Gay & Bisex

Escort


di Zibibbo2
31.05.2022    |    7.808    |    3 9.5
"Nelle sue fantasie, David si era immaginato che lui provasse a toccarlo già percorrendo i corridoi, magari approfittando di un angolo meno illuminato..."
David aspetta il suo primo cliente.
Mentre controlla i dettagli che ha preparato (qualche candela accesa, un asciugamano pulito per il cliente in bagno, preservativi e lubrificante in camera), ripensa a come è arrivato fino a lì e si chiede se sia davvero pronto per farlo. All'inizio era stato un gioco, una fantasia che aveva coltivato in un paio di occasioni mentre si toccava da solo sul suo letto, in un momento sospeso tra la noia e l'eccitazione: essere preso e posseduto, non avere il controllo della situazione ed essere totalmente in balia dell'altro. Mentre si masturbava, immaginava di essere penetrato con decisione da uomo che non gli piaceva, ma che aveva un cazzo molto grosso e gli ripeteva "ti ho dato cento euro per questo, adesso fatti fottere". Il piacere correva dalla mente alla zona del perineo, dal suo ano fino al glande ed esplodeva infine in un'eiaculazione potente, come di solito non gli capitava facendo altri pensieri. Poi aveva deciso di aprire il profilo su un sito per escort: solo un gioco, si era detto, mentre si eccitava scrivendo la descrizione e decidendo alcuni particolari, come il prezzo. Gli piaceva in particolare ripetersi frasi come "vendo il mio corpo", "mi darò a uno sconosciuto per soldi", provando una forma di piacere mentale perverso di cui non riusciva a darsi ragione. Si era anche fatto alcune foto, certo un po' casalinghe, ma secondo lui curate e ammiccanti: voleva fosse ben chiaro a chi lo sceglieva che non era un adone muscoloso ma che era pronto a regalare un'esperienza nuova e più intensa rispetto ai consueti ragazzi dal fisico possente ma privi di fantasia. Poi tutto gli era scivolato piano tra le dita, accedeva al profilo non più solo una volta ogni tanto ma con una certa regolarità, e il gioco era rimasto tale solo nelle sue intenzioni: aveva iniziato a rispondere ai clienti, che nella maggior parte dei casi si erano rivelati dei segaioli perditempo che sparivano dopo aver visto le foto più esplicite.
L'uomo che sta per arrivare, invece, gli è sembrato diverso. All'inizio titubante, aveva poi spiegato cosa cercava in un escort e a quanto pare David era il ragazzo che faceva al caso suo. Non ricorreva spesso al sesso a pagamento (almeno, così aveva affermato) e quando lo faceva era per sfizio e per la sensazione, a suo dire insuperabile, di possedere un altro essere umano. Inutile dire che questi discorsi avevano fatto salire continue erezioni a David, che gli aveva dato corda e aveva risposto a tutte le sue richieste, fino a quella che portava ora a questo momento: quando ci vediamo?
David controlla l'app di messaggistica, e trova un messaggio del tizio (che ha detto di chiamarsi Alberto): sta parcheggiando. Fa un grande respiro e, come da accordi, scende in strada ad aspettarlo. Gli è sembrato più sicuro così, ma ora gli sembra una cosa da pivello; di certo Alberto, posto che questo sia il suo nome, avrà pensato che si trattasse di una preoccupazione eccessiva.
Si siede sui gradini del palazzo di fianco al suo, proprio davanti al parcheggio, e si mette ad attendere. Un'auto blu si ferma e posteggia; ma ne scende una donna con un paio di sacchetti di carta. Altre due o tre passano oltre. Forse ha fatto una cazzata, forse questo Alberto lo voleva solo prendere in giro e lui, naturalmente, ci è cascato alla grande. Poi da un'auto appena parcheggiata scende un uomo: ha circa quarant'anni, abbastanza slanciato, ha la barba e porta gli occhiali da sole. Si guarda attorno e poi, quando lo vede, muove qualche passo timido verso di lui; e così David si alza in piedi.
Quando sono vicini, Alberto si toglie gli occhiali. "David, suppongo."
"Proprio io."
"Sei alto proprio come immaginavo."
"Grazie, è un complimento?"
"Come vuoi." Alberto sorride. Naturalmente si attende una sua mossa.
"Se dici, ti accompagno in casa."
"Non chiedo di meglio", risponde l'uomo, e lo segue mentre lui si avvia verso il suo palazzo e poi dentro al portone.
Nelle sue fantasie, David si era immaginato che lui provasse a toccarlo già percorrendo i corridoi, magari approfittando di un angolo meno illuminato. Invece si mantiene a rispettosa distanza e lo segue; ogni volta che David si gira, per controllare se è ancora lì (gli sembra una cosa cortese), lo trova sempre con il suo sorriso appena accennato.
Apre il portoncino e lo fa entrare. Alberto si accomoda, discreto, e si guarda attorno; quasi non nota la candela accesa, mentre si interessa a una grande stampa appesa alla parete.
"Ti piace Van Gogh?"
"A chi non piace?"
"Già, già."
"Vuoi bere qualcosa?"
Alberto sembra stupito dalla domanda; lo osserva e poi dice: "Grazie, va bene dell'acqua." David si allontana un attimo, giusto il tempo di prendere un bicchiere e la bottiglia d'acqua dal frigo e di respirare, per calmarsi; poi torna da lui e appoggia il bicchiere e la bottiglia su un tavolino.
"Dunque", dice Alberto.
"Dunque", risponde David e lo guarda mentre fa un passo verso di lui. Le distanze si accorciano ancora di più: una mano si solleva e gli sfiora la spalla. Quindi accadrà tutto subito. David gli sorride, allora Alberto lo attira a sé con entrambe le mani. Ora che sono vicini, gli chiede: "Avevamo concordato di sì per i baci, vero?" David annuisce. E poi non c'è più spazio per l'aria, le due bocche si incontrano. La lingua di Alberto si fa strada veloce e vorace, cerca la sua e si intreccia. La sua saliva non è fresca, e non gli piace come lo bacia, in modo vorace, come se volesse prendergli la bocca. Sospira, e di nuovo gli infila la lingua in bocca; con entrambe le mani gli afferra il sedere e lo stringe forte. Poi si stacca un attimo. "Non berrai l'acqua, vero?" chiede David, e al cenno negativo dell'altro lo prende per mano e lo porta in camera. Ora che si sono baciati vuole che tutto avvenga in fretta, vuole sentirsi in preda dell'altro.
Davanti al letto Alberto lo attira di nuovo a sé e lo bacia, con la stessa avidità di prima. Gli tiene il viso tra le mani e David lo lascia fare, cerca di rispondere come gli sembra meglio, evitando di risultare meccanico. Non gli piace il suo odore, non gli piace il suo alito; ma pensa ai soldi che riceverà e questo lo fa sentire bene, tanto che sente l'erezione che comincia a muoversi e a premere contro la stoffa.
Alberto inizia a esplorare il suo corpo oltre i vestiti; gli passa le mani sopra la maglietta e poi le porta al sedere, lo afferra e lo stringe. "Hai un bel culo", gli dice in un orecchio, e David sorride.
"E' tutto tuo, prendilo".
"Non me lo farò ripetere due volte".
Gli alza la maglietta e gli passa le mani sul petto, sfiorando i piccoli capezzoli; quindi si abbassa leggermente e bacia i suoi pettorali, mentre infila una mano da dietro dentro le mutande. "Sei proprio come ti avevo immaginato", sussurra. Lo guarda fisso negli occhi: "Ora togliti i pantaloni, ma tieni i boxer."
David ubbidisce; anche Alberto inizia a togliersi tutti i vestiti e rimane con gli slip, bianchi, un po' da sfigato. Ha un corpo massiccio, non brutto ma di certo non in forma. Lo spinge verso il letto e poi si sdraia sopra di lui, iniziando a strusciarsi. David avverte la sua erezione trattenuta dalla stoffa e si chiede se a lui dia fastidio che non gli sia ancora venuto completamente duro; a questo non aveva pensato, anche se il ruolo che hanno concordato per la verità non richiede la sua eccitazione. In realtà Alberto continua implacabile, cerca la sua bocca e la sua lingua, poi sposta l'attenzione sul petto e lo bacia, stuzzicando i capezzoli; con l'altra continua a toccargli il cazzo barzotto, il perineo e poi con due dita entra sotto la stoffa e cerca il buco, per poi allontanarsi subito e ritornare poco dopo, continuamente. Bacia avidamente la sua bocca, si stacca e gli ordina di tenerla ben aperta; David sa cosa sta per fare, perché ne hanno parlato e ha acconsentito. Lo spunto arriva lento dentro la sua bocca, la saliva estranea si appoggia alla lingua con il suo gusto poco piacevole. "Ingoia, troia", gli intima l'altro e David sa che questo è il suo ruolo: ubbidisce.
Ecco cosa si prova ad essere toccati nella propria intimità, pensa David, ecco cosa vuol dire farsi toccare da un uomo per cui non hai attrazione. Il suo corpo è totalmente esposto e lui non può decidere quello che succederà. Lo aiuta, ancora una volta, il pensiero dei soldi, il fatto che in un'ora sistemerà la spesa per un paio di settimane almeno.
Intanto Alberto prima gli ha tolto e poi si è tolto l'intimo. Ha un cazzo non particolarmente grande, ma dritto e duro; se lo masturba piano guardandolo.
"Senti... so che ti avevo detto che mi piacciono i preliminari, ma adesso ho proprio voglia di fotterti. Ti secca?"
"Certo che no!" risponde David, mascherando dietro al sorriso i suoi pensieri. Fra poco quell'uomo, che neppure conosce, gli entrerà dentro e lo farà suo. Con un cenno del capo gli indica un cestino, sul mobiletto di fianco al letto, con i preservativi. Alberto ne afferra uno, lo apre e se lo srotola sull'asta; poi cerca il suo sguardo.
"Sii dolce", gli dice David.
"Non preoccuparti", risponde lui.
David apre bene le gambe e si prepara. Alberto lo cerca per un bacio veloce, poi appoggia la punta al buco e inizia la penetrazione. All'inizio, come aveva promesso, scivola delicatamente dentro di lui; David avverte un fastidio appena accennato che subito svanisce mentre l'altro inizia a scoparlo davvero. Lo fotte con colpi secchi e decisi; cerca continuamente la sua bocca, gli sussurra che lo adora, che lo desidera, che lo vuole... e ogni tanto accompagna queste frasi con uno spunto, a quanto pare il suo fetish preferito. Dal canto suo David si estrania, pensa ad altro e cerca di far capire quanto gli sta piacendo la scopata; mugola, dimena le gambe perché l'altro gli ha detto che gli piace così. Ad un certo punto Alberto si ferma, estrae il cazzo e lo fa girare; ricomincia a scoparlo a pecora tenendogli le mani sui fianchi e dando affondi possenti. "Ti piace, eh? Ti piace!" continua a ripetergli senza quasi più toccarlo, ma concentrandosi solo sul ritmo che vuole imprimere. David avverte la violenza di tutto questo, sa che non avrebbe mai voluto avere rapporti con un uomo così, sente che il suo corpo non è più suo... e proprio in quel momento avverte quanto tutto questo lo disgusta e lo eccita, tanto che anche il suo cazzo diventa duro. Gode a sentire l'altro che lo usa.
Apre meglio le gambe e inarca la schiena, per essere penetrato più fondo, ma Alberto borbotta: "Sto venendo, sto venendo" e si scarica dentro al preservativo.
Sospira, forte, poi esce. Non gli chiede, ovviamente, se vuole venire anche lui. "Dove posso buttare il preservativo?", chiede, e David se lo fa consegnare. Si riveste in fretta, senza dire niente; così pure fa David.
Lo accompagna alla porta, ma poi dice: "Vuoi bere davvero qualcosa?"
L'altro sorride. "No. Mi aspettano." Apre il portafoglio e gli dà due banconote da cinquanta euro. "Sei bravo. Ti scriverò ancora, ok? Ora vado."
La porta si chiude.
David ci appoggia la fronte tenendo in mano i soldi che ha ricevuto.
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