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Gay & Bisex

Nel Silenzio Della Notte, parte 2


di executive_2005
15.01.2014    |    9.263    |    7 9.7
"Le notti erano sempre più agitate; avevo imparato a "stimolare" le pulsioni di Marco semplicemente avvicinandomi a lui nel letto: bastava che facessi..."
Eccomi, vi avevo lasciato descrivendovi la straordinaria esperienza vissuta con Marco, il mio compagno di appartamento.
Grande confusione ho avuto dopo quella notte, e la giornata è trascorsa faticosamente, giacchè il pensiero della notte passata mi faceva rimanere in uno stato di eccitazione costante.
Prevedibilmente, lo strano "sonnambulismo erotico" di Marco continuò.
Le notti erano sempre più agitate; avevo imparato a "stimolare" le pulsioni di Marco semplicemente avvicinandomi a lui nel letto: bastava che facessi aderire l'uccello ai suoi fianchi, o alla sua coscia, che lui lentamente si protendeva verso di me, toccandomi, scendendo con la mano sulla pancia, giocando con la peluria del mio uccello subito gonfio. Si avvicinava, scendeva ed iniziava il dolce tormento succhiando in silenzio, dolcemente, con abbondante salivazione tanto da bagnarmi anche le palle. Con gli occhi chiusi, ed un dito in bocca per non fare rumore mi godevo lo stillicidio, sperando che la sborrata non arrivasse troppo presto.
Deglutiva tutto il mio caldo liquido, con soddisfazione, attendeva che il mio cazzo si afflosciasse tenendolo in bocca, con dolcezza. Sentivo il ruvido della barba sulla pancia...ed assaporavo quella sensazione mai provata, ma che mi rendeva felice.
Avevo una voglia matta anche io di assaggiarlo, ma non sempre era possibile poichè spesso, dopo avermi pompato, si rannicchiava su un fianco, come se niente fosse.
Continuò così per tutte le notti. Era luglio e faceva caldo.
Una notte, agitato come sempre, mi sono messo seduto sul letto ad osservarlo: dormiva supino, a pancia in su, nudo, il respiro calmo e regolare. Ebbi una voglia matta di godermelo un pò: volevo forse inconsciamente provocare qualche sua reazione, chissà.
Silenziosamente mi alzai e mi avvicinai al suo lato; appoggiai le labbra sulle sue cosce, leccai lentamente i peli ruvidi delle gambe, risalendo pian piano, sempre più sù. Ero vicinissimo al suo sesso, e la folta peluria di maschio mi eccitava irresistibilmente, con un odore tutto particolare.
Con la lingua esplorai le palle, apprezzandone le grinze, i peli, la rotondità. L'uccello di Marco era lì che dormiva anche lui, e sempre con la lingua ho iniziato a risalire dalla base verso la punta, annusandolo, respirandolo, cogliendo l'umido umore di maschio. Ero sicuro: pian piano lo sentìì crescere sotto le labbra, acquistare volume, gonfiarsi, protendersi verso l'ombelico. Solo con le labbra, e con una tenerezza di cui non credevo essere capace, scoprii delicatamente la cappella, ormai gonfia, e me ne cibai, assaporandola in bocca lentamente, a lungo. Percepivo il sapore del liquido che prelude l'orgasmo, e desideravo lo sperma di Marco in bocca. La sborrata fu copiosa, lunga, abbondante, e ne raccolsi ogni goccia, guardando la pancia che si contraeva ad ogni schizzata. staccai piano la bocca da quel meraviglioso uccello, assaporando ancora la calda crema, e mi sollevai per ritornare dalla mia parte, ma improvvisamente: una stretta fortissima sul braccio, che mi immobilizzò bloccandomi il respiro. La mano di Marco mi stringeva, attirandomi verso di lui. Non sapevo cosa pensare: ero pronto a tutto; Marco mi fissava, tirandomi verso di sè, e non appena fui vicinissimo al suo viso mi disse piano -"mi piaci, è stato bellissimo..".
Non sapevo cosa aggiungere, il cuore che batteva forte, ma non ebbi tempo: la lingua di Marco aveva preso a disegnarmi le labbra, il naso, gli occhi, scendeva verso il collo, risaliva verso la mia bocca che socchiusa, si godeva quella dolce ispezione. Respiravo il respiro di Marco, ricambiavo le pennellate della sua lingua protendendo la mia. L'eccitazione si mostrò con prepotenza rendendo il mio uccello duro, umido, ansioso di carezze. Un guizzo strano negli occhi di Marco, e ricevetti una poderosa spinta che mi fece ricadere supino su un angolo del letto. Le mani di Marco stringevano le mie, ed allargandomi le braccia mi immobilizzava per potermi assaporare meglio. Sentivo la sua bocca sul collo, sfiorare le ascelle, scendere ed indugiare verso i capezzoli, mordermi dolcemente. Con il dorso della lingua esplorava il mio petto peloso, scendendo verso l'ombelico; poi finalmente il mio cazzo teso, umido e gonfio fu preda della sua bocca. Questa volta pompava in maniera meno lieve, meno delicata, ma non meno sublime: con una mano mi solleticava le palle, e con due dita stringeva dolcemente la base dell'asta, mentre succhiando risaliva verso la cappella. Un "effetto ventosa" impossibile da sostenere, e, ancora una volta troppo presto, la copiosa sborrata arrivò. Qesta volta però non c'era bisogno di trattenersi, ed insieme mugolammo di piacere: ad ogni schizzo che sentivo riempirgli la bocca emettevo un rantolo animalesco, inarcando verso l'alto i reni e accentuando il coito con una spinta. Marco emetteva gorgoglii sommessi producendo il suono di quando si trangugia un bicchiere d'acqua. Che storia!!!!!! Non ci potevo credere!!!! Esausto mi rilassai e chiusi gli occhi, mentre sentivo la bocca di Marco che si staccava, e le sue mani che allentavano la presa. Con gli occhi chiusi sentii il letto ondeggiare, immaginando che il mio compagno si fosse alzato, magari per andare in bagno.. ma invece mi sbagliavo: ho percepito una strana sensazione, uno strano calore vicino al volto, ed aprendo di scatto gli occhi...............vedo Marco sopra di me: la sua bocca si socchiuse, e vidi colare su di me un sottile filamento, che iniziò a disegnarmi le labbra, il naso, gli occhi. Marco mi stava regalando il frutto del mio orgasmo, condito dalla sua saliva. Le bocche si unirono, le lingue iniziarono una forsennata danza esplorando ogni angolo del viso, giocando con lo sperma che stavamo condividendo insieme. Ne sentivo il profumo, unito al respiro di entrambi, ed anche io accoglievo la calda cremosità in bocca per poi lasciare che venisse succhiata nuovamente.
Non so quanto è durato quel gioco, ma fu l'inizio di un nuovo stato di cose. Eravamo cambiati, avevamo scoperto un modo tutto nostro per appagarci, ed il bello è che non era solo sesso, ma anche desiderio di scambiarci affettuosità.
Le giornate in università erano frenetiche, ma il pensiero era sempre quello di ritornare a casa, ed essere soli.
Chi lo avrebbe mai detto? Avevamo acquisito il piacere di una intimità tutta particolare, un pò fratelli, un pò amanti, un pò complici. Ad esempio avevo notato che se io ero in bagno, magari a lavare qualcosa, Marco veniva e pisciava, assicurandosi che io lo guardassi, quasi a volermi regalare un momento intimo tutto suo.
Anche io trovavo naturale essere nel bagno mentre lui faceva la doccia, e mi piaceva guardarlo insaponarsi, toccarsi, osservando le improvvise erezioni, i glutei così rotondi.
Quella fu una delle estati più calde a Bologna; una notte il mio compagno era a pancia in giù, con le gambe allargate: il culo bellissimo, peloso quanto basta, lasciava intravedere tra le cosce le palle grosse e tese. Fu questione di un attimo, e realizzai che c'era ancora qualcosa di Marco che avrei voluto sperimentare.
Da dietro afferrai con le mani i suoi glutei, facendolo svegliare di soprassalto; non si mosse, perchè sapientemente avevo iniziato ad accarezzarlo, mordendo e leccando le chiappe. Sollevò lentamente il bacino, mettendomi a disposizione un culo meravigliosamente tondo. Allargai le chiappe e mi concentrai sul suo buchetto, peloso, roseo e soprattutto strettissimo. La mia lingua insalivò pian piano tutta la zona, leccando con pazienza ora a sinistra, ora a destra del suo buchetto; la mia mano accarezzava le sue palle e stimolava il suo uccello, rendendolo duro e teso. Anche il sapore del culo di Marco mi piaceva, e pian piano mi accorsi che le mie salivose attenzioni lo stavano facendo schiudere come un fiore carnoso. Non ne potevo più: il cazzo durissimo non aspettava altro: delicatamente entrai in lui, fermandomi dopo ogni pressione, fino a quando fui tutto dentro di lui. Marco conduceva il gioco, muovendosi avanti e indietro davanti a me. Le mie mani lo tenevano dolcemente sui fianchi, rispettando quel suo pacato ritmare. Ben presto la voglia di accentuare le spinte si fece irrefrenabile, e con le braccia iniziai a tirarlo verso di me, penetrandolo fino in fondo; al suo lamentarsi univo i miei sommessi rantoli, e godevo anche per il dolce dolore provocato dalle mie palle che premevano su di lui ad ogni spinta. I freni inibitori erano saltati, e la mia lingua si protese a leccare il sudore sulla sua schiena. Cercavo di regolare il ritmo per resistere il più possibile, ma alla fine una fitta mi preannunciò l'orgasmo in arrivo e così mi fermai , desideroso di schizzare sulla schiena di Marco. Ancora una volta seppe stupirmi: con la mano si protese all'indietro verso i miei fianchi, tirandomi verso di lui, impedendomi di uscire, senza che io potessi far niente per fermare la sborrata in arrivo. Avevo capito: stringendogli i fianchi forte forte cominciai a tirarlo a me, con dei colpi forti, rapidi. La borrata rrivò violenta: il mio urlo si unì al suo, e sincronizzando le spinte schizzai dentro di lui per cinque, sei o forse più volte. Avevo conosciuto anche questo di Marco, e non ci potevo credere. Marco era rimasto immobile: mi staccai da lui, sudato e intorpidito dallo sforzo, ed ecco ancora qualcosa a cui non ero preparato: osservavo il culo di Marco, il suo buchetto ancora dilatato, ed improvvisamente vidi affiorare qualcosa di bianco, cremoso; la mia sborra usciva lentamente, colava giù verso le palle, bagnava il letto. Marco protese la mano all'indietro iniziando a raccogliere il caldo liquido, per poi leccare avidamente la mia crema, gustandola con evidente soddisfazione. Mi venne spontaneo partecipare a quel gioco così particolare, ed anche la mia lingua contribuì massaggiando il buco umido ed arrossato.
Sfiniti, ci siamo stesi sul letto vicini.
Tutta l'estate continuò con questi torbidi giochi, rendendomi incredulo su come aveva potuto essere possibile che due ragazzi normali si incatenassero reciprocamente in un legame così particolare. Ci masturbavamo spesso, facevamo sesso molte volte al giorno, lasciavamo che le nostre pulsioni avessero libero sfogo, alternavamo momenti di sesso ruvido e violento a momenti di tenerezza tutta particolare, in cui, nudi sul vecchio divano, ci toccavamo e ci baciavamo.
Le nostre strade si sono divise dopo qualche tempo e sia io che Marco abbiamo ripreso il corso "normale " delle cose.
Ho perso di vista Marco, e come spesso accade, oggi non saprei spiegare perchè.
So solo che in quei momenti particolari in cui anch'io, come tutti i maschietti, mi regalo una carezza solitaria, il mio pensiero torna a lui, e senza provare vergogna, mi masturbo silenziosamente pensando al suo odore, al suo corpo, a quella straordinaria intimità e senso di appagamento che non ho più provato.

Ciao ragazzi, fate il tifo per me....mi sento solo....
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