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Gay & Bisex

Ricordi 1 - In camping ad Amsterdam


di jacdap
15.05.2025    |    2.202    |    0 7.6
"Alto, snello, calzoni della tuta, torso nudo, zazzera nera, occhi con due punti centrali luminosi dove si rifletteva la luce, denti bianchissimi..."
Ero partito col mio collega Guido e la sua fidanzata Marisa, curatrice artistica in un importante museo. Anche lui era amante della pittura, in particolare fiamminga. L'idea era quella di seguire il Reno dalla Svizzera all'Olanda; avevamo una tenda a casetta che a vederla pareva ci volesse un giorno a montarla, in realtà era su in 10 minuti. C'erano due "stanze da letto", un reparto giorno addirittura con una sporgenza simil-angolo di cottura e una veranda.
Che non pensiate che vi vada a raccontare un threesome; ne ho fatti, ma non con loro: nessuno dei due mi interessava sessualmente, anche se con lui c'era stato un paio d'anni prima un pastrocchietto, nel senso che mi aveva fatto una pompa con me semiaddormentato e lui si era segato sulla mia pancia. In seguito nessuno ne parlò mai in quanto era chiaro che lui in me non destava alcun interesse diversamente dal contrario... d'altra parte attorno ai 30 anni ero il classico "figo della madonna" e tutti mi avrebbero voluto. Modestamente...
Tornando alla vacanza, a parte Vaduz nel Liechtenstein, ogni città era meta di visita al kunstmuseum o qualcosa di simile. Dopo Costanza, Basilea, Strasburgo, Coblenza e Bonn, già a Colonia non ne potevo più e facevo il turista all'aperto mentre loro si immergevano nelle pinacoteche. Arrivati in Olanda avevo ormai un completo rigetto e rifiutai anche di vedere i musei importanti di VanGogh che pure coi fiamminghi non c'entrava nulla.

Amsterdam.
Il campeggio era praticamente in città. Era luglio. Caldo umidiccio..
Visita alla città, poi cenetta squallida al camping e cannetta relax d'ordinanza. L'indomani per i miei amici sarebbe stato tutto dedicato al Rijksmuseum e quindi ci si sarebbe ritrovati alla sera. Notte un po' afosa, non prendo sonno e, qualche tenda più in là, un'orgasmatrice tiene svegli tutti.
Esco in veranda in boxer e mi siedo su un seggiolino da pescatore. Ci sono anche altri che camminano e ridacchiano all'indirizzo della tenda a igloo "gaudente". Arriva un ragazzo che si indirizza alla canadese posta di fronte, torso nudo, felpa leggera sulla spalla.
- Hallo, dice a bassa voce passando.
- Hallo, rispondo.
Entra in tenda e ne esce con una lampada a gas che accende. Sembra un indiano. Alto, snello, calzoni della tuta, torso nudo, zazzera nera, occhi con due punti centrali luminosi dove si rifletteva la luce, denti bianchissimi. Si siede a terra su una stuoia, sorride, sorrido.
Nella tenda a igloo intanto, ad un ruggito dello scopatore, facevano seguito gemiti sempre più deboli da parte di lei così ho detto, sempre a voce bassa e guardando il mio dirimpettaio:
- Long last! Now perhaps we can sleep.
Alza lo sguardo sorridendo e, scartando una barretta di cioccolato, ne morde un angolo e dice:
- Anyway I'm not sleepy yet... do you wont some chocolate?
Rispondo di no ma comunque mi alzo e mi avvicino a lui che si sposta sulla stuoia facendomi posto.
- Where are you from? I am Mufthy, from Karachi, Pakistan...
- How do you do. I'm italian, my name is Jacopo, Jac for friends...
- How do you do. Jack alone here?
- Jac, not Jack... it's not the same...
E così è iniziata una conversazione che si è protratta un'oretta e dove ho appreso tante cose del suo paese. Era lì con tre fratelli che erano in Olanda per affari, lui si era aggregato per fare una vacanza e preferiva campeggiare piuttosto che stare in hotel con loro; in tutto erano 8 fratelli e 5 sorelle e, alla mia faccia meravigliata, disse sorridendo che sarebbero in 15 se due non fossero morti e che non sarebbero aumentati perché pure il padre se ne era dipartito. Aveva un sorriso splendido, un po' magnetico e io lo guardavo in viso con interesse, forse troppo perché a un certo punto mi parve un po' turbato; si alzò per prendere una bottiglia d'acqua e mi chiese se ne volevo. Ebbi l'impressione che cioccolato e acqua fossero la sua cena. Dissi, alzandomi, che cominciava a essere tardi e che lo lasciavo libero di riposare.
- There's time to sleep, I'm going to take a shower now...
Rientrò in tenda e ne uscì con un asciugamano piuttosto piccolo sulla spalla, un gel doccia in mano e un gettone di plastica tra i denti. Per l'acqua calda biascicò interpretando giustamente la mia espressione interrogativa. Dissi che sarei andato con lui al blocco sanitario per fare pipì. Sorrise e s'incamminò.
Aveva una camminata dinoccolata, due fianchi molto sottili, due belle fossette in fondo alla schiena e due chiappe da brivido. Il solo pensiero di palparle stava iniziando a farmi drizzare l'uccello. Ero in boxer... Pensai "meno male che sto dietro... Gli dissi bye e svoltai per i pisciatoi ma non riuscivo a pisciare perché il cazzo si era fatto del tutto duro. Sentii nel blocco a fianco il rumore del gettone che cadeva, lo scroscio dell'acqua e poi una serie di imprecazioni in una lingua strana (seppi poi che era urdu). Rimisi l'uccello che non aveva ancora pisciato dentro i boxer e corsi a vedere cosa succedeva. Semplicemente l'acqua era fredda. Mi misi a ridere e gli dissi che per una sciacquata veloce non sarebbe morto. Mi guardò coi capelli grondanti e si buttò sotto schizzandone poi fuori quasi subito.
- Damn, stop so.
E prese ad asciugarsi sfregandosi vigorosamente. Inutile dire che gli guardavo il cazzo. Era stretto, lunghetto e circonciso, dopo la sfregatura inguinale accennava anche a un modesto "rialzo". Si accorse del mio sguardo e scoppiò in una sommessa risata chiedendo se non ne avevo mai visti di circoncisi. In effetti era così e glielo dissi.
- Let's go, disse mettendosi i calzoni della tuta sulla spalla e andando tutto nudo verso la tenda. Lo seguivo guardandogli il culo con quelle chiappe dannatamente sexy che oscillavano e ondeggiavano a ogni passo.
M stava venendo di nuovo duro. Per fortuna eravamo arrivati e potevo svicolare sotto la veranda della mia tenda che era al buio e mettermi a sedere. Mentre si chinava per entrare nella canadese, si girò e disse:
- Come in here Jack.
Appena entrato mi ha tirato a sè per i boxer da cui spuntava il mio cappellone che istantaneamente si è infilato in bocca. Mi ha sfilato i boxer senza mai mollare l'osso e poi ha iniziato una pompa coi fiocchi fatta con rara maestria alternando slinguate, succhiate e leccate all'asta e alle palle, un accenno anche al culetto poi la pompa vera e propria fino in gola. Si fermò per dire:
- Tell me when you're about to come.
Accennai di sì col capo, ma mi godevo tanto la sua bocca che già sentivo di essere pronto. Glielo dissi e lui per risposta mi strizzò le palle. Accennai un ugh e subito mi smontai... Sibilò:
- Now fuck me and come in my ass.
- Not without condom, risposi
Armeggiò dietro il materassino e ne estrasse una manciata, ne aprì uno mentre mi rileccava la base del glande ruotando la lingua sotto il solco, srotolò con perizia il preservativo sul mio cazzo e si dispose prono. Gli leccai un po' il culetto ma non era ben lavato per cui soprassedetti e gli appoggiai il mio ciliegione. Non entrava per cui lui cominciò a raspare in fondo al materassino finché trovò un tubetto di crema. Non so cosa fosse ma la usai ed entrò subito. Lui fremette ma non si contrasse, io lentamente ma progressivamente lo infilai fino in fondo e mi fermai una manciata di secondi; sentivo la sua ampolla rettale contrarsi e tentare di mungere il mio uccello.
Presi a muovermi lentamente estraendolo fin quasi fino alla punta e ripetendo la cosa alcune volte. Ogni volta che il glande entrava sentivo il rumore del suo sfintere che veniva forzato e si richiudeva a stringermi l'asta dopo, una specie di "plop" piuttosto eccitante; tenevo un ritmo di penetrazione molto lento e costante che mi procurava immenso piacere finché sentivo le palle sbattere contro le sue chiappe mentre invece percepivo le sue vibrazioni di godimento quando il mio uccello risaliva.
Lo baciavo sul collo benché i capelli bagnati mi infastidissero un po', poi lasciai dentro solo il glande e mi piegai un poco per percorrere con la lingua tutta la sua colonna vertebrale dal collo alla vita e mentre, come nel più classico pornazzo, lui sussurrava "fuck me" il mio cazzo riprese la sua spinta con più decisione fino al massimo della velocità di cui ero capace.
Ripresi poi i colpi lenti e profondi finché lui percepì una variazione nel mio moto e pensando venissi disse: "Come inside me, honey". Ma stavolta non ero pronto e avrei voluto cambiare posizione, ma era buio, caldo e scomodo così mi concentrai e venni. Mi tirava da dietro il bacino verso le sue chiappe intanto che venivo e mi lasciò solo quando mi accasciai sulla sua schiena, un po' stanco in verità.
- Stay here darling, sussurrò.
E io ci rimasi così bene che mi ci addormentai addosso. Non credo di aver dormito molto, ma abbastanza per accorgermi che il mio cazzo unto e fradicio era uscito e lui dormiva. Il più dolcemente possibile mi girai di fianco, scivolai fuori dal materassino, cercai i miei boxer al buio, aprii la zip della tenda lentissimamente e altrettanto la richiusi una volta che fui fuori, gettai il profilattico in un cestino, mi rimisi i boxer andai a pisciare poi di filato a letto.
Mi svegliò il profumo del caffé. I miei due amici facevano colazione a base di caffè e latte, biscotti e marmellata. Mi alzai un po' immusonito e con leggero mal di testa.
- Dormito male? disse Marisa
- Più che altro poco, risposi. Stavo per uscire in veranda così com'ero, ma mi accorsi che avevo i boxer sporchi. Mi infilai i calzoncini e mi presi una tazzona di caffè. Dissi:
- Vado a farmi una doccia fredda.
Guido disse:
- I gettoni per l'acqua calda sono sul cruscotto...
- No, no, grazie... ho voglia di una doccia fredda.
- Pensi tu a metter via? Perché noi si va subito...
- Ma certo, mi farò di certo un altro caffè prima. A stasera.
E andai. Bighellonai per fare in modo di tornare quando se ne fossero realmente andati e misi a posto tutto. Mi misi al sole su uno sdraio aspettando che si alzasse Mufthy. Non dovetti aspettare molto, uscì assonnato e scarmigliato con indosso solo i calzoni della tuta. Non indossava intimo perché l'uccello si notava benissimo e ondeggiava di qua e di là ad ogni movimento; ci salutammo e poi lui andò al bagno con asciugamani e busta igienica.
Stette abbastanza e io fui curioso di sbirciare dentro la sua tenda. Sembrava la borsa di Mary Poppins perché c'era di tutto e di più, tutto ammucchiato ma con un certo metodo: abbigliamento in fondo a sinistra, alimentari e utensili a destra, altre cose pratiche ai lati. Quando tornò entrò in tenda e ne uscì con canotta bianca a spalline larghe e un paio di calzoncini supersgambati, tipo quelli che avevano i giocatori di basket quando io ero piccolo. Ricordo che già allora il mio sguardo era sempre sulle chiappe fasciate da quei calzoncini scandalosamente sexy.
Poco dopo Mufthy spiegò un tappetino e, rivolto verso il sole, pregò brevemente a culo all'aria. Come non pensare di andargli dietro e appoggiarglielo? Ovviamente non lo feci e cercai di dissimulare, pensando ad altro, l'incipiente erezione. Tirò poi fuori un fornelletto e mi chiese se gradissi "some tea". Sebbene il tè decisamente non mi piaccia mi sentii rispondere:
- Yes please, but just a bit.
Mi alzai e andai da lui sedendomi a terra fuori dalla stuoia e mentre lui armeggiava gli chiesi scusa per essermigli addormentato addosso senza che lui peraltro fosse venuto.
- Oh don't worry... It was fine...
Gli dissi che se voleva rivolgersi alla Mecca, dato che eravamo molto a nord, avrebbe dovuto orientarsi non proprio dove era sorto il sole, ma un po' più verso sud. Sorrise e mi ringraziò, poi mi chiese cosa avrei fatto... dissi che pensavo di andare al Vondelpark ma che ero disponibile anche a variazioni sul tema. Lui doveva incontrarsi coi fratelli e pranzare con loro poi al pomeriggio era libero. Gli squillò il cellulare e parlò a lungo mentre sorseggiava il tè con alcuni abominevoli wafers, io il mio tè lo versai via in un momento in cui lui era girato.
Finita la telefonata si scusò e disse che doveva andare via subito, mise le tazzine in una bacinella di plastica, entrò in tenda e ne uscì in calzoni chiari di lino e camicia simil hawaiiana. Andò a sciacquare le tazzine infilandosi un pettine nella tasca posteriore e tornò a breve coi capelli bagnati e lisciati. Era davvero bello. Buttò tutto in tenda, la chiuse e se ne andò dandomi un bacio sulle labbra che non mi aspettavo. Guardavo la sua camminata dinoccolata e già sentivo qualcosa muoversi di nuovo tra le cosce.
"Vabbè" pensai "andiamo anche noi..." e andai al Vondelpark dove sapevo dalla mitica guida Spartacus che in alcuni posti c'erano delle "facilities". Forse ci saranno state in altri momenti perché non trovai proprio nulla. Tornai, mangiai qualcosa al volo e mi diressi a una sauna che ero molto curioso di "visitare". Ero già stato in saune sia in italia che all'estero ma questa di Amsterdam mi intrigava particolarmente. E in effetti era abbastanza singolare per certi aspetti tipo una grande dark room (molto dark) con un grande materasso (molto grande) ad acqua al centro, ma per il resto, tutto sommato, era abbastanza ordinaria.
Feci le solite cose che si fanno in questi luoghi quando non necessariamente si è affamati di sesso. Saunette, hammam, idromassaggio... Più che altro ero impegnato a scoraggiare i molti che mi mettevano le mani addosso e passavo il tempo guardando cosa succedeva attorno a me. C'era di tutto: arabi, neri, asiatici, bianchi slavati, bianchi abbronzati, orsi, depilati, pelosi normali, tatuati, skin, alticci, strafatti, e poi i bonazzi sempre molto circuiti a tutte le latitudini e longitudini.
Chiacchierai con molti ma non mi appartai con nessuno. Fui poi attratto da un crocchio di persone davanti a un camerino con la porta aperta dove, di spalle, una specie di armadio si scopava rumorosamente qualcuno alla missionaria divaricandogli spaventosamente le gambe. Gli venne dentro con un ringhio cavernoso contraendo più volte due belle chiappette rosa molto muscolose e sproporzionatamente piccole rispetto alla restante montagna di muscoli. Mentre il gigante, uscìto dal culo dell'altro, si voltava con aria di sfida e col pisello gocciolante andandosene, il pubblico si dileguava rapidamente. Il trombato restava a culo aperto con le gambe, benché ripiegate, ancora in su. Con una lenta rotazione in avanti si mise a sedere sul bordo del materassino... ed era Mufthy.
Forse era un po' frastornato dalla trombata belluina perché non mi riconobbe e io mi allontanai cogli altri restando tuttavia nei paraggi. Aspettavo si alzasse, ma restava seduto lì con le gambe fuori in attesa di un altro. Provai una fitta allo stomaco, della quale mi incazzai con me stesso. "cazzo credevi che stesse solo con te?" mi dicevo... eppure ci stavo male. "ma è assurdo provare del sentimento per questo qui" la mia parte razionale mi ripeteva, eppure la mia componente romantica prendeva il sopravvento e quando vidi un nero fermarsi, scavalcare, entrare, le gambe ritirarsi e la porta chiudersi, me ne venni via con un buco nello stomaco.
Non solo me ne venni via da quel corridoio, ma uscii proprio dalla sauna. Per tutta la sera mi ripetevo d'essere un cretino perché con tante cose che avrei potuto fare ero ancora a palle piene. I miei amici interpretarono il mio silenzio triste come stanchezza. Si andò a cena in centro e un po' mi distrassi. Tornammo tardi al camping, la tenda di Mufthy era già (o ancora) chiusa. Dormii malissimo. Mi svegliai al solito borbottare del caffè, andai in bagno e mi vestii per seguire i miei due amici in un'escursione al nord sullo Zvidersee per percorrere la strada sulla diga Afsluitdijk e già che ci si era per vedere qualche mulino a vento dato che in tutto il Nederland non ne eravamo riusciti a vederne ancora nessuno. La tenda di Mufthy era sempre chiusa.
Quando, a sera, ritornammo, la canadese non c'era più. Di nuovo mi colse una morsa allo stomaco e per quanto mi ripetessi di essere cretino non riuscivo a non rammaricarmi di non poter più parlare con questo splendido ragazzo dalla pelle ambrata e i profondi occhi neri... Poi mi ribellavo alla malinconia e mi dicevo: "però profondi non solo gli occhi..." e mi scoprivo a sorridere.
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