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Quattro cazzi rumeni


di Membro VIP di Annunci69.it Attico
19.02.2010    |    50.227    |    5 9.1
"Il biondino gemette di gioia mentre il ragazzo seduto sul pallone, Eric, si alzava e tirava fuori anche la sua nerchia..."
Mi piace andare in pineta quando è primavera, sedermi sotto gli alberi, leggere un libro e guardare la gente che passa mentre il sole mi bacia in fronte. Ma, bellezza della natura a parte, mi piace perché ci sono sempre tanti ragazzi che si ritrovano per giocare a calcio o per correre.
C'è uno spiazzo tra gli alberi, sul lato nord, dove gruppi di ragazzi spesso si ritrovano per qualche ora di calcetto. Io mi siedo sempre lì, rivolto al sole e ai bei corpi in calzoncini corti che sudano dietro a un pallone. E' eccitante e anche se non lo ammettono, ai ragazzi piace essere guardati.
Domenica scorsa non fece eccezione. Libro e bottiglia d'acqua, mi sedetti con la schiena ad un pino, aspettando che, come sempre, qualche ragazzo si radunasse per giocare. Non dovetti aspettare molto che verso le due arrivarono quattro rumeni. Li riconobbi subito dall'aspetto e dalla lingua che parlavano tra loro. Molto giovani, avranno avuto tra i 20 e i 30 anni, indossavano pantaloncini corti e magliette di vario colore e scherzavano tra loro rincorrendo un pallone.
Mi sistemai meglio per osservarli, essendo sempre stato attratto da loro, e mi sfilai la maglietta, rimanendo a torso nudo illuminato dal sole.
Uno dei rumeni se ne accorse, un biondino non più grande di me, sui venticinque anni, e mi indicò agli amici, disse qualcosa che non capii e scoppiò poi a ridere, mentre prendeva la palla e iniziava a correre. Io feci finta di niente, sdraiandomi a pancia in giù e aprendo le gambe stese dietro di me, sempre fingendo di reggere e sempre osservandoli giocare. A causa del caldo e del correre continuo, iniziarono presto a sudare, togliendosi le magliette e gettandole via, rivelando i loro bei fisici scolpiti. Glabri, di carnagione non troppo scura, lisciati dalle gocce di sudore che si insinuavano tra i loro muscoli, giocando con i loro capezzoli e proseguendo poi fino a nascondersi sotto l'elastico dei calzoncini. Sempre il solito biondino, passando davanti a me, mi lanciò la sua maglietta proprio accanto, strizzandomi l'occhio divertito. Io la raccolsi, la annnusai e risposi con un occhiolino, mentre lui, eccitato dalla situazione, si tastava il pacco, facendomi un verso con le mani. Anche senza parlare, era un gesto universale:
"Succhiamelo!".
Mi leccai le labbra divertito, mentre il ragazzo ricominciava a palleggiare con i compagni.
Pochi minuti dopo vidi che i quattro rumeni si spostavano sempre più verso di me, allontanandosi dallo spiazzo e iniziando a giocare anche tra gli alberi, finché, casualmente, il pallone non arrivò vicino a me. Non lo raccolsi, ma lasciai che fosse uno di loro a venire a riprenderlo. L'unico moretto del gruppo: occhi azzurri, pettorale scolpito, sui trent'anni. Mi chiese se volevo giocare con loro, ma risposi che non ero bravo a giocare con le palle. Lui, malizioso, mi sorrise: "Ah, no?".
"Non con quelle, almeno!" Ribattei.
Il moretto rise, voltandosi poi verso gli altri ragazzi e dicendo loro qualcosa nella sua lingua, che non capii. Ma intuii dai sorrisi sui loro volti.
Pochi minuti dopo erano tutti intorno a me, accaldati e sudati. Il moretto si sedette sul pallone di fronte a me, mentre il biondino mi chiese se poteva bere la mia acqua. Io acconsentii, lui mi ringraziò e si chinò per prendere la bottiglietta. Nel farlo mi toccò il sedere, annuendo compiaciuto e facendomi sentire l'odore del suo corpo, a pochi centimetri dal mio viso. Gli leccai un capezzolo, iniziando a succhiarlo poco dopo. Lui rise, ma non mi scansò, mentre anche gli altri due si chinarono su di me.
Uno di loro, il più magro, con capelli castani lunghetti fino all'orecchio, si mise dietro di me, sedendosi tra le mie gambe e iniziando ad abbassarmi i pantaloncini. Vedendo che non protestai, anche l'altro lo affiancò, scoprendo insieme il mio culetto. Sodo e già sverginato. Lo toccarono con avidità, palpandolo con eccitazione crescente, iniziando ad infilarmi le dita nel buchetto. Si mettevano le dita in bocca e poi me le mettevano nel buco, aprendomelo, facendomi gemere, mentre succhiavo il capezzolo del biondino. A quel punto il ragazzo mi disse di passare ad altro e si alzò leggermente, in modo che la mia bocca fosse all'altezza dei suoi pantaloncini, dove una massa informe premeva con forza per uscire. Ci tuffai il viso, usando solo la bocca per tirare giù i pantaloncini e le mutande e trovarmi un gran bel membro scappellato che mi puntava. Avido, lo ingollai subito, iniziando a lavorarlo con gusto. Il biondino gemette di gioia mentre il ragazzo seduto sul pallone, Eric, si alzava e tirava fuori anche la sua nerchia. Erano decisamente dotati, entrambi certamente superiori ai 20 centimetri, e quello del biondino aveva una cappella grossa e squisita, così umida da sentirsi sempre la bocca bagnata.
Le lavorai entrambe, inarcando il culetto e lasciando che i due ragazzi dietro di me vedessero per bene la mia apertura. Decisero così di passare dalle dita al cazzo, e il rumeno dai capelli castani me lo infilò dentro zitto zitto. In silenzio, mi ritrovai con il suo cazzo in culo, non molto grosso in verità, ma era stretto e lungo e lo sentii penetrarmi in profondità. Mi sbatté per una decina di minuti, mentre la mia bocca passava dal cazzo di Eric a quello del biondino, prendendoli spesso in bocca assieme, per quanto fosse difficoltoso a causa della loro grossezza. Loro si divertivano, parlando tra loro e carezzandomi la testa. Mi piaceva sentirli mugolare, ma iniziavo a sentirmi insoddisfatto della scopata. Il quarto rumeno parve percepirlo, scansò il ragazzo dai capelli castani e mi infilò il suo cazzo nel culo. Lo sentii subito, perchè era davvero grosso. Certamente meno lungo dei due che avevo in bocca, era di un'ampiezza considerevole al punto che, sebbene il mio culo fosse già stato sfondato una trentina di volte, poteva strusciare sulle labbra, aumentando l'eccitazione del rumeno. Con forza mi tirò a sè, mentre lui si sedeva sull'erba, e io mi sedevo sul suo cazzo. Il suo petto sudato sulla mia schiena, le sue mani che scivolavano sul mio corpo, palpandomi, mentre mi leccava il collo. Eric e il biondino ripresero posizione, ficcandomi i loro cazzi in gola. Fu il biondino a venire per primo, tenendomi la testa con le mani e scaricandomi almeno sette schizzi deliziosi in bocca. Preso alla sprovvista, me ne uscì un pò dalle labbra, osservandolo colare sulla sua lunga asta. Eric si chinò e mi aiutò a leccarla via, ripulendo il bel cazzone del biondino, prima di slinguarmi con gusto. Le sue labbra avevano un sapore davvero squisito, erano carnose, e sapeva usarle benissimo, come nessuno dei miei ex aveva saputo fare in passato. Non fu un bacio, fu una danza di lingue, con il sapore della sborra del biondino ancora tra noi. Ingordo, lo implorai di darmi la sua. Così lui si alzò e mi piantò il suo bel palo in gola, permettendomi di succhiarlo, leccarlo, adorarlo per ben dieci minuti. Dieci minuti di spasimi e mugugni, in cui il biondino e il ragazzo dai capelli castani si allontarono, avendo il primo scaricato il suo schizzo e il secondo capito di non aver merce interessante. Non me ne fregava niente, avevo il mio cazzo, il mio Dio in bocca. Ventiduecentimetri di carne saporita che ansimavano al ritmo del mio bocchino, fino allo schizzo. Enorme, cercai di gustarmelo fino in fondo, ingoiando convulsamente, per poi ripulirgli la lunga asta e schioccargli un bellissimo bacio sulla cappella. A quel punto mi accorsi che l'altro rumeno mi era venuto in culo e stava continuando a sbattermi ancora un pò. Non ci avevo fatto caso, preso com'ero dal cazzo di Eric, il cazzo più bello che avessi mai preso. Sentii l'uccello del rumeno sbattere contro le pareti bagnate di sborra del mio culo, finché Eric non gli fece cenno di andarsene. Mi alzai leggermente, lui tolse il cazzo e me lo mise di fronte. Glielo pulii con le labbra, aiutato anche da Eric, finché l'altro non se ne andò, lasciandomi solo con lui. Eric mi guardò, sorridendo. Ero sudatissimo, con la sborra sua e del biondino ancora sul volto e sulle labbra, e la sborra del quarto (che poi scoprii essere suo fratello) che colava dal culo. Mi spinse a terra, slinguandomi, e ci rotolammo sull'erba per un'oretta, finché il suo cazzo non riprese vigore e finalmente mi penetrò.
Che domenica di piacere!
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