Mi volto verso di lui, il cazzo in mano, la cappella sulle labbra e sorrido. Ma la mia espressione muta subito, quando vedo il cellulare che mi inquadra.
“No dai, Carlo!” protesto.
Il dito viola il mio forellino, strappandomi un gemito: “Non ti preoccupare troietta, sarà solo per noi. Dai succhiami un po’ che poi ti mostro come stai bene col mio cazzo in bocca.”
Scuoto il capo. Lui sorride e infila un secondo dito, spinge a fondo. Gira il telefono inquadrando la mia schiena, con il suo braccio disteso sopra e le dita conficcate nel mio sedere.
“Per favore, Carlo!” gemo disperato.
Inizia a muovere le dita, gemo, miagolo, infine mi getto sul cazzo.
Lui sfila le dita, mi massaggia il buchetto, poi mi fa cambiare posizione, spalanca le gambe, mi fa accucciare in mezzo a loro: “Fammi vedere quanto sei troia affamata di cazzo!” comanda. Il suo viso bello e scuro mi fissa pieno di voglia.
Mi rassegno, afferro il cazzo, glielo lecco tutto come un gelato fissandolo negli occhi e poi lo imbocco. Lui sospira, la mano libera mi accarezza gentilmente la testa, a volte mi infila due dita sotto il mento, facendomi sputare il cazzo, perché lo guardi negli occhi o per inquadrarmi meglio col telefono. Succhio per qualche minuto, ormai mi sono dimenticato della telecamera, ma inizia a farmi male la mandibola.
Finalmente mi ferma, mi fa alzare, mi guarda il pisello duro, lo impugna e me lo succhia.
È bravo. Certo il mio cazzo non è come il suo, ma davvero è rispettabile. Si assomigliano per forma: cappella a fungo un po’ più larga dell’asta, bella circonferenza, leggera curvatura all’insù.
Con una mano mi sega piano, l’altra mi accarezza le palle, poi il perineo. Infine un dito trova il buchino e si insinua.
“Oh Cazzo” gemo e lui inizia a sditalinarmi il sedere mentre mi succhia. In quella posizione può infilarsi bene a fondo. A volte salgo sulla punta dei piedi come per sfuggirgli, ma lui non ferma la corsa.
Quando arriva il secondo dito, sono un confuso miscuglio di sospiri e gemiti, mentre mi afferro alle sue spalle possenti per non cadere.
Sento l’orgasmo montare, contraggo l’ano e lui si ferma.
“Mettiti a novanta e apri il culo” mi comanda.
Io obbedisco, so che sta per scoparmi. Anche se prima non ho sentito dolore ho paura. Il suo cazzo è enorme e il mio buchetto è stato abbondantemente martoriato.
Lo sento armeggiare, capisco che ha di nuovo il telefono in mano. “Apri bene” mi dice accarezzando una natica.
Apro le chiappe con le mani, in una posa difficile per tenere l’equilibrio, mi sento sbilanciato. Poi arriva la sua lingua. Devo lasciare i glutei per poggiarmi al tavolino davanti al divano o cado. Lui è impetuoso come al solito, lecca, bacia, succhia, sputa saliva dentro.
Infila un dito e lo gira, lo sfila e di nuovo lecca la rosellina fuori e dentro.
Io gemo di piacere. La sua barba corta mi graffia leggermente il solco, facendomi impazzire. A volte mi prende il cazzo, lo tira dietro e lo succhia finché non si reindurisce e allora lo deve lasciare.
“Apri” mi ripete e io riporto le mani dietro e divarico i glutei. Sento che mi riprende, e sono in imbarazzo, anche quando lui sospira di soddisfazione dicendomi che ho un culetto splendido.
Lo sento alzarsi, prende un cuscino e lo appoggia davanti a me, sul tavolino in legno di fronte al divano.
“Mettiti in ginocchio lì” mi dice e mi aiuta a salire sul cuscino, a stringere le gambe vicine, a esporre il culetto oltre il bordo.
Si mette acanto a me e mi ridà il cazzo in bocca “Lubrificalo a dovere”
Obbedisco quasi spaventato.
Poi si stacca, armeggia col telefono, torna da me, si china su di me. Sento il pisellone umido della mia saliva strusciarmi sul culo umido della sua, la sua pancia soda che si posa sulla mia schiena, la sua bocca vicino all’orecchio che mi lecca prima di sussurrarmi “Sai cosa succede adesso?”
Un brivido mi percorre: “Mi scopi?” chiedo.
“Adesso io ti infilo il mio cazzo tutto su per il culo. E lo farò perché tu stai per implorarmi di farlo! Non è vero?”
Mi bacia il collo e struscia la punta sul mio buchetto. Io sospiro. “Implora!” è un ordine, ma è sussurrato con voce calda e sensuale. Mi sento sciogliere mentre arrossisco per l’imbarazzo: “Ti… ti imploro!” sussurro.
Lui mi lecca il collo, una pressione sul buchetto, sento la punta del cazzo che mi forza, istintivamente trattengo il fiato “Puoi fare di meglio!” sussurra ritirandosi.
Credo che mi farà impazzire. Riprovo “Ti prego, Carlo, scopami!” mormoro.
La punta del cazzo si appoggia al buchino, lo forza di nuovo. Sento che sta entrando e si ferma. Mi strappa un gemito di frustrazione.
“Avanti Lorenzino, voglio che tu mi dica chiaramente quello che vuoi che ti faccia il tuo papi!” e mi lecca l’altro orecchio.
Io non ce la faccio più, lascio ogni inibizione, sollevo il sedere in quella strana posizione “Ti prego Carlo, voglio sentire il tuo cazzo scivolarmi tutto in culo fino alle palleeeeeee!” finisco la frase con un grido, perché lui obbedisce e spinge. La cappella viola l’anello, spinge, si fa strada tra le mie mucose che si aprono al suo passaggio, avvolgendola e stringendola. Mi pare un tempo infinito, come se quel coso fosse lungo metri. La posizione permette all’ano di essere esposto e teso. Quando mi pare ormai impossibile sento le palle di carlo sbattere sul culo. Resta fermo un momento, il mio buco si contrae istintivamente dandogli piacere. Sento una pressione nella pancia e qualcosa come sciogliersi dentro.
“E adesso?” mi sussurra Carlo.
Io inizio a fare piccoli movimenti col bacino, lui mi abbraccia da dietro: “Adesso muoviti piano piano – Sussurro – Fammelo sentire tutto!”.
Lui m i stringe più forte e mi lecca il collo “Brava la mia troietta” si complimenta e inizia a muoversi. Retrocede tutto, quasi a uscire e poi rispinge dentro. Lo fa piano, lentamente, con dolcezza esasperante. Io sento il mio culetto aprirsi, dilatarsi, svuotarsi e poi essere di nuovo percorso da quell’asta, a fondo, riempiendomi. Lui mi mette una mano sulla pancia “Ecco qui, lo senti il pisellone tutto nel pancino? Ti riempio come un tacchino di Natale”
Orai non sono più in me, non penso, rispondo “Si, riempimi, dammelo, dammelo tutto”.
“Ti piace il cazzo vero?”
“Si papi, si mi piace”
“Godi ad essere aperto e impalato, vero troietta!”
“Cazzo si, godo, godo!”
Lui mi rispinge giù e mi afferra i fianchi e i movimenti si fanno più bevi e veloci.
Io temo di impazzire, comincio a mugolare parole sconnesse “Si… Cazzo… Oddio… Ahhhh. Mi sfon…di! Ah Cazzo. Che Bel…lo! Oddio! Impazzisco! Ah, Ah! Oh, Dio, mi arrivi in gola! Si! Cazzooooooo!” Lui affonda e spinge ancora.
Poi mi afferra con entrambe le braccia per la pancia, mi solleva, mi tira giù dal tavolino, mi tira contro di sé e mi limona. Mi da qualche colpo così, poi mi afferra per i fianchi, mi tira indietro e si siede sul divano.
La mossa è in realtà veloce, ma io la vivo come in un sogno. Il colpo con cui mi si pianta a fondo, la mano che mi piega a novanta. La sensazione di essere tirato indietro, il momento di panico mentre perdo l’equilibrio e infine la botta quando atterriamo sul divano e tutto il mio peso mi fa impalare ancora più a fondo.
Mi inarco gridando, mentre le sue mani mi tengono il bacino.
“Adesso è davvero tutto dentro!” mi sussurra all’orecchio.
Io non ragiono più. Non so che fare, ma ci pensa lui. Afferra le gambe da sotto le ginocchia e le solleva, facendomi appoggiare i piedi sulle sue cosce.
In questa posizione il suo cazzo riprende a scivolare in me. Sento il rumore liquido dato dagli umori prodotti dal mio retto.
Allungo una mano tra le gambe e posso sentire quel palo che si spinge dentro di me.
Poi suonano alla porta. Io mi immobilizzo.
Carlo mi cinge la pancia con un braccio, mi prende per il mento tirandomi indietro la testa. Sono immobilizzato. Non intende andare ad aprire, penso.
E invece lui grida “Avanti”.
Mi dimeno. Cos’è pazzo? Cerco di muovermi ma la sua presa è d’acciaio. Togliere le gambe dalle sue mi ha fatto ripiombare senza controllo sul suo cazzo che mi arriva quasi in gola. La sua mano mi tiene la testa indietro, non posso vedere chi c’è. Ma qualcuno c’è, perché ho sentito il rumore della porta.
“Fai la brava troietta! So chi è, non sono mica pazzo!” mi sussurra mentre qualcuno avanza lungo il corridoio.
Chiunque sia ha uno spettacolo completo di me, a gambe aperte, col palo di Carlo nel culo, il cazzo semiduro e la testa reclinata sulla sua spalla.
“Buon pomeriggio! Venuto a pagare l’affitto? Scusami, come vedi ho ospiti, ma sono certo che non ti formalizzerai…” il tono di Carlo è sereno, mentre ricomincia a muoversi piano nel mio culo.
Vorrei protestate, ma in quella posizione non posso fare molto, le spinte mi strappano dei gemiti, anche perché la situazione mi ha irrigidito.
“Nessun problema Carlo. Ecco l’assegno” dice l’ospite.
Sgrano gli occhi, tremo, non può essere! Quella voce sembra conosciuta!
“Appoggialo pure lì, lo prendo dopo. Già che ci sei mi fai un favore? Prendi un attimo il telefono e mi fai un bel video?”
Io mi dimeno ancora, sento l’ospite avvicinarsi alla poltrona dove Carlo ha lasciato il telefono. Volto la faccia, finalmente potrò vederlo.
Carlo mi molla la testa e io incontro gli occhi celesti ed esterrefatti di Sasha.
Arrossisco, sgrano gli occhi, voglio morire.
“Saluta il tuo amico, Lorenzo, non essere maleducato!”
Faccio per alzarmi, per staccarmi, ma Carlo è troppo forte e inizia a muoversi con energia. Il mio corpo reagisce alla violazione, trema.
E con mio orrore, Sasha, senza dire una parola, impugna il telefono e inquadra la scopata. Carlo mi stringe, e mi scopa. Io gemo, cerco di coprirmi la faccia. Sono sconvolto e soprattutto, con grande vergogna, il piacere che mi attraversa il corpo è sempre più intenso.
“Ok, Sasha, grazie per l’aiuto. Puoi andar, a meno che… tu non voglia assaggiare… Hai visto quanto si bagna il tuo amico?”
Sasha esita un attimo, poggia il cellulare sul tavolino. Mi guarda un momento, poi distoglie lo sguardo, cade in ginocchio.
Io non ci posso credere, ma dopo un istante sento il suo naso sfiorarmi le palle e la punta della sua lingua sfiorare il punto in cui il corpo mio e di Carlo si uniscono.
Il tocco è timido all’inizio, ma in breve il ragazzo si scatena, bacia, lecca, succhia trovando un ritmo con il nostro. Con un colpo calcolato Carlo sguscia fuori da me e sento Sasha sospirare e dal rumore capisco che lo sta succhiando.
Vedo solo i suoi capelli biondi e lisci che si muovono tra le mie gambe, ma il risucchio e i suoi mugolii non danno spazio a dubbi. Finché mi destabilizza ancora, perché sento la sua lingua nel culo. La spinge dentro, approfittando dell’apertura, la frulla, la muove, mi fa gemere e miagolare mentre Carlo mi prende la faccia, me la gira e mi infila la lingua in bocca. Pochi secondi e il cazzo torna al suo posto.
E il mio cervello si spegne. Il piacere mi trapassa il corpo, il cazzone mi sfiora la prostata, ha violato i miei punti più interni.
Carlo mi afferra il cazzo. Qualche colpo ed è di nuovo duro. Lo sega piano.
Smette di Baciarmi: “Sasha! So che lo vuoi assaggiare, avanti!” dice, agitano il mio pisello.
Vedo il viso del mio amico spuntare di tra le mie gambe.
I nostri sguardi si incontrano. Sto morendo di vergogna. E lui mi sorprende di nuovo, afferra il mio pisello e se lo infila in bocca.
È chiaro che ci sa fare. Lo vedo chino su di me che slingua e succhia.
Carlo mi pizzica un capezzolo.
Vedo Sasha infilarsi una mano nei pantaloni. Credo se ne sia accordo anche Carlo perchè mi da un colpo più forte, poi rivolto al mio amico suggerisce “Eddai, tiralo fuori, ormai che sei qui!”
Sasha arrossisce, esita, ma poi espone un cazzo rispettabile. Un po’ più piccolo del mio e a siluro, ma bello duro.
Carlo lo agguanta e lo tira verso di noi.
Io distolgo lo sguardo, mentre quel pervertito fa aderire i nostri cazzi.
Sasha inizia muovere il bacino, come se mi scopasse anche lui con Carlo.
Io ormai sono arreso. Lascio ogni combattimento. Mi rilasso, smetto di lottare, di pensare e tutto diventa frenetico. Carlo accelera i colpi, io muovo il culo per assecondarlo. Sasha stringe i nostri cazzi muovendo le anche allo stesso ritmo. Ad un certo punto lui geme e io sento il calore del suo seme schizzare dal pisello sulla mia pancia, fino alla faccia.
La sensazione di quel calore, di Sasha che geme, del sapore delicato della sua sborra, fanno crollare l’ultima diga.
Il mio cazzo erutta, altro sperma vola ad arco su di me, ricoprendomi. Il culo si contrae per il piacere. Carlo mi stringe e mi affonda tre colpi da paura, ai quali sento abbinarsi il classico calore dello sperma che mi inonda il retto.
Carlo mi passa la mano sulla pancia, mescolando lo sperma di Saha e mio e mi porta le dita alla bocca.
Sono stremato e succhio senza protestare.
“Devo andare” diche Sasha rivestendosi e quasi correndo fuori dall’appartamento.
Carlo sospira “Che scopata!” dice soddisfatto.
“Sei un bastardo! Gli rispondo io.
E lui mi sorprende, scivola fuori di me, si gira, mi avvolge in un abbraccio e mi stringe forte: “Non fare così Lorenzo, drammatizzi troppo!”
Io vorrei mandarlo a quel paese, ma ora quel calore, nel post orgasmo, è così rasserenante. Lui inizia a coccolarmi e io scivolo nel sonno con una sola domanda “Come farò a guardare ancora Sasha negli occhi?”
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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