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Quella volta...., a Poggioreale (5)


di masogay1
04.04.2011    |    22.122    |    3 8.3
"Mi appoggiò la sua grande cappella sulle labbra..."
Non so in quanti mi scoparono quella notte! Ero rassegnato, incuriosito e, forse, anche compiaciuto. In poco più di ventiquattr’ore, la mia vita di Architetto ”A la page” era cambiata. Ero frastornato dal cambiamento repentino. La mia vita era diventata, d’un tratto, un inferno, ed ancora non avevo capito se ne ero addolorato o… contento!
Tanti anni di perbenismo, ignorando una realtà tanto animalesca e tanto… vera!

In quel luogo si mischiavano, come in un porto di mare, tante razze, tante umanità diverse, tanto istinto di conservazione… tanta prevalenza dei bassi istinti!
Tutto era azzerato, tutto ricondotto alla forza bruta della natura! La prepotenza del forte sul debole, la totale assenza di ogni tabù!

Quanti cazzi piantati nel mio povero culo. Chi mi prese alla pecorina, chi di fianco. Qualcuno richiese ed ottenne – mio malgrado – ulteriori pompini! Ormai ero un concentrato di sperma, mi sentivo marchiato a vita!

Ordinati, tutti attesero il loro turno… Amhed, il Marocchino, fu l’ultimo, ma non il più sprovveduto!

Vero talento della natura, supportato dai suoi ventidue anni, iniziò un approccio quasi timido, …gentile! Mi sorrideva con dolcezza, mentre pian piano si liberava della sua canottiera intrisa di sudore. L’odore non lo sentivo più: credo che ormai tutti puzzassimo come bestie, ma non ce ne accorgevamo!

Si affiancò a me, da dietro, cingendomi in un abbraccio caldo ed umido. Si liberò degli slip, e subito dopo sentii, dietro di me, il suo membro enorme.

Con calma, iniziò a leccarmi sul collo e sulle orecchie, quasi, cercando di raggiungere il mio viso con le sue labbra: spinto dalla curiosità - o, forse dalla voglia?- mi voltai verso di lui… Le sue labbra carnose, atteggiate a sorriso, cercarono le mie. Il tempo di schiudersi, mostrandomi i denti perfetti, regolari, bianchissimi, mi ritrovai in bocca la sua lingua calda. Si muoveva freneticamente nella mia bocca, titillando la punta della mia lingua: il sapore, dolcissimo della sua saliva, veniva captato dalle mie papille gustative.

Nessuno mi tratteneva più. Ero completamente libero e solo allora, rammentando le parole di Fabio, decisi di donarmi completamente, senza limiti.

Quasi se ne fosse accorto, inizia a far scorrere la sua lingua, dalle spalle, fin giù, alla schiena. Sembrava un serpente impazzito che scorrazzava sulla mia schiena, da destra a sinistra, facendomi rabbrividire ad ogni istante.

Lo sentii scendere sempre di più , finchè, quasi da contorsionista, riuscì a girarsi sul bacino (era ben più alto di me), raggomitolandosi, quasi in posizione da 69. Mi appoggiò la sua grande cappella sulle labbra. Non avevo idea che i nordafricani, pur non essendo neri, ma ambrati, avessero il membro tanto scuro, quasi come i neri!

Il suo cazzo premeva prepotentemente sulle mie labbra, non potei far altro che accoglierlo.

L’odore acre non lo sentivo più: iniziai a succhiare, notando come fosse quasi completamente glabro, le gambe lisce, come una ragazza depilata, la pancia, soda, tonica, completamente priva di peli!

Ma quelli del pube, invece, perfettamente delimitati, formavano una specie di cuore, nerissimo! Succhiando, giunsi a toccarli con la punta del naso. Erano spessi e durissimi, come fili di ferro!

Lui, intanto, mi lavorava con la sua bocca, ma non aveva preso a cuore il mio cazzo: essendo più alto di me, riusciva a superare l’obbligo di trovarsi il mio cazzo all’altezza della sua bocca: così, raggomitolato su di me, aveva preso a slinguarmi la spaccatura fra le chiappe!

Con maestria, a poco a poco, raggiunse il buchino, ormai bucone! e prese a leccarmelo con voluttà.

Provai un senso di piacere, sentivo la ciambella, indurita da tante penetrazioni violente, rilassarsi poco alla volta. Lo sfintere si ammorbidiva, lasciando, di tanto in tanto, penetrarsi dalla punta aguzza e dura della sua lingua. Non avevo mai provato una tale sensazione di benessere!

L’operazione durò a lungo: alla fine, quasi non avvertivo più la presenza del mio buchino!
Fu allora, con la grazia e l’eleganza di una gazzella, che si liberò dall’amplesso, e messomi pancia all’aria mi obbligò a divaricare le gambe, continuando alla lunga il suo massaggio anale!

Non me ne accorsi quasi, quando, con una delicatezza che mi era affatto sconosciuta, pose la sua enorme cappella, ben lubrificata dal mio pompino, sul limitare del mio buchino, iniziando a penetrarmi con calma e delicatezza, ma anche risolutamente!

Piano, pianissimo, lo sentii entrare dentro di me!

Nessuno ormai badava a noi, tutti dormivano, ebbri della nottata sexy appena trascorsa!

Il suo cazzone, di oltre 24 centimetri, mi penetrava risolutamente. Duro come una pietra, dimostrava perfettamente la forza del suo giovane padrone!

Durò parecchi minuti, aritmicamente, stantuffandomi a percussione. Non potevo far altro che masturbarmi!

Mi prese in tante maniere, davanti, alla pecorina, di lato!

In un ultimo spasimo, venne copiosamente dentro di me, mentre venni anch’io, e così restammo, col suo cazzone duro infilato dietro, senza alcuna voglia, da parte sua, di estrarlo.

Tutto terminò, come per incanto, alle prime luci dell’alba.

A quel punto, non ricordo più nulla! Stremato, ho ceduto al sonno, con lui ancora dentro di me!

Non so quanto tempo sia rimasto così, perché, credo, si fosse addormentato anche lui, mentre mi stringeva da dietro.

Al mio risveglio, mi trovai solo nel letto, con le gambe oscenamente divaricate e con il pisello al vento! Gli altri si erano già alzati e sorbivano il caffè, gettando varie occhiate di goduria verso di me. Iniziava per me il secondo giorno di galera. Mi sentivo stonato, stranito!

Mi guardai intorno, nessuno sembrava curarsi di me. Ero spossato, avevo dormito molto poco, e mi sentivo sporco. Tutto appiccicoso. La mia bocca era un catalogo completo di sapori strani. Un sentore dolce, indeterminato, ma anche un senso di amaro di fondo. E poi, un misto di salato/amaro, che confondeva i sapori con gli odori. Piscio! Ecco cos’era: Avevo in bocca un retrogusto salato di piscio che si confondeva col sapore di sperma. La mia mutandina era appiccicata sulla pancia, incollata! Cercai di allontanare l’elastico dalla pancia e la sentii staccarsi come qualcosa che era incollata…Il mio sperma rappreso me l’aveva incollata addosso….! Butto un occhio: il mio slip era ora perfettamente identico a quello di Fabio,
“mutande gialle”!

La mia metamorfosi era ormai compiuta, pensai, ero arrivato al gradino più basso della scala umana! In quella fossa dei leoni, avevo ormai lasciato tutto: la mia signorilità, la mia dolcezza, il mio essere una persona perbene, la mia dignità!!

Ormai ero simile a loro! Alla feccia più eterogenea del genere umano! Animali puzzolenti e laidi, fornicatori privi di ogni senso di pudore! Il coktail era pronto, pronto per essere gustato tutto!

Pensai per un attimo al GIP…, a cosa avrebbe voluto da me, una volta che mi aveva sbattuto lì dentro! Che confessassi al più presto, in modo da uscire immediatamente da quell’inferno? Mah! …ero perplesso: forse mi aveva aperto gli occhi, forse, senza rendersene conto, mi aveva aperto le porte di un mondo che, inconsciamente, avevo sempre sognato nei miei pensieri più reconditi! Che strano, pensai, questo luogo di perdizione, di totale assenza di regole di un mondo civile, forse, mi attira! Quella libertà tanto sbandierata al di fuori di queste mura, forse qui è totalmente raggiunta! Questo vivere come animali bradi, incuranti di ogni etica, di ogni perbenismo che ci siamo dati, nel corso di migliaia di anni, forse, …costituisce il massimo livello di quella libertà cui abbiamo tanto agognato, e, forse, non abbiamo mai ottenuta del tutto!

Questa considerazione mi turbava molto, ma d’un tratto, la camerata si rianimava: era il momento della doccia: tre minuti per ognuno…una volta a settimana, la domenica!

Mi alzo, la solita mano generosa mi allunga un caffè caldissimo. Il liquido scorre nella mia gola, bruciandomi più della effettiva temperatura… bruciano anche le labbra. Comprendo tutto. Le mucose tutte della mia bocca, erano irritate: dallo sfregamento dei tanti cazzi che avevo, prima, dovuto, e poi, voluto, succhiare! Ed ancora l’effetto acido di tutti gli umori che avevo sorbito: gocce di piscio, smegma, sperma! Non osai pensare alle probabilità di un possibile contagio, nella migliore ipotesi, un’ epatite! Ormai sono in ballo, pensai!

Ma una volta in piedi, provai una nuova sensazione, dolorosissima! Avevo un dolore terrificante al culo, misto a bruciore: me lo sentivo totalmente dilatato (a Napoli si dice “sguarrato!”).

Avevo la sensazione di qualcosa che mi pendeva dal culo, come una coda, o un altro scroto. Provai a toccarmi, e subito avvertii tutta la zona del buchino rigonfia, quasi tumefatta! Nello stesso tempo, un prurito incredibile mi assaliva nella zona anale ed in quella pubica… Senza rendermene conto, iniziai a grattarmi vistosamente, senza accorgermi di essere visto da tutti!

La doccia ebbe un effetto rilassante, per quanto concerneva l’aspetto della pulizia, ma, se possibile, ampliò di molto il fastidio al culo ed il prurito!
Ma cos’erano le docce! Tutti in fila, in attesa del proprio turno, come alle visite mediche militari: il bestiario era completo! Nel nostro padiglione Salerno eravamo quasi in trecento…: ce n’era per tutti i gusti: torvi, belli, alti bassi, dolci, grassi! Qualcuno mi raccomandò, sussurrandomelo in un orecchio: “ Stai attento a non farti cadere il sapone, quello è il momento! E se ti cade, non raccoglierlo, se ci tieni al culo!”

Capii all’istante!

Le docce erano a gruppi di tre, fra due muri… Ovviamente capitai in quella centrale! Entrai con altri due che non conoscevo, non della mia camerata… Pensavo solo a lavarmi, ma l’esordio non fu dei più brillanti. In un amen, quello alla mia sinistra, senza parafrasi mi allunga una mano sulla bocca, cercando di penetrarla con le dita, con l’altra mano, se lo accarezzava con voluttà. Mi ingiunge: “Famme nu’ bucchino!”

Basta, pensai, ora basta! Francamente mi interessava solo lavarmi. Ma l’altro “Amico”, aveva preso a tastarmi il culo. Fine della doccia! Rientro in cella lavato a metà.
C’era solo il tempo per vestirsi, e poi, la tanto sospirata ora d’aria…..
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