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Gay & Bisex

Nel parcheggio della discoteca


di ale-luca74
07.07.2017    |    13.819    |    2 9.3
"Quando poi un gruppetto di 4 ragazzotti, diciotto-ventenni, si avvicinò alla mia auto e si fermò proprio lì accanto, mi immobilizzai perché non si..."
Succedeva pure questo. Non dovevi fare chissà che. Aspettavi e qualcosa accadeva.

Ero diventato un frequentatore abitudinario di quella discoteca che attirava giovani da tutto il Nord Italia. Adoravo ballare, tanto la House e tutte le sue varianti, quanto il Latino Americano nel privée.
All’inizio ci andavo con tutta la mia compagnia, poi con la mia ragazza e, quando la storia d’amore finì un po’ malamente e la compagnia si disperse tra innamoramenti vari e nuove amicizie, non mi persi d’animo e continuai ad andarci da solo.

Avevo fatto amicizia con alcuni brillanti ragazzi di Milano che in discoteca ci venivano da tempo, e benché sempre senza ragazze al seguito, ingenuamente, non avevo mai capito fossero stati gay, anche quando scoprii che stavano tentando, senza successo, di trasformare il privée in un club gay-friendly.
Io e Lara ci eravamo lasciati di venerdì sera, proprio dopo un furioso litigio nel parcheggio della discoteca. La sua gelosia per l’amica che, sin dalle scuole medie, è ancora la mia confidente del cuore, era diventata insopportabile.

Girai l’auto, la riaccompagnai a casa, la feci scendere frettolosamente e senza neppure salutarla me ne tornai da solo in discoteca.
Fuori dal privée ci trovai Fabietto che, appreso del litigio, mi accalappiò e non mi mollò più per tutta la sera.
Diceva: bevi per dimenticare!

Ammetto che non mi dispiaceva l’idea di alleviare il dispiacere con una bella bevuta ma, quando dissi a Fabio che volevo mettere sulla ferita un po’ di anestetico, non intendevo certo affogarla di Angelo azzurro, un cocktail a base di gin e blu curacao capace di mandare K.O. anche il bevitore più incallito e che quella sera mandò K.O. me che, dopo il secondo persi progressivamente il controllo di me stesso.

Col senno di poi capii che Fabio, il filo, me lo faceva già quando in discoteca ci andavo con Lara. Era sempre molto gentile, simpatico, disponibile e poi mi offriva sempre da bere!
Dopo il terzo Angelo azzurro ero completamente andato. Mi divertivo come non mai e, in attesa che l’euforia si trasformasse nella tipica sbornia triste, riuscii persino a togliere il freno inibitore e, quando negli orinatoi Fabio me lo tirò fuori con la scusa che non riuscivo a sbottonare il jeans, trovai la cosa non preoccupante ma assai divertente.

Mi trovavo border-line tra il capire e il non capire cosa stesse succedendo attorno a me. Ad un certo punto un rapido giramento di testa e via di corsa verso la turca.

Fabio si offrì di accompagnarmi in auto. Disse agli altri: resto con lui finché non si sarà ripreso.
In auto Fabio reclinò i sedili. Mi fece distendere poi iniziò a farmi domande per tastare la mia lucidità. Non ci volle molto che dall’estrema euforia passassi all’estrema tristezza. Fu così che Fabio iniziò ad accarezzarmi la testa poi le orecchie, il collo, poi infilò una mano nella camicia ed iniziò ad accarezzarmi anche il torace, con la scusa di consolarmi per la rottura del fidanzamento.

La cosa non mi infastidiva affatto. Ero estremamente triste e confuso e, non dico che quelle mani affettuose le scambiassi per quelle di Lara ma, la sensazione più o meno era proprio quella.
Lo lasciai fare. In men che non si dica Fabio mi aveva, non solo sbottonato la camicia, ma me l’aveva persino già tolta, con la scusa che era meglio che prendessi aria per riprendermi dalla sbornia. Iniziò quindi a leccarmi e mordicchiarmi delicatamente i capezzoli provocandomi contrazioni a non finire ma, quando iniziò a leccarmi in corrispondenza di fegato e milza, allora le contrazioni divennero veri e propri balzi di piacere e dolore al tempo stesso. Lo pregai di smettere ma lui insisteva. Diceva che voleva farmi provare nuove forme di piacere che con Lara non avevo mai provato.

Di certo fino a quel momento ci stava riuscendo in pieno.

Gli dissi che era stato fortunato a trovarsi al momento giusto nel posto giusto. Se quella sera non ci fosse stato il litigio con Lara sarei stato certamente in pista a ballare a suon di Salse e Merengue, invece ero lì in auto a farmi accarezzare da lui.

Quando Fabio tentò di farsi strada con un dito attraverso la cintura, lo fermai. Ero ancora mezzo ubriaco e confuso, ma riuscivo a capire cosa Fabio stesse per fare.

Nonostante le mie reticenze, Fabio perseverò. Iniziò ad accarezzarmi dolcemente con entrambe le mani poi, si spostò verso di me affiancandomi ed abbracciandomi. Mi disse che era da mesi che mi puntava e che secondo lui, mi si leggeva in faccia che non avrei disdegnato di esser avvicinato da un maschio pur stando con una donna. Non so cosa glielo facesse immaginare. Lo lasciai parlare e non mi curai né di confermare e neppure di smentire, poi mi trovai completamente spiazzato quando mi ritrovai la sua lingua che premeva per entrare dentro alla mia bocca. L’idea di baciare un uomo mi disgustava un po’ ma, in verità, il suo agire era così fulmineo che i miei riflessi ottenebrati dall’alcohol non erano in grado di arginarlo.

Mi figurai di baciare Lara e così facendo riuscii ad aprire la bocca accogliendo la sua lingua esperta che si muoveva rapidissima. Mentre mi baciava ardentemente la sua mano iniziò a cercare il mio cazzo che in realtà non si era ancora svegliato. Tentava di diventare barzotto perché i baci di Lara lo risvegliavano sempre in un batti baleno ma la consapevolezza che in quel momento a baciarmi non era lei ma un uomo smontava ogni tentativo di erezione.

Quando iniziò a slacciarmi la cintura, tentando anche di sbottonarmi il jeans, ebbi un momento di lucidità ed imbarazzo estremo. Pensai che potesse essere un buon deterrente obiettare che eravamo in un’area del parcheggio troppo visibile. Di tutta risposta Fabio rialzò i sedili e spostò l’auto in una zona del parcheggio priva di illuminazione che, in seguito scoprì essere un vero e proprio cruising per giovani arrapati in cerca di forti emozioni.

Vedi, se ti dovesse venire voglia di un pompino ma non trovi nessuna troia che in discoteca te lo voglia fare, basta che vieni qua quando esci dalla discoteca e, qualche arrapato disposto a fartelo lo trovi di sicuro!
Cascavo dalle nuvole ma soprattutto credevo che quelle fossero cose da città e non da paese della provincia padana. Mentre Fabio mi ragguagliava su ciò che accadeva in quell’ala del parcheggio, le sue mani iniziavano a tastare insistentemente quel pisello che ormai non era più insensibile al tocco.

Si era risvegliato improvvisamente. Un tocco delicato. Era riuscito ad abbassarmi jeans e boxer in un sol colpo e, quando Fabio iniziò ad accarezzare la cappella l’erezione fu estemporanea. Senza chiedermi il permesso e senza troppi complimenti, si chinò verso il mi pube, aprì la bocca ed iniziò a succhiarmi con una passione che non avevo mai riscontrato in Lara che, in realtà era sempre impacciata nel farlo.

Non avevo mai ricevuto un pompino simile. Non un minimo dolorino. Sembrava fosse persino privo di denti. Tanta calda saliva a lubrificarlo, quasi che lo avessi infilato in una vagina particolarmente succosa. In men che non si dica sentì un brivido salirmi alla schiena, che mi suggerì che stavo per sborrargli in bocca.

Ero eccitatissimo ma al tempo stesso dannatamente imbarazzato. Era il mio primo pompino ricevuto da un maschio e, per quanto piacevolissimo mi provocava un pizzico di vergogna e disagio.

L’istinto mi diceva di rilassarmi che era fottutamente piacevole ma la ratio mi diceva che non stavo facendo la cosa giusta. Mi scostai rapidamente da lui. Mi allontanai e trattenni a stento l’eiaculazione. In realtà un paio di gocce di sperma uscirono ugualmente e Fabio non si fece pregare di leccarle, nonostante i miei tentativi di dissuaderlo dal continuare a farlo.

“Non posso”. “Dai Fabio, non posso davvero. Tutto questo mi imbarazza e mi disturba!”
“E come ti disturba?” obietto Fabio. “Con una erezione mai vista prima e con una sborrata trattenuta in extremis?”

Non potevo dargli torto, d’altronde se dicessi che tutto quell’ambaradan non mi stesse piacendo, direi davvero una grossa bugia.

Fabio fu davvero abile. Mi fece distendere sul sedile reclinato, mi chiese di chiudere gli occhi e di pensare intensamente che tutto quello che lui stesse facendo, lo stava facendo Lara. Fu un buon espediente. L’erezione tornò ancora più intensa di prima. Fabietto riprese a giocare col mio cazzo, ora segandolo, ora spompinandolo e, quando iniziò a segarlo rapidamente leccando voluttuosamente la cappella sentii che ero nuovamente sul punto di sborrare.

Gli dissi: “Si dai, non fermarti. Dai che sborro!” Prima che potessi schizzare però Fabio si sbottonò ed abbassò il jeans. Mentre mi segava mi prese la mano e volle che la stringessi forte attorno al suo cazzo in tiro. Così feci ma mi resi immediatamente che quella strana sensazione di avere in mano un cazzo che non fosse il mio non era poi così sgradevole.

Sborrai immediatamente, appena riprese a masturbarmelo, cingendogli il cazzo in tiro, e proprio mentre stavo schizzandomi sull’addome e sul petto, decisi di lasciarmi andare completamente regalandogli una stentata sega che Fabio perfezionò accompagnando il movimento della mia mano con la sua.

Non gli ci volle molto perché venisse pure lui. Giusto un paio di secondi. Venne disteso pure lui mentre con la faccia poggiata sul mio petto iniziò a leccarmi lo sperma.

“Il tuo sperma ha un ottimo sapore. Spero me lo farai riassaggiare presto!” Disse Fabio.
“Staremo a vedere, Fabio. Per ora non ti assicuro nulla”.

E così dicendo mi resi conto che l’imbarazzo stava tornando più forte di prima. Lui non faceva altro che parlare, parlare e parlare. Io di tutto quello che diceva, coglievo poche parole. I miei pensieri erano tutti rivolti a ciò che era appena accaduto. Al disagio temporaneo si sommava anche quello del dubbio se quei giochi non fossero stati l’inizio di qualcosa di nuovo, di un nuovo percorso di vita non più prettamente eterosessuale ma, magari un po’ più colorato.

Alla fine l’atto sessuale in sé non mi era affatto spiaciuto, anzi! Fabio era stato davvero molto bravo. Quello che, all’epoca invece mi dispiaceva era l’idea che, dopo quei giochi, sarei diventato omosessuale.

Tra tutte le cose che Fabio mi disse in quei frangenti ricordo soltanto la sua insistenza nel farmi comprendere che, di curiosi come me, eterosessuali, anche convinti, ma che non disdegnavano di farsi fare una sega o un pompino nel parcheggio, ce n’erano a dozzine, se non del tutto a centinaia e, sicuramente molti più di quanti avrei potuto immaginare.

Brutta cosa l’adrenalina e brutta cosa il testosterone scatenato dalla vista di tante fighe in ghingheri, intente per gran parte della serata a farti annusare i propri feromoni, a provocarti, a “farti sudare”. Vere e proprie ammaliatrici che se anche non ti provocano erezioni, quantomeno ti predispongono ad una smodata produzione di liquido spermatico che preme per poter uscire.

Aggiungeva Fabio: “se non sei proprio frigido, sicuramente a fine serata potresti sentire anche tu il bisogno di farti svuotare le palle da qualcuno e questo è il posto giusto”. “Sposti l’auto e la parcheggi qua al buio, attendi in auto, meglio se con la luce interna accesa e, ancor meglio se lasci pure la porta aperta. Vedrai che dal buio del bosco qualcuno si avvicinerà e se ti sbottonerai i pantaloni i giochi prenderanno il via”. “Nel caso in cui andassi di fretta, basta che scendi dall’auto, ti dirigi verso il buio del bosco e attendi che qualcuno ti si avvicini oppure ti avvicini tu a chi ti sembra che stia lì ad aspettare chissà cosa”. “Se ci farai caso, noterai che, alla spicciolata, saranno alcune decine in tutta la serata i giovanissimi che, arrapati, con la scusa di appartarsi per pisciare, si abbasseranno il jeans e pisceranno bella sborra calda, altro che piscio!”.

Sentirgli raccontare di tutte quelle maialate senza filtri, mi imbarazzava ma mi incuriosiva al tempo stesso. Feci tesoro di quei suggerimenti anche se, in un primo tempo non ne feci alcun uso. In realtà, devo ammettere che già la sera dopo, sabato sera, la curiosità e l’adrenalina mi spinsero a parcheggiare proprio a margine del buio ben distante dall’ingresso della discoteca, pressappoco dove mi ci aveva portato Fabietto la sera prima.

Fabio e la sua compagnia in discoteca ci venivano soltanto al venerdì sera, perché nelle altre sere il privée era chiuso. Nel cuore della notte, appena prima della chiusura, entrai in auto ma tenni le luci spente. Reclinai leggermente il sedile e feci finta di essermi addormentato.

Quella sera ogni mia curiosità venne ampiamente appagata. Furono decine i ragazzi o persino ragazzini che, soli o in compagnia, si avvicinavano alla zona buia proprio con l’intento di farsi fare una sega o un buon pompino. Quando poi un gruppetto di 4 ragazzotti, diciotto-ventenni, si avvicinò alla mia auto e si fermò proprio lì accanto, mi immobilizzai perché non si accorgessero fossi sveglio.

Si sbottonarono i jeans ed uno accanto all’altro, iniziarono a pisciare facendo già battute allusive su ciò che accadeva in quel posto. Erano evidentemente non solo ben informati ma, probabilmente già clienti acquisiti. Non ci volle molto che un signore sulla cinquantina uscisse dal buio gli si avvicinasse in silenzio e gli si inginocchiasse davanti. Era riuscito ad eccitarli tutti e quattro. Tutti col cazzo in tiro, uno a fianco all’altro. Passava da un pisello all’altro poi dal buio uscì un altro suo coetaneo che li invitò a spostarsi nel bosco perché più sicuro.

Non riuscii a vederli venire perché avvolti nel buio del bosco, ma dalla mia auto vedevo i loro sederi tondi e le gambe muscolose di giovani avvezzi al gioco del calcio. Mi masturbai e me ne andai senza essermi concesso ad alcuno.

Il venerdì successivo non vedevo l’ora di poter raccontare a Fabio quanto osservato il sabato prima. Nel riportare l’accaduto lui si eccitò e mi pregò in tutte le maniere di uscire ed imboscarci in auto o nel bosco. Lo feci un po’ penare prima di convincermi che potevo cedere alle sue lusinghe e corteggiamenti.

Al bar, mentre attendevo di poter prender da bere, Fabio mi premeva, con disinvoltura, il cazzo in tiro sulle chiappe. Ostentava una erezione continua e non si curava di poter esser visto anche da altri. In bagno, non trovando posto negli orinatoi andai a pisciare in un cesso chiuso ma, prima che potessi girare la porta, Fabio ci si era già infilato dentro e, mentre io pisciavo lui iniziava già a masturbarselo per invogliarmi dicendomi: “lo vedi che effetto mi fai?”

Alla fine cedetti per sfinimento. Ci appartammo nella zona buia già nel bosco e lì sperimentai la mia prima volta in cui, una sega ad un altro maschio, la feci consapevole di ciò che stavo facendo, desideroso di farlo.

Purtroppo il privée gay friendly non andò in porto.
Dopo qualche settimana Fabio e la sua compagnia smisero di venire in quella discoteca, mi invitarono ad andare a trovarli a Milano ma ben presto ci perdemmo di vista.

Anche l’ormai famoso cruising dovette interrompersi bruscamente, perché, ancor prima dell’inverno, la discoteca chiuse e con lei tutti quei bei giochetti divertenti.


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