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Gay & Bisex

Carne Pensante 3


di SERSEX
11.05.2025    |    428    |    0 9.4
"Il primo bacio fu lungo, umido, disperato..."
– Il ricevimento

Mercoledì arrivò troppo in fretta e troppo lentamente. Giò si trovò a controllare l’orologio almeno tre volte durante la mattinata. Le altre ricevute erano state tranquille: studenti spaesati, richieste di bibliografie, qualche lamento per un voto troppo basso. Tutto secondo copione.
Ma alle 13:10 in punto, quando già pensava che Elia non sarebbe venuto, la porta si aprì. Lo stesso passo lento. Lo stesso sguardo senza paura.
«Ciao Giò», disse, lasciando cadere lo zaino a terra e chiudendo la porta dietro di sé.
«Dovrei chiamarti professor Baraccani?»
«Solo se vuoi sedurmi con il formalismo.»
Elia sorrise appena. Si sedette davanti a lui, gambe larghe, schiena rilassata. Non aveva portato appunti. Né domande. Solo quella presenza disarmante. Il maglione era più attillato del solito, sotto si intravedeva un addome teso, scolpito. Niente ostentazione, solo carne viva e precisa.
«Ti sei divertito sabato sera?»
Giò lo guardò per un attimo, poi si alzò e andò a chiudere a chiave la porta. Quando tornò, Elia lo fissava con la bocca appena socchiusa.
«Sai che non possiamo fare questo. Non qui. Non con te mio studente.»
«Allora dimmelo chiaramente. Dimmi: non ti voglio.»
Silenzio.
«Dimmelo e me ne vado.»
Giò non disse nulla. Ma fece il giro della scrivania. Si mise dietro Elia, le mani sulle sue spalle. Le dita scorrevano lente, come se stesse leggendo un testo antico inciso sulla pelle. Elia si lasciò toccare. Poi si alzò, voltandosi. Erano faccia a faccia. Così vicini che respiravano lo stesso fiato.
Il primo bacio fu lungo, umido, disperato. Non ci fu dolcezza. Solo fame. Giò gli afferrò i fianchi e lo spinse contro la libreria. Elia lo baciava con violenza, gli mordeva il labbro, poi il collo, gli sfilava la cintura con una rapidità da far tremare i polsi.
«Voglio il tuo cazzo in bocca, adesso», sussurrò Elia.
Giò non rispose. Si aprì i pantaloni. Elia si inginocchiò. Gli occhi rivolti verso l’alto, pieni di una devozione oscena. La lingua era precisa, morbida, lenta. Lo succhiava con esperienza, senza pudore, facendolo vibrare. Giò gemeva piano, una mano tra i capelli di Elia, l’altra a reggere lo scaffale.
Poi lo tirò su di scatto. Lo baciò ancora. Gli strappò il maglione, gli slacciò i jeans e glieli abbassò fin sotto il culo. Non indossava slip. Il cazzo era già duro, lucido. E bellissimo.
Lo spinse contro la scrivania, faccia in giù. Gli allargò le gambe, gli abbassò ancora i pantaloni, fino alle caviglie. Tirò fuori un flaconcino di lubrificante da un cassetto. Non c’erano parole. Solo corpi.
Giò lo prese lentamente, con calma feroce. Entrò dentro di lui un po’ per volta, mentre Elia gemette, aggrappandosi al bordo della cattedra. Il ritmo divenne incalzante. I colpi profondi, regolari, violenti. Lo scopava con passione, con rabbia, come se stesse cercando di farsi perdonare ogni notte solitaria.
Elia si toccava intanto. Si masturbava con la testa bassa e il respiro spezzato. Il suono delle palle che sbattevano contro il suo culo si mescolava ai gemiti trattenuti, al legno che scricchiolava, al fiato caldo che riempiva l’aula.
«Vieni dentro. Voglio tutto. Non voglio niente di pulito.»
Giò aumentò ancora il ritmo, fino a perdere ogni misura. Lo teneva stretto, le mani sulle anche, mentre si svuotava dentro di lui, mugghiando piano, con la testa reclinata.
Elia si venne poco dopo, spargendosi sul pavimento, senza neanche toccarsi più. Solo il culo pieno, il cazzo gonfio, il cuore a mille.
Rimasero così, nudi, ansimanti, per lunghi minuti. La stanza profumava di seme e carta, di pensiero e di oscenità.
Alla fine Elia si voltò. Lo guardò serio, stavolta.
«Tu non vuoi solo questo, Giò.»
Giò sospirò. Si infilò i pantaloni lentamente.
«Neanche tu.»
Ma nessuno dei due aggiunse altro. Elia si rivestì e uscì senza voltarsi. Giò rimase lì, davanti alla finestra, guardando i tetti rossi di Bologna. Un filo di sangue scendeva ancora tra le cosce di Elia, nascosto dai jeans.
Lì, tra i libri e l’odore del sesso, si rese conto che non avrebbe potuto più tornare indietro.

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