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Gay & Bisex

Come vincere alla lotteria...


di sconosciuto1966
04.10.2017    |    19.727    |    6 9.3
"Uscii e, nulla, o meglio nessuno..."
All'epoca avevo quasi sedici anni, parlo degli anni ottanta, erano circa sei mesi che lavoravo presso un prestigioso Hotel di cinque stelle come apprendista cuoco.
Il lavoro era durissimo, orari da incubo, dalle dieci alle quattordici ore al giorno, con una gerarchia da caserma militare. Visto che ero l’ultimo arrivato dovevo sottostare agli ordini di praticamente tutti, eccetto pochissime persone che svolgevano i lavori più umili. Ero diventato bravo e mi destreggiavo bene, conoscevo quasi tutti e sapevo un po' tutto di tutti. Passando così tanto tempo al lavoro era diventato come in famiglia, conoscevo carattere e abitudini di tutte le persone con cui avevo a che fare.
C’era il secondo maître d’hotel tra i trenta e i quarant’anni, non so esattamente quanti anni avesse, era leggermente brizzolato ma comunque d’aspetto giovanile. Era alto sul metro e ottanta, ad occhio e croce era poco sotto gli ottanta chili, molto sportivo, correva o andava in bicicletta tutte le volte che aveva tempo libero e se era brutto tempo andava in palestra, portava i capelli cortissimi ed era sempre sbarbato e super curato. Aveva un fare decisamente da gay e tutti lo prendevano in giro ma chiaramente di nascosto per via della sua posizione gerarchica.
Io gli davo del lei e non avevo mai o quasi mai a che fare con lui direttamente, ma gli apprendisti, i commis e gli chef de rang dicevano che era molto severo e esigente.
D’estate riuscivo ad andare a casa, ma d’inverno prendevo una stanza presso la casa del personale perché farmi più di 40 minuti in motorino con magari la neve o la pioggia e soprattutto le temperature vicino allo zero, di notte verso la una, una e mezza quando finivo di lavorare era decisamente da fuori di testa. Così dall’hotel alla casa del personale me la cavavo con soli neanche cinque minuti di motorino.
Quel giorno arriva la direttrice del personale in cucina e mi chiama da parte, mi dice che deve cambiarmi la stanza per non so quale motivo, io che a quell’epoca ero timidissimo e a dir poco imbranato nelle conversazioni che gli adulti, ascoltai e ne presi atto. Nel pomeriggio, durante la pausa, andai nella casa del personale e dalla camera che mi era stata assegnata in un primo momento, presi tutta la mia roba e la portai nella nuova stanza in un’ala decisamente più isolata e con solo due stanze attigue. Separate da un piccolo atrio e con un bagno ed una doccia in comune. La nuova stanza aveva un lavandino, che prima non avevo, ed una grande finestra, l’arredamento era decisamente migliore di quello prima ed era più grande con un bell’armadio per i vestiti più una scrivania. Decisamente molto più confortevole di quella che avevo prima, pensai subito che avevo vinto alla lotteria. Ormai si era fatto l’ora di ritornare all’hotel per il servizio serale. Uscii dalla stanza e chi mi trovai davanti, il maître in seconda!
-Buona sera
-Ciao, vedo con piacere che hai già preso la tua stanza.
-Si, ho finito ora di portare le mie cose.
-Sai perché sei qui?
-No, si, cioè la direttrice del personale mi...
-Si,si la direttrice! io, io ti ho voluto qui!
-Ah, ok, bene, ma, cioè, grazie!
-Grazie, aspetta a dirlo, allora qui sei in casa del personale, non a casa tua e qui su questo pianerottolo nessuno tranne io e naturalmente te adesso ci può mettere piede, chiaro???
-Si, ma in che senso, scusi?
-Nel senso che solo tu ed io possiamo venire qui nessun altra persona nessuna, chiaro?
-Non capisco?
-Ok, dopo, adesso vai a lavorare, poi ti spiego le regole, vai, su vai
-Si, si, buona serata
Andai al motorino, e mentre mi dirigevo in hotel mi frullarono per la mente un sacco di domande molte perplessità.
La sera fu, come al solito, una battaglia. Ci fu talmente tanto da lavorare che il pensiero della camera, del maître e delle regole manco mi sfiorarono l’atrio del cervello.
Verso la mezzanotte, finalmente, mi ritrovai ormai esausto a salutare la guardia che faceva fino alla una di notte la chiusura della cucina e la consegna delle chiavi al ricevimento.
Stanco morto arrivai alla casa del personale, salii le scale che portavano all’ultimo piano dove c’era la mia nuova stanza, apri la porta, accesi la luce e comincia a spogliarmi.
Ero stanchissimo e non vedevo l’ora di farmi una doccia, mi misi attorno alla vita l’asciugamano, presi la saponetta e uscii per andare a farmi una bella doccia.
Non feci in tempo ad entrare in bagno che una voce mi bloccò.
-Allora, ciao, tutto bene?
Mi voltai e vidi il maître con l’asciugamano attorno alla vita che, anche lui, voleva farsi una doccia.
-Si, buona sera, si, si tutto bene
-Bene, allora mettiamo in chiaro subito le cose. Qui vige la gerarchia che vige in hotel, chiaro?
-Ehm, si, si chiaro.
-Bene, quindi sia chiaro che il bagno deve restare aperto, perché sono io che decido quando voglio andare in bagno o a fare la doccia e se a te non sta bene aspetti che io abbia finito, chiaro?
-Si, chiaro, si!
-Bene, ora tu cosa pensavi di fare?
-Beh, io stavo andando a farmi una doccia… ciao pensavo di andare a fare la doccia…
-Ok, anche io
-Si, ehm, come, lei
-Dai, come le! io vado a fare la doccia, se vuoi fare la doccia anche tu, bene, altrimenti aspetti che ho finito, chiaro?
Ma visto che io ero praticamente in doccia e che lui era dietro di me, non sapevo che fare. Rimasi lì impalato senza dire ne far nulla.
Così lui mi spinse dentro la doccia, poi si levò l’asciugamano dalla vita e mi guardò.
-Resti o te ne vai? No, perché tra due secondi apro l’acqua
-Si, si faccio la doccia anche io
Super imbarazzato e praticamente pressato dal fatto che lui fosse davvero autoritario, poi mi mise in una tale soggezione e pressione che non fui capace di nessuna reazione.
-Magari se ti levi l’asciugamano è meglio…
-Si, si ha ragione
Mi levai l’asciugamano di dosso e lo riposi vicino al suo sulla stanga porta asciugamani.
Solo dopo essermi rigirato verso di lui mi resi conto che aveva davvero un uccello grosso e tozzo con una capellona rotonda e appuntita, subito mi vergognai, perché mi resi conto che io avevo un pisellino veramente ridicolo rispetto al suo!
Lui non fece nessun commento, apri l’acqua e la regolo come meglio fosse per lui senza chiedermi nessun parere.
Si bagnò tutto per bene senza preamboli ne darmi attenzioni, io rimasi immobile aspettando un cenno o un qualcosa che mi facesse capire che potevo anch’io bagnarmi ed insaponarmi.
Ad un tratto lui si scostò e comincio a insaponarsi lontano dal getto della doccia, così ne approfittai per bagnarmi.
-Bene, bene, vedo con piacere che non ti fai problemi
Rimasi zitto, poi anche io mi misi da parte per insaponarmi. Ad un certo punto lui comincio ad insaponarsi con insistenza il suo cazzo, ed io come ipnotizzato non riuscivo a staccare gli occhi dal suo cazzone, che cominciava a diventargli pastoso. Così per non far sì che si accorgesse, cercai di concentrarmi sull’insaponarmi per bene.
-Certo che hai un pisellino davvero, beh, più che altro è un pistolino, ma ti diventa duro?
-Rimasi in silenzio
E diventai rosso dall’imbarazzo.
-Non devi mica vergognarti sai. Perché pensi che io ti abbia voluto qui vicino alla mia camera?
Non capii cosa volesse dire, dove voleva andare a parere, cosi me ne stetti zitto.
-Dai, su, mica sei ritardato!
-Come scusi? Non capisco, cosa intende!
Mi accorsi che mi ero talmente insaponato che parecchia schiuma stava colando a terra.
-Non vorrai finire la saponetta, guarda che va bene lavarsi in modo accurato, ma non devi esagerare!
Una seconda vampata di colore mi travolse la faccia e diventai di nuovo rosso come un peperone.
-Dai sciacquati va
Allora mi misi sotto il getto d’acqua e così pure lui, che a furia di insaponarsi il cazzo gli era diventato quasi duro, ma io feci finta di nulla.
Mi voltai dandogli la schiena per non incrociare il suo sguardo. Mi sentivo troppo in imbarazzo.
Non feci in tempo a girarmi che sentii la sua mano sulla mia spalla. Mi pietrificai, non sapevo che fare, non osavo reagire, ero paralizzato!
-Penso proprio che tu sia quello giusto!
Non fece in tempo a finire la frase che l’acqua smise di cadere e tra le mie natiche sentii il suo cosone caldo e ormai in tiro.
Ero completamente bloccato, come paralizzato. Non osavo ne dire ne fare nulla.
-Vedrai, anzi, sentirai che meraviglia!
A questo punto il suo braccio destro mi avvinghiò a se e con la mano sinistra mi toccò il mio cazzino.
-Mamma mia e tu pensi davvero che se madre natura voleva farti uomo ti avesse dotato un cosino così ridicolo?
Io zitto, ero scioccato e pietrificato.
-Rilassati, tranquillo, mica devi vergognarti, sai, tu pensi che io non mi sono accorto che tu sei una bella chechina? Che sei un bel frocetto! Magari tu non ne sei ancora così sicuro e sei un po' confuso, vero, ma vedrai che con il passare del tempo ti renderai conto di essere un frocetto, una checca, sai adesso sei solo all’inizio, ma vedrai che…
A questo punto sentii che mi si mise più contro e comincio a farmi scivolare il suo cazzone ormai al massimo del tiro e super insaponato tra le chiappe.
Non riuscii a reagire in nessun modo restai immobile, privo di qualsiasi energia per reagire.
-Su, vedrai, scusa, sentirai che poi finalmente saprai cosa sei davvero, su lasciati andare, dai, su lascia che io ti mosti la tua vera natura
Restai in silenzio e non feci nessuna resistenza, lo lasciai fare, come ipnotizzato.
-Bene, bravo, vedo che hai già capito, su, piegati un pochino in avanti, su dai, da bravo
E sentii la sua mano destra sulla mia schiena che, senza troppa pressione mi spinge a in avanti, mentre la mano sinistra, posizionata sul mio ventre, mi spingeva all’indietro e mi bloccava
-Bravo, ecco, bravo così, ora allarga un attimo le gambe
Non so neanche come successe, ma la sua cappella mi si infilò nel mio culo come aspirato
-Ahhhhhhh
-Tranquillo, tranquillo, calmo, stai tranquillo, poi passa
E mentre diceva di stare calmo e tranquillo mi era già dentro tutto!
-Così, così, brava la mia checchina, bravo il mio frocetto, che l’ha preso tutto in culo
-Aaaaaaaahhhh, ooooooohhhhhh
-Vedi, lo sapevo che ti sarebbe piaciuto , piano, piano, faccio piano e vedrai come ti piacerà
E comincio il dentro fuori lento, ritmato, su tutta la lunghezza del suo cazzone, che non era molto lungo, ma era grosso, era davvero grosso e me lo sentivo tutto dentro che mi apriva e mi lasciava senza fiato.
-Porca la miseria come sei davvero frocio, io lo sapevo, ma mai pensavo che tu fossi così pronto
Ansimavo, non riuscivo a tirar fuori una parola, mi tremavano le gambe.
-Su, dai, da bravo, dimmi che ti piace, dimmi che lo vuoi
Ero completamente succube di quel cazzone che era dentro di me e che mi stava scivolando in culo
-Si
Mi uscì soltanto un misero si.
-Si, cosa? Su dai da bravo, dillo, dillo che ti piace il cazzo in culo, e dillo che sei frocio, dillo che sei una checca, su dillo che quello che vuoi è un bel cazzo in culo
Riapri l’acqua calda che mi rilassò, e lui comincio a stantufarmi davvero con ritmo sempre più serrato, tenendomi per i fianchi. Mi resi conto che ero quasi a novanta gradi appoggiato con entrambe le mani al portasapone, con le gambe ben allargate e la schiena inarcata e il suo cazzo mi entrava e mi usciva dal culo senza nessunissimo sforzo.
Richiuse l’acqua e sfilo il suo cazzo dal mio culo, restai con gli occhi chiusi immobile, ripresi fiato per un momento.
-Si, si, bravo, stai così, resta così
Sentii che si stava insaponato, poi mi passo tra le natiche la schiuma e mi infilo due dita nel culo strappandomi un sospiro di piacere
-Ma che troietta, mamma mia che frocetto che sei
Riappoggiò il suo cazzo al mio sfintere e con un colpo deciso me lo spinse tutto dentro
-Aaaaaaaaaaaahhhhhhhh, Sssssiiiiiiiiiiiiii
-Certo che anche se non dici nulla, si vede lontano un miglio che ti piace farti inculare, mamma mia se si vede che ti piace il cazzo in culo
E riprese a sfondarmi con colpi decisi, io godevo senza ritegno, ero fuori controllo. Mi tremavano le gambe, non connettevo più, volevo che non finisse mai quella sensazione di piacere che mi invadeva corpo e mente
-Sai cosa facciamo, sai cosa facciamoooo, dentroooooooo, tuttooooooo dentroooo, sborrooooo, godooooo
-Siii, siiii… Sono una checca. Siiiii sono frociooooo, siiiiii godooooooooo, siiii sborroooooooo, siii tuttooooo, tuoooo in culoooooo, tutto dentroooo
Le parole mi uscirono senza che io potessi rendermene conto.
Restammo così per qualche attimo, poi lui riapri l’acqua e sfilo il suo cazzone, ormai svuotato, dal mio culo riempito della sua sborra.
-E poi per fortuna che tu e i tuoi colleghi dite che io sono gay! E poi tu dietro le mie spalle ridi con i tuoi colleghi dicendo che io sono gay, allora chi è gay? Su dimmi un po' chi è il frocio? E dimmelo, su dillo chi è il frocio.
-Si
-Si cosa? Si cosa? Dillo, dillo!
-Si sono frocio, si sono gay
-Si dillo, bravo frocetto, puoi proprio dirlo forte che sei frocio!!
Rimasi turbato, sembrava arrabbiato, mi sembrò quasi che volesse umiliarmi, come se volesse vendicarsi, ma forse me lo meritavo!
Ci sciacquammo in silenzio.
Ci asciugammo e poi senza una parola ognuno andò nella propria camera.
Mi addormentai subito, saranno state le due passate, ero esausto. La mattina la sveglia suonò alle sette e trenta. Mi preparai in fretta e percorsi senza pensieri la strada verso l’Hotel.
Arrivarono le quattordici e trenta in un attimo. Uscii dalla cucina con un solo pensiero, andare in camera a dormire, perché ero stanchissimo e perché la sera mi aspettava un servizio davvero impegnativo.
Feci una doccia e andai a letto. Del maître nessuna traccia. Prima di addormentarmi pensai che magari quello che era successo fosse stato solo un episodio, che lui magari non volesse più avere nulla a che fare con me…
Comunque arrivò la fine del servizio e senza rendermene conto mi ritrovai in camera con l’asciugamano attorno alla vita pronto ad andare a farmi una doccia.
Uscii e, nulla, o meglio nessuno. Boh! Andai in doccia, aprii l’acqua, la regolai bella calda e comincia a bagnarmi.
-Io ho già fatto la doccia!
-Porca vacca! Che spavento!!
- Oh! Chissà, chissà cosa o chi vuoi che sia, chi vuoi che entri nel nostro bagno!
-E va beh! Ma così senza preavviso!
-Te l’ho detto che io entro ed esco quando voglio! Dai che aspetto
-Ma, aspetto cosa?
-Cosa! Aspetto che finisci di fare la doccia che così andiamo in camera!
-In camera?
-E si, non vorrai che lo facciamo sempre sotto la doccia!
Non mi capacitavo, non capivo cosa stesse succedendo. Mi lavai per bene ma velocemente, poi chiusi l’acqua e mi asciugai sempre sotto lo sguardo di lui seduto sul wc chiuso dall’asse.
-Dai su entra in camera
Feci per andare verso la mia camera quando lui mi prese il polso destro e …
- Ma dove vai?
-In camera!
-Si, ma sta sera si va in camera mia, non fare il finto tonto!
Mi spinse finché non fui dentro alla sua camera, che era più o meno la fotocopia della mia ma come allo specchio.
-Dai, siediti sul letto su, che ho voglia
Come mi sedetti lui spense la luce e venne verso di me.
-Preferisco con la luce spenta, mi eccito di più!
Fece un passo verso di me e si tolse i pantaloni del pigiama, ce l’aveva già bello duro.
-Su, succhiamelo, dai mettilo in bocca, che ieri non mi hai fatto vedere come un frocetto come te sa succhiare il cazzo!
Lo presi con la mano destra e lo scappellai per bene. Era davvero grosso, non esageratamente grosso ma in confronto al mio lo era eccome, non dico il doppio ma quasi.
Mi avvicinai, aprii le lebbra e me lo feci scivolare in bocca lentamente avvolgendolo con tutte le lebbra, cominciai a succhiarlo lentamente cercando di infilarmelo in bocca il più possibile e imitando il dentro fuori. Ad un certo punto anche lui cominciò a dondolarsi avanti e indietro per accentuare il movimento e cominciò ad ansimare e a sospirare
-Bravo, bravooo, belloooo, che bocca calda e morbida, che frocetto perfetto che sei, davvero una checchina da favola, vedi perché la natura ti ha dato un pisellino così piccolo, perché così ti piacciono i cazzi più grandi!
Mi prese con le due mai la testa e tenendomi fermo comincio a scoparmi la bocca.
-Da bravo, succhia, fammi un bel pompinooo, siiiii, su dai da bravo succhiamelo bene, tutto, e poi sarei io il gay! che frocio che sei, sei proprio una checca!
Mi levò di colpo il cazzo dalla bocca e
-Su girati, mettiti alla pecora, su
Mi girai e mi misi a quattro zampe sul letto
-Vieni più verso il bordo, che ti inculo da in piedi!
Si spostò leggermente verso la scrivania e vidi che prese un flacone, lo apri e mi verso in mezzo alle natiche qualcosa che mi sembrò d’olio, in effetti lo era, era olio per massaggio profumato alla lavanda, il profumo mi resto nel naso per giorni.
Se ne mise anche un po' sul suo cazzone e poi
-Vieni qui, vieni qui, mio bel frocetto
Mi appoggio la sua capellona appuntita al mio sfintere e con tutto quell’olio non vi fu nessuna resistenza, entrò in tutta la sua lunghezza in un attimo
Mi manco letteralmente il fiato e solo dopo alcuni secondi riuscii a espellere un sonoro sospiro di godimento
-Aaaaaaaaaaahahhhhhhhahhhhhhahhahhhhahhh
-Ma senti ‘sta troietta! Ma ti senti che frocio che sei, ma ti sentì come godi, eh! Ma ti rendi conto che godi ad avere un cazzo in culo! Eh, ti rendi conto che sei davvero un frocio e che godi mentre un altro uomo ti incula!
Intanto mi stantufava dandomi dei colpi secchi e profondi, non passò molto che fui praticamente privo di coscienza, ero in balia di quel meraviglioso cazzone che mi dava un piacere indescrivibile.
Ad un tratto sfilò il suo cazzo dal mio culo e mi spinse con la mano sinistra facendomi sdraiare sul mio fianco destro
-Fatti in là, che adesso ti inculo per bene!
Mi si mise dietro di me sdraiato anche lui sul fianco destro, io d’istinto alzai la gamba sinistra e inarcai per bene la schiena
-Mamma mia se sei troia! Ma ti rendi conto che ti piace così tanto il cazzo in culo che, che sono convinto che verrai a supplicarmi d’essere inculato da me tutti i giorni!!!
-Si, si, lo voglio tanto!
-Cosa vuoi, cosa, su dillo che cosa vuoi, me lo vuoi dire cosa vuoi?
-Voglio essere inculato, voglio essere inculato tanto e voglio venire mentre mi inculi, voglio tanto sentire il tuo cazzone in culo
-Finalmente! E bravo il mi frocietto e brava la mia checca! Finalmente ti sei deciso, finalmente ti sei reso conto che il tuo ruolo nella società è di essere un vero frocietto, sai la società ha bisogno di gay come te, di froci che si fanno inculare da uomini, da uomini che devono scopare froci gay come te!
-Aaaaahhhhhhhhahahahahhh, siiiii…
Mentre parlava mi penetro di colpo sfondandomi il culo, e il suo cazzone in culo mi dava così piacere che non avevo più nemmeno le forze per muovermi, mi sentivo come se fossi di gelatina!
Ad un certo punto ero davvero in estasi, lui estrasse il cazzo dal mio culo e si alzò, andò al lavandino lasciandomi sdraiato sul letto ad occhi chiusi, sentii lo scroscio dell’acqua e poi lo sentii sedersi sul letto accanto a me.
-Su, dai è ora che lavori un po' di bocca!
Mi prese per i capelli e mi spinse il viso sul suo cazzo.
-Dai che ho voglia di sborrare, succhiamelo per bene, su dai
Me lo misi in bocca era freddo perché lo aveva lavato con l’acqua fredda e, forse, per via della differenza di temperatura della mia bocca calda ed il suo cazzo freddo che non volle davvero molto. Sentii le sue mani tenermi la testa e prendermi per i capelli, capii che a breve sarebbe venuto.
-Sai che cosa fai adesso, sai, adessooooo che faiiiiii, adessooo beviiiiii, beviiiiii tuttoooo
Mi sborro in bocca caldi fiotti di sborra densa e cremosa, buona!
-Bevi, devi bere, devi bere tutto perché se vuoi essere davvero frocio, devi saper bere la sborra, devi voler bere la sborra di un uomo, bevi troietta, bevi tutta la mia sborra, così, così solo adesso puoi davvero dire e sentire di essere un vero frocio.
Bevvi tutto, deglutii tutta la sua sborra e questo mi eccitò tantissimo, mi resi conto che non ero ancora venuto! Avevo il mio cazzino che scoppiavo dalla voglia di sborrare.
-Bello, davvero bravo, davvero sei una favola, sei stato davvero perfetto! Sai adesso cosa facciamo? Dormiamo, dormiamo un po' e poi ci svegliamo e ti scopo fino a farti venire, si ti faccio venire, non sborrare, perché solo gli uomini sborrano, le checche come te o meglio i froci come te, vengono non sborrano!
Ci addormentammo. Poi ad un certo punto in mezzo alla notte fui svegliato perché lui stava cercando di incularmi mentre dormivo, allora capito cosa voleva da me, inarcai bene la schiena e gli porsi il mio culetto così da facilitargli la penetrazione.
-Vieni qui, su dai, lo so che lo vuoi!
Mi strinse a se e mi girò la testa, con mio stupore mi infilo la lingua in bocca! Limonammo con passione a lungo, molto a lungo, scambiandoci la saliva, io mi eccitai tantissimo, gli succhiavo la lingua, si staccò e allungo il braccio, prese il flacone dell’olio e lo apri, io mi girai bene e sollevai la gamba sinistra.
-Che puttanella che sei!
Mi versò un abbondante dose di olio tra le natiche, mi passò la mano un paio di volte tra le natiche prima di infilarmi due dita nel culo, andò a stuzzicarmi la prostata con sapiente decisione, lo stimolo era così forte ed intenso che mi fece pizzicare la punta del mio pistolino! Mi dimenavo come una gatta in calore mentre mi massaggiava con le dita la prostata. Levo le dita e senza rendermene conto già mi stava inculando, mi tiro a se e mi mise ancora la lingua in bocca, non ci volle molto che venni, si venni, e lui nel sentirmi venire mi sborrò in culo, fu meraviglioso, fu davvero meraviglioso essere frocio!
Ci addormentammo dopo una lunga limonata, e si, avevo vinto alla lotteria!
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