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Papà sbattimi per bene


di enriche
02.01.2013    |    77.661    |    7 8.7
"Papà aveva gli occhi chiusi, ma a un certo punto mi allontanò, si alzò e mi fece inginocchiare davanti a lui..."
Ok, lo so, può far schifo. Padre e figlio. Eppure, cazzo, io l’ho sempre trovato eccitante, soprattutto quando il padre sa bene cosa vuole, è eccitato e non si lascia frenare da compassione.

Il mio racconto inizia una caldissimo pomeriggio d’estate. Abito in una casa quasi in centro di un paesino di provincia, con mamma e papà. Sono figlio unico, un ragazzo di 18 anni, alto (1.90m) e abbastanza magro. Le ragazze, bisogna dirlo, non mi sono mai piaciute. Ma i maschi, soprattutto quelli maturi, mi hanno sempre arrapato da matti. Mio padre, in particolare, è un tipo particolarmente eccitante. 1.85m e 90kg, brizzolato, peloso al punto (e nei punti) giusti. Lo osservavo spesso, da più piccolo, mentre usciva dalla doccia. Bagnato, con le gocce che scendevano sul petto villoso e che si soffermavano sul pube, per scendere poi lungo il suo pisello moscio, ma grosso. Cazzo se era grosso. Adagiato quasi pigramente su quelle due palle che si ritrova. Lì il mio pivellino già all’epoca, senza capirne il motivo, si alzava che era un piacere. Ma sapevo benissimo che papà e nessun altro avrebbe dovuto saperlo.
Gli anni passarono e mi trovavo sempre più spesso ad osservarlo, anche dal buco della serratura, mentre si spogliava, si cambiava, si toccava. Io impazzivo! Quando poi inizia a capire che l’unico modo per sfogarmi erano le seghe allora me ne sparavo sempre due o tre al giorno pensando a lui. Il fatto di essere quasi certo che lui non l’avrei mai potuto avere mi spinse a frequentare le chat, a relazionarmi con uomini più grandi, molto più grandi (40-50) e a spararmi seghe leggendo quello che avrebbero voluto farmi se mi fossi trovato lì con loro. Non ho mai capito questa attrazione verso i più giovani in effetti…
Tuttavia alla fine il mio sogno si avverò. Proprio in quella caldissima giornata estiva.
Papà era in mutande (rigorosamente bianche, cosa che io approvavo, visto che risaltava il suo pacco che era un piacere, mettendo in evidenza anche quei suoi peli neri) disteso sul divano a guardare la formula uno. Odiosa. Io ero lì in parte, seduto sulla poltrona ad annoiarmi e a guardare in giro. A un certo punto lo sguardo mi si posa sul pacco di mio padre. Che fosse il caldo? In ogni caso non era a riposo quel bestione. Al contrario. Bello duro in evidenza sotto quegli slip. Non lungo, i soliti 15 o 16 cm, ma grosso, tipico di quelli maturi, ben in forma. L’ho sempre vista come una caratteristica per quelli esperti nel sesso pesante. Io, lì per lì, non sapevo proprio come fare. Ero quasi paralizzato dall’eccitazione, anche perché il mio uccello aveva reagito quasi subito

a quella visione. La gola era secca, il battito accelerava. E i mie occhi andavano sempre a puntare quel rigonfiamento, che non accennava a diminuire. Sapevo che avrei dovuto distogliere lo sguardo. Il tutto era troppo evidente. Eppure, che vi posso dire. Gli ormoni! Non mi controllavo più.
- Dani, vieni un po’ qua- mi disse papà. Speravo di non aver dato nell’occhio. “Cazzo!” pensai. Avevo quasi paura mi facesse la ramanzina sui gay ecc ecc. Mi alzai, assumendo l’aria più angelica possibile. Mi sedetti sul bordo del divano, mentre papà si spostava di poco per lasciarmi spazio.
- Senti, visto che siamo soli a casa, che dici se ci divertiamo un po’? Da uomo a uomo si intende-. Probabilmente doveva aver colto la mia espressione interrogativa. E allora, sbuffando, come per sottolineare che capisco sempre poco, si spostò ancora un po’, mettendosi quasi a sedere sta volta. Il suo pacco ormai era al mio fianco. Mi prese la mano e me la pose proprio sopra quel rigonfiamento che tanto avevo sognato. Ero allibito, gli occhi sgranati. Lui tuttavia non si fece problemi, iniziò subito a massaggiarsi il pacco con la mia mano.
- Che dici? Niente baci o cagate simili. Ho solo voglia che tu mi faccia godere un po’-.
A quelle parole, rendendomi conto che ormai era fatta, mi decisi. Afferrai il suo arnese da sopra le mutande. Era duro come il marmo. Lui capì e reclinò la testa all’indietro, pronto a godere. Si tirò giù i gli slip, lasciando che la sua verga svettasse contro la pancia. Venosa, pulsante, rossa e scappellata. Lo massaggiai un po’, giusto per prendere confidenza. Emanava un odore da maschio, un misto di sudore e sbora repressa. Mi chinai e lo presi in bocca. Gli baciai la cappella, la lecchai e poi la presi in bocca, con tutta l’inesperienza che avevo. Non Doveva essere un gran pompino. Papà aveva gli occhi chiusi, ma a un certo punto mi allontanò, si alzò e mi fece inginocchiare davanti a lui.
- Dai, se mi devi far godere è meglio che ti guidi io. Ho tanta voglia di sborare, quindi prima pensiamo a me, poi se vuoi puoi giocarci da solo, ma intanto…- e mi punto la cappella sulla bocca ancora chiusa. Fece una piccola pressione contro le mie labbra, ma non incontrò resistenza. La cappella entrò, seguita dal tronco. Come dicevo non era molto lungo e quindi non feci moltissima fatica a farcelo entrare tutto in bocca. Ma all’inizio tossicchiai perché non ero abituato. Tuttavia papà non si fece intimidire. Mi prese con le mani la nuca, tenendomi fermo, e con il bacino mi ficcava il suo uccello dentro la bocca. All’inizio andava piano, mi abituai, ma accumulavo saliva che feci uscire dalla bocca, inumidendo ulteriormente quel pezzo di carne. Mi tenevo con la mani sulle gambe di papà, premendo forte quando iniziò ad aumentare il ritmo. Avevo le labbra in fiamme. Il suo odore mi invadeva tutte le narici, le sue palle sbattevano sul mio mento, dentro uno scroto roseo, liscio e rilassato. Il pelo del pube mi sbatteva sul viso. Avevo gli occhi chiusi, ma quando sentì la tega vibrare alzai lo sguardo verso papà. Lui mi stava già guardando, il suo viso alterato dal piacere di sentire l’uccello dentro una bocca caldo, massaggiato dalla lingua e dalla superficie dei denti.
- Cazzo, apri sta merda di bocca- mi disse.
- E’ inutile che mi guardi così, adesso preparati che ti innondo di sbora calda cazzo!-. Pochi altri stantuffi. Papà inarcò la schiena, mi premette ancora di più il viso contro il pube e l’uccello dentro in gola. Il primo spruzzo di denso, caldo e cremoso sperma mi invasero la gola. Tossì, ma non era finito. Dopo il primo fiotto papà riprese a stantuffare, ansimando come un animale.
- Succhia troia succhia la tega del papà!- e uscirono altri 5 o 6 spruzzi. Dovetti bere, un po’ di sperma mi usci dalla bocca gocciolando per terra. Quando termino lasciò che il suo uccello tornasse moscio dentro la mia bocca, mentre io succhiavo ancora, come in una cannuccia del succo di frutta. Quel gusto amaro e dal sapore forte mi piaceva. Alla fine si accasciò sul divano, lasciandomi inginocchiato per terra, ancora ansante, ma cazzo, eccitato come una pecora.
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