Prime Esperienze
Il Gioco della Sedia Pt.2


22.06.2025 |
37 |
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"Sembrava avere un legame con Eduardo..."
- Capitolo I – Oltre il Confine -Erano passati anni.
Il tempo non li aveva separati: li aveva affondati l’uno nell’altra, come radici intrecciate nella stessa terra.
Sally e Thomas vivevano ancora nella loro campagna, tra le colline, i cavalli, le stesse strade battute da bambini. Ma qualcosa era cambiato. Avevano cominciato a spingersi oltre.
All’inizio fu solo curiosità. Un giro al mercato del sabato. Una birra in quel bar di passaggio, sulla strada per il paese. Ma per loro era come attraversare un confine invisibile. Là dove per anni il mondo si era fermato, ora cominciava ad aprirsi.
Il paesello non era grande. Non era moderno. Non aveva nulla di speciale.
Eppure per Sally, ogni insegna, ogni vetrina, ogni tavolino fuori da un bar sembrava un piccolo universo da esplorare.
Per Thomas, il modo in cui lei lo guardava quando camminavano fianco a fianco tra le vie acciottolate valeva più di qualunque avventura.
Non cercavano la città. Cercavano il nuovo, dentro il conosciuto.
Con il tempo cominciarono a frequentare locali. Niente di lussuoso: ristoranti familiari, osterie con le tovaglie a quadri, piccoli club con musica dal vivo. Ma per loro era come mettere piede in un altro mondo.
Si tenevano per mano sotto i tavoli. Si sfioravano le ginocchia sulle panchine in legno.
Sally ordinava sempre un calice di rosso. Thomas la guardava mentre lo sorseggiava, e sapeva già che più tardi le sue labbra avrebbero avuto lo stesso sapore.
Tra questi locali, ce n’era uno in particolare che Sally adorava.
Non solo per la posizione nascosta in un vicolo silenzioso, né per la musica calda che usciva dalle casse, ma per quelle sfogliatine ripiene appena sfornate, fragranti e dolci, che arrivavano ancora fumanti al tavolo.
A servirle, Eduardo.
Un ragazzo brasiliano, arrivato in paese da bambino, adottato da una coppia del posto.
Pelle olivastra, fisico possente, occhi verdi e un sorriso malizioso.
La sua presenza era magnetica, gentile ma intensa. Ogni gesto, ogni parola sembrava scegliere il momento giusto per restare impressa.
Sally lo notò subito. E non solo con gli occhi.
C’erano scambi di sguardi, battute leggere, sorrisi un po’ più lunghi del dovuto. Nulla di esplicito.
Ma ogni volta che lui si avvicinava al tavolo, il corpo di Sally rispondeva prima ancora della sua voce.
Un calore nuovo le scendeva nella pancia. Un formicolio lento tra le gambe.
Un bisogno che non aveva ancora nome, ma che cominciava a premere.
Thomas lo aveva notato.
E anche se faceva finta di niente, a volte le sue dita si irrigidivano nella stretta, o lo sguardo si faceva più cupo.
Non diceva nulla. Ma lo sentiva.
In quel locale, c’era anche una donna.
Sempre sola. Elegante, discreta, con un’acconciatura raccolta e collane di perle che sembravano dimenticate sulle clavicole.
La si notava subito. Una borghese abituata a guardare, e a farsi guardare.
Sembrava avere un legame con Eduardo. Non dichiarato.
Ma Sally lo vedeva: in come lo sfiorava con le dita quando passava, in come gli parlava piano, negli sguardi complici che si scambiavano da un lato all’altro del bancone.
Fu lei, una sera, a rompere la trama.
Thomas era andato in bagno. Sally stava finendo il suo bicchiere, quando la donna si avvicinò e, senza dire nulla, lasciò un bigliettino sul tavolo. Lo fece con grazia. Con la sicurezza di chi sa già la risposta.
Su quel biglietto c’era scritto:
La Nuit de Velours - Via dei Cipressi, 14 - Sabato ore 22:00.
Poi la donna si chinò appena, la bocca vicina all’orecchio di Sally.
«Ti aspetto», sussurrò. E se ne andò.
Lasciando sulla pelle di Sally un brivido.
E tra le labbra, il sapore di un desiderio che aspettava solo di essere svegliato.
- Capitolo II – La Nuit de Velours -
I giorni successivi passarono lenti, pieni solo in apparenza.
Sally si alzava presto come sempre, seguiva le sue faccende nella fattoria, dava da mangiare agli animali, controllava i cavalli, sistemava le rose nel giardino sul retro.
Thomas c’era, e non c’era.
Le sue mani erano nelle cose di sempre, ma la sua testa stava altrove.
Da quel biglietto, l’invito si era trasformato in pensiero. Il pensiero, in distrazione. E la distrazione, in voglia.
All’inizio lo nascondeva persino a sé stessa, come si fa con i desideri che non si vogliono confessare.
Ma bastava un silenzio troppo lungo, un attimo sola nella stalla, o la luce del tramonto filtrata tra i filari, per sentire quel pensiero tornare. Insistente. Vivo. Prepotente.
Era combattuta. Non voleva tradire. Ma cosa stava tradendo, davvero? Non era amore quello che la chiamava.
Era qualcosa di più profondo. Qualcosa che assomigliava a se stessa.
Il sabato arrivò come un sospiro trattenuto per troppo tempo.
Senza dire nulla a Thomas, scelse il vestito più elegante che aveva: lungo, scuro, con un taglio semplice ma che lasciava scoperta la schiena. Legò i capelli in un raccolto morbido, si guardò allo specchio, e non vide più la ragazza della campagna. Vide una donna in procinto di scegliere.
Uscì di casa all’imbrunire, inventando una scusa che neanche Thomas ascoltò davvero.
Lui non le fece domande. E lei non lasciò risposte.
Seguì l’indirizzo: Via dei Cipressi, 14.
Dopo un tratto buio di campagna, comparve una villa che sembrava appartenere a un altro tempo: alta, luminosa, con un lungo viale di cipressi perfettamente allineati.
Il cuore di Sally batteva così forte che le sembrava di sentire il rumore nel petto.
Si avvicinò alla porta. Suonò.
Le aprì un uomo in abito scuro. Non parlò subito. La guardò, e poi, con un sorriso contenuto, disse: «La stavamo aspettando, Sally.»
Il nome pronunciato da uno sconosciuto la colpì come una carezza fredda. Non aveva detto chi era. Non aveva confermato nulla. Eppure qualcuno sapeva. Entrò.
La villa era lussuosa ma stranamente accogliente. Luci basse, tappeti profondi, musica lenta proveniente da una stanza che non si vedeva.
E soprattutto: la gente. Tutti eleganti. Tutti in nero.
Uomini in smoking aperti, donne in abiti scivolati, trasparenze leggere che lasciavano intravedere pelle, curve, voglie non nascoste. Sally si sentì fuori posto. Il suo abito, bello ma sobrio, sembrava arrivare da un altro mondo.
Eppure gli sguardi erano tutti per lei. Occhi che la scrutavano, non con malizia, ma con fame controllata. Come se aspettassero. Come se sapessero.
Per un momento non capì se fosse ospite o offerta. Se stesse scegliendo, o se fosse già stata scelta.
Un miscuglio di emozioni la attraversava: timore, vergogna, eccitazione. Le gambe tremavano, ma non tornò indietro. Iniziò a camminare.
Percorse le stanze della villa in silenzio, passando tra gruppi che sorridevano, conversazioni a bassa voce, mani sulle braccia, sguardi nelle scollature. Il profumo nell’aria era denso, profondo.
Poi, l’orologio rintoccò. Dieci colpi netti. Come un comando segreto.
Tutti iniziarono a muoversi verso la sala più grande, quella in fondo al corridoio. La sala delle cerimonie.
Sally esitò. Per un attimo pensò davvero di andarsene. Ma ormai era lì. E il corpo non obbediva più alla testa.
Fu l’ultima a entrare. Non fece nemmeno in tempo a guardarsi attorno che le luci si spensero, tutto si fece buio.
Poi un faro si accese.
Al centro della sala, una sedia. Sopra, un cartello. C’era scritto: Sally.
- Capitolo III – La Sedia -
Sally era ferma. Il cuore le batteva nel collo, nel ventre, persino dietro le ginocchia. Non sapeva se fosse paura o desiderio. Poi capì che erano la stessa cosa.
La sala era silenziosa, e ogni passo rimbombava come un segreto scoperto troppo in fretta.
Avanzava piano, come se il pavimento fosse fatto di sguardi. Ogni fibra del suo corpo tremava, eppure non si fermava.
Camminava attratta da qualcosa che non vedeva, ma che sentiva ovunque. Non si accorse neanche di come ci arrivò, ma si trovò davanti alla sedia. Il suo nome era ancora lì, scritto in un corsivo elegante e deciso. Si sedette.
Il contatto con la sedia fu freddo e improvvisamente reale.
Come se fino a quel momento avesse fluttuato in un sogno. Ora invece era dentro.
Appena si sedette, un secondo faro si accese. In uno degli angoli della sala, si illuminò una porta. E da lì, apparve la donna. La stessa che le aveva lasciato il biglietto.
Ma ora, in quella luce bianca, sembrava un’apparizione. Sally la vide per la prima volta davvero. L’eleganza era diventata potere. Il vestito nero aderente scivolava sulle curve come seta bagnata. Ogni linea del corpo raccontava un’intenzione. Ogni passo era lento, misurato, inesorabile.
La fissava, con occhi calmi e fermi. Sally si sentì scoperta, ma non svestita: le veniva tolto qualcosa di più profondo.
La volontà. E le piaceva.
La donna le si avvicinò. Poi, con un solo dito, iniziò a toccarla. Seguì le linee del suo collo. Le clavicole. Poi la curva del seno. L’addome. Le cosce. Ogni punto di quel tocco era una scintilla. Ogni centimetro un incendio.
Sally aveva il respiro spezzato. Era immobile, ma sotto la pelle si muoveva tutto.
Fu allora che notò la catena. Una catena d’argento, sottile ma lunga, che pendeva dal polso della donna. La donna, accorgendosene, sorrise maliziosamente. Poi, con un gesto secco del braccio, tirò la catena. Gli anelli scintillarono nel buio, si tesero, vibrarono. Sally seguì il movimento fino alla porta da cui la donna era apparsa.
E da quella porta, qualcosa entrò. Qualcuno. Un uomo. Possente. Nudo.
Con solo un collare al collo e una maschera nera dalla forma animalesca. Camminava a quattro zampe, silenzioso, lento, docile e potente allo stesso tempo. Dalla maschera si intravedevano solo due occhi verdi.
Erano lontani. Eppure Sally sapeva.
Quegli occhi l’avevano già fatta vibrare più di una volta.
- Capitolo IV – La Cerimonia -
L’uomo si avvicinava con lentezza, ma ogni passo sembrava una frustata sul ventre di Sally.
Sentiva il respiro farsi più corto, il petto che saliva e scendeva, il cuore che batteva ovunque.
Le gocce le scivolavano lungo l’interno delle cosce. Calde, inarrestabili.
Non aveva indossato le mutandine. Non sapeva nemmeno lei perché. Ma ora le sembrava l’unica scelta possibile.
Lui le era davanti. Immobile. Non diceva nulla. Non chiedeva nulla.
Eppure ogni muscolo, ogni vena, ogni centimetro del suo corpo sembrava parlare una lingua che Sally capiva fin troppo bene. Lo sguardo della donna, fermo e penetrante, dettava ordini senza bisogno di voce.
E l’uomo eseguì.
Con forza le allargò le gambe. Non con violenza, ma con una sicurezza che la fece fremere. Il vestito si alzò di colpo, e il suo sesso si mostrò agli occhi di tutti. Lucido. Aperto. Vivo.
Era il suo frutto. E ora era in mostra. Sally non provò vergogna. Provò un’eccitazione cruda, che bruciava come fuoco sulla pelle. La sala intera la stava guardando. E lei, per la prima volta, lo desiderava.
Lui si chinò. La testa tra le sue gambe, la lingua che affondava piano, poi più decisa. Le mani le tenevano ferme le cosce, aperte, nude davanti a tutti. La leccava con fame. Con un rispetto animalesco.
Sally gemette. Chiuse gli occhi.
Il piacere la attraversava come scosse continue. Ogni leccata era una promessa mantenuta. Ogni movimento della lingua, un invito a lasciarsi andare. Sentì la sua erezione crescere contro la sua pelle. Non serviva vederla: la sentiva. Grossa. Pulsante. Incontrollata.
E la voleva. La voleva dentro di sé. La voleva adesso.
La donna la guardò. E con un semplice cenno del capo diede l’ordine.
L’uomo si sollevò. Il suo membro apparve davanti a Sally: duro, spesso, la punta gonfia, lucida. Lo appoggiò al suo clitoride. Un tocco. Poi uno spostamento minimo. E penetrò. Dentro, fino in fondo.
Sally spalancò gli occhi. Lo sentì ovunque. Nel ventre. Nel petto. In gola. Lui affondava con forza, senza tregua. Lei gemeva.
Il vestito spostato, il seno che tremava a ogni colpo. Il corpo che si muoveva sulla sedia, usata come altare del suo piacere.
Era il suo corpo a parlare. Era la sua voglia a dettare il ritmo.
E il pubblico, la sala, le pareti...tutto scompariva. Tutto, tranne qualcosa.
Un sussurro nel buio. Uno sguardo che la colpì come una lama sottile.
Sally alzò gli occhi. E lo vide.
Fermo, tra la folla nel buio. Ma lei lo riconobbe.
Lo avrebbe riconosciuto ovunque.
Thomas era lì.
Nascosto tra i corpi eleganti, tra abiti neri e sorrisi che sapevano troppo.
Era entrato da solo, mezz’ora prima, accompagnato da un uomo distinto e silenzioso, incontrato - per caso, o forse no - proprio nel bagno di quel bar, la stessa sera dell’invito lasciato a Sally.
L’uomo gli aveva detto soltanto: “Lei è pronta. Lo sei anche tu?”
E gli aveva consegnato lo stesso biglietto. Stessa data. Stesso luogo. Stessa festa.
Non c’erano state altre parole. Eppure, Thomas aveva capito tutto.
E ora era lì a guardare la donna che amava venire presa da un altro.
All’inizio era stato gelo. Un pugno allo stomaco.
Tradimento. Rabbia.
Ma poi quella rabbia si era fusa con qualcosa di più oscuro, di più vero. Una voglia che lo sorprese. Che non sapeva nemmeno di avere. Il desiderio di esserci, di farne parte, di entrare, di toccarla.
Fu allora che lo decise. Avanzò tra la folla.
Nessuno lo fermò. Nessuno parlò.
Sally lo vide. Il cuore le si fermò per un istante. Il suo respiro si spezzò a metà.
Era lì. Thomas. Con lo sguardo fisso su di lei. Ma nei suoi occhi non c’era giudizio. C’era fuoco, voglia, coraggio.
Il corpo dell’uomo mascherato continuava a spingerla, a possederla. Ma ora c’era anche Thomas.
Le si avvicinò in piedi. Sally era ancora seduta, le gambe aperte, il corpo scosso dal piacere. Thomas si slacciò i pantaloni, le prese i capelli e guidò la sua bocca su di sé.
Lei alzò lo sguardo. Lo prese tra le labbra. Lo accolse, senza esitazioni.
Due corpi in lei. Due amori. Due desideri.
La bocca piena. La gola che si adattava a Thomas. Il ventre che sentiva ogni colpo dell’altro. Ogni centimetro di lei era occupato. Ogni fibra tesa. Ogni confine superato.
Sally gemeva, ansimava, succhiava e veniva.
Non pensava più. Sentiva. Si lasciava vivere.
Poi cambiarono. Come guidati da un ritmo antico, silenzioso. La girarono. Inginocchiata a terra, le mani appoggiate, il corpo offerto. Entrambi dietro di lei. Due presenze. Due ingressi. Due spinte pronte a farsi spazio.
Doppia penetrazione.
La prima volta. Mai immaginata. Ora reale. Cruda. Totale.
Le spinte la attraversavano in onde contrarie, coordinate. Le mani di Thomas le accarezzavano il viso. Le mani dell’altro le afferravano i fianchi. Le labbra, il sesso, l’anima: tutto di lei era parte del rito.
Sally non era più una. Era tutte.
Era nuova. Era sé stessa.
E poi vennero. Insieme. Dentro la sua bocca.
Due esplosioni calde. Due sapori distinti, che si mescolavano sulla sua lingua.
Il passato e il presente. Il conosciuto e l’ignoto. Il vecchio e il nuovo.
Sally chiuse gli occhi. E sorrise, mentre il seme dei due uomini le colava dalle labbra.
In quel momento, non era solo libera. Era più libera che mai.
E sapeva che quella notte non finiva lì.
Era solo l’inizio di tutto ciò che avrebbe osato vivere, da quel momento in poi.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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