Grazie cuginetto.

Zia Antonietta era soprannominata zia Mare. Era lei che fin da piccoli ci ospitava nella casa al mare.
Io mio cugino Checco eravamo soliti andare nello stesso periodo così da farci compagnia.
Io avevo3 anni in meno di mio cugino e mi resi conto anni dopo che lui probabilmente cominciava ad avere le prime voglie e trovava mille scuse per farsi toccare in quel punto.
A volte mi teneva in braccio a volte si seppelliva sotto la sabbia e voleva che scavassi per tirarlo fuori, ma mentre le altre parti del corpo se le lasciava scoprire continuava a mettere sabbia sul suo pisello affinché io continuassi a scavare proprio in quel punto.
Certo passarono anni prima che mi rendessi conto di questa cosa ed ora ci rido su.
Ricordo con immenso piacere l’ultimo anno che andammo da zia:
Era il giorno del mio 18 compleanno e lo festeggiammo assieme.
Era sabato sera e alla spiaggia adiacente alla casa della zia facevano i fuochi d’artificio.
Andammo in spiaggia e li c’erano già tutti i nostri amici.
Restammo con loro fino a tarda notte.
Bevemmo parecchio ed io ero decisamente brilla.
Quando tutti se ne andarono io e Checco decidemmo di fermarci qualche minuto ancora. La casa era distante poche decine di metri e spesso io e Francesco restavamo in spiaggia a guardare le stelle e a parlare.
Eravamo innamorati e lo si capiva bene, spesso zia ce lo diceva:” se voi non foste cugini sareste una bellissima coppia”.
Quella sera,complice anche l’alcol ci lasciammo andare un po’.
Io chiesi a Checco:” ma se noi non fossimo cugini tu mi faresti la corte?”
Mio cucino rispose: “Altroché! Se tu non fossi mia cugina saresti la mia donna ideale. E tu invece?”
Con un po’ di timidezza risposi:” beh, credo che anche per me sia la stessa cosa. Come è crudele il destino che ci ha messi uno accanto all’altro senza poterci amare.”
“Crudele? Direi invece che è stato molto buono. Ci ha dato la possibilità di incontrarci ed è una bellissima cosa”
“In effetti è vero.”dissi io
“Che poi non è il destino a porci dei limiti, siamo noi umani”
“In che senso?” Domandai
“Guarda gli animali per esempio, loro non guardano in faccia nessuno e si accoppiano qualunque sia il grado di parentela”
“In effetti è vero, ma gli uomini sanno sempre come complicarsi la vita”
“Ma qui ci siamo solo io e te e nessun altro. Ed io non mi voglio complicare la vita”
Con uno sguardo complice ci avvicinammo e finalmente ci baciammo.
Un bacio lungo, talmente lungo che nessuno dei due voleva smettere per paura di doverci guardare negli occhi.
Durante quel bacio le mani di Checco iniziarono a frugare dappertutto e le senttii intrufolarsi sotto la t-shirt per poi arrivare a scivolare sotto il reggiseno.
Iniziai a provare piacere, ma quando lui prese la mia mano e la portò sul suo pene che già aveva estratto dalla lampo rimasi scioccata.
Le nostre bocche non si staccavano mentre io iniziavo a muovere la mano per scappellare il cazzo di Checco.
Desideravo quel momento da sempre, ma sentivo che stavo infrangendo le regole.
Ad un tratto sentii il cazzo di Francesco pompare ed un liquido caldo uscì a fiotti sporcandomi il vestito.
Le sue mani ora si stavano intrufolando sotto le mie mutandine.
La mia figa era bagnata e sentii le dita farsi spazio dentro di me.
Era la prima volta che venivo penetrata da qualcosa, ero tesa ma anche eccitatissima. Per fortuna quel bacio si prolungava ancora.
I suoi movimenti stavano accelerando ed io iniziai ad avere i primi sintomi di godimento.
Era bellissimo e quando sentii che staccava le mani per far entrare il suo cazzo ancora duro provai un brivido che mai più avrei provato in tutta la mia vita.
Quel bacio andò avanti anche oltre a momento in cui Francesco non riuscì più a trattenersi ed esplose tutto dentro di me.
Non ricordo quando staccammo le nostre bocche, ma quel bacio per me resterà eterno.