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Gay & Bisex

Quella volta, ...a Poggioreale (3)


di masogay1
23.03.2011    |    31.721    |    1 7.6
"Un gesto di prima solidarietà: Una mano ambrata mi allunga un bicchierino di carta con un ottimo caffè fumante! Del resto siamo a Napoli, patria del..."
QUELLA VOLTA A POGGIOREALE… (3)


Il sonno agitato dura soltanto poche ore. Alle 7,00, un campanello suona a distesa. In successione vengono spalancati, dai secondini, i portoncini delle celle. Con accanimento sadico, i secondini fanno suonare fragorosamente le sbarre dei cancelli, picchiandoli violentemente con le chiavi. Il carcere si anima, tutti scendono dai letti, in fila per pisciare. Una improbabile sciacquata alla faccia. Ancora scoregge!

Si sente urlare: ”Appello!” “Appello!”.
Un secondino si affaccia dietro le sbarre, ci conta: “226, Dodici!”

E’ tutto finito, torna il silenzio, su un brusio di fondo. Qualcuno nella camerata si lamenta:
“’Mo ‘nce portano chella mmerda ‘e cafè ca pare piscio, ‘o ppane d’aieri (ieri) e chillu surso ‘e latte a llonga cunservazzione!”

E’ vero, è proprio così, ma per fortuna, una mano amica ha messo su una moka express sul fornellino elettrico. In carcere ci si arrangia così!

Ovviamente, il caffè del carcere viene gettato nel cesso. Un gesto di prima solidarietà: Una mano ambrata mi allunga un bicchierino di carta con un ottimo caffè fumante! Del resto siamo a Napoli, patria del caffè!

Finalmente ci guardiamo in faccia: sguardi enigmatici, il momento delle presentazioni…

A turno, tutti mi sfilano davanti.
Piacere, Sergio! Dico, ed ecco, in fila, Nourredine, il ricciolino che avevo notato per primo, Fabio, quello dalle mutande sporche, Amhed, il marocchino, Ciro, il culone masturbatore, e poi, Gennaro, con la faccia da teppistello, capelli lunghi, codino, orecchino e tatuaggi vari, venticinquenne circa, Pasquale, il più grande, trentacinquenne, decisamente laido, grasso, con una pancia da Buddha, delinquente incallito. Ed ancora, Alfonso, giovane insignificante e taciturno, Giruzzo, un altro Ciro, con la faccia da ragazzino furbo, Luca, un bel ragazzone biondo alla Totti. (Ho scoperto poi, che era considerato il capo della combriccola, per via della deferenza mostratagli da tutti). Per finire, Matteo, dagli occhi di ghiaccio e faccia truce, ed Antonio, l’ultimo, con un gran pacco fra le gambe, che ostentava con orgoglio un tatuaggio sul braccio col nome di sua moglie, Concetta, e di suo figlio, Matteo.

Qualcuno si ritira per un minimo di igiene personale; si discute su cosa preparare per il pranzo, saccheggiando la misera dispensa acquistata con la cassa comune. Oggi, pasta e fagioli, da preparare sul traballante fornellino posto vicino al cesso!

Del resto, non c’è altro da fare, in carcere…!

Passa una mezz’ora. Veniamo fatti uscire per l’ora d’aria. In fila raggiungiamo il cortile chiuso da quattro pareti altissime. In alto si vedono volare i gabbiani.

Veniamo guardati a vista dai secondini. Fra loro c’è anche Lino, l’infermiere di stanotte. Mi si affianca, mi offre una sigaretta, mi da a parlare.

“Com’è andata, stanotte?” “Triste, eh?!”
“Qualcuno ti ha molestato?” “Non mi sembra”, dico ”forse qualcuno mi ha sfiorato il culo!”
“Guarda…” mi dice “è inevitabile, è la vita del carcere… Devi rassegnarti!” “A cosa!?” dico stizzito, “Non sono disponibile. Ho moglie, famiglia! non sono gay!” “Non c’entra essere o non essere gay” mi sussurra” “ In carcere non ci sono distinzioni. Tutti sono maschi, tutti sono gay! Tutti attivi e tutti passivi! Devi rassegnarti!” “ Ti do un consiglio, accetta con serenità questo momento, adeguati, cerca di accettare questa prova… ti permetterà di sopportare questo periodo con maggior serenità, pensando a come trovare il modo di uscire da qui! Concentrati solo su questo!” “Ma sei pazzo!“ gli dico “non lo accetterò mai!”
“Fa’ come vuoi, ma allora, vedrai, sarà terribile! Se non sarai consenziente, sarà più brutto! E’ inevitabile, accettalo con serenità e, vedrai, passato il primo momento, sarà più accettabile. Una volta saltata la barricata, sarai accettato nel Club. Al prossimo arrivo in cella, potrai esercitare anche tu il tuo diritto, imporre la tua volontà! Ascolta” aggiunse “A breve qualcuno ti avvicinerà e ci proverà, e dopo tutti gli altri! Non ti irrigidire, cercano affetto, amore! Accettali con dolcezza. Vedrai che avranno dolcezza con te. Forse invece di violenza, ci sarà amore!”
E continua: ”Qualcuno ti avvicinerà di notte, una carezza, ti toccheranno il culo. Calma, lascialo fare. Ti infilerà le dita fra le chiappe, cercherà il buchino, come ho fatto io stanotte… e guarda che me ne intendo! Ho capito che ti è anche molto piaciuto! Poi di penetrerà con uno, due, forse tre dita. Se lo lascerai fare, si abbasserà su di te ed inizierà a leccarti il buchino con la lingua. Non potrai resistere, è bellissimo!”
“Ma che schifo! Che dici!” “Calma! Ascolta! a questo punto, vorrà che glielo prendi in bocca, per lubrificarlo e dopo ti penetrerà”
“Mai! Urlerò come un pazzo!” “E vedrai cosa ti faranno! Te lo chiaveranno in culo senza sputazza! Poi vedrai il dolore! Tutti, a turno!
Senti a me, con calma, tutto sarà più semplice tutto più soft! Se sei capitato in quella cella, è per volontà del Giudice Istruttore. Ti ha messo nell’inferno, così parli prima! Non fare il suo gioco! Ascoltami, gestisci con intelligenza questo momento, e te la caverai, sii lucido! Un’ultima cosa: quando ti penetreranno, specie la prima volta, non irrigidirti. Non chiudere le chiappe! Tieni il culo largo. Forse sentirai pochissimo dolore… E poi vedrai che ti piacerà! Faglielo fare con calma. Ti verrà in culo, pazienza!” “Mai!” risposi deciso ”Non mi piegherò mai!” “Fa’ come vuoi! Ma dopo non venire a piangere! Il culo te lo romperanno comunque. Dopo non potrò fare altro che darti dei punti per le lacerazioni!” Detto questo, se ne andò.

Rimasi terrificato, guardandomi intorno, ma in quel momento suonò il campanello. Dovevamo rientrare. Atterrito, mi misi in fila per tornare in cella. Il tragitto era lungo, corridoi su corridoi, scale, ancora corridoi. Diverse centinaia di metri, ammassati, stretti! Tante mani accarezzavano il mio culo. Forse quelle carezze iniziavano a piacermi! Stretti come eravamo, sentii anche accarezzarmi davanti… Mi veniva duro. Ormai eravamo in cella. Tutti i miei compagni mi videro col pacco rigonfio… Tutti scoppiarono a ridere. Qualcuno, in particolare Nourredine, mi sorrise mostrandomi i suoi denti bianchissimi.
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