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Gay & Bisex

Fantasy 4 - Sciacuddhi (1^parte)


di jacdap
13.05.2025    |    961    |    3 8.3
"Jerry provava un senso di vergogna che mai si presenterà così prepotentemente di nuovo in vita sua..."

Nel Salento centrale ci chiamano così, ma altrove siamo chiamati in altri modi.
Siamo dei folletti, degli spiritelli che, a dire il vero, preoccupano solo la mente degli sciocchi.
Siamo irritanti ed irritabili, tra lo stizzoso e lo scherzevole, il bizzarro e l'impertinente; danneggiamo e beneficiamo secondo capriccio, cattivi con chi ci ostacola o sveli le nostre furberie, condiscendenti, anzi benefici, con chi ci usa tolleranza.
Difficilmente appariamo di giorno, ma anche dopo l'imbrunire non è che facciamo grandi "macarìe", come si dice qui; magari mettiamo sottosopra masserizie ed annessi, cambiandone il posto o svegliamo le persone rompendo stoviglie e bicchieri, facendo solletico, dando pizzicotti o sollecitando gli organi sessuali.
Dicono che siamo piccoletti con le gambe arcuate, scalzi e pelosetti, riccioluti con orecchie a punta che spuntano da un cappelletto a larghe tese; in realtà, come siamo non lo sappiamo neppure noi, siamo creature sovrannaturali, originate all'inizio dei tempi dalla fiamma di un fuoco senza fumo, a metà fra il mondo angelico e quello umano; abbiamo cuore, occhi, orecchi e una voce in grado di sedurre.
Ci muoviamo in modo straordinariamente veloce. Possiamo impossessarci del corpo di un essere umano e metterlo in contatto col mondo dei defunti.
Guai se siamo in collera col nostro ospite. Quando questi dorme gli calchiamo il petto fino a fargli perdere il respiro stando però attenti a non farci ghermire per il ciuffo dall'oppresso o farci prendere il cappello, sorgente della nostra magia, perché allora per noi è finita e cediamo su tutto per riavere la nostra libertà fino anche a rivelare i luoghi dove sappiamo esserci nascoste ricchezze o a esaudire desideri, se ne siamo capaci.
Restiamo comunque più furbi degli umani e quasi sempre riusciamo a fregarli. Abbiamo in comune l’intelligenza, la capacità di discernimento, il libero arbitrio e, di conseguenza, la possibilità di scegliere tra il bene e il male.
Secondo il pregiudizio, si crede che abbiamo per lo più un carattere maligno, ma in certi casi possiamo decidere di manifestarci con finalità benevole e protettive. Riguardo l'esaudire desideri, ci riusciamo solo se abbiamo molti secoli di vita e molta esperienza. Qui in Salento siamo in pochi a riuscirci...
Quanto campiamo? Finché la gente crede in noi e ne parla; quando non lo fa più usciamo di scena in dissolvenza. Di noi esistono diverse specie: elfi, trolls, leprecauni, nani, gnomi e altri ma siamo tutti in fin dei conti jinn, cioè "geni". Già, come quello famoso della lampada.
E dopo tutto questo preambolo è ora che mi presenti: mi chiamano Murga, termine un po' dispregiativo usato per la morchia delle olive frante, perché da tempo immemorabile sto in un frantoio ipogeo. E scrivo in questa sezione perché mi piacciono i maschi. Non nel senso che ci scopo in quanto noi siamo asessuati, ma perché dopo tanti impossessamenti nei quali facevo mie tutte le sensazioni dell'impossessato o impossessata ho deciso che i maschi che si fanno tra loro hanno più possibilità di diversificare il tipo di piacere sessuale. 
L'orgasmo è sempre dovuto a una reazione cerebrale e nelle femmine ha sfumature pressoché infinite secondo la stimolazione fisica e mentale praticata, e in base alle singole peculiarità personali. Resta delle donne la consapevolezza e il segreto del piacere, il volere e il potere dell'amore sussurrato o ingannato.
Tuttavia benché spesso, tristemente, non resta molto del pene quando perde vigore, non riesco a non ammirarne sempre di più la sua grande importanza simbolica di forza e potere, di virilità e capacità riproduttiva, di fascino estetico e funzionale. E' stupefacente che la sua capacità erettile possa essere involontaria o voluta e che, in questo caso, se si vuole raggiungere l'erezione, la mente e il corpo possono farlo.
Il pene è una creatura affascinante, sia per la sua caratteristica di diventare duro sia per la forma e la sensibilità del glande, ma la cosa che ha più fascino per me è l'eiaculazione, quando il piacere impedisce di frenare l'orgasmo e tutto nel maschio si contrae fino all'eruzione spermatica.

Tornando a noi... fin dalla sua nascita, ho preso sotto la mia protezione Gerardo, detto Jerry, un grazioso bambino, poi un piacevole ragazzo, un bel giovane e un uomo molto fico. Sono stato molto vicino a lui in tutte le notti della sua adolescenza poi pubertà e giovinezza: mi divertivo ad accarezzargli il pisello e a stimolargli le erezioni leccandogli il culetto. Gli avevano parlato delle polluzioni notturne ma non si era mai chiesto come mai praticamente ne aveva almeno una ogni notte. Specie d'estate quando dormiva nudo, gli alitavo sul glande che subito fremeva, poi lo solleticavo con la lingua e glielo guardavo mentre si ergeva potente in brevissimo tempo; spesso gli sussurravo di menarselo e lui lo faceva.
Aveva un bellissimo uccello sui 18 centimetri, dritto, ben fatto, con tre grosse vene che gli percorrevano l'asta che terminava in una bella ciliegiona violacea supersensibile. Era piuttosto asciutto, non produceva quasi precum, ma le sborrate erano sempre molto copiose, anche perché quando era all'apice del godimento, gli mettevo la lingua nel culo e gliela affondavo il più possibile.
Aveva solo 15 anni quando, assieme a un compagno di scuola, aveva inculato un terzo ragazzino, molto portato ad essere passivo. Lo avevano scopato tutti e due, ma a dire il vero più che la sua performance gli era piaciuto vedere il suo compagno Eduardo che trombava e aveva provato il desiderio di inculare lui mentre stava inculando l'altro. Quando poi glielo disse, questi rispose che avrebbe potuto farlo se poi lui faceva lo stesso. Tutto finì lì e rimase nel limbo dei desideri reconditi.
La sua prima ragazza fu una più grande.
Gli insegnò a baciare e gli fece apprezzare i pompini. La prima volta fu nel cesso della scuola: Jerry si aspettava una sensazione tipo piacere da sala giochi e invece è stato anche solo guardando che si rese conto di cosa stava succedendo. Non sentiva una semplice bocca intorno al bigolo, si sentiva letteralmente come se il pene stesse fluttuando in vuoto imbottito di bambagia rarefatta. Sentiva il niente e lo spazio, ma specialmente un caldo confortante però, per quanto strano, non si sentiva del tutto a posto. Era lì appoggiato alla porta col pisello nella bocca di una ragazza e la sua mente cominciava a vagare:
" Ma avrà poi davvero del talento?" " E io starò facendo abbastanza?" e poi tutti i pensieri lo abbandonarono, perché prima che se ne rendesse conto, era venuto e finalmente gli sembrava di essere arrivato come uomo.
Fu "normale" vantarsene cogli amici.
- Non è poi così brava - disse freddo Eduardo.
- Perché dici così?
- Ad esempio non gira la lingua nel solco della cappella...
Jerry stava zitto.
- E poi non ha fantasia, usa le labbra come fosse la mano, non aspira, non lecca... non si fa così...
- Pare che te ne abbiano fatti in molte...
- Abbastanza, ma sono più bravi i maschi. Prova con Giuliano...
- Ma è grasso, sempre sudato... fa schifo...
- Tu prova, poi mi sai dire.
Non provò. Anche perché le ragazze non lo lasciavano in pace. Non sono solo i maschietti a farsi grandi con gli amici; anche le femmine si confidano e fra di loro l'uccello di Jerry diventò in breve la cosa a cui tutte puntavano. C'era quasi una gara a chi sarebbe riuscita per prima a farsi scopare.
La spuntò la più bella. Aveva due anni in più ed invitò Jerry a casa sua con una scusa. Subito gli fu addosso, gli prese una mano e se la mise su un seno mentre con l'altra gli stringeva la base del cazzo.
Poi la proposta: - Ti va?
Spiazzato Jerry farfugliò che non era preparato e preferiva di no, se non le dispiaceva.
- Mi dispiace invece. Proviamoci.
- Proprio non me la sento, poi non ho nemmeno le protezioni… Mi sa proprio che non è cosa...
- Lo facciamo senza, quando senti qualcosa lo tiri fuori. Dimostrami che sei uomo! 
Difficile resistere a un siffatto imperativo...
Si tolsero pantaloni e mutande; non avevano la confidenza per mostrarsi nudi. Jerry era sopra di lei ma fu lei a dirigere. Consumarono un rapporto orrendo. Jerry provava un senso di vergogna che mai si presenterà così prepotentemente di nuovo in vita sua. Lo tirava fuori ogni poche spinte convinto di essere lì lì per venire e ogni volta nulla. Finché dopo cinque pessimi minuti, le venne sulla pancia. Era imbarazzatissimo, non sapeva che fare e rimase lì a guardare lei che si puliva ridacchiando. Si sarebbe dovuto sentire forte, uomo; aveva finalmente scopato. Invece si sentiva solo più piccolo. Nei giorni seguenti lei insisté per avere altri rapporti sessuali che andarono un po' meglio. Durante uno di questi, lui le sussurrò che l'amava. Lei rise e una settimana dopo lo tradì lasciandolo disperato.
Jerry in seguito sorrideva di questa prima volta, e, da allora lui trattava sempre con rispetto le (o i) partner, attendendo senza forzature il momento in cui erano entrambi pronti. Comunque il momento giusto in genere arrivava subito dopo i primi sguardi.

Jerry era molto bello, lineamenti maschi, dolci ma non troppo, capelli mossi, nerissimi così come gli occhi, sopracciglie folte e un bello sguardo. La bocca era perfetta con labbra ben disegnate e denti bianchissimi. Il fisico se l'era fatto giocando a calcetto ed andando in barca: anni di nuoto gli avevano dato spalle larghe, fianchi stretti, braccia e cosce possenti. Era di carnagione chiara,  pelosino di un pelo corto e uniforme che si apriva a ventaglio sul petto e scendeva con un filo più compatto verso il pube dove campeggiava un cazzo prepotente già in fase quiescente. Le chiappe erano sode e muscolose appena velate di una morbidissima peluria impercettibile. E tutto questo ben di dio se lo era accaparrato una sciacquettina insulsa che si era fatta mettere incinta e che manco sapeva portare la gravidanza come si doveva. Minaccia d'aborto: molto riposo e poco sesso, anzi meglio se niente.
Un giorno a Otranto incontrò Eduardo dopo tanti anni e furono ricordi, risate e confidenze. Jerry raccontò le sue scontentezze, Eduardo le sue scelte gaye. Si rividero per una pizza con altri, poi un pomeriggio da soli ai laghi Alìmini. Era autunno e il sole tramontava presto. Camminarono a lungo sulla stretta spiaggia e Jerry, incespicando in una radice, cadde. Eduardo protese un braccio ad afferrargli la mano, tirò Jerry a sé e lo baciò. Durò solo qualche attimo il tempo in cui Jerry subì il bacio passivamente, dopo di che fu lui il protagonista. Baciò Eduardo profondamente e con passione, poi le mani d'entrambi andarono sul cazzo dell'altro. Entrambi i cazzi chiedevano di uscire all'aria e furono accontentati. Anche Eduardo aveva un uccello notevole: era una gara dura scegliere il meglio dei due. Il primo ad abbassarsi fu Eduardo: succhiava divinamente leccando e roteando la lingua nell'incavo del glande, poi scendendo lungo l'asta alle palle e al perineo. Quando da sotto gli leccò il buchetto, Jerry ebbe tremore alle gambe. Eduardo si staccò. Jerry lo prese sotto le ascelle, lo sollevò e lo baciò a lungo ricambiando poi tutta la procedura che aveva fatto Eduardo. Stavo per impossessarmi del suo corpo per godere del suo piacere quando una voce mi bloccò:
- Sempre coi froci te la fai...
- Uru, come mai da queste parti? Le tue battone di Lecce ti hanno smammato? O non trovi più gusto a istillare sentimenti rivoluzionari in quegli sfigati dei tuoi adepti...
- No anzi... avevo giusto voglia di rompere le scatole a qualcuno e stavo andando al castello d'Otranto a scocciare un po' Carcagnulo, poi a metà strada ho visto te. Ma tu proprio figa niente? Sempre finocchi...
- Sai bene che non è così e comunque non sono fatti tuoi, anzi perché non vai dove te ne stavi andando?
- Oh no, bello mio, ora entro nello spompinato, tu se vuoi entra pure nello spompinatore...
- Non ci penso proprio a spompinarti anche se surrettiziamente...
Arrivava gente. Eduardo e Jerry si ricomposero ed entrarono nella pineta per andare sulla statale distante oltre un chilometro.
- Mi sa che dovrai rimandare caro Uru - dissi.
- Mah, staremo a vedere... - e si dileguò.
Nella pineta Jerry ed Eduardo camminarono in silenzio finché Jerry lo spinse contro un albero e lo baciò di nuovo con passione; gli infilò le mani nella tuta e gliel'abbassò, Eduardo si girò mettendosi a pecora colle mani appoggiate al tronco, Jerry si sputò sul cazzo duro e subito glielo infilò pressoché a secco. Entrambi gemettero per il dolore, ma poi Eduardo si rilassò e Jerry continuò la penetrazione fino alla base del suo cazzo. Feci per impossessarmene, ma lo trovai "occupato"...
- Come vedi non ho dovuto aspettare molto...
- Uru, vaffanculo.
- Ricchioncello, entra nell'altro...
- Uru, rivà a fanculo e già che ti trovi portati dietro tutti i tuoi amichetti rivoluzionari...
Già perché Uru era anche, tra noi folletti, un agit-prop, sempre pronto a tirare in ballo sfruttamento, liberazione, borghesia, proletariato e supremazia del "popolo".
Jerry era "carico" e sborrò presto, restò duro nel culo di Eduardo a segargli il cazzo finché anche questi venne. Uru se ne era andato. Maledetto, pensavo...
Erano secoli che eravamo in competizione sia territoriale che di capacità e per questo cercavamo di starci reciprocamente lontani. Almeno finora... Mi convinsi che era indispensabile vendicarmi e pensavo che era tempo davvero di disfarmi in qualche modo di lui.

(continua)


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