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Un fiume di...


di ale-luca74
13.04.2017    |    10.920    |    7 9.4
"Non avevo preso appresso un costume o un telo da bagno..."
Un fiume di…

Parole? Persone? Felicità? Sperma?

Avevo da poco compiuto 33 anni. Nell’autunno precedente era finita la storia d’amore della mia vita con la ragazza con cui avevo condiviso 4 anni d’amore e sesso e con la quale avevo, inutilmente, progettato il mio futuro.

Avevo iniziato a soffrire d’ansia e tutto era nato, senza una apparente ragione, sin dalla inevitabile separazione. Una commistione di diversi stati d’animo, tutti negativi, ed una insolita e sfigata congiuntura degna dello sfigatissimo Chris Pine in “baciati dalla sfortuna”.

Dopo aver perso da poco tempo un importante lavoro arrivò, puntuale come un orologio svizzero la rottura con Marta. Altrettanto puntuale arrivò poi una grave malattia di mio padre che, da lì poco se ne andò, quindi la ciliegina sulla torta giunse con una grave malattia che in brevissimo tempo si portò via pure mia madre.

Per quanto mi fossi sempre detto ottimista e positivo, avevo ben d’onde nel sentirmi improvvisamente sfigato cedendo, senza troppi complimenti, all’ansia e quindi alle prime crisi di panico.

Quanto sto scrivendo non è frutto della mia fantasia ma è, in maniera leggermente romanzata, il vero racconto della mia vita.

Svenivo. Spesso e volentieri.

Anzi no. Decisamente mal volentieri ma, le crisi di panico quando arrivano, arrivano, e nulla ci può fare la tua determinazione a volerle ignorare o evitare.

Era stato durissimo superare l’inverno, e la primavera non era stata molto più allegra.

Con l’arrivo dei primi calori pre-estivi iniziai a sentire i primi stimoli a reagire.
Il nuovo lavoro mi regalava le prime soddisfazioni, le giornate calde e soleggiate invitavano a stare maggiormente all’aria aperta, lontano dallo stress e dai pensieri che inevitabilmente ti accompagnano quando ti isoli e non hai più voglia di interagire con nessuno.

Avevo da poco anche ripreso a frequentare i miei amici che, in realtà avevano cercato, invano, ed in tutti i modi possibili, di stimolarmi a reagire, ovviamente senza successo, tanto da aver gettato la spugna e rinunciato ben presto.
Si trascorreva le serate facendo vasche nell’isola pedonale in città e ben presto si tornò a fare il solito e consueto fiume di parole tra il solito e consueto fiume di persone che passeggiava avanti e indietro senza meta, lungo la via cittadina più frequentata ed animata.

In realtà l’aiuto più concreto nel reagire e nel risolvere ansia e crisi di panico non era giunto dalla bella stagione o dagli amici ma da una brava psicologa, finita per puro caso sul mio cammino e che, constatato quanto urgente fosse il bisogno di darmi un valido aiuto decise ben presto di passare alle maniere forti ricorrendo ad una pratica che fino ad allora mi era sconosciuta ma che, sin da subito, mi aprì le porte di un mondo fantastico, invitante ed appagante, degno di Alice nel paese delle meraviglie.

Era il mio mondo. Il mio vissuto. Il mio io. Il mio ego.

La chiave d’accesso a quel mondo inesplorato, magico ma ben celato nei meandri più inaccessibili del mio sub-conscio si chiamava “retrogressione”.

Mi venne proposto, non senza timore di un netto rifiuto, dalla dottoressa che, titubante e scettica ne fece cenno, ma si stupì nel constatare che ne fui subito talmente affascinato da chiederle di iniziare sin da subito.
Grazie alle retrogressioni scoprii cose - che avevo evidentemente rimosso - accadutemi in adolescenza, e che avevano influenzato pesantemente la mia sfera sessuale.
Quelle che ritenevo perversioni o indesiderabili deviazioni sessuali, in breve tempo si trasformarono in simpatiche ed originali sfumature sessuali, differenti sì, ma non poi così orribilmente e colpevolmente diverse da quelle dalla gran massa di pecoroni vincolati da convenzioni, da pregiudizi, da pettegolezzo e da voglia di conformarsi a regole non scritte, ma imposte a duri colpi di lezioni di religione a scuola, di educazione bacchettona Cattolica ancor più che Cristiana, o da atti di bullismo da parte di idioti caproni affetti da mancanza di originalità, fantasia, e soprattutto coraggio di vivere secondo le proprie necessità e stimoli, piuttosto che non secondo schemi e convenzioni imposti dalla società.

Nulla di cui ci si dovesse vergognare e, ancor di più, nulla per cui valesse la pena di vivere in preda ad ansia e panico.

Avevo sempre osteggiato duramente quelle che percepivo come illegittime ed inaccettabili curiosità sessuali.

Fino ad allora avevo vissuto la mia vita sessuale in maniera del tutto appagante. Tante fidanzatine. Tante storielle d’amore o di sesso con ragazze più o meno disponibili.
Che senso potevano avere quindi quelle strane curiosità di vedere altri corpi maschili nudi?
Che senso avevano quegli strani ed incontrollabili impulsi di desiderare di poter scopare non solo con ragazze, ma di provare a sodomizzare un maschio?

Per quanto la tentazione di raccontare, con dovizia di particolari, di scopate e di incontri amorosi con coetanee sia forte, preferisco concentrare la tua attenzione su quello che chiamerei “Ale nel paese delle meraviglie”.

Un fiume di parole aveva preceduto l’ingresso ufficiale nel mio paese delle meraviglie.
Un fiume di felicità si scatenò non appena vi entrai ufficialmente.

Era un pomeriggio infra-settimanale, caldo e ben soleggiato. Non avevo impegni di lavoro, decisi così di salire in auto e mi diressi al fiume. Non avevo preso appresso un costume o un telo da bagno. Nulla di più che una bottiglia d’acqua ed un paio di frutti.

Avevo deciso di rilassarmi al sole rielaborando quanto scoperto durante l’analisi. Cercavo un posto tranquillo, isolato e lontano dagli schiamazzi dei ragazzini che, usciti da scuola rumoreggiavano tra acqua e spiaggette. Avevo attraversato il fiume diretto verso un grande isolone sabbioso. Avevo pure individuato un posto che apparentemente doveva essere deserto. Mi ero da poco spogliato e disteso sulla sabbia cocente quando nel silenzio più assoluto del parco fluviale, il vento portò all’orecchio un leggero e soffuso vocio.

Oltre la radura, un fitto boschetto di salici, inpenetrabile, poco più in là un cenno di sentiero portava sull’altra sponda del fiume. Oltrepassai un paio di cespugli e mi trovai di fronte Anna e Marco.

Ovviamente non conoscevo ancora i loro nomi e neppure avevo premeditato di poterli avvicinare.

Erano seduti una di fronte all’altro. Anna mi dava la schiena. Marco stava proprio di fronte a me.
Non potendo proseguire oltre, mi arrestai decidendo il da farsi. Passare in mezzo a loro o tornare indietro?

Marco mi vide ma non sembrò né sorpreso e neppure infastidito.

Decisi di tornare indietro. Non volevo fare il guardone ma mi incuriosiva vedere in faccia anche lei. Entrambi sembravano apparentemente molto attraenti. Mi spostai a fianco a loro così da poterli osservare meglio.

Anna, età apparente 26 anni, topless con un bellissimo seno, voluminoso quanto basta per desiderare rimanere qualche minuto ad osservarlo. Chiara di pelle e di capelli, mediamente lunghi e legati con una corta coda di cavallo. Magra ed apparentemente dotata di un bel sedere, certamente non a damigiana, quanto probabilmente privo di cellulite perché non strabordante dal costume.

Marco invece, 27/28 anni, indossava un pantaloncino da calcio nero, corto, da cui usciva l’elastico di uno slip di colore rosso. Bel fisico, muscoloso quanto basta, con pancia e petto coperti di un giusto pelo, non troppo invadente e non particolarmente lungo. Bel viso tipo ispanico con una simpatica fossetta sul mento, una barbetta folta ma corta e ben curata, capelli chiari e corti, basette lunghe e ben pronunciate ma sopra tutto, sui lobi delle orecchie, due orecchini a bottone con finto brillante che lucea ai riflessi del sole.

Mentre Anna continuava a fare parole crociate, Marco mi osservava incuriosito.

Constatato che ero rimasto immobile ad osservarli, parzialmente nascosto dal cespuglio, ma sufficientemente esposto perché potessero vedere che li stavo a mia volta osservando, Marco si alzò, tolse il pantaloncino e rimase in slip. Curiosamente lo stretto slip rosso lasciava trasparire una evidente erezione.

Anna continuava a dissimulare indifferenza, intenta con la sua enigmistica ma facendo sfoggio di una sorta di sorrisetto. Marco le diceva qualcosa sottovoce poi, con un sorriso sornione, si accertò che fossi ancora lì ad osservarli, quindi scostò lo slip lasciando uscire un pisellone già completamente in erezione.

Mi colse completamente di sorpresa. Il mio imbarazzo fu totale.

Che fare? Rimanere lì ad osservare o andarmene via? Saranno esibizionisti o scambisti?

Facevo ancora leggera fatica ad accettare le mie curiosità sessuali alternative, forse non ero ancora pronto neppure a sperimentare una nuova esperienza con una coppia.

Non sapevo che fare, ma sapevo che non riuscivo a schiodarmi da quel posto. Il cuore mi batteva a mille. Se non era tachicardia gli somigliava parecchio eppure, la scarica di adrenalina fu fottutamente appagante tanto da somigliare ad una sorta di orgasmo e ritrovarmi improvvisamente completamente in tiro e pronto a mettermi in gioco, qualunque fosse quello strano ed imprevedibile gioco.

Resosi conto che non mi ero mosso di un solo centimetro, Marco disse nuovamente sottovoce qualcosa ad Anna che si sfilò il costume e si sedette rivolta verso di me. Iniziarono a giocare delicatamente. Un gioco fatto di tenere carezze. Marco carezzava i seni poi, con una mano posta sotto uno di essi, lo sollevò e lo carezzò sfiorando il capezzolo che divenne subito turgido.

Le mani di Anna carezzavano il torace di Marco spingendosi giù fino all’ombelico e poi sulle gambe. Marco si sfilò quindi anche lo slip e, guardandomi con aria di sfida, avvicinò il suo membro verso il viso di Anna che iniziò a leccare la sua turgida cappella che sbucava a fatica da un velo di pelle che tentava di rivestirla completamente. Mi osservavano entrambi e forse si aspettavano sin da qualche minuto che facessi qualcosa ma, l’adrenalina, oltre ad avermi regalato una incredibile erezione mi aveva pure paralizzato nel mio immenso imbarazzo.

Fu Marco a farmi capire cosa avrei dovuto fare. Mentre Anna aveva preso ad andare su e giù con la bocca lungo l’asta, lui fece il gesto di abbassarmi i pantaloni e poi col pugno chiuso imitò il gesto di una sega e con la testa indicò verso di me così da farmi capire che desiderava che mi masturbassi mentre li osservavo.

Detto, fatto. Mi abbassai bermuda e slip ed iniziai a masturbarmi.

Ora erano in due ad osservarmi. Marco con le mani tra i capelli di Anna dettava il ritmo del pompino accertandosi che lei fosse di sbieco, tanto quanto basta per potermi guardare mentre succhiava voluttuosamente.

Fu sempre Marco a lanciarmi il successivo invito ad unirmi a loro. Mentre rimaneva immobile ad osservarmi masturbarmi, con la testa fece cenno di avvicinarmi a loro.

Credevo di non saper che fare. Dove metter le mani, prendere o non prendere iniziativa. Anna e Marco la sapevano evidentemente lunga. Senza dire nulla, lei si mise a quattro zampe posizionandosi proprio davanti al mio cazzo in tiro. Lo prese in mano, iniziò a masturbarlo molto lentamente ed osservandomi dal basso vero l’alto, si leccava il labbro superiore alternandolo a morsetti sul labbro inferiore.
Marco ora la stava penetrando da dietro. Io ero così eccitato che rischiavo di sborrarle in faccia ad ogni colpetto su e giù lungo l’asta. Mi ci volle una grandissima concentrazione e tanta forza di volontà per riprendere in mano il controllo della mia eiaculazione. Per evitare di eiaculare troppo presto iniziai ed estraniarmi da quanto stavo vivendo ma tutto quel darsi da fare, tutto quel continuo cambio di posizioni, di situazioni del tutto nuove non poteva che riportarmi alla “dura” realtà.

Quando Marco mi chiese se avessi mai già scopato una donna insieme ad un altro, arrossii per l’imbarazzo immaginando che la palese inesperienza potesse frenarli dal voler sperimentare una scopata, magari un po’ fallimentare.

Anna e Marco furono fantastici. Non solo non desistettero dal loro intento ma, entrambi furono molto, molto, abili ad indicarmi passo a passo cosa e come fare.

Marco prese dalla borsa un preservativo e chiese ad Anna di infilarmelo. Prima di iniziare a giocare seriamente, prima che il gioco passasse alla fase da adulti, temendo di avere una istantanea eiaculazione nel penetrarla ma, soprattutto, temendo che si potessero perdere una fantastica sborrata, che tenevo in serbo, indossando un preservativo, chiesi se lei avesse potuto farmi venire masturbandomi.

Anna ci fece posizionare entrambi di fronte a lei, quindi ci masturbò entrambi contemporaneamente.

Un fiume di sperma.

Sborrai anche l’anima e gli abbondantissimi schizzi di sperma liquido la inondarono letteralmente. Non uno, non due ma almeno 8/10 schizzi che arrivarono ben oltre il metro di distanza.

Marco non riuscì a trattenere una colorita espressione di stupore. Un sonoro Porco ed altro uscì dalla sua bocca con tanto di complimenti per la prestazione ma, lo stupore fu ancor maggiore quando gli dissi che quella avrebbe potuto tranquillamente essere la prima di almeno due o nella migliore delle ipotesi, anche tre sborrate consecutive.

Confesso che non fu facile per me giocare con loro al Kamasutra perché una scopata a tre non te la inventi così su due piedi, la impari da qualcuno che ti insegna come fare. Il mio esser un po’ grossolano fu però presto superato grazie alle dritte di Anna e Marco.

Preferisco non dire se ci fu un seguito e come proseguirono i giochi, semmai lo farò con un altro racconto.

Per ora dirò soltanto che, dopo un lungo ed estenuante periodo di sfiga, fu proprio l’essermi trovato al momento giusto nel posto giusto, (fortuna? Ruota che gira?) ad aver contribuito al superamento della mia ansia e panico.

Grazie ad Anna e Marco avevo potuto sperimentare come, non avessi assolutamente nulla di cui dovermi vergognare a provare eccitazione ed attrazione verso entrambi i sessi e che, la maniera migliore per poter vivere serenamente entrambe le mie pulsioni sessuali era proprio quella di interfacciarmi con persone fantastiche e preziose quali erano state Anna e Marco.
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