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Gay & Bisex

Nel parcheggio


di executive_2005
05.11.2015    |    11.682    |    4 9.5
"Mi guarda: è più rilassato, continua a sembrarmi ancora più giovane..."
Ciao a tutti,
devo premettere che forse questa storia non avrà l'effetto di farvi correre in bagno a masturbarvi, ma è una storia vera, e fa parte del mio vissuto. Ancora oggi la ricordo con dolcezza.
Poi mi direte.....
Dunque:
avevo una certa voglia che mi solleticava dalla mattina, e pur essendomi masturbato voracemente per più volte...non riuscivo a trovare pace. Ok, basta: prendo ed esco.
Il parcheggio buio in prossimità della tangenziale era come sempre pieno di auto: non parlo di quelle parcheggiate, ma di quel lento e riconoscibile via vai avanti e indietro che conoscevo bene. L'aria era tiepida, in quella sera di fine estate, ed anche io avevo deciso di "cercar fortuna", e cambiare le sorti della mia serata solitaria e svogliata.
Fermo la macchina e scendo, guardandomi intorno e godendmi il lento carosello: sguardi che si incrociano, anziani che dal finestrino mi guardano con insistenza, per poi ripartire bruschi. In lontananza, in un angolo, due ombre, che dietro al cofano di un'auto portano a compimento la loro frugale conoscenza. Intorno a me, a terra, un tappeto di fazzoletti usati, preservativi sgonfi e spiegazzati, cicche di sigaretta.
Sento un rumore: una macchina si ferma davanti a me, ed incrocio lo sguardo curioso e penetrante di un ragazzo.
Accidenti, sembra al di sotto della media di età dei frequentatori del posto, dovrà avere non più di 25 anni. Mi scruta pe bene, la cosa si fa interessante. Con un gesto ben studiato mi accarezzo il pacco, per confermare, se ce ne fosse bsogno, le mie intenzioni ed aspettative.
Il finestrino si abbassa; mi assale una zaffata di odore di sigaretta misto a profumo per auto.
"Ciao" gli faccio. "Ciao" mi risponde lui. "Che ti piace?" gli chiedo, ma non ottengo riposta; mi continua a fissare, l'aria spavalda ha lasciato il posto ad un sorriso appena accennato.
Beh, penso, visto che ci siamo mi faccio avanti: "posso salire? " Gli chiedo, ed ottengo un impercettibile cenno di assenso .
Entro e mi accomodo sul sedile duro e poco accogliente dell'utilitaria, mentre lui riparte alla volta dell'angolo in fondo.
Eccoci dunque, motore spento, luci spente, silenzio.
Gli tocco la coscia, con disinvoltura, gliela accarezzo, il suo sguardo è fisso in avanti. Non dice niente.
Indossa una tuta da ginnastica, sà di buono, da vicino mi sembra ancora più giovane.
Noto la fedina che porta al dito, mi cade l'occhio sul piccolo peluche a forma di cuore con su scritto "ti amo" che pende dallo specchietto.
Chissà, penso, forse la ragazza non gliela dà, forse deve "abbassare la pressione", forse è confuso, forse....non mi riguarda.
La mia mano sale e continua la sua esplorazione: gli accarezzo il pacco, di tutto rispetto, ma il suo uccello non dà segni di vita. Avvcino il mio viso al suo, le mie labbra cercano le sue ma, sia pure con delicatezza, si sposta, allontanandosi dalla mia bocca.
Già, penso, il bacio è troppo da frocio.......
Provo con un'altra tecnica, e gli tocco la mano: è fredda, rigida....il ragazzo è spaventato.
"Senti" gli faccio " se non ti va lasciamo stare"....ma lui mi guarda, senza dire niente.
Ok, ci riprovo: lentamente, dolcemente continuo ad accarezzarlo; gli passo la mano sotto la maglietta, sfiorando i capezzoli, pizzicandoli dolcemente. Piano piano avvicino la lingua e provo a succhiarglieli lievemente.
Il profumo di indumenti appena lavati e di doccia mi inebria. Anche la mia eccitazione sale, e sento l'inconfondibile pressione nei jeans. Forse va meglio: faccio scendere la mano fino alla pancia, raggiungo l'ombelico e ci gioco un pò. Poi la mia mano incontra qualcosa di caldo ed umido: finalmente! Il ragazzo si sta scaldando e faccio finalmente conoscenza con la sua cappella calda e liscia.
Me ne impadronisco dolcemente, strofinando le dita e scendendo lungo l'asta. Il mio giovane amico si mette più comodo, facendo scendere la tuta e scoprendo i bianchissimi slip griffati.
Mi godo il suo pisellone duro e dritto, gli accarezzo le palle tese e grinzose.
Piano piano inizio a leccargli il torace, scendendo con la lingua fino all'ombelico, e poi mi faccio sotto: la cappella è dentro la mia bocca: ne gusto il profumo e percepisco il gusto salato delle goccette che preludono all'orgasmo.
Succhio con dedizione per diversi minuti, appoggiando la testa alla sua pancia: ne percepisco chiaramente i sussulti lievi ogni volta che stringo le labbra attorno al suo glande.
Il pompino nel quale mi sto prodigando deve essere molto gradito: con la mano stringo la base dell'uccello, mentre tiro su la bocca succhiando forte; sento dei flebili miagolii, il suo respiro sta accelerando; un odore lieve di sudore fresco mi attraversa le narici: non mi dà fastidio, anzi, mi regala rinnovata eccitazione.
Credo che ci siamo: il cazzo nella mia bocca si indurisce ancor di più; il mio giovane amico si agita.
" Aspetta! " rantola piano. Capisco che non vuole venirmi in bocca, e quindi mi sollevo e mi appresto a completare l'opera con sapienti e ben diretti colpi di mano.
Mi viene istintivo mettergli il braccio intorno al collo: lui ricambia il mio gesto inclinando la testa verso la mia spalla.
Siamo guancia a guancia; si lamenta piano, respira forte. Questo inaspettato momento tacita intimità mi piace tantissimo. La mia mano va su e giù con vigore, fino a quando lo vedo mettere la sua mano sopra la cappella gonfia e violacea, proprio un istante prima di schizzare con violenza una , tre, cinque volte. I suoi sospiri e gemiti sono tenerissimi.
Lo sperma cola sulla mia mano: è denso, bianchissimo, profumato.
I miei gesti diminuiscono dolcemente di intensità: con la bravura di cui vado fiero provvedo a fare uscire lo sperma fino all'ultima goccia, mentre l'uccellone del mio occasionale compagno si affloscia.
Per un attimo c'è silenzio, immobilità, solo i nostri respiri. Poi prende dei fazzoletti di carta e me li porge. Mi pulisco la mano; non resisto alla voglia di annusare la sua crema che impregna il fazzoletto. Lui si dedica ai peli del pube, anch'essi innaffiati dal caldo e cremoso condimento.
Mi guarda: è più rilassato, continua a sembrarmi ancora più giovane. Mi sorride in silenzio.
Sono eccitato.....avrei voglia di chiedere di essere ricambiato, ma non credo sia il caso...Rovinerei quella strana atmosfera che ancora oggi non so spiegare.
Mi toglie dalle mani il fazzoletto ormai fradicio, e con estrema naturalezza lo unisce al suo, per farne un malloppetto che nasconde nella tasca dello sportello.
"Meno Male" Penso io...."finalmente uno che non butta tutto fuori dal finestrino e chissenefrega".
Lo guardo: so che è arrivato quel momento. E' il momento dell'imbarazzo, dei sensi di colpa, nel quale l'unica cosa che si desidera è andar via nel più breve tempo possibile.
Però....non posso farne a meno: con risolutezza gli dò un bacio sulla guancia.
"Abbi cura di te", gli dico sorridendo.
Ricambia il mio sorriso come un bambino.
"Anche tu".
Scendo dall'auto mentre lui mette in moto; si allontana piano.
Oggi le nostre solitudini si sono incrociate per pochi minuti; vado verso la mia auto con un pò di malinconia...intorno a me il carosello continua....
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