Gay & Bisex
Il mio amante ritrova vigore

24.06.2025 |
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"Millimetro dopo millimetro, andava sempre più in profondità, godendosi il tragitto, mentre io mugolavo e cercavo di farlo entrare tutto fino in fondo..."
Da otto anni era il mio amante. La cosa mi aveva turbato per anni. Continuavo a dirmi che non era giusto, che stavo facendo del male a una persona che amavo profondamente, ma continuavo a cascarci.Era nato tutto per caso… Lo conoscevo perché da anni si scopava il mio migliore amico, e dopo ogni incontro mi raccontava il sesso pazzesco che facevano: “Amico, mi ha sfondato. Non riesco a camminare, ho chiamato un taxi ahahahah.” Ogni tanto ci avevo anche fantasticato.
Non lo avevo mai visto di persona, e dopo che il mio amico andò a vivere in Giappone, non ne sentii più parlare per un po’.
Una sera ero a un evento in un palazzo nel centro di Milano, un mix tra un vernissage e un concerto di elettronica sperimentale. Mi annoiavo tremendamente, ma il mio lavoro mi imponeva di presenziare. Così passavo il tempo al bancone del bar cercando di sembrare interessato.
“Cosa stai bevendo?” La domanda mi lasciò inizialmente indifferente, e risposi “Gin Soda” senza nemmeno voltarmi.
“Barman, due gin soda, grazie!”
La conversazione continuava a non interessarmi, ma dopo qualche minuto l’uomo mi porse un bicchiere e disse: “Il tuo gin soda è annacquato. Mi sono permesso di ordinartene uno. Sono Tommaso.”
Fui costretto a tornare presente e mi voltai. La mia sorpresa fu grande nel constatare che non era un Tommaso qualunque: era quel Tommaso.
“Non dovevi, sei stato gentile. Io sono…”
“Tu sei Flavio, l’amico di Mario. Ho sentito molto parlare di te.”
“La nostra fama ci precede. Anche io ho sentito mooolto parlare di te.” Feci un cenno con la testa e toccai il suo bicchiere con il mio.
Tommaso era un famoso gallerista. Non mi stupiva affatto incontrarlo in quel contesto.
Era oggettivamente un bell’uomo: 45 anni, dieci più di me. Leggermente brizzolato e lieve stempiatura, occhi magnetici di un verde caldo. Pelle olivastra e un sorriso che ti lascia disarmato.
Conversammo del lavoro, della vita milanese e, ovviamente, di Mario e della sua nuova vita.
Mi sentivo attratto da quell’uomo così elegante. Trasudava fascino e continuava a ordinare drink. Sapevo dove voleva arrivare e feci del mio meglio per tirarmi fuori da quella situazione. Chiamai un taxi con un’app e dissi: “Vado, il mio taxi arriva tra qualche minuto. È stato un piacere.”
“Ah, te ne vai e mi lasci qua tutto solo?” disse con una smorfia dispiaciuta (e super sexy).
Gli sorrisi. “Tommaso, sei veramente un’ottima compagnia, ma io e te non andremo oltre questa piacevole serata!”
“È un vero peccato. Lascia che ti accompagni al taxi. A questo punto, questa serata ha finito di essere interessante.”
La discesa nello stretto ascensore fu imbarazzante. Sentivo il suo profumo. Mi sovrastava col suo corpo imponente, anche se era solo poco più alto di me. Aveva captato tutto e sorrideva. Finalmente uscimmo da quella gabbia e ci avviammo all’esterno, dove il mio taxi, fortunatamente, era in attesa.
Gli allungai la mano. “È stato un vero piacere, grazie per la compagnia.”
Lui mi strinse la mano e mi guardò in silenzio, dritto negli occhi. Mi lesse dentro.
“Voglio rivederti, e farò di tutto.” Mi tirò verso di sé e mi baciò dolcemente sulle labbra, prima di girarsi e andar via. Rimasi interdetto, a guardarlo allontanarsi nel suo abito sartoriale fatto su misura.
Così è cominciato tutto. Così ho rivalutato tanti aspetti delicati della mia vita.
Io e Tommaso siamo complici, siamo amici. È la persona che sa tutto di me, gli confido ogni cosa… tutto questo durante sessioni di sesso che ci lasciano senza forze.
Sono sempre stato attivo nel sesso, qualche volta versatile con il mio compagno; con Tommaso tutto questo non conta. Con lui sono passivo al 100%. Non c’è mai stato nemmeno il dubbio o la proposta di scambiare i ruoli.
Adesso che conosci l’inizio della storia, voglio raccontarti cosa accade nel presente, dopo otto anni di questa “relazione”.
Tommaso ha avuto dei problemi di salute, niente di grave, ma ora prende dei farmaci che gli hanno causato qualche problema… diciamo, idraulico.
L’uomo virile e instancabile ha purtroppo perso tono. Gli effetti collaterali si fanno sentire e le nostre sessioni sono più soft e più “svelte”.
Il nostro rapporto non cambia, ma mi mancano le nostre cavalcate furiose, l’essere scopato per ore senza sosta. Lui era triste per questo, ma cercava di fare del suo meglio.
Una volta, parlando col mio capo, mi confidò che stava usando una pillolina. Non il comune Viagra o simili, ma qualcosa di più soft ed efficace, un tonico. Mi si accese la lampadina.
Feci mille ricerche, chiesi ad amici medici, controllai gli effetti dell’assunzione in concomitanza con i farmaci di Tommaso. Nulla: nessuna controindicazione. Dovevo agire.
Lo invitai per un drink. Avevamo entrambi il weekend libero, e gliene parlai con calma, senza farlo sentire in imbarazzo. La reazione fu abbastanza entusiasta, e quando gli passai la pillola scoppiò in una grassa risata:
“Non sono convinto di quello che mi stai dando, ma lo sai che per te e il tuo culo farei di tutto!”
E ingoiò la pillola con un sorso di prosecco. Passammo qualche ora a parlare di mille cose delle nostre vite, dimenticandoci quasi dello scopo principale della serata.
Pagai il conto e ci avviammo verso casa mia. Avevo preparato tutto con cura maniacale. Sarebbe stata una notte pazzesca, da ricordare.
Entrammo nel piccolo ascensore del mio palazzo. Premendo il pulsante, avvicinai il mio culo al suo bacino, sfiorandolo. Lui mi sorrise riflesso nello specchio, mi prese per i fianchi, si attaccò a me e mi baciò il collo.
Per sei piani sentii il suo membro crescere e premere contro di me.
Entrammo al piano ed entrammo in casa. Gli lasciai le chiavi per chiudere la serratura interna e, quando si girò, mi trovò già in ginocchio, con le mani che aprivano la sua cintura e i pantaloni.
Gli calai tutto e mi tuffai senza troppi complimenti su quel pezzo di carne che stava crescendo. Quei 21 cm erano il mio premio, e volevo dargli ciò che meritava.
Lo feci crescere completamente nella mia bocca. Conoscevo quel reticolo di vene gonfie sotto la lingua e continuavo a farlo scivolare in gola, come piaceva a lui.
Ero insaziabile. Sentivo il sapore salato del suo precum: ne produceva grosse quantità quando era molto eccitato, e devo dire che lo era parecchio.
Mi staccai un attimo e, guardandolo negli occhi, dissi:
“La prima volta non trattenerti. Appena senti lo stimolo, schizza tutto quello che hai nelle palle. Fidati.”
Annuì e mi prese la testa, ricacciandomi con forza quel palo nella gola.
Mi scopò la bocca per diversi minuti, poi mi bloccò per farmi ricevere due schizzi sulla lingua, per poi rifiondarsi ancora più a fondo nella mia gola, scaricando non so quanta sborra.
Eravamo in paradiso, e questo era solo l’inizio. Se il mio capo aveva ragione, non avrebbe perso tono e avremmo subito ricominciato.
Mi alzai e ci baciammo con passione. Sentii il suo pene premere sul mio addome: era ancora duro.
Si guardò e disse:
“Hai fatto il tuo solito miracolo! Adesso facciamo sul serio.”
Mi spinse facendomi cadere sul divano, dalla parte laterale del bracciolo.
Ero steso, ma con il bacino in alto, e lui non perse tempo.
Mi liberò dei pantaloni, portandoli alle ginocchia, poi li sollevò fino al petto, lasciando esposto il mio buco, già voglioso.
Ci si fiondò con la faccia e cominciò a leccare, baciare, sputare.
La lingua si faceva spazio, ma non troppo: lui amava aprirmi con la sua minchia, non usava nemmeno le dita.
Voleva il mio buco chiuso. Doveva aprirlo il suo ariete.
Quando fu ben bagnato e rilassato, si alzò e si sistemò per avere un ingresso ottimale.
Mi fece scivolare coi glutei fuori dal bracciolo.
Gli indicai il coffee table davanti al divano, dove avevo posizionato lubrificante e popper, pronti anche in camera e in bagno.
Rise di gusto e mi diede una sonora sberla sul culo. Apprezzava molto tutto quello che stavo facendo per noi.
Spalmò il lubrificante con cura e mi passò il popper. Lo usai e, quando sentii che il mio buco si schiudeva, posizionò la cappella e cominciò a scivolare lentamente.
Millimetro dopo millimetro, andava sempre più in profondità, godendosi il tragitto, mentre io mugolavo e cercavo di farlo entrare tutto fino in fondo.
Quando sentì il pube appoggiarsi sulle mie natiche aperte, respirai con forza e mi rilassai completamente. Era tutto dentro di me.
Mi guardava innamorato e felice, ma sapevo che stava per scatenarsi. Il suo corpo vibrava.
Voleva sfondarmi, ma aspettava che mi rilassassi del tutto e che il mio sfintere si abituasse.
I primi colpi furono lenti e calmi: usciva di pochi centimetri e rientrava.
Ogni volta aumentava un po’ l’uscita e assestava l’ingresso.
Stava caricando l’arma.
Cominciò a cavalcarmi per bene, colpi ben assestati che toglievano il fiato. Il suo ritmo era perfetto, i fianchi si muovevano in modo sinuoso.
Aveva le mani dietro le mie ginocchia e le bloccava sul mio petto: il culo totalmente aperto e a sua disposizione.
I colpi battevano con forza sulla mia prostata. Stavo dando i numeri.
Gemevo e mi contorcevo. Era quello che volevo, quello che mi aveva sempre dato, ma stavolta c’era quasi un senso di rivincita.
Cominciò a sfilarlo completamente e a ricacciarlo dentro con forza, senza mai toccarlo con le mani.
Si godeva lo spettacolo dall’alto.
La mia prostata era in fiamme, stavo godendo come mai mi era successo.
Piccoli schizzi di urina uscivano a ogni colpo.
A un certo punto, una scarica elettrica partì dal mio cervello e si ramificò in ogni angolo del mio corpo.
Dal mio pene cominciò a uscire tanto liquido biancastro: non era sborra, non stavo venendo. Era uno squirt di precum. Non mi era mai successo.
Mi guardò eccitato e prese quel liquido con la mano: prima lo annusò, poi lo leccò con la punta della lingua.
Tirò fuori il cazzo e mise quello che restava sulla cappella, prima di ricacciarla dentro e continuare a montarmi per non so quanto tempo. Era instancabile.
“Flavio, devi venire, altrimenti continuo così tutta la notte!”
Quelle parole mi fecero perdere ogni freno. Solo sfiorandomi il cazzo, cominciai a schizzare ovunque.
Questo provocò una stretta dei muscoli dello sfintere che lo fece completamente impazzire.
Con gli ultimi colpi scaricò ancora tanta sborra nel mio culo, preoccupandosi poi di sfilarlo con cautela, evitando che uscisse.
“Cucciolo, non perderla, perché quella sborra ci servirà dopo! Sei stato bravissimo!”
Mi aiutò ad alzarmi e ci catapultammo sul divano, spogliandoci completamente.
“Grazie per avermi ridato questo. Sei speciale.”
E mi baciò, dolcissimo.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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