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Gay & Bisex

K dopo Gianni


di Holling
28.02.2015    |    10.996    |    4 6.6
"E ad uno, una sera, trovò un commento: «Adoro queste serie di racconti con K! E sono felicissimo che tu le abbia riprese, mi eccitano da matti..."
Quanto tempo era? Un’infinità, una vita da quando aveva vissuto quei meravigliosi momenti dell’adolescenza alla scoperta del sesso. Sesso con un uguale, perché quello c’era, quello si poteva fare, di quello si poteva godere. Era cominciato tutto con Paolo, il cugino grande che glielo aveva strofinato in mezzo alle chiappe: Paolo aveva 13 anni e se lo era tirato fuori trionfante, quel pomeriggio nel bosco di castagni, K ne aveva 10 e si era fatto tirare giù i calzoni corti e gli slip per sentirsi aprire le chiappe nude e frugare sul buco, fino a che Paolo aveva goduto attaccato a lui. K era stato strofinato e frugato, ma non penetrato. Ancora qualche notte insonne si toccava pensando a quel tronco di castagno a cui era stato attaccato, in piedi, mentre Paolo ansimava dietro di lui. Venendogli sul buco. Come sarebbe stato «nel» buco?
Poi c’era stato Claudio, l’amico del piano di sopra, a cui K, subito dopo quelle vacanze estive, aveva raccontato di Paolo. Claudio, che meraviglia, aveva confessato con gli occhi scintillanti di avere avuto la stessa esperienza, forse negli stessi giorni in cui K si faceva strofinare da Paolo, con un ragazzo con cui faceva sesso ogni volta che poteva: nella cabina del mare usando la crema solare, all’aperto nei campi al tramonto. Come Paolo era più grande di K, anche quel ragazzo era più grande di Claudio. Perciò Claudio stava sempre sotto. Gli piaceva, però. Gli piaceva stare sotto anche con K quando le confidenze lasciarono il posto ai piselli duri. Dopo qualche tempo Claudio propose a K anche di prenderglielo in bocca, a patto che anche K poi facesse lo stesso con lui. Ma K non volle. Avrebbe voluto, questo sì, che Claudio non si mettesse sempre sotto di lui. Che qualche volta glielo spingesse dentro per fargli conoscere quella sensazione che K cercava di immaginare quando nel letto si girava, si toccava, fantasticava, e veniva.
Una sensazione che conobbe l’estate successiva quando Gianni glielo infilò fino alla radice perché ce l’aveva lungo, più lungo dei suoi 11 anni. Gli era venuto dentro la pancia, Gianni, e a K era spuntata una lacrima di languore: Gianni veniva dentro di lui, e lui veniva nel medesimo, lungo, eterno momento, per il piacere che sentiva e per quello che dava. E per il calore che l’amico gli cedeva a fiotti.
E ancora, il ritorno di Claudio, a 13 anni, che si era fatto venire in bocca nello spogliatoio del tennis, e poi se lo era fatto prendere e gli aveva fatto assaggiare il suo sapore, acre e dolce insieme.
Lunghi anni etero si erano succeduti. Con qualche strappo incompiuto. Una volta in treno, viaggiando di notte, addormentato, K si era sentito toccare, poi frugare, poi saggiare l’erezione che aveva avuto. Aveva finto di continuare a dormire, ma il viaggiatore non era andato avanti.
Un’altra volta, camminando di sera sul lungofiume per i fatti suoi, K era stato affiancato da un giovane uomo che lo guardava con insistenza. K accelerava, l’uomo anche; K rallentava, e l’uomo rallentava. Arrivato nel portone verso cui era diretto, K si fermò e guardò a sua volta l’uomo. Che gli prese un braccio, lo spinse nell’androne, gli fece salire una rampa di scale fino ad un mezzanino dalla luce fioca, e gli afferrò l’erezione. Poi si slacciò il cappotto, prese la mano di K e se la portò sull’inguine. K sentì il pisello dell’altro pulsare, e lo cercò attraverso la stoffa dei pantaloni. Fu un attimo, e l’uomo venne. K tenne lì la sua mano, e subì sentì l’umido. L’uomo si staccò, si girò, e uscì. K ne trasse solo un senso di amaro.
In autostrada, si era lasciato rimorchiare nel parcheggio all’uscita dal bar, ma senza concludere. Un’altra sull’autobus strapieno aveva avuto un raptus, la testa gli era andata in fiamme per il contatto con un giovane accanto a lui, e gli aveva fatto scorrere la mano fino a toccarglielo approfittando della pressione della gente, poi era stato fermo ad assaporare la vittoria quando il giovane si era messo dietro di lui, gli aveva fatto sentire il duro, finché K aveva avvertito un soffio vicino al suo orecchio.
Anni ed anni trascorsero nel segno del sesso «normale», tradizionale, uomo e donna. Ma di tanto in tanto K guardava qualche filmino gay sul computer, leggeva i racconti erotici gay, sognava di essere penetrato e godeva così. Scrisse anche lui dei racconti, con le sue storie. Storie di K, si chiamavano. E ad uno, una sera, trovò un commento: «Adoro queste serie di racconti con K! E sono felicissimo che tu le abbia riprese, mi eccitano da matti. Ti prego continua, potresti continuare la storia con K e Gianni. Ma in ogni caso, continua, perchè sei bravissimo e le storie sono stupende».
Quell’annuncio veniva dalla sua regione. K rievocò la sua storia, la scrisse. Si aspettava forse un’altra storia? Forse, ma non con Gianni, né con Paolo o con Claudio: non giocata sui ricordi. Una storia di semplice sesso, certo, ma che si tocchi. Forse.
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