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Gay & Bisex

estate in campagna 4 - giochi bagnati


di executive_2005
15.11.2016    |    10.088    |    3 9.7
"Questo aspetto colorerà le mie esperienze negli anni futuri..."
Ancora stordito, e con il pisello dolorante, salutai frettolosamente Marco, e mi ricordai che dovevo recuperare le mutande abbandonate nell’erba a causa del temporale.
Nei giorni seguenti i miei incontri con Marco si fecero regolari ed assidui: ci incontravamo generalmente dopo pranzo, o nel capanno, o nella radura in mezzo al vigneto. Il caldo soffocante alimentava la nostra porcaggine, e ci ritrovavamo inevitabilmente sudati l’uno sull’altro, a cercare nuove strade per godere.
Se ricordate, vi avevo parlato di come non fossi proprio “un esperto” in fatto di sesso, men che meno con un maschio, ma dopo quella prima esperienza il mio desiderio di…andare fino in fondo.. si era fatto prepotente, ed il cazzo cicciotto di Marco faceva proprio al caso mio: ogni volta che ci incontravamo ero io a mettergli subito le mani sul pacco, cercando attraverso i pantaloncini le palle dure e sudate, e salendo verso il pisellone, che subito aveva un guizzo di riconoscenza. Ben presto ho scoperto il piacere del pompino, al quale mi dedicavo con minuziosa attenzione.
Ci sdraiavamo sull’erba, ed il cazzo di Marco era subito nella mia bocca, col suo odore forte, con i suoi umori salati ed aspri. Marco ci godeva, e mi guidava nei movimenti. Succhiavo il cazzo per lungo tempo, insalivandogli le palle e facendomi solleticare dai peli neri e ispidi. La mia lingua conosceva ormai ogni millimetro della nerchia del mio amico: la punta umida di goccioline di liquido salato, il filetto teso , l’asta lunga e larga, le palle dure, gonfie come albicocche pelose. Salivo verso il petto di Marco, mordicchiandogli i capezzoli, leccando in tondo e spostandomi di lato quel tanto da percepire l’odore ( piacevolissimo ) di sudore.
Marco aveva grande resistenza. Il suo meraviglioso cazzo rimaneva duro e dritto per molto tempo, consentendomi di giocare a mio piacimento, ma alla fine sapevo come farlo “ cedere”: solleticandogli il petto ed il collo con la lingua, mi affannavo con la mano sul suo uccellone fradicio. Scendevo poi con la lingua lungo la traccia di peletti neri che arrivava fino al pube, e con un tempismo perfetto facevo in modo di ritrovarmi nel punto giusto per ricevere in faccia i suoi schizzi bollenti e violentissimi. “quanta sborra che hai!” gli sussurravo, mentre mi colava sulle guance.
Un pomeriggio, dopo aver ricevuto la consueta scarica di crema calda, ce ne stavamo sudati sull’erba, ed improvvisamente Marco fa per alzarsi. “ devo pisciare” mi fa, e come se niente fosse si allontana verso il filare di viti poco più in là. Bello, nudo, sempre con quel meraviglioso culo peloso, me lo guardo mentre si allontana, poi, non so cosa mi sia preso: gli vado appresso silenziosamente.
“girati, dai” – gli faccio piazzandomi dietro di lui, che si stava concentrando per liberarsi la vescica.
Marco sobbalza, preso alla sprovvista, e mi lancia un’occhiata interlocutoria….ma dopo un attimo vedo apparire il solito sorriso malizioso. “ hai capito lo zozzetto!” mi ghigna.
Ho il cuore che mi batte forte…ma cosa mi è preso? Senza pensarci mi ritrovo in ginocchio davanti a lui, quasi a pregarlo, col suo cazzone puntato in faccia. Chiudo gli occhi, e sento uno strano calore addosso. Marco è davanti a me, col cazzo in mano, che mi sta innaffiando: uno zampillo, poi un altro…poi un eccitante filo dorato che mi esplora e mi perquisisce sul petto, sul collo, bagnandomi copiosamente e facendomi venire un’ erezione da paura.
Socchiudo la bocca, cercando di intercettare la pisciata del mio compagno. Con un rumore simile a quello di un bicchiere che si riempie, anche la mia bocca si riempie di piscio: ho un conato di vomito, che reprimo…non riesco ad evitare di mandare giù una sorsata…il sapore è forte, l’odore pure, ma mi eccita tantissimo. Mi riempio la bocca e sputo su di me, me la riempio ancora…questa doccia calda è fenomenale: ho il cazzo durissimo e sento il bisogno di toccarmi. La sensazione è unica: mi masturbo e mi accarezzo, ascoltando le ondate di compiaciuta libidine date dal liquido caldo che mi sgocciola addosso, dall’odore di urina eccitante e piacevole, dal sapore aspro che ancora ho in bocca.
Marco mi osserva divertito, con l’uccello ancora gocciolante, che nel frattempo sta riacquistando turgore; se lo sgrulla sulla mia faccia, con movimenti virili ed insolenti, regalandomi gli ultimi schizzetti di piscia; poi sposta la testa, e …lascia cadere sul mio pisello un filo pigro e vischioso di saliva: ravvivato da questa inaspettata lubrificazione, mi sego con rinnovato vigore, torturandomi la cappella violacea, ormai viscida e fradicia grazie all’inaspettato condimento.
Con una mano a strizzarmi i coglioni, e con l’altra a scartavetrarmi come un forsennato, non duro molto: schizzo verso l’alto con violenza, mugolando di piacere. La sborra mi ricade addosso sulla pancia, sull’ombelico, ed uno schizzo ribelle mi colpisce addirittura in faccia. Che goduria! Mi abbandono sull’erba, mentre Marco si china su di me, raccogliendo e risucchiando l’odoroso miscuglio di liquidi dal mio petto con la lingua, senza tralasciare neanche lo schizzo ribelle di sperma denso e cremoso che mi pende pigramente dal mento. Con la bocca piena Marco si avvicina alla mia e….mi sputa a tradimento uno gnocco denso e vischioso, che faccio immediatamente mio. Lo pasteggio e lo ingoio, ad occhi chiusi, con l’eccitante rassegnazione di chi è consapevole di essere in quel momento schiavo volontario della porcaggine dell’altro.
Questo aspetto colorerà le mie esperienze negli anni futuri.
Lascio spegnersi le ultime vibrazioni regalatemi dal violento orgasmo avuto, e con la provvidenziale canna dell’acqua a lato della vigna lavo via a malincuore i copiosi umori e liquidi che mi si stanno asciugando addosso. Improvvisamente sento di lato un rumore di rami spezzati, spaventandomi. Marco mi guarda, serio. "dai, forse è un cane..."
Decidiamo di rivestirci in fretta, e recupero i calzoncini abbandonati sull’erba, dimenticandomi degli slip, ancora bagnati ed umidi delle mie secrezioni. Ci salutiamo , come ogni pomeriggio, ma non riesco a non pensare a quello strano calpestìo che avevo sentito prima.
Marco prima di scappare via mi dà una strizzata alle palle, ed affettuosamente mi dice: “ sei un ragazzino porcello e maiale!” …aggiungendo poi: “ a me la doccia tocca domani sera! “ con una smorfia strana sul viso.
“in che senso?” chiedo.
“Domani sera mio fratello invita i suoi amici a casa, per giocare un po’…” – “e allora ?” insisto.
“ e allora”….esita… ” il giocattolo sono io”…..

Continua…se volete…
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