Racconti Erotici > Gay & Bisex > Idraulico porco all'uscio
Gay & Bisex

Idraulico porco all'uscio


di ale-luca74
05.06.2017    |    30.349    |    10 5.1
"Dopo pochi minuti mi passò davanti e, senza neppure salutare mi disse: “Io ho finito..."
No guarda, così non va davvero bene. Non vedi che non mi si rizza nemmeno?
Per farlo rizzare ci vorrebbe qualcosa di più umido che mi ricordi una figa calda.

E mentre lo diceva, con una forza bruta, mi spingeva la testa verso il suo pube facendomi poggiare la bocca su di un cazzone di tutto rispetto che, nel frattempo si era fatto lungo, turgido e lucido.
Quanto stai per leggere, è la versione romanzata, ma autentica, del report dell’amico Andrea che nel racconto descrivo in prima persona.

Si dice che gli idraulici siano tutti dei gran porci che non disdegnano mai di scopare le proprie clienti. Luogo comune o verità? E sarà vero che se ben predisposti se lo fanno succhiare volentieri anche da maschi?
Che mi piacessero gli uomini credo che in paese già lo si sapesse. Non ero sulla bocca di tutti ma in molti sapevano di me, pur frequentando solo compagnie etero e non gay.

Succedeva spesso che in birreria ci incontrassi Roberto, un giovane torello di bell’aspetto, molto molto macho e muscoloso come si conviene al suo ruolo ma, per quanto fosse terribilmente fico e desiderabile mi sono sempre tenuto a debita distanza da lui perché troppo imprevedibile, strafottente ma soprattutto dichiaratamente omofobo.

Roberto nella sua compagnia era detto “il drinker” perché, ovviamente, non disdegnava di bere fino ad uscire dalle birrerie completamente storto.

Aspetto da innocuo ragazzo della porta accanto. Nonostante fosse completamente rasato e tatuato, chissà perché, non aveva l’aria dello stronzo o dello skinhead. Aveva quasi un aspetto rassicurante e quella sua testa sempre ben rasata, barbetta corta e ben curata, con boccoli ai lobi delle orecchie, lo rendeva terribilmente sexy, tanto da farmi batter forte il cuore ogni volta che, più o meno casualmente mi ci trovavo nei paraggi.
Alto almeno 1 metro e 80, bel fisico muscoloso ma con la classica pancetta sporgente dei grandi bevitori di birra, era notoriamente molto ben dotato, tanto da avere anche un secondo soprannome alternativo “il coda” perché spessissimo, all’uscita dal pub mezzo o del tutto ubriaco, non disdegnava di fermarsi a pisciare, non a lato ma proprio nel bel mezzo della strada, facendo poi “l’elicottero” col suo voluminoso pisello, che tutti sapevano misurare ben 24 centimetri, fatto roteare con la mano, alla bella vista di tutti.

In più di un’occasione mi ero fermato in birreria finché non lo avessi visto uscire, proprio per non perdermi quel suo rituale, e più di una volta ho colto il suo sguardo dritto sul mio, posato su di quell’elica di tutto rispetto. Quando questo accadeva, mi dileguavo in fretta e furia onde evitare imprevisti.

Roberto lavorava presso una grande ditta di termoidraulica industriale perciò i suoi interventi presso le abitazioni civili erano assai limitati, salvo riparazioni di tipo condominiali e, sapevo che nella scala di fronte c’erano alcuni radiatori che perdevano acqua.

Una calda mattina di sole splendente, mentre sono al computer con la finestra spalancata (si, mi piace l’idea di poter esser sorpreso da qualcuno) intento a smanettare nudo davanti ad un sito di webcam porno, sento parcheggiare davanti alla finestra di casa mia al pian terreno, un furgone su cui campeggia la scritta “Termoidraulica vattelapesca”. La strada davanti alla finestra di casa è più ata rispetto al marciapiede, perciò dal furgone bianco svetta la testa rasata di Roberto che fissa stupito dentro la mia stanza e mi coglie col cazzo in tiro in mano.

Fingo imbarazzo, giro la sedia girevole e corro in bagno. Attraverso un grande quadro appeso nel corridoio posso vedere il riflesso di Roberto che, in piedi in strada, svetta al di sopra del muro, intento a guardare dentro la mia stanza, forse stupito di sapere che c’è chi, come me, adora smanettarsi live con la propria webcam mostrandosi ad altri maschi.

Roberto scarica i propri attrezzi e si dirige verso l’altra scala del condominio. Dopo alcuni minuti riprendo il mio collegamento webcam ma continuo a pensare a Roberto che dalla finestra mi fissa il pisello in tiro. Passano diversi minuti finché sento suonare il campanello di casa. Non avendo sentito suonare il citofono, immagino sia la vicina rompi-palle che avrà bisogno della classica tazza di sale o zucchero. Grido un “arrivo!” mi infilo l’accappatoio e corro all’uscio.

Poggio l’occhio sullo spioncino e… Sorpresa! Dietro alla porta c’è lui: Roberto.

Apro la porta un po’ imbarazzato. Il primo pensiero che mi balena per la mente è che, schifato ed infastidito da quanto precedentemente visto, possa esser venuto a darmi una lezione. Istintivamente il pisello mi si ammoscia. Apro la porta ma anziché vedere “il coda” incupito, vedo un “drinker” più che sorridente, con i denti bianchissimi che, in netto contrasto con la barbetta gli conferiscono un sorriso davvero smagliante e più che eccitante che mi chiede se può entrare perché deve controllare le valvole dei radiatori.
Dico: “dev’esserci un equivoco, non sono i miei radiatori che perdono acqua”
Lui: “Si lo so, ma devo comunque controllare i radiatori e la pressione sulle valvole”.
Lo faccio accomodare nel salone-cucina, lui mi chiede quale sia il radiatore più distante dal tubo portante perciò gli dico che è quello della mia stanza da letto.
“Ok, allora devo verificare quanta pressione arriva in periferia per poter regolare l’intero impianto”

Ovviamente io non ne capisco un tubo di radiatori e pressione ma capisco il mio imbarazzo per aver lasciato il computer acceso sul sito di webcam porno. Temporeggio per poter andare da solo a spegnere quantomeno il monitor del PC, così gli chiedo se gradisce una birra fresca di frigo, lui mi risponde che si ma, dopo l’intervento.
“Prima devo controllare il radiatore”
Va be, a questo punto vediamo cosa capita. Lasciamo spazio al fato.
Roberto mi domanda se la mia stanza da letto è quella in fondo al corridoio. Io annuisco, lui mi precede. Butta un occhio al monitor ma fa finta di nulla. Non commenta ma mi accorgo che fa un gesto con la mano ad indicare il monitor, scuote la testa ma, il gesto è accompagnato da un sorriso.
Ormai è inutile correre ai ripari, lo assecondo, lui mi dice: “ora si, la gradirei proprio la birra fresca”.
Vado in cucina lasciandolo solo a trafficare con la valvola del radiatore. Torno in camera e lo trovo davanti al monitor che guarda incuriosito. Mi dice: “ma perché guardi maschi che si segano? Non è che sei un po’ dell’altra sponda?”

Sono imbarazzatissimo. Vorrei dirgli di sì ma ho paura che possa reagire male. Gli dico che sì mi piacciono le donne ma mi piacciono anche i maschi. Con una punta di orgoglio gli dico: “io sono bisex”.
Lui sorridendo ma continuando a scuotere la testa: “Boh! Contento te”.

Mentre poggio la birra sulla scrivania e la verso nel bicchiere, Roberto mi dice che la valvola ha perso molta acqua e che sarebbe bene che l’asciugassi dal pavimento sennò la porterà in giro per tutta la stanza.
Corro a prendere uno strofinaccio, mi inginocchio ed inizio ad asciugare. Lui è in piedi con il bicchiere di birra in mano che osserva sia me che il monitor e proprio mentre sono inginocchiato lo sento avvicinarsi a me. Vorrei credere che si è eccitato e che desidera farselo succhiare da me, ma più prosaicamente continuo a strizzare lo strofinaccio in un catino supponendo che abbia finito la birra e che voglia riprendere a lavorare.
Roberto si avvicina ancor di più. Ora ha le gambe poggiate contro me. Sento un rumore familiare ma non oso credere che, quello appena sentito sia stato davvero il rumore di una zip. Tendo ulteriormente l’orecchio e continuo ad asciugare l’acqua, col cazzo di nuovo in tiro e che sbuca fuori dall’accappatoio, al solo pensiero che possa essersi abbassato la cerniera della tuta.

Mi giro e vedo “il coda” con un pisello da paura, barzotto, che svetta fuori dal pantalone mentre, come suo solito, lo fa roteare, tentando però stavolta di farlo indurire.
Rimanendo inginocchiato tento di prenderglielo in mano. Lui molla la presa e me lo lascia afferrare. Tento quindi di iniziare a masturbarlo e per farlo indurire scopro la grossa cappella lucida accarezzandola dolcemente.

“No guarda, così non va davvero bene. Non vedi che non mi si rizza nemmeno? Per farlo rizzare ci vorrebbe qualcosa di più umido che almeno mi ricordi una figa calda”. “Si dice che voi gay sappiate fare pompini migliori di quelli delle donne. Vediamo quindi che cosa sai fare”.

“Gay ci sarai te, porco schifoso!” Penso tra me e me, ma meglio non stuzzicare il can che dorme. “Ti va bene che sei un gran pezzo di fico, altrimenti ti avrei detto: succhiatelo da te il tuo cazzo se ci riesci!”

Neanche il tempo di pensarlo e già con una forza bruta, mi spingeva la testa verso il suo pube facendomi poggiare la bocca su di un cazzone di tutto rispetto che, nel frattempo si era fatto lungo, turgido e lucido, ancor prima che potessi sentirlo ingrossarsi dentro alla mia bocca.
Senza troppi convenevoli, apro la bocca ed inizio a succhiare leccando con la lingua quella cappellona lucida che sa di piscio. Sputo nel catino ma lui sembra risentirsi.
“Cos’è non ti piace il sapore del mio cazzo?”
“No, no, tranquillo, ha un ottimo sapore, solo che avevo troppa saliva in bocca”

Non potevo certo dirgli che quel mix di sapori del suo pisello non era proprio da gourmet. Secondo me quella stessa mattina, appena sveglio, doveva aver scopato, sborrato, poi pisciato senza neppure lavarsi il pisello.
Sembrava che Roberto avesse fretta di venire. Faticavo a boccheggiare quei 24 centimetri di pisello in gran tiro e francamente iniziavo pure ad avere i crampi alla bocca per quanto era laborioso lavorare tutta quella carne calda. Mentre andavo su e giù lungo l’asta in tiro, cercavo di soffermarmi a leccare e succhiare la cappella che morbida e ben gonfia calzava perfettamente la mia bocca mentre l’intera asta era troppo lunga sia per la bocca che per la mia gola ma, Roberto era avido di bocca. Mi spingeva continuamente e con forza bruta la testa lungo l’asta, provocandomi conati di vomito ogni qualvolta spingeva il cazzo troppo in profondità in gola.
Maiale e voluttuoso sì ma non così esperto da poter gestire con disimpegno tanta carne!

Roberto aveva 33 anni. Cinque meno di me. Fin verso i 25 aveva militato nella squadra locale di calcio per dilettanti e, ubriacature permettendo, di tanto in tanto giocava ancora a calcetto perciò succhiare quel gran pisellone aggrappato ai suoi voluminosi glutei era ancor più eccitante.

Gli aprii completamente la tuta abbassandola fino ai piedi, abbassai quindi anche il boxer e con un gesto rapido mi portai dietro di lui per osservare quelle grandi, grosse chiappe leggermente pelose. Iniziai a masturbarlo da dietro leccandogliele ed infilando poi la lingua lungo la riga delle chiappe fino a scendere verso l’ano. A quel punto lui si voltò rapidamente e mi disse: “Eh no. Quello no! Quello non si tocca!”
Tornai quindi a leccare la cappella mentre continuavo a masturbarlo con la bocca aperta in attesa della sua calda sborra.

“Certo che ci sai fare te col cazzo. Altro che bisex. Secondo me te sei un gay un po’ represso che ha paura di esser scoperto”. E mentre cambiava completamente d’umore, tornava ad esser grezzo e manesco. Riprendeva a spingere con violenza la testa contro il cazzo dicendomi “fammi sborrare frocio di merda. Fammi sborrare porco *beep*. Ora ti inondo la gola”.
“Mi fai male! In questo modo non riuscirò mai a farti venire”.
“Fai come cazzo credi ma sbrigati. Non ho tutto sto tempo da perdere. Sei tu il frocio e sei tu quello che sa come fare a farmi sborrare!”

Roberto sembrava essere un campione di resistenza. La bocca mi doleva, sbavavo come un cane e rischiavo continuamente i crampi. Alla fine iniziò a stantuffare dentro la mia bocca fingendo fosse una figa. Io accompagnavo il suo andare avanti e indietro accarezzandogli o stringendogli le chiappe. Fu in questo modo che sentii il cazzo di Roberto indurirsi ulteriormente, con la cappella ancor più turgida prese a scoparmi la bocca a tutta velocità con colpi di reni ben assestati finché di lì a breve iniziò a smadonnare e con urletti neppure trattenuti, urlò: “sborroooo!” dandomi appena il tempo di allontanare la bocca dal cazzo così da poter vedere i fiotti di sperma finirmi in bocca, sul naso, sulle guance, tra i capelli.

Contrariato Roberto mi guardò disgustato e mi disse: “Frocetta. Dovevi berlo lo sborro! La prossima volta la berrai tutta o saranno cazzi tuoi!” e così dicendo si richiuse la tuta senza neppure chiedermi di poter andare in bagno a lavarsi. In bagno ci andai io. Dopo pochi minuti mi passò davanti e, senza neppure salutare mi disse: “Io ho finito. Vado”.

Non aveva fatto nulla al termosifone. Aveva soltanto aperto la valvola, aveva fatto uscire un po’ d’acqua e dopo esser venuto se ne andò senza far null’altro in nessun’altra stanza o negli altri appartamenti della nostra scala. L’intervento era solo una scusa per poter farselo succhiare. Sulla scrivania però c’era in bella vista un pezzo di foglio strappato maldestramente da un quaderno aperto con su scritto un numero di cellulare.
Appena memorizzato il numero, attraverso WhatsApp appurai che il numero era il suo. Immaginandolo in qualche pub ad ubriacarsi evitai di mandargli subito messaggi per non creare imbarazzi. Rientrando a casa, dall’auto lo vidi davanti al pub di quartiere intento a salutare gli amici pronto a tornare a casa, gli mandai un messaggio con scritto: “Ciao Sono Andrea. Ti è piaciuto quello che ti ho fatto oggi? A quando la prossima volta?”

Mi rispose immediatamente di non mandargli mai messaggi se prima non mi avesse scritto lui. Gli dissi di non preoccuparsi che lo avevo contattato perché avevo visto che stava per rientrare a casa. “Ok ad ogni modo, aspetta sempre che ti contatti io se ne avrò ancora voglia e se mi vedi in giro, evita di salutarmi e fai sempre finta di non conoscermi”.

Passarono diverse settimane prima che si facesse risentire. In realtà alcuni messaggi nel cuore della notte me li aveva anche mandati. Mi domandava se mi mancava il suo cazzo e se non avessi desiderato ancora succhiarglielo e se ero pronto per bere il suo sborro. Mi aveva persino mandato alcune foto del suo cazzo in pieno tiro ma di appuntamenti nulla.

Quando lo incontravo nei pub lo evitavo come richiestomi, ma mi lasciava un po’ perplesso il fatto che sempre più spesso mi additasse quando era in compagnia.

Una sera poi, all’uscita dal pub lo incontrai in strada che pisciava. Mi chiamò. “Hey tu, guarda qua”. “…Ti piacerebbe che lo facessi volare nella tua bocca questo elicottero?” E tutti giù a ridere. Intuii subito che c’era qualcosa di strano.

Il pomeriggio seguente mi arriva l’attesissimo messaggio. “Ciao. Se vuoi succhiarmelo, stasera fatti trovare alle 21:30 nel parcheggio del cimitero dietro al bidone della spazzatura”.

Alle 21:15 ero già fermo in auto che lo aspettavo. Puntualissima sento un’auto fermarsi nell’altro lato del parcheggio poi alcuni passi e svoltato l’angolo eccolo che mi si presenta con i bermuda già sbottonati mentre tenta di farselo diventare duro facendo il suo solito elicottero. Scendo dall’auto, mi avvicino a lui, glielo prendo in mano ma lui con modi grezzi mi spinge ad inginocchiarmi e mi dice: “sai cosa devi fare. Stavolta però devi bere tutto il mio sborro!”

Avevo da poco iniziato a succhiarlo e, nonostante il mio buon impegno, il suo pisello stavolta stentava a diventare duro. Prese quindi a spingermi la testa fin contro il pube quando, improvvisamente da dietro mi sentii afferrare da sotto le ascelle. Quasi fossi un leggero fuscello mi sentii sballottolare qua e là mentre Marco, il miglior amico di Roberto, stava già col cazzo in tiro dietro a me pronto a farselo succhiare. Giorgio e Antonio si avvicinavano invece a me sbottonandosi i bermuda.

Il mio primo pensiero fu: “wow che figata, una gang bang. Tutti fighi e tutti ben dotati. E chi lo avrebbe mai detto? Tutti sti maiali bevoni etero convinti che si fanno succhiare il cazzo dai maschi!”
Li conoscevo di vista uno ad uno. Erano tutti davvero dei gran bei torelli. Tutti ex calciatori dilettanti della stessa squadra di Roberto e suoi coetanei.

Cercavo di barcamenarmi alla bene meglio tra un cazzo in tiro e l’altro mentre quei coglioni penzolavano sempre meno perché pronti a schizzarmi in bocca.

“Succhia qua frocetta!”
“Succhia me, frocio e fammi sborrare!”
“Lo vorresti il mio sborro in bocca eh frocio di merda?”

Mi preoccupava un tantino il linguaggio un po’ troppo colorito, l’uso continuo di bestemmie e soprattutto i modi grezzi dei quattro che si contendevano la mia bocca tirandomi per i capelli, spingendo con forza i cazzi in gola fino a provocarmi conati di vomito. Fu poi il turno di Roberto che mi stupì, chiedendomi se avessi avuto voglia di rifarlo godere come avevo fatto a casa mia.

Pensavo di esser stato molto fortunato e che probabilmente avevo fatto una buona impressione ma, non sapevo ancora cosa mi avrebbe atteso.

Da lì a poco, Giorgio e Antonio, costantemente col cazzo in mano intenti a segarsi ebbero bisogno di sborrare e lo fecero obbligandomi a bere la loro sborra mentre continuavano a segarsi sempre con la loro mano senza mai avermelo fatto toccare se non con la bocca.

Roberto invece, così come Marco, continuò a farselo succhiare lasciandoselo anche menare per favorire l’eiaculazione. Quando entrambi furono pronti a venire, prima uno e poi l’altro, a turno, mi presero la testa e sbattendola avanti e indietro con forza mi sborrarono in bocca.

Appena anche Marco ebbe sborrato, Roberto mi chiese se mi era piaciuto.

“Hai goduto eh Troia! Ti è piaciuta la nostra sborra? Scommetto che ne vorresti altra frocio di merda, o forse preferiresti che ti sborrassimo in culo, Puttana!?” e mentre Roberto si riabbottonava i bermuda con un ghigno satanico, da dietro, un calcio ben assestato sul rene destro mi faceva sobbalzare per il gran dolore. Un altro calcio allo stinco, uno alla coscia. “Frocio di mmerda, godi ora se ci riesci!” poi, con mio gran stupore il calcio più forte dato da Roberto, dritto al duodeno. Talmente ben assestato da provocarmi il vomito. Se ne andarono gridandomi: “crepa frocio di merda! Quelli come te dovrebbero morire tutti. Guai a te se ti ripresenterai sulla nostra strada! Se ci incontri vedi di girarti dall’altra parte e non osare rivolgerci parola”.

In realtà dietro a quel gesto c’era la consapevolezza di aver apprezzato moltissimo il pompino e la sborrata che nessuno di loro aveva faticato a raggiungere. Anzi! Più che altro, da veri maschi quali erano, la paura era di poter esser in qualche modo sputtanati.

La riprova giunse poche settimane dopo.
Neanche un mese da quel violento episodio, una suoneria che avevo persino quasi dimenticato di aver personalizzato, mi diceva che avevo un messaggio da leggere.

“Ciao Andrea. Tutto bene? Ti andrebbe ancora di succhiarmelo e bere il mio sborro?”
Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore. Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Votazione dei Lettori: 5.1
Ti è piaciuto??? SI NO


Commenti per Idraulico porco all'uscio:

Altri Racconti Erotici in Gay & Bisex:



Sex Extra


® Annunci69.it è un marchio registrato. Tutti i diritti sono riservati e vietate le riproduzioni senza esplicito consenso.

Condizioni del Servizio. | Privacy. | Regolamento della Community | Segnalazioni