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Olandesi - 5^ e ultima parte


di jacdap
03.05.2025    |    43    |    3 9.2
"Ma chissà magari qualcun altro entrerà in questo mio fluttuare onirico, magari un altro flashback..."
Jan.

Messaggio di Ruud: #A che ora finisci stasera?#
Rispondo: #Ho un solo trattamento alle 16. Alle cinque e mezza sono libero. Perché?#
#Perché mi son reso conto che cinque anni fa ti ho fatto una promessa che non ho mai mantenuto. È il momento di onorarla. Ti aspettiamo verso le 18,30.
Linguaggio misterioso e criptico. Chi, ti aspettiamo? Con chi è? Che vuol fare? Quale promessa? Mah, ora che sta per andare in pensione è sempre più strano.
Però è sempre un bell'uomo, anzi invecchiando migliora ed è più porco di 10 anni fa. Ha di nuovo la barba piena corta come allora, brizzolata, mentre i capelli, molto corti, sono decisamente sale e pepe. Inoltre devo dire che, riguardo me, ci ha visto giusto e mi ha sempre consigliato bene. Il mio studio da fisioterapista-osteopata nella ex casa di mia madre del tutto restaurata e resa irriconoscibile è avviatissimo e io a Rotterdam sto facendo carriera. Ho sempre detto che non ci sarei mai andato a vivere e invece eccomi qui. Si cambia nella vita... Ruud ha pensato di non venire ad abitarci con me. "Per lasciarmi libero" ha detto. Ma per troppa libertà si finisce per restare soli e così spesso la sera tornavo (e torno) da lui. Pare che dopo i 60, il tempo a lui gli anni abbia cominciato a sottrarli invece che ad aggiungerli. Non ho mai saputo come abbia fatto a far sì che quell'Alejandro Antonio Barreto y Solinas che mia madre si era tirato dietro da una vacanza a Cuba e che si era barricato in casa sua (cioè mia) dopo che lei era morta in un incidente stradale sloggiasse in tutta fretta una notte portandosi via il massimo di cose possibili, ma so che è sicuramente opera sua. Come pure non mi sono mai spiegato perché la porta fosse sfondata... Ma avevo detto che non volevo saperne nulla e dunque non ho mai chiesto. So solo che due anni fa, una mattina alle 7 e mezza, arrivarono ad Apeldoorn due poliziotti (uno giovane e bello, l'altro più anziano e grosso) a chiedermi se conoscevo il signor Barreto y Solinas. Avevo lo scazzo dell'alzato da poco:
- E chi sarebbe costui?
- Lo conosce o no?
- È un cliente delle terme dove lavoro?
- Non faccia il furbo. Sta in casa sua...
- Veramente io sto qui da più da 10 anni... con lui... Ruud vuoi scendere?
Ruud apparve sulle scale a torso nudo stropicciandosi gli occhi...
- Signor Van de Gerleeeee - esclamò il poliziottino giovane e carino che, rivolto al collega, disse: - È il direttore della struttura dove c'è mia nonna...
L'atmosfera immediatamente si fece meno formale. E dove ero la notte e dove era Ruud e se sappiamo come vivesse il cubano e che facesse in quella casa... Mi spazientii:
- Sentite, io sono già in ritardo per il lavoro, quel tipo so solo che, finché era viva, si scopava mia madre sebbene avesse 40 anni di più. Io in quella casa l'ultima volta che ci ho messo piede avevo 15 anni e mia madre da allora l'avrò vista 5 volte compresa quella del riconoscimento ufficiale all'obitorio. Del funerale se ne è occupato lui - e additai un Ruud annuente - per il resto so solo che la casa l'ho ereditata e ci pago le tasse, ma non ne voglio sapere niente, anzi una cosa sì: vorrei sapere perché quel soggetto é ancora lì. Chi gli continua a dare il permesso di soggiorno?
- Nessuno, anzi ha già avuto due volte il decreto d'espulsione al quale non ha ottemperato.
Interviene Ruud: - Noi che possiamo fare?
- Intanto andare a mettere una porta nuova dato che è stata sfondata e magari farci sapere cosa manca...
- Io là non ci metto piede - sbottai.
Di nuovo Ruud: - Se vi sta bene posso occuparmi di tutto io, formalità, riparazioni e anche altro... - e dicendo questo il maiale spostò lo sguardo sul poliziottino carino.
Fu un attimo pensare che era incredibile come questo porco sapesse cogliere ogni occasione e sapesse pure farsi capire. Gli lanciai uno sguardo tossico poi chiesi al poliziotto anziano se potessi andare al lavoro che Amersfoort non era esattamente a 5 minuti d'automobile. Ebbi l'ok e andai meditando vendetta.
Ma quale vendetta... mica è colpa di Ruud se i giovani preferivano lui a me... certo che se si fosse fatto il poliziottino avrei voluto partecipare. Ma per davvero, non come con Clifton che so che se lo tromba e mi ha sempre tenuto fuori...
Ci volle un anno a ristrutturare la casa. Ruud mi ci portò il giorno del mio compleanno. Era il mio regalo. Irriconoscibile e semplicemente meravigliosa, perfino arredata di design. 
- Ma quanto ci hai speso?
- Meno di quanto immagini... ho conoscenze...
- Ma non mi dire... Con quanti hai scopato?
- Che? Dopo tanti anni fai il geloso?
Comunque gli saltai al collo e me lo baciai con passione, ci venne il cazzo duro ed inaugurammo la casa su un tappeto. 
Nel frattempo era stata accettata la mia domanda da fisioterapista all'ospedale principale di Rotterdam e tutto andava come Ruud aveva previsto. Mi licenziai dallo stabilimento termale di Amersfoort e traslocai col minimo indispensabile, un po' indispettito per il fatto che Ruud non venisse con me.

Ora sto parcheggiando sotto casa ad Apeldoorn e sta imbrunendo mentre comincia a fare fresco in questa fine d'ottobre. Apro la porta cercando di non far rumore e appena dentro sento musica degli anni 80 e dintorni: Alan Parson, Cat Stevens, Rick Wakeman, Mike Oldfield, cose così... sento risatine e fruscii provenire dal salotto...  mi fermo dietro la porta aperta trattenendo il respiro e allungo il collo: Ruud, vestito di tutto punto, addirittura in giacca e cravatta, è sdraiato sul divano mentre Clifton gli massaggia le piante dei piedi. Li guardo per un paio di minuti senza muovermi, quasi trattenendo il respiro. Ora Clifton gli sfila i calzini e inizia a succhiare gli alluci; Ruud gradisce. Buffo... in 15 anni che stiamo assieme noi non l'abbiamo mai fatto, anzi non pensavo che Ruud apprezzasse questi feticismi. Mi rendo conto che Clifton ha estratto il suo pistolone e che Ruud ci gioca coi piedi. Ho una punta di gelosia.
Clifton ha un'aria estasiata mentre con una mano si va  sui capezzoli sotto la felpa e con l'altra si abbassa i calzoni alle ginocchia, poi afferra la cravatta di Ruud tirandolo verso il suo bigolone che mi ricordavo non fosse mai poco più che barzotto e invece ora è pressoché duro. Evidentemente Il mio uomo lo eccita più di quanto, a suo tempo, abbia fatto io. Ruud, facendo forza con un braccio sul divano, si spinge verso Clifton prendendogli il cazzo nell'altra mano e lo sega senza interrompere il movimento dei piedi sui lati dell'asta. Dato che il mio uccello sta reclamando la sua ora d'aria, entro nella stanza. Mentre Ruud non cambia di un ette la sua espressione sorniona, Clifton ha un breve moto di sorpresa che presto si stempera in un largo sorriso. Subito gli prendo il batacchio ma poi mi pare giusto che mi fiondi sul mio Ruud e che me lo slinguazzi ben bene tirandolo per la cravatta, in un impeto amoroso profondamente ricambiato.
Intanto Clifton si sfila la felpa; io mi fiondo a succhiargli il nerchione leccando pure il piede di Ruud. Clifton, stranamente intraprendente, mi preme sulla nuca in su e in giù invitandomi al pompinone. Succhio insieme il megacazzo e un piede di Ruud. ci provo anche col cazzone ed entrambi gli alluci, ma soprassiedo dato che mi accorgo che, dietro, i due maiali si baciano rumorosamente. Mi alzo, mi apro la patta facendo uscire un cazzo durissimo che Ruud prende subito in bocca mentre Clifton si mena il suo e si rimette a succhiargli le dita di un piede che poi prende a leccare sotto la pianta ruotandoglielo così da costringere Ruud ad una progressiva completa semirotazione di tutto il corpo. Ruud si solleva e si cala i calzoni aiutato, o forse ostacolato, dalla frenesia di noialtri due e mentre Clifton si spoglia completamente io succhio Ruud al quale Clifton sta togliendo la camicia. Mi sollevo e bacio Clifton che mi tira a sé mentre Ruud succhia un po' me e un po' Clifton.
Mi viene un raptus e posiziono Ruud in ginocchio sul divano col culo in fuori verso di noi che, entrambi, prendiamo a leccare  e succhiare indugiando anche in reciproci frottage di lingua tra noi. Clifton con le mani divarica le chiappe di Ruud ed io gli infilo dentro 2 dita. Ruud mugola e allora Clifton lo gira verso di sé, gli appoggia la proboscide e spinge. Ruud pian piano si sciroppa tutta quella mercanzia mentre si prodiga in un deep throat col mio uccello. È un sogno vedere il salsiccione di Clifton affondare tra le chiappe bianche di Ruud. Non lo ha infilato tutto ma se lo sta stantuffando ben bene. Clifton ed io ci scambiamo baci appassionati mentre Ruud ogni tanto cede a qualche smorfia. Ora mi pare che Clifton l'abbia infilato quasi del tutto: questo corpo muscoloso che si fotte il mio manzo è meraviglioso. Sollevo un poco il busto di Ruud e gli mordo i capezzoli, lui alza le braccia dietro la nuca di Clifton che se lo sta baciando ovunque arrivi.
Improvvisamente Ruud e Clifton si alzano, mi levano quanto ancora avevo addosso e Ruud dice:
- Mettiti giù che mi ci siedo sopra.
Si impala sul mio cazzo, guardandomi luciferino. Certo che dopo quello di Clifton deve entrare come nel burro. Clifton è in ginocchio di fianco a me e si mena l'uccellone, ora barzotto, e Ruud glielo prende in bocca. Dico:
- Cavolo lo voglio assaggiare anch'io...
Clifton mi accontenta accucciandosi mentre nel frattempo bacia di nuovo Ruud con passione. Pare proprio che questi due vogliano proprio farmi ingelosire... Sono entrambi eccitatissimi ed eccitantissimi. Ruud, anche se fa il passivo sprizza mascolinità da ogni poro e io gli accarezzo i fianchi e stringo i pettorali in continuazione. Ed ecco che Ruud, allungandosi, piglia da  dietro un cuscino un flacone di gel e un profilattico. Li allunga a Clifton, di nuovo duro, che rapidamente si incappuccia, si unge, lo avvicina al culo di Ruud che si svacca su di me e inizia a spingere. Non ci posso credere: Ruud con due cazzi in culo... e che cazzi...
Sento il mamba nero di Clifton che mi scivola sull'uccello nel culo di Ruud il quale ora qualche urlo lo fa. Io gli mordo i capezzoli e Clifton lo bacia sul collo mentre stantuffa sempre un po' più a fondo. Ruud ora urla, ma Clifton non si ferma ed io, per quanto riesco, comincio a muovermi da sotto in su. Ruud è una maschera di sofferenza, Clifton sembra non venire mai, finché improvvisamente si sfila e dice:
- Fatelo a me, questo...
Ruud mi dice intanto che si mette un condom: - Stavolta sto io sotto...
Clifton si siede sull'uccello di Ruud guardandogli i piedi e inizia il saliscendi ad occhi chiusi, poco dopo io mi infilo un profilattico, mi accuccio a terra e inizio a leccare le palle di Ruud, poi il suo uccello, arrivo alle increspature del culo di Clifton e mi diverto a mordicchiargliele, mi sollevo, infilo le mani sotto le sue ginocchia e lo sdraio sul petto di Ruud, gli spingo le gambe al massimo e l'inchiappetto. Stantuffo qualche minuto poi dico:
- Ehi... io non ce la faccio più a trattenermi... non fatemi venire da solo... 
Clifton, a occhi chiusi si mena un po' alla buona e viene silenziosamente. Io lo seguo dopo qualche secondo, Ruud non viene. Io esco, Clifton si solleva, Ruud si toglie il condom. Subito noi due prendiamo a leccarglielo e lui viene mentre ci baciamo sulla sua cappella.

Dopo un lungo minuto di magico silenzio, Clifton si alza e va in bagno. Ritorna si veste e intanto dice:
- Carissimi vi saluto, fra due giorni torno in Suriname e tornerò, spero, dopo Natale. Voglio rivedere i miei e con questa pandemia temo che impediscano i voli. Speriamo di rivederci... sono un po' pessimista...
Ci dà un bacio sulla guancia e se ne va con la sua andatura dinoccolata senza voltarsi. Noi rimaniamo nudi e in silenzio ad ascoltare il rimbombo dello scatto della porta che si è chiusa.


Ruud.

Ero piccolo quando i mezzi meccanici portavano terra (si fa per dire) in questi nuovi polder. Era più che altro polvere e mi chiedevo da dove la portassero. Mio padre era lieto che Marken avesse evitato questa triste fine. E poiché lo era lui lo ero anch'io. Non c'era un motivo ragionato. Mi piaceva l'idea di stare in un posto con l'acqua intorno. Come era sempre stato. 
Da ragazzino mollavo talvolta l'acqua salata di Marken e d'estate andavo in Frisia con mio padre da suo fratello che stava in mezzo al nulla in un posto chiamato Grou vicino a Leeuwarden. C'era un lago collegato con una miriade di canali a tutti i vari fiumiciattoli tristi della zona. Con mio cugino Mees, molto più grande di me, facevamo vari giri in bicicletta per passare il tempo. Ed ora mi pare proprio d'essere là con lui. Ma qualcosa non torna perché adesso mi ritrovo nel greto di un fiume asciutto. È da un po' che cerco di identificare il paesaggio che, sì, mi è familiare, ma con insospettate differenze in forme, armonie e colori, quasi si trattasse di un arcobaleno sconosciuto. Certamente qualche sopita memoria in me si sta concretizzando, ma probabilmente non è di cose vissute, ma apprese, sfondi di quadri... parole di poeti...

Il greto è la cosa più concreta, ma assurda perché un grande fiume di sassi, pieno di silenzio in Olanda non c'è e io che ricerco pervicacemente l'acqua sono irrazionale. Ma trovo infine l'acqua dietro una sponda di arbusti, un rivolo esiguo che striscia faticosamente quasi di nascosto tra grosse pietre nascondendosi poi in mezzo a un canneto. Improvvisamente il divario tra me e il luogo si ricompone come se una specie di familiarità mi legasse a quel pietrame e a quei licheni scivolosi.
Il rumore della ghiaia che frana sotto i passi si è sdoppiato, con me c'è Daan, il campanaro di Grou, un po' tonto, ma anche matto secondo i più. Procede sbracato, coi calzoni buttati su una spalla e le mutande arrotolate da sotto fino all'inguine e abbassate da sopra fino ad avvolgere l'uccello come in un salame di stoffa. Ha la pelle scura a cui il pelame folto che ricopre petto, ventre, spalle e schiena conferisce un aspetto scimmiesco, in ciò aiutato anche da labbra tumide e profilo camuso. Bercia in continuazione chiamando in causa e offendendo tutti gli abitanti dei dintorni e alle donne riserva improperi sulfurei.
Risaliamo questo fiume, che però so che non c'è, in cerca di un allargamento della vena dove lavare i nostri corpi lordi e stanchi e dietro una curva ci appaiono due o tre ragazze in costume da bagno.
Bè... due o tre? E poi... in costume da bagno? E che siamo in costa azzurra? Ma allora sono finalmente riuscito a prender sonno e questo è un sogno? Ma certo che lo è... tant'è vero che di questo gruppetto di ragazze noto bene solo i colori dei costumi da bagno... E che ci fa Daan il campanaro nel mio sogno? Non mi risulta che abbiamo mai... o forse sì... una volta forse... Ho un vago flashback di un cazzo tondo tondo, dritto dritto, scuro scuro... me l'ero scordato del tutto... ma è poi anche logico... con tutti quelli che ho visto, maneggiato, ingoiato... Ma forse non si tratta di un sogno, bensì di falsi ricordi come hanno quelli che sono reduci da un coma. Sia quel che sia ma queste fighe fanno le preziose? Ostentano indifferenza? Forse perché siamo brutti e ingaglioffiti? Fatt'è che rispondono con distacco alle frasi più spiritose e banali che riesco a dire mentre Daan, abbandonati gli strali sulfurei, abbozza un faticoso timido sorriso.
E rieccoci in cammino con negli occhi i colori acquarellati dei costumi da bagno. Camminiamo in un rigagnolo di corrente che confluisce con un altro rivolo più grande in una pozza che promette spazio sufficiente ad immergerci. Daan si sposta sulla riva dove appoggia i pantaloni, si leva le mutande dopo averne srotolato tutti gli inviluppi, strappa alcune piantine di saponaria fiorita e coll'uccello sballonzolante viene verso di me offrendomene un po'.
- Per lavarci - dice.
Pensavo fosse una balla che la saponaria servisse come sapone, ma invece era vero. Ci sfreghiamo ridendo e ci immergiamo nell'acqua resa melmosa dalle piante fluviali in disfacimento. Dal fondo della pozza salgono nuvole verdastre fino in superficie mentre noi ci laviamo facendo gli stupidi. Mi accorgo che Daan ha il cazzo mezzo duro e glielo dico ridendo.
- Dai dammi una ciucciatina - dice semiserio.
Io sghignazzo e rispondo che il gelato l'andiamo poi a prendere al bar di Grou. Daan si rabbuia e inizia a tirare sassi e ad inveire contro tutti e tutte quelli che conosceva e stavolta ci mette in mezzo anche me. Gli dico di calmarsi e che glielo avrei fatto.
Ci spostiamo a riva e ci posizioniamo sotto un'ombra gialla e zanzarifera di un salice. Gli prendo il cazzo e gli lecco la cappella.
- Dai, succhiamelo... che te ne rende merito quello per cui suono le campane...
L'ingoio fino alla base. E' un uccello di tutto rispetto... mi fa impressione perché è quasi nero... sento che freme e vedo le gambe di Daan tremare. Penso che stia già per venire ed è così. Mi stacco e diversi potenti getti di sperma finiscono sull'erba arsa. Mi accorgo di alcune formiche che accorrono e vi sostano sopra. Dico:
- Daan, le formiche si mangiano la tua sborra...
- Fanculo... potevi mangiarla tu...
Si sdraia così nudo al sole calante e chiude gli occhi mentre l'uccello gli si ammoscia rapidamente. Il mio era sempre rimasto molle dentro i calzoncini che non mi ero tolto neppure in acqua. Ed improvvisamente un guizzo mi attraversa la mente. Il posto forse era proprio quello... anni prima... mio cugino Mees ... altro periodo, primavera forse... fiumetto in morbida, acqua gorgogliante, gamberi di fiume nelle anse limose in cui la corrente era pressoché nulla... un cuculo da qualche parte...
Ed eccomi lì a 11 anni... i primi peli... le seghe con orgasmi senza eiaculazione... con mio cugino Mees che era un marcantonio di 22 o 23 anni, grande sventrapassere, ma all'occasione anche di buchi diversi. In mezzo alle cosce aveva qualcosa tipo un cetriolone di 20 centimetri.
In questo flashback non lo vedo bene in viso, c'è nitido solo il cazzo rubizzo svettante verso l'alto con una goccia di liquido sull'orifizio.
- C'è una goccia di pipì sulla punta - gli dico.
- Non è piscio, è succo.
- Succo di che?
- Di cazzo.
- Ma smettila, scemo...
- Sì sì. Ed è pure dolce... - e così dicendo si passa un dito e se lo mette in bocca.
Lo guardo con interesse, ma questo solo nella realtà d'allora, nel flashback non lo vedo bene, ma sento la sua voce, sento i rumori dell'acqua e della campagna nel primo pomeriggio, sento odore di menta e di cazzo. Già perché intanto Mees ha avvicinato il suo uccello duro alla mia faccia e sento un odore muschiato come di muffa fresca.
- Ma il succo da dove viene?
- Da dentro.
- Dove c'è la piscia?
- No in un altro reparto. Se me lo meni un po' vedrai che ne esce un'altra goccia... e se vuoi la puoi assaggiare... è dolce...
- No perché poi te mi pisci in bocca.
- Ma figurati, scemotto. Quando è duro mica si riesce a pisciare...
Non dico nulla ma continuo a guardargli il cazzo. Lui inizia a menarselo dapprima lentamente poi con più velocità ed ecco la goccia in punta all'uccello.
- Eccola - diciamo contemporaneamente e io rido.
- Prendila con la lingua - dice Carlo ma io esito e lo guardo in faccia. Pure lentamente mi avvicino...
- Allora ti tiri su? Ormai è sera... torniamo!
La voce sgradevole di Daan cancella di colpo l'immagine del cazzo di Mees a due centimetri dalla mia bocca.
- Maledetto campanaro mi hai interrotto un sogno...
- Ma quale sogno? Cosa sognavi?
- Mio cugino Mees...
- E che facevate?
- Quello che ho fatto prima con te...
- E no, i pompini in questo sogno sono solo per me... non ammetto che altri se li facciano fare...
Io sento le gambe pesanti e non riesco più a camminare mentre Daan lentamente si allontana fino a ridursi a un punto lontano. Sono contento, forse riesco a incontrare di nuovo Mees, anzi lo vorrei proprio. Sì, era solo un flashback dentro un altro flashback ma almeno so che é successo davvero mentre di quello con Daan non ne sono sicuro. Ricordo il sapore di quella goccia e il turgore di quella cappella nella mia bocca. Ricordo il calore delle sue mani sulle mie guance mentre spingeva il suo cazzo avanti e indietro, ricordo il suo bisbigliarmi di muovere la punta della lingua ma di tenere i denti ben aperti, ricordo il suo ansimare e lo stringermi la faccia mentre si svuotava in me, ricordo il calore vischioso e dolciastro di quel liquido in bocca...
Ma Mees non ritorna, e a dire il vero neppure Daan... ma chissà magari qualcun altro entrerà in questo mio fluttuare onirico, magari un altro flashback... in fin dei conti di cazzi ne ho avuti a migliaia... macché nulla... solo questo fastidioso rumore che prima sentivo poco ma adesso dà veramente noia.
- Come va? E' riuscito a dormire un po'?
L'infermiera dietro al suo casco di plexiglas attraverso il mio casco di ventilazione ha gli occhi enormi e un sorriso quasi sinistro. Non so se annuire o negare col capo; in realtà non mi va di dire niente. Mi sarebbe piaciuto ancora essere nel sogno o flashback o quel che era perché lì almeno non mi sentivo solo e triste senza nessuno con cui parlare. Almeno potessi vedere Jan ma questa maledetta malattia non permette che il personale si sposti in altri reparti.

Jan che farai senza di me? Sei in gamba ma non abbastanza per muoverti in un mondo che non è come tu pensi che sia. Non ci sarò più a pararti il culo, a consigliarti le strade da prendere... Non ci lasceranno neppure salutare un'ultima volta... non siamo familiari, né parenti... Può anche essere che mi cremino in fretta e che tu lo sappia solo dopo... Chissà come sarebbe stata la nostra vita senza questo malefico Covid... Da qualche tempo avevo notato un tuo avvicinamento affettivo nei miei confronti, vedevo più che semplice affetto nel tuo sguardo, chissà perché... forse perché ti facevo tenerezza come vecchietto? Come scriveva Blaise Pascal: "Il cuore ha le sue ragioni, che la ragione non conosce".
Vorrei tanto riuscire a spegnere il cervello... Vorrei tanto che mi dessero un po' più di sedativo... Vorrei tanto riaddormentarmi e che i pensieri mi abbandonassero. Tanto, sono considerazioni sterili che lasciano il tempo che trovano. Non ho un dialogo, neppure con me stesso... i bilanci della vita li ho fatti per quel che serve farli e le cose le ho più o meno sistemate tutte per tempo. Non provo tristezza al pensiero che la mia vita possa essere al termine, anzi forse la cosa mi rincuora. Purché si faccia presto.....
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